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Cena dei Mille 2023: menù special guest Bartolini e Monco

La Cucina Italiana

Il secondo piatto è ideato dalla squadra di Parma Quality Restaurants, capitanati dallo Chef Enrico Bergonzi, Presidente del Consorzio che raccoglie circa 40 ristoratori del territorio. Ballotine di faraona farcita con salsa al Parmigiano Reggiano DOP e Prosciutto di Parma DOP, servite con verdure all’agro è la creazione che reinterpreta e unisce i prodotti d’eccellenza della Parma Food Valley, il Parmigiano Reggiano Dop e il Prosciutto di Parma Dop. 

Per accompagnare il piatto d’autore è stato scelto il vino **Ora **– Romagna Sangiovese DOC Superiore offerto dall’azienda distributiva Paladini Otello, mentre la proposta di abbinamento del pane è creata ad hoc dai maestri panificatori del Gruppo Provinciale Panificatori Artigiani di Parma, ASCOM (Associazione Commercianti).

La cena dei Mille 2023 si chiude con l’ultima portata ad opera dello chef Riccardo Monco (dal 1994 primo chef del ristorante tristellato Enoteca Pinchiorri di Firenze), il dessert Cremino alla gianduja e cuore di saba parmense

**Xyris, **il vino dolce da mosto parzialmente fermentato da uve Lacrima dell’Azienda Agricola Marotti Campi, accompagna il dessert creato da chef Monco.

Al dolce segue frutta di stagione del Centro Agroalimentare Parma, il caffè del Gruppo Torrefattori Parma e i digestivi dell’azienda parmense Faled Distillerie

Le acque minerali scelte per questa iconica cena gourmet sono S. Pellegrino e Acqua Panna, conosciute e amate dagli appassionati dell’alta cucina e preferite dai migliori ristoranti nel mondo.  

Alessandro Carra

Non solo la cena

Un prelibato omaggio accompagna gli ospiti al termine della serata, che riceveranno una barretta di cioccolato personalizzata per l’evento, realizzata dal Maître Chocolatier Giovanni Angiolini

Al successo della Cena dei Mille contribuisce la sezione emiliana dell’Associazione Italiana Sommelier (AIS Emilia), a cui è affidata la guida nella degustazione dei vini. 

Un esclusivo aperitivo di benvenuto a cura di Parma Quality Restaurants precede la Cena dei Mille. Saranno dodici le stazioni allestite per l’occasione in piazza Garibaldi, antipasti e finger food vedranno protagonisti i prodotti delle filiere produttive della Parma Food Valley e delle loro eccellenze.

Le isole gastronomiche rappresentano quindi una vetrina per le aziende e i Consorzi delle filiere partner della Fondazione, che sostengono da sempre con il loro contributo la Cena dei Mille: Consorzi di Tutela del Parmigiano Reggiano DOP e del Prosciutto di Parma DOP e Barilla, Mutti e Rodolfi Mansueto, Parmalat, Delicius, Rizzoli Emanuelli e Zarotti a cui si uniscono per l’occasione: i Consorzi di tutela del Culatello di Zibello Dop, del Salame Felino IGP e della Coppa di Parma DOP

A completare il percorso sensoriale dell’area aperitivo, il Consorzio di Tutela dei Vini dei Colli di Parma DOC allestisce un corner dedicato ai vini di Parma per un’esperienza di mixology. Saranno presenti naturalmente anche le eccellenze del Consorzio Tutela Vini DOC Colli Piacentini e del Consorzio Tutela e Promozione dei Vini Reggiani.

Non manca infine l’abbinamento in chiave gourmet con una selezione di Oli dell’Azienda Coppini Arte Olearia.

Emporio Solidale

Dalla prima edizione, la Cena dei Mille contribuisce a raccogliere fondi a favore di Emporio Solidale Parma, una realtà che – attraverso lo strumento della spesa solidale – sostiene oggi 1.778 nuclei familiari tra Parma e provincia. L’Emporio Solidale di Parma è un progetto di speranza e condivisione, realizzato da un gruppo di associazioni di volontariato della città di Parma per contrastare la crescente povertà in questo tempo di grave crisi economica e sociale. La solidarietà, la lotta allo spreco e la responsabilità sociale sono i valori indispensabili che guidano il funzionamento dell’Emporio.

Enrico Bartolini è fra i 100 ristoranti migliori al mondo

La Cucina Italiana

Congratulazioni a chef Enrico Bartolini per essere entrato alla 85esima posizione della The World’s 50 Best Restaurants. Lo chef italiano con ben 12 Stelle Michelin entra ufficialmente nella classifica dei migliori ristoranti del mondo con il suo locale omonimo all’interno del MUDEC-Museo delle Culture di Milano.

Enrico Bartolini è l’unico chef nella storia della Guida Michelin ad aver conquistato 4 Stelle in un sol colpo, 2 delle quali al ristorante che porta il suo nome ora anche riconosciuto nella classifica mondiale. Classe 1979, originario di​ Castelmartini (in Toscana), Enrico Bartolini si conferma lo chef italiano con più stelle Michelin, seguito da Antonino Cannavacciuolo con 7 Stelle Michelin.

The World’s 50 Best: la classifica parziale

Come di consuetudine, l’organizzazione internazionale ha annunciato la classifica parziale rivelando le posizioni dalla 100 alla 51, per poi incoronare il prossimo 20 giugno da Valencia i primi 50 – là dove mostri sacri come Massimo Bottura o Mauro Colagreco ormai sono addirittura fuoriclasse. L’attenzione si sposterà sugli italiani in gara per vedere se i numeri giocheranno scherzi (belli), da Camanini a Romito fino a Cannavacciuolo.

L’elenco 51-100 della 21° edizione della premiazione coinvolge ristoranti dai 5 continenti e solo per l’Europa ci sono 21 ristoranti presenti in classifica,di cui 4 nuovi ingressi: appunto, il ristorante Enrico Bartolini a Milano (85), poi Kei a Parigi (93), Ceto, l’ultima apertura dello chef Mauro Colagreco a Roquebrune-Cap-Martin (95) e infine il ristorante Ricard Camarena Restaurant, situato nella città ospite di Valencia (96).

«Siamo felici di vedere tanti ristoranti di così tante nuove località entrare quest’anno per la prima volta in classifica. Tutte le realtà menzionate oggi hanno dimostrato un’ospitalità eccezionale e rappresentano alcune delle migliori esperienze gastronomiche del mondo. È per noi un grande piacere riconoscere i loro successi e facciamo i più sentiti complimenti ai team che lavorano duramente per costruire e consolidare il loro successo. Non vediamo l’ora di condividere le celebrazioni della cerimonia di premiazione il prossimo 20 giugno a Valencia».

William Drew, Direttore dei contenuti per The World’s 50 Best Restaurants

Chi vota la classifica di The World’s 50 Best Restaurants?

La classifica di The World’s 50 Best Restaurants 2023 è votata da 1.080 esperti internazionali nel
settore della ristorazione e da esperti gourmet itineranti che compongono la The World’s 50 Best
Restaurants Academy. Con un’eguale presenza di donne e uomini, l’Academy comprende 27 regioni diverse in tutto il mondo, ognuna delle quali conta 40 membri incluso un presidente. Nessuno sponsor legato all’evento interferisce sul processo di votazione. La società di consulenza Deloitte verifica in modo indipendente la classifica di The World’s 50 Best Restaurants, compresa la lista 51-100. Tale analisi garantisce l’integrità e l’autenticità del processo di voto e dei risultati svelati.

Quando verrà svelata la classifica di The World’s 50 Best Restaurants 2023?

La premiazione avverrà a Valencia il prossimo martedì 20 giugno. L’appuntamento sarà anche trasmesso in diretta streaming sui social media. Noi saremo presenti e vi aggiorneremo in tempo reale sulla classifica 2023.

The World’s 50 Best Restaurants 2023 classifica 51-100

51 Narisawa Tokyo
52 Hof Van Cleve Kruishoutem
53 Brat London
54 Alcalde Guadalajara
55 Ernst Berlin
56 Sorn Bangkok
57 Jordnær Copenhagen
58 Lasai Rio de Janeiro
59 Mérito Lima
60 La Cime Osaka
61 Chef’s Table at Brooklyn Fare New York
62 Arpège Paris
63 Neolokal Istanbul
64 Aponiente El Puerto de Santa María
65 Burnt Ends Singapore
66 Turk Fatih Tutak Istanbul
67 Le Clarence Paris
68 SingleThread Healdsburg
69 Zén Singapore
70 Sud 777 Mexico City
71 Core by Clare Smyth London
72 Sühring Bangkok
73 Cosme New York
74 Nusara Bangkok
75 Fyn Cape Town
76 Oteque Rio de Janeiro
77 Tantris Munich
78 Alléno Paris au Pavillon Ledoyen Paris
79 Nuema Quito
80 Flocons de Sel Megève
81 Azurmendi Larrabetzu
82 Enigma Barcelona
83 Sazenka Tokyo
84 Meta Singapore
85 Enrico Bartolini Milan
86 Lyle’s London
87 Ossiano Dubai
88 Potong Bangkok
89 Mingles Seoul
90 Wing Hong Kong
91 Kadeau Copenhagen
92 Neighborhood Hong Kong
93 Kei Paris
94 La Colombe Cape Town
95 Ceto Roquebrune-Cap-Martin
96 Ricard Camarena Restaurant Valencia
97 Labyrinth Singapore
98 Saison San Francisco
99 Fu He Hui Shanghai
100 Maito Panama City

Ricerche frequenti:

Cannavacciuolo e Bartolini, i veri protagonisti Stelle Michelin 2023

La Cucina Italiana

Così uguali, così diversi: Antonino Cannavacciuolo, nuovo Tre Stelle per la Guida Michelin Italia, ed Enrico Bartolini, che si può veramente definire l’«uomo delle Stelle» visto che con l’edizione 2023 è arrivato a 12 complessive e nel mondo è sopravanzato solo da Alain Ducasse (con 14), mentre ha raggiunto Pierre Gagnaire e Martín Berasategui. Ne hanno fatto di strada, in una decina di anni: ce li ricordiamo, insieme proprio come ieri, nelle cucine del San Raffaele a Milano per la cena di presentazione della Guida Italia Bmw: nel novembre 2009, Villa Crespi era il «ristorante dell’anno», già in possesso della doppia Stella e Bartolini il «cuoco emergente» aveva una Stella a Le Robinie, nell’Oltrepò Pavese. Vederli protagonisti del nuovo decennio era scontato. In realtà, per quanto opposti per origini (napoletano Antonino, toscano di terra Enrico), carattere personale (estroverso il primo, introverso il secondo: almeno in pubblico), visione culinaria e persino aspetto fisico, si ritrovano insieme in copertina e segnano un momento di passaggio importante nella cucina italiana, ben più della rituale soddisfazione per il numero di giovani talenti neo-stellati.

Senza un vero maestro

In comune hanno una storia di provincia, inizi sotto casa, favoriti nel caso di Cannavacciuolo, classe 1975, da un padre cuoco e professore all’Alberghiero di Vico Equense nonchè di un culto familiare estremo per il cibo; per Bartolini, nato nel 1979, da una zia, sempre citata, e dei lavoretti in trattoria. Poi stage all’estero e il ritorno in patria, spostandosi al Nord. Nel 1999, per Antonino iniziava l’avventura di Villa Crespi, supportato dalla moglie Cinzia (cresciuta nell’hotellerie, niente è casuale) mentre Enrico faceva un passaggio decisivo a Le Calandre, alla corte degli Alajmo. Da lì la prima avventura da executive chef a Le Robinie, poi il Devero a Cavenago con la seconda Stella (clamorosa, pensando al luogo, nel 2012) e infine lo sbarco a Milano, nel Mudec, dove è partita l’impressionante scalata verso al cielo.

Un primo aspetto salta all’occhio: sono post-marchesiani sia per storia personale sia per non sentirsi eredi di qualcosa e di qualcuno. Forse quel tempo glorioso è finito? Delle 12 Tre Stelle attuali, solo Piazza Duomo è guidato da un allievo di Gualtiero Marchesi, ossia Enrico Crippa. E sono più numerosi gli autodidatti o ‘stagisti’ (Romito è il caso più eclatante, ma anche Alajmo è sbocciato in casa) che i seguaci dei maestri. Sarà un caso ma gli allievi più illustri – Cracco, Berton, Camanini – sono bloccati da tempo a una Stella e il solo Oldani è salito a due, contornato dalla Stella Verde.

Italiani e non complicati

Il secondo aspetto: la cucina. E anche su questo, indiscutibilmente, arriva un messaggio forte dalla Rossa: apparentemente distinto fra i due, ma non lo è. Cannavacciuolo ha avuto la grande intuzione nel momento della massima popolarità di non cedere all’esercizio di stile, alla creatività imposta ai clienti, alla voglia di far vedere quanto sia bravo. Quindi l’opposto del fenomeno per pochi gourmet, semmai è l’ideatore piatti di leggibilissimi, adatti ai ragazzini come ai nonni. Con materie prime al top, soprattutto golosi, vivaci, colorati. Sempre più spostati verso Sud, perchè alla fine il suo gusto arriva da lì e piace a tutti.

Anche Bartolini ha puntato (e continua a puntare) su una cucina italianissima, attenta alle regionalità ma senza esserne (giustamente) bloccata, esteticamente valida ma non stilosa come quella di tanti colleghi. E ha un’arma in più che se per molti rappresenta un limite, in realtà risponde perfettamente a uno dei canoni richiesti dalla Michelin: la costanza nel menù, antitesi di quanti amano (o magari devono) presentare ogni anno un mare di nuove idee per tenere la posizione o scalarla. Questione di carattere, ma anche di grande lucidità nell’arrivare al risultato e di mantenerlo: le 12 Stelle sono lì a mostrarlo.

Famiglia e gruppo

Terzo aspetto: la capacità imprenditoriale e di mentore, cosa diversa dal lavorare per il solo guadagno e fare i maestri. In un periodo in cui la Michelin sembra avere definitivamente abbandonato i pregiudizi verso chi gestisce più locali e «va in televisione» (Bartolini molto meno di Cannavacciuolo ma ha appena iniziato), la coppia d’oro ha creato un piccolo impero: Antonino, senza quasi farsi notare, può unire alle Tre Stelle, quattro Stelle singole grazie ai due bistrot (Torino e Novara) e a due ristoranti interni su quattro della sua collezione Laqua (Vineyard a Terricciola e Countryside a Ticciano). Siamo a 7 con una caratteristica: i perni delle brigate sono praticamente ‘figli suoi’, quasi tutti passati a Villa Crespi.

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