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Porri: ricette perfette per farne piatti squisiti

Porri: ricette perfette per farne piatti squisiti

Più delicati delle cipolle e meno saporiti dell’aglio. Parliamo di porri: come cucinarli con le nostre ricette e i nostri consigli

Porri e cipolle non sono esattamente la stessa cosa, anche se spesso vengono confusi.
In effetti hanno più o meno la stessa versatilità in cucina. Sono simili nel gusto anche se la cipolla ha un sapore più intenso, e tutti e due si possono utilizzare per insaporire molte pietanze. Il porro è un ortaggio lungo e tubolare con un bulbo bianco all’estremità e le foglie verdi e dure.

Il porro contiene il 90% di acqua e per questo è ipocalorico e particolarmente indicato nelle diete dimagranti. 100 g contengono appena 61 calorie. Ricco di vitamine A, B e C, il porro contiene anche molti minerali come il ferro, il magnesio che fa bene al cuore, la silice che fa bene alla pelle e il calcio per rinforzare le ossa.
Grazie alle sue proprietà toniche, diuretiche, lassative e antisettiche viene impiegato per la cura di alcune malattie come le dispepsie, le anemie, l’artrite e la gotta e per problemi come emorroidi, stipsi e infezioni urinarie.

Come si puliscono i porri?

Il modo più semplice per pulirli è tagliare le foglie verdi e sistemare la parte bianca intera all’interno di un colino immerso in acqua fredda per rimuovere bene lo sporco. Per una maggiore igiene potete aggiungere anche un pizzico di bicarbonato. Si conserva in un luogo fresco oppure tagliato a pezzi e congelato.

Come si cucinano i porri?

Del porro si mangia solo la parte bianca, più fresca e profumata, mentre le foglie vengono scartate, anche se sempre più spesso ultimamente vengono utilizzate anche dai grandi chef per dare croccantezza a zuppe e vellutate.
Il porro si può cucinare in tanti modi. Può insaporire piatti di ogni genere proprio come la cipolla, ma è molto buono anche da solo, gratinato in forno o stufato.

10 ricette con i porri

Hush puppies, le frittelle di mais del Sud degli Stati Uniti

Hush puppies, le frittelle di mais del Sud degli Stati Uniti

Le frittelle di mais dall’insolito nome hush puppies (silenzio, cuccioli!), sono un piatto tradizionale del soul food, la cucina della comunità afroamericana tipica del sud degli Stati Uniti

Le hush puppies sono un famoso piatto tradizionale della cosiddetta “cucina dell’anima” (soul food), ovvero la cucina della comunità afroamericana del sud degli Stati Uniti. La ricetta consiste in morbide frittelle di mais dalla forma tonda preparate con farina di mais e pochi altri ingredienti e generalmente servite come accompagnamento a piatti a base di pesce (su tutti il pesce gatto fritto) o frutti di mare o al classico pollo fritto. Come altri piatti della tradizione culinaria soul, queste frittelle di mais hanno origini lontane, e sono un piatto povero e semplice da preparare e allo stesso tempo ricco di gusto e di storia.

Ricetta e caratteristiche delle hush puppies

L’ingrediente principale di queste frittelle è la farina di mais, un ingrediente storicamente impiegato in molti piatti tradizionali della cosiddetta cucina povera, basti pensare alla polenta nostrana o alle tortillas messicane. Non a caso questo ingrediente povero e versatile viene impiegato in moltissime ricette popolari del soul food. Come il pane di mais che è ampiamente diffuso nel sud degli Stati Uniti e che in genere viene preparato con una pastella contenente appunto farina di mais, farina di frumento, uova, latte e grasso animale. Gli ingredienti utilizzati per la ricetta base tradizionale delle hush puppies sono invece farina di mais, farina di frumento, latte o latticello, uova, sale, un pizzico di bicarbonato di sodio e cipolla, ma possono essere aggiunti anche spezie o altri condimenti, tra cui aglio, cipollotto fresco tritato, peperoni, pepe nero, peperoncino o chicchi di mais. Per preparare le frittelle è sufficiente mescolare gli ingredienti liquidi (uova e latte) e incorporarli a quelli secchi precedentemente mescolati; una volta pronta la cremosa pastella, è sufficiente modellarla con un cucchiaio così da realizzare delle piccole sfere delle dimensioni di una pallina da golf e da procedere infine con la frittura in olio bollente o grasso preriscaldato. Il risultato deve essere dorato, fragrante e piacevolmente croccante.

La storia delle piccole frittelle “silenzia cani”

L’insolito nome di questo piatto, che può essere tradotto come “silenzio, cuccioli!” è legato a doppio filo alla storia che si narra sulla sua origine. Sembrerebbe infatti che la nascita delle frittelle di mais risalirebbe al periodo della Guerra Civile. Si racconta che all’epoca i soldati confederati ne mangiassero in grandi quantità, in quanto cibo facile e veloce da preparare durante gli accampamenti, e che le lanciassero ai cani per tenerli a bada e farli smettere di latrare, in particolare durante gli attacchi da parte delle truppe nemiche. Esistono poi anche versioni similari della storia i cui protagonisti, al posto dei soldati, sono cacciatori, pescatori o schiavi in fuga. Qualunque sia l’origine del nome e del piatto quello che sappiamo è che al giorno d’oggi ne esistono diverse varianti locali e regionali  (tra cui quelle che prevedono la cottura al forno o forme e ingredienti diversi) e che diversi sono i paesi del sud degli Stati Uniti che ne rivendicano la provenienza.

 
Foto: Hush_puppies_frittelle_Commons Wikipedia.jpg
Foto: Hush_puppies_frittelle farina di mais_Flickr_Dan.jpg

Come usare la cappa da cucina come purificatore d’aria

Come usare la cappa da cucina come purificatore d'aria

Non solo vicino ai fornelli: i nuovi aspiratori ci aiutano a respirare meglio tra le pareti di tutta la casa. Complici tecnologie avveniristiche e design. Un’esperta ci rivela le cose da fare (e quelle da evitare) per utilizzarli al meglio

Alberghi e strutture turistiche ormai lo mettono come plus, come il servizio in camera o il concierge: parliamo dei purificatori d’aria. Combattere l’inquinamento tra le mura di casa sembra essere un trend salutista a partire dalla cucina. In molti infatti non sanno che è tra le stanze più inquinate della casa. Ironia della sorte, è anche una delle più utilizzate. Per alleggerire l’atmosfera una soluzione c’è e si chiama cappa. In tanti le usiamo solo per eliminare gli odori molesti, magari a preparazione già eseguita (dopo una frittura o quando abbiamo bruciato inavvertitamente qualcosa). Eppure i modelli di ultima generazione vanno molto oltre. Ne abbiamo parlato con Serena Sorana, Brand and Communication manager di Faber, azienda con sede a Fabriano nella Marche (dal 2005 parte del gruppo Franke), ideatrice nel 1955 della prima cappa da cucina.

Serena Sorana

«In questo periodo storico trascorriamo in casa molto tempo» esordisce Serena Sorana «Per questo motivo, mantenere un ambiente il più possibile pulito, a livello di qualità dell’aria, è qualcosa che si ricerca sempre di più, anche perché 1 italiano su 5 ha problemi di allergie o di asma. Sono tante le insidie “invisibili”: il 70% delle persone, ad esempio, scoprono di avere della muffa in cassa e non immaginano che bastano pochi gesti per migliorare la situazione».

Quali sono?
«Intanto aerare aprendo semplicemente le finestre e accendere la cappa almeno 5 minuti prima di cucinare, e non dopo. In realtà molti usano la cappa solo per la luce e per eliminare gli odori aprono la finestra: purtroppo c’è poca consapevolezza sulla grande utilità di una buona cappa, ma anche su altri aspetti che influenzano la qualità dell’aria che respiriamo tra le mura di casa».

Perché?
«I detergenti più comuni utilizzati per pulire le superfici della zona fornelli, ad esempio, a contatto con la fiamma o il calore delle piastre, rendono volatili sostanze nocive per il nostro organismo, che noi inaliamo inavvertitamente».

Come orientarsi nella scelta di una cappa?
«Ci sono quelle filtranti e quelle aspiranti. Quelle aspiranti sono quelle collegate ad un tubo dell’aria che scarica verso l’esterno, di solito dotate di filtri che bisogna lavare frequentemente. Le filtranti sono quelle cappe che oltre ad avere un filtro anti-grasso, hanno anche un filtro a carbone: in questo caso l’aria viene ripulita e viene reimmessa all’interno dell’appartamento. Di solito vanno cambiati ogni tot, a seconda della tipologia».

Altre accortezze?
«Anche la manutenzione è importante: i filtri delle cappe tornano come nuovi semplicemente lavandoli. Faber ha anche promosso in più occasioni attività promozionali per un check up gratuito della cappa, che sono state sempre molto apprezzate dai consumatori. Oggi guidiamo le persone on-line attraverso un blog attivo sul nostro sito che consiglio a tutti. In più all’acquisto regaliamo un kit per tenerle pulite».

Che funzioni hanno le cappe di ultima generazione?
«Tantissime: intanto sono eco-sostenibili, a basso consumo e regalano performance degne di un depuratore d’aria. A fine anno metteremo in commercio un prodotto, presentato come prototipo durante il Salone del Mobile di Milano di due anni fa che si chiama K-Air. Ha una forma piatta come quella di un monitor o di un televisore e si distingue per la presenza di sensori che consentono di monitorare l’inquinamento all’interno di tutta la casa. Abbiamo utilizzato per realizzarla una tecnologia progettata per le stazioni spaziali, modulandola sulle esigenze domestiche e scalandola nelle dimensioni per renderla adatta alle nostre cucine. Segnala con grafici e colori la qualità dell’aria, quindi purifica l’ambiente automaticamente. E’ possibile utilizzarla in connessione con il piano cottura o programmarla in remoto dal cellulare, tramite un app. In futuro prevedo si andrà sempre più in direzione di linee a basso consumo energetico e verso i piani cottura con aspirazione integrata, come il nostro Galileo, dotato di soluzioni interessanti quali la tecnologia waterproof che garantisce il funzionamento e la sicurezza anche in caso di fuoriuscite di liquidi sul piano, che non vanno a interferire con la cottura e sono raccolti in un vano. Una crescente attenzione verrà rivolta anche ai materiali – il Fenix Ó ad esempio, che utilizziamo per la gamma Soft Line è anti impronta e si pulisce in un attimo – e alla rumorosità che oggi è ridotta di oltre il 60% rispetto alle cappe tradizionali».

Che metrature si possono purificare attraverso l’utilizzo della cappa?
«Teoricamente superfici di ogni dimensione: basta che la cappa sia proporzionata all’ampiezza dell’ambiente domestico e all’uso, più o meno frequente, si fa della cucina».

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