Cucinare la pasta in modo sostenibile: 3 trucchi

La Cucina Italiana

Non basta usare meno l’auto, riciclare bene e ridurre gli sprechi: anche il modo in cui si cucina la pasta può avere un impatto sull’ambiente. Lo ha calcolato Perfect Food Consulting, che si occupa di consulenza per la sostenibilità nel settore agroalimentare, per uno studio promosso da Unione Italiana Food. La ricerca ha preso in considerazione i consumi di energia, le emissioni di CO2 e l’utilizzo di acqua.

Bisogna premettere che la pasta è già il prototipo dell’alimento green. Il suo impatto ecologico, dal campo alla tavola, è minimo: meno di un metro quadrato globale a porzione e appena 150 grammi di CO2 equivalente. Ma possiamo fare ancora di meglio, con alcuni semplicissimi accorgimenti (che ci aiuteranno anche a ridurre i costi delle bollette). Infatti il 38% del totale dell’impronta carbonica della pasta dipende dalla fase della cottura a casa. 

Ecco 3 trucchi per cucinare la pasta in modo sostenibile

1 Mettere il coperchio

Se quando si porta a bollore, si mette il coperchio, il risparmio energetico basta a ricaricare uno smartphone per 2 o 3 volte. Quando poi si butta la pasta, il coperchio va tolto, perché la pasta si cuoce scoperta, a meno che non la stiamo facendo in pentola a pressione o con cottura passiva. Usando il coperchio si risparmia fino al 6% di energia ed emissioni di CO2 equivalente. E ci si mette pure meno tempo.

2 Usare la giusta quantità di acqua

È quella che permette alla pasta di cuocere in modo omogeneo senza attaccarsi e con un perfetto grado di salatura. Secondo la tradizione, per ogni etto di pasta serve un litro d’acqua. Ma oggi, con il miglioramento della qualità della pasta (che rilascia meno amido in cottura), un etto può cuocere benissimo in 0,7 litri di acqua. Utilizzare meno acqua permette anche di concentrare l’amido e rendere più facile legare con il condimento. Per quanto riguarda i consumi di energia, vengono ridotti del 13% (con un risparmio del 30% di acqua).

3 Spegnere il fuoco prima 

Con la cottura passiva, la pasta cuoce a fuoco acceso solo per 2-4 minuti da quando l’acqua riprende il bollore. Poi si spegne il fornello e si copre la casseruola con il coperchio per limitare la dispersione del calore, lasciando la pasta in infusione nell’acqua per il restante tempo indicato sulla confezione. Si tratta di un metodo utilizzato dalle nonne per cucinare la pastina per la minestra, ma è un sistema validissimo anche per completare la cottura dei formati più grossi, come conchiglioni, fusilloni e paccheri, che consente anche di evitare che si rompano o perdano la forma. Con il metodo della cottura passiva, il risparmio di energia e emissioni di CO 2 e arriva fino al 47%.

Alcuni italiani hanno già queste buone abitudini: l’87% utilizza sempre il coperchio per far bollire l’acqua più rapidamente. Ma 3 su 4 usano ancora troppa acqua e la cottura passiva viene applicata solo da un italiano su 10 (dati Piepoli/UIF). 

Sono piccoli gesti, ma con un potenziale enorme: se tutti gli italiani seguissero questi accorgimenti ogni volta che preparano un piatto di pasta, in un anno si risparmierebbero almeno 350 milioni di chilowattora, che basterebbero a illuminare gli stadi di calcio per tutte le prossime 24 stagioni di Serie A, Premier League, Liga spagnola e Bundesliga.

LEGGI ANCHE

Risottare la pasta: pro e contro

One pot: tutto in pentola

Ricette Simili da Leggere:

Proudly powered by WordPress