cento sfumature da usare (non solo) a tavola | La Cucina Italiana

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Grazie. Sono una collezionista di manuali di bon ton di cui mi divertono soprattutto i titoli come esercizio di fantasia editoriale considerando che, da monsignor Della Casa in poi, poco di nuovo si è verificato in termini di galateo (con l’eccezione del recente e sofisticatissimo Piccolo galateo illustrato per il corretto utilizzo dei libri, edito da il Saggiatore, dove si spiega se è lecito fare le orecchie alle pagine). Eppure i titoli sono centinaia.

Nulla però supera in immediatezza e invito al vivere civile il «grazie sì, grazie no», non a caso titolo di quel manuale di buone maniere, di Vera Rossi Lodomez e Ada Salvatore, edito da Domus nel 1954, così indovinato che quasi cinquant’anni dopo l’editore Xenia lo ha ripreso con Sì grazie, no grazie, dell’esperta Marzia Cremaschi. Non c’è infatti parola altrettanto comune eppure così carica di sfumature di quel «grazie» che discende dal latino gratia e nobilita chi lo pronuncia e chi lo riceve. Tutto in sei lettere.

Che a seconda delle intenzioni e delle circostanze, a seconda del tono neutro o commosso, appassionato o ironico, reverente o dissacrante con cui sono pronunciate, si caricano di significati diversi.

Grazie!

… A chi ci rende un servizio

Preceduto da «per favore», va rivolto con un sorriso a chi ci serve il caffè al bar (invece di: «Caffè!» e, dalla generazione Z, «Ciao, caffè»). Lo stesso «grazie!» si rivolge al cameriere che ci serve al ristorante, alla cassiera del supermercato, al benzinaio. E, in crescendo, a chi ci aiuta in casa, dal custode all’idraulico, a tutti quelli che condividono il nostro spazio vitale.

… A chi ci usa una cortesia

Merita un «grazie, molto gentile» chi si sposta sul marciapiede o tiene una porta aperta per farci passare, chi lascia il posto a sedere sui mezzi a una persona anziana o con un problema, chi si prodiga per dare un’indicazione stradale.

… Grazie, no

È facile da dire quando si tratta di rifiutare il bis a tavola. Lo è meno quando è la risposta a una piccola seccatura. E allora l’educazione vuole che sia accompagnato da un accenno di gentilezza in più. Un’ottima palestra sono le offerte che arrivano sul cellulare annunciate da agganci confidenziali e quelle di chi insiste nel vendervi qualcosa per strada.

… Grazie, ma

È la variante urbana contemporanea di «grazie, no» ed è seguita da una breve spiegazione. Si usa per giustificare il rifiuto di un piatto non gradito, di un invito, di una proposta, di un’avance. È importante che sia credibile e accompagnata da un caldo «grazie di nuovo!».

Ringraziare per iscritto

Cominciare una lettera di ringraziamento, ma anche una mail o un whatsapp, con «grazie», significa essere pigri e senza fantasia. L’ideale è partire con un breve apprezzamento e procedere in crescendo fino al finale «grazie». Il biglietto con cui Barack Obama ringraziava lo scrittore Yann Martel per avergli inviato il suo Life of Pi suonava così: «Mr Martel, mia figlia e io abbiamo appena finito di leggere il suo Life of Pi. E concordiamo nell’amare i romanzi ricchi di animali. È un bel libro – una elegante testimonianza di Dio e del potere della scrittura. Grazie».

Testo tratto dalla rubrica di Fiammetta Fadda, Le Belle Maniere, pubblicato su “La Cucina Italiana”, marzo 2023

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