Eolie, le caprette fanno ciao!

La Cucina Italiana

Ci avviciniamo a piedi, apriamo il grande recinto dove sono state di notte, e subito capre e pecore si fanno intorno perché sanno che cosa portiamo e perché un saluto al proprio pastore non si nega. «Le capre sono birbanti», dice Tindaro accarezzandone un paio, «ne combinano sempre una, però si affezionano e mia figlia Immacolata, che mi aiuta e che se vorrà prenderà il mio posto, le chiama per nome». 

È il momento di mungere le capre (non tutte perché alcune stanno allattando i capretti) e di tosare le pecore, perché fa caldo. Tindaro tira fuori dei grossi forbicioni piatti per fare questa operazione a mano. Immacolata afferra una pecora, la distende a terra, le lega le zampe perché non rischi, muovendosi, di farsi male, e con poche mosse delicate e rapidissime la tosa completamente. Siamo in due a osservarla con ammirazione e un poco di timore, io e l’agnello della pecora tosata, che non lascia la mamma per nessun motivo e controlla che tutto fili liscio. In un attimo la pecora è di nuovo libera e molto più leggera, a terra rimane una soffice montagna. «Una volta la lana si vendeva, venivano a prenderla dalla Sicilia, adesso non la vuole più nessuno e dobbiamo smaltirla. Mia mamma la filava», racconta Tindaro con un brillio negli occhi, «le sue calze e i suoi maglioni erano caldi come un abbraccio, in inverno ci si divertiva con quelli addosso».

Ci spostiamo verso un altro pascolo più in alto, in una bellissima pineta in una zona chiamata ’A Turricedda, per ripetere le stesse operazioni. Lì ci aspettano Manuelita, Gerardina e Nerina, che dopo aver svolto tutte le operazioni non ci lasciano andare via senza una dose di carezze. Ripartiamo ancora per altre due tappe e presto sarà ora di riprendere da capo il giro per radunare gli animali e ricoverarli nei recinti per la notte. Domani arriverà presto per ricominciare.

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