Le belle maniere in barca: 6 consigli preziosi

Le belle maniere in barca: 6 consigli preziosi

Nel racconto di J.K. Jerome Tre uomini in barca, Harris, George e Jerome, amici di vecchia data, col cane Montmorency, decidono di risalire il Tamigi in barca. Segue una serie di esilaranti avventure non così lontane dalla realtà. Perciò:

CONOSCI TE STESSO

Da uno a dieci, qual è la vostra tolleranza al sole, al freddo, agli spruzzi, al vento, al mal di mare? Anche all’ancora in una baia protetta, il dondolio delle altre imbarcazioni può essere micidiale. Tutelatevi con antinausea. Pelle delicata? In barca oli e creme sono da limitare al massimo se non da evitare perché macchiano e sono scivolosi. Quelli spray vanno usati sottocoperta o sottovento. Se siete ospiti, l’idea più elegante è chiedere proprietari che cosa usano e adeguarsi. L’effetto-sole in mare è molto più tosto che a terra: un’ariosa camicia chiara a maniche lunghe, cappello e occhiali anti-riflesso sono necessari.

PAROLA D’ORDINE: ORDINE!

Il primo a dover osservare questo imperativo è il proprietario stesso della barca. Ogni oggetto deve avere il proprio angolo deputato e lì essere ricoverato, pena vederlo rotolare durante la navigazione. Questo vale per le scarpe, che si tolgono prima di salire sulla passerella e si raccolgono in un cestino, o che ciascuno ritira nella propria sacca; vale per maschere, pinne, asciugamani e costumi bagnati che non si lasciano qua e là. In barca si sale col costume già addosso sotto pantaloncini, per evitare laboriosi metto-tolgo.

CIVILTÀ A BORDO

Non si fuma all’interno della barca per ragioni di sicurezza; all’esterno, ci si mette sottovento. Il volume della musica (ma è proprio necessaria?) va tenuto basso. Parsimonia con l’acqua dolce! Non docciatevi a ogni tuffo. Non sdraiatevi direttamente sulla tolda, ma sulla vostra spugna. Il topless, a meno che non sia usanza della signora che ospita, va evitato. Durante le manovre, se non si è capaci o richiesti, si sta fermi e zitti. Poi ci si può offrire per piccoli servizi come pulire la tolda, arrotolare una cima o lucidare gli ottoni.

RIFIUTI: UMANI E NON

Capita e, spiace dirlo, molto spesso nei luoghi più blasonati. Mentre pisolate felici dopo il pranzo a bordo, ecco avanzare una flottiglia di schiume, piatti e bicchieri di plastica, bucce, bottiglie vuote, buttati fuori bordo dai porcelloni del mare. Voi raccogliete con cura il vostro, briciole comprese, e portate a terra. A proposito: se la barca ha i servizi igienici, guai a sgarrare l’imperativo «solo rifiuti umani nel WC marino». Tutto il resto va nell’apposito cestino.

APPETITI ALL’ONDA

Le opinioni su che cosa mangiare a bordo variano in base alla stazza della barca e se a motore o a vela. Per la gita giornaliera regolatevi come per un picnic spartano: focacce o tramezzini farciti a misura di boccone, evitando salse colanti; frittate a cubetti, verdure a bastoncino, piccoli frutti. I patiti della vela tendono a fare solo due pasti:prima colazione abbondante e cena. Sulle barche a motore i riti sono un po’ meno rigidi. In navigazione si tengono pronte cose solide, che non facciano briciole, facili da mangiare, come ciotole di riso composte tipo poke, ratatouille di
verdure, polpette.

CUCINARE IN BARCA

Non è lo stesso che cucinare tout court. Bisogna sapersi muovere in spazi risicati magari gestendo un fornello basculante e produrre piatti appetitosi in tempi brevi con un limitato numero di ingredienti tra cui molto scatolame. Un consiglio dal navigatore Giovanni Soldini: adottate la pentola a pressione, che serve per tutto e non può rovesciarsi. Altri comportamenti virtuosi: lavare le pentole con l’acqua in cui ha bollito la pasta; usare metà acqua dolce e metà acqua marina per cucinare. La tavola torna protagonista a cena. Dopo un aperitivo rinforzato, il conforto di un piatto caldo è necessario. Domina «lo spago» nelle sue infinite versioni alternato a cuscus o risotti veloci, e seguito da «paciughi» di gelati, sciroppi, frutta fresca e sotto spirito. Fritti? Soffritti? Pesce? Per favore, mangiateli al ristorante.

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