Stop alle insalate in busta? Allarme per la nuova direttiva UE | La Cucina Italiana

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Pronti a dire addio alle insalate in busta, alle fragole e ai mirtilli nel cestino, ai pomodorini Piccadilly nella loro confezione trasparente, alle arance in rete, ma anche alle bottiglie magnum di vino?

Con la sua nuova proposta di revisione della direttiva sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio (Ppdw), la Commissione europea vuole vietare gli imballaggi usa e getta per confezionare quantità inferiori a un chilogrammo e mezzo di frutta e verdura fresca, oltre che gli imballaggi per alimenti e bevande da riempire e consumare nei locali di alberghi e ristoranti, le bottigliette di shampoo e bagno schiuma degli hotel e le confezioni monoporzione o monodose utilizzate nella ristorazione per condimenti, conserve, salse, zucchero e spezie.

Mezzo chilo al giorno di rifiuti da imballaggio a testa

Il dato da cui prende le mosse questa proposta è, in effetti, allarmante: ogni europeo genera in media quasi 180 chili di rifiuti da imballaggi all’anno (mezzo chilo al giorno). Queste confezioni usa e getta vengono realizzate con il 40% della plastica e il 50% della carta utilizzate nell’Unione Europea. E, a meno che non si intraprenda velocemente un cambio di rotta, i rifiuti da imballaggio in plastica aumenteranno del 46% entro il 2030.

L’ultimo aggiornamento del regolamento era stato l’adozione, nel 2019, della direttiva sulla plastica monouso: a partire dal 3 luglio 2021 l’Unione Europea ha vietato di immettere sul mercato diversi articoli in plastica monouso come posate, piatti, cannucce, cotton fioc, contenitori per alimenti e bevande in polistirene espanso e prodotti in plastica oxo-degradabile.

I problemi del nuovo regolamento

Tuttavia, la proposta della Commissione europea potrebbe avere un grave impatto sia sulle abitudini di consumo degli italiani, sia sui bilanci delle aziende alimentari, come segnala la Coldiretti a Tuttofood di Milano. Lo stop agli imballaggi per le quantità inferiori a un chilo e mezzo potrebbe provocare una serie di problemi, dal punto di vista igienico-sanitario e della conservazione degli alimenti, e aumentare gli sprechi e i costi per i consumatori e per i produttori.

Vediamo perché. I cestini come quelli per le fragole e i piccoli frutti, nelle fasi del trasporto, sono molto utili per proteggere il prodotto. Inoltre, articoli come le insalate in busta fanno ormai parte delle abitudini consolidate degli italiani, e il pericolo è quello di ridurne il consumo (già diminuito dell’8% per la frutta e del 10% per la verdura nel 2022), con conseguenze negative sulla salute.

La direttiva stabilisce anche la standardizzazione delle bottiglie per il vino e la riduzione del loro peso: in questo modo, vengono banditi il formato magnum e le tipologie di bottiglie necessarie per i grandi vini invecchiati, come il Barolo o l’Amarone (qui spieghiamo perché le dimensioni contano).

«Così come strutturato, il regolamento andrebbe di fatto a colpire i due settori del Made in Italy più esportati all’estero», spiega Coldiretti. «Se le vendite di vino sui mercati stranieri hanno sfiorato nel 2022 la quota record di 8 milioni di euro in valore, quelle di ortofrutta hanno raggiunto i 5,7 miliardi, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, ai quali si aggiungono altri 4,8 miliardi di ortofrutta trasformata, quella più esposta ai cambiamenti in fatto di packaging».

Secondo l’organizzazione, per non pregiudicare la qualità delle produzioni e la possibilità di scelta da parte dei consumatori, non c’è altra strada: bisogna eliminare i divieti per il monouso di frutta e verdura sotto il chilo e mezzo e ricalibrare le misure per il settore vinicolo.

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