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Vanessa Incontrada sulla copertina del nuovo numero di Vanity Fair

La Cucina Italiana

Mercoledì 3 agosto: da oggi in edicola il nuovo numero di Vanity Fair Italia con Vanessa Incontrada in copertina. Nell’intervista esclusiva l’attrice si racconta dopo un lungo silenzio. E per la prima volta rivela il momento sentimentale che sta vivendo.

Sulla coppia

«Sono in un momento riflessivo della mia vita, posso dire questo. La riflessione mi sta aiutando a capire quello che è stato, e che cosa voglio dal mio futuro. Non solo nella vita privata. Non so dove mi porterà la mia trasformazione, sto guardando avanti».

A differenza di coppie come Hunziker-Trussardi o Blasi-Totti che hanno fatto un comunicato stampa sulla fine del loro amore, voi siete rimasti in silenzio.
«Sono scelte, non so cosa sia meglio. Quando si fa un comunicato c’è una grande intelligenza dietro, perché fa chiarezza e azzera interessi morbosi. L’altra scelta è il silenzio, che si fa altrettanto per tutelare la propria vita».

Su suoi sogni

«Un mio grande desiderio sarebbe avere un altro figlio. Una nuova passione. Però se arriva arriva, se non arriva non arriva. In generale, non mi dò limiti. E nessuno dovrebbe darseli, una persona può decidere di fare quello che vuole».

Su Meloni e aborto

«Nel 2022 sentire ancora dire determinate cose sull’omosessualità, sul genere sessuale, sui migranti, sull’aborto mi lascia sbigottita. È un insulto che si parli ancora di vietare l’aborto, che in America abbiano deciso di annullare la sentenza che garantiva il diritto all’aborto, è un danno per tutto il mondo. Una donna non libera di decidere della sua vita è qualcosa di gravissimo. Perché ha diritto di decidere, ha diritto di non voler essere mamma, che è una grande responsabilità, di non voler crescere un figlio dopo un abuso, o semplicemente di non volerlo e basta. È atroce che venga vietato, era un argomento che avevamo già superato, dovremmo andare avanti, guardare ai veri problemi, come l’emergenza climatica ad esempio».

Parla molto del figlio

«Isal vive in una dimensione in cui non gli appartiene questo sottolineare le differenze: di forme del corpo, del colore della pelle, di orientamento sessuale, di identità di genere. Nessuno lo ha mai preso a parte per spiegargli le etichette, vive tutto con molta naturalezza e libertà. Faccio un esempio ma potrei farne mille: la mia migliore amica è omosessuale, lui ci è affezionato e non ha mai fatto domande. Quando sarà più grande deciderà da solo che cosa vuole fare o essere. Se scoprirà di essere omosessuale o se lo sarà un suo amico… Non è un tema, per me».

Sulla copertina paparazzata in spiaggia

«Non mi ha ferito, la mia risposta è l’indifferenza».

Vanity Fair dedica la copertina alle donne afghane: in copertina una cuoca di Kabul

Vanity Fair dedica la copertina alle donne afghane: in copertina una cuoca di Kabul

I volti della sofferenza, la faccia migliore dell’italia. Vanity fair dedica la copertina alle donne afghane fuggite dai talebani e arrivate nel nostro paese. Per loro lancia l’hashtag #noisiamoaccoglienza: un’iniziativa per dare più forza ai progetti di solidarietà che stanno nascendo e che svelano il cuore più autentico degli italiani

Una giovane cuoca di Kabul fotografata nella base logistica dell’Esercito a Riva del Garda, le mani sul volto a nascondere la sua vera identità. È lei la protagonista della copertina del nuovo numero di Vanity Fair, in edicola domani 8 settembre: una delle tante donne afghane costrette a scappare da un regime crudele, arrivate nel nostro Paese, e che tramite le pagine del settimanale lanciano il loro appello: non lasciateci sole, non dimenticateci, «qui e adesso, ma soprattutto nei prossimi mesi, quando le luci della ribalta mediatica si spegneranno e queste vicende rischieranno di essere scordate», sottolinea il direttore Simone Marchetti nel suo editoriale.

La dolorosa questione del ritorno in Afghanistan dei talebani è affrontata in due modi. Grazie all’Esercito e a Croce Rossa Italiana, Vanity Fair è entrato nel Centro logistico di Riva del Garda (Trento) dove è stata allestita una tendopoli in cui le famiglie afghane attendono di essere ricollocate. Sotto falso nome (nessuna vuole rivelare la propria identità per paura di ritorsioni in patria) Amina, Samira, Omulbanin ci hanno raccontato le loro storie di paura e speranza. Paura per quello che hanno lasciato, speranza per quello che verrà. Fondazione Veronesi, inoltre, ci ha presentato Nilofar, una ginecologa che ad Herat lavorava presso il loro centro di prevenzione e cura del tumore al seno. Che è riuscita a mettersi in salvo con sua madre e sua sorella. Che non smette di tremare al pensiero che, se fosse rimasta là, sarebbe stata costretta a un matrimonio combinato con un Mullah. E che ora, sentendosi al sicuro, è tornata a sognare: il desiderio più grande sarebbe quello di riprendere al più presto a fare la dottoressa qui in Italia o in un altro Paese europeo.

Sono tante le istituzioni, le università, le onlus, le aziende e anche i privati cittadini che in questi giorni si stanno muovendo per offrire un aiuto a Nilofar e a tutti gli altri rifugiati. Ci sono famiglie pronte a far spazio, all’interno delle proprie case, a un’altra famiglia afghana. C’è chi offre lezioni di italiano. Chi versa quanto può alle associazioni in prima linea. Ed è da qui che parte la seconda via per raccontare il dramma dei rifugiati in queste settimane, fare un cambio di prospettiva e mettere in luce l’incredibile movimento di solidarietà che si sta attivando nel nostro Paese. «Sui nostri canali digitali, sito e social, racconteremo con l’hashtag #NOISIAMOACCOGLIENZA tutte le iniziative, le associazioni e i progetti che si occupano e si occuperanno di dare una mano», continua Simone Marchetti nel suo editoriale. «Di più: raccoglieremo le storie di chi sta già portando un sostegno concreto. E non importa che siano grandi o piccole somme, né ingenti o trascurabili azioni: ciò che conta è fare un passo. Perché presto, lo sappiamo, arriveranno i soliti a dire che gli italiani vengono prima, che c’è ancora la pandemia, che le persone perdono il lavoro, che ci sono i poveri anche qui. È tutto vero, è tutto comprensibile. Ma è ancor più vero e ancor più comprensibile che esiste una faccia dell’Italia che guardando il volto che abbiamo messo in copertina non può che chiedersi: cosa posso fare? Come posso contribuire? È in quel viso che noi ci riconosciamo. È in quello spirito che possiamo definirci veramente italiani».

Romeo Beckham debutta in copertina su L’Uomo Vogue

Romeo Beckham debutta in copertina su L’Uomo Vogue

Il nuovo numero de L’Uomo Vogue segna il debutto internazionale di Romeo Beckham. Le altre 3 copertine sono dedicate a John Waters, Vladimir McCrary e a due gemelli appena nati, Jei e Jaxon

Il nuovo numero de L’Uomo Vogue – in edicola dal prossimo 22 gennaio – segna il debutto internazionale di Romeo Beckham, per la prima volta protagonista di una copertina. Romeo è infatti stato fotografato per il magazine di Condé Nast da Mert and Marcus nello scorso mese di Dicembre a The Timber Barn, Muden Estate, non lontano da Londra.

Le altre 3 copertine del numero sono dedicate a John Waters, attore, regista di culto, scrittore e artista, che il magazine ha fotografato e intervistato in esclusiva nella sua casa di Baltimora (foto di Ethan James Green); a Vladimir McCrary, modello simbolo della moda anni 90, protagonista di celebri campagne firmate da Richard Avedon (qui ritratto da Julien Martinez Leclerc); e infine a due gemelli appena nati, Jei e Jaxon, ritratti da Anne Geddes, la celebre fotografa specializzata in immagini di bebè che con le sue opere ha venduto milioni di copie in tutto il mondo: un simbolo di rinascita e di nuovo inizio, pensato per celebrare il nuovo anno.

Quattro copertine dunque per quattro soggetti diversi tra loro, immortalati in diverse fasi della vita: alle generazioni, e alla paternità in particolare, è dedicato infatti il primo numero dell’anno del magazine. Tra i contenuti, da segnalare l’intervista esclusiva a Raf Simons, ieri protagonista della prima sfilata maschile co-firmata con Miuccia Prada. Simmons dialoga di youth culture con il curatore Francesco Bonami, con cui nel 2003 co-firmò la mostra The Fourth Sex. Altre interviste sono dedicate al fotografo Mario Sorrenti, ritratto dalla figlia Gray, a Simon Porte Jacquemus, e a Nino Cerruti, padre nobile della moda italiana che ha da poco festeggiato il 90mo compleanno. Venti rappresentanti di aziende di menswear sono poi stati chiamati a esprimere un parere sulle prospettive di ripresa del settore nel nuovo anno all’interno della sezione Affairs.

A partire dal numero di gennaio e in occasione della settimana della moda maschile L’Uomo lancia inoltre il format “Insider” che nasce dal bisogno di comunicazione del settore per facilitare il dialogo e veicolare attenzione sulle collezioni uomo: un punto privilegiato di osservazione del sistema moda che crea conversazioni su brand, collezioni, prodotti e tendenze.

Da sempre motore del sistema della moda, il magazine rinforza quindi il suo ruolo mettendosi a disposizione dei brand e offrendo loro l’opportunità di sfruttarne l’autorevolezza e l’audience nella costruzione di un progetto di comunicazione. “Insider” offre al settore una finestra di visibilità e approfondimento, creando un percorso narrativo unico che parte dal magazine e prende vita sul digitale, anche con dirette su Instagram. Proprio su questo canale L’Uomo si conferma il più seguito tra i maschili italiani.
Istituzioni, designer, esponenti della filiera e aziende sono alcuni dei protagonisti coinvolti in questo nuovo format.

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