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AD Culture Club, l’evento di AD Italia in scena dal 9 all’11 giugno in occasione del Salone del Mobile

La Cucina Italiana

E se fosse proprio la città il luogo dove trovare gran parte delle materie prime utili alla costruzione del futuro? È questa l’idea alla base di Design with Nature, mostra-installazione visibile presso il padiglione 15 del Salone del Mobile. Un progetto sviluppato insieme all’architetto Mario Cucinella, che in occasione del talk di AD Culture Club offre spunti di riflessione per il futuro della pratica progettuale, dove la città diventa miniera e la natura una maestra dell’arte dell’adattamento.

Essere donna nel design

11 giugno ore 10

Gentucca Bini inaugura ufficialmente Fabbrica Bini, spazio di libera sperimentazione creativa in viale Cermenate 18, con la mostra femminista svedese MISSCHIEFS. Un’esperienza multilivello di arte e design guidata dalle donne che la designer racconta insieme alla curatrice Federica Sala, offrendo la possibilità di guardare con occhi nuovi la progettualità femminile e il suo ruolo storico.

Tom Dixon e Milano: una storia d’amore lunga 20 anni

11 giugno ore 14

Tom Dixon celebra i 20 anni del suo impero con un doppio appuntamento: al The Manzoni, hub milanese del brand in via Manzoni 5 e con l’esibizione TWENTY a Palazzo Serbelloni presso la sede di Sotheby’s, in corso Venezia 16. 

Il fondatore e direttore creativo del brand coglie l’occasione del talk di AD Culture Club per riflettere sull’evoluzione negli anni della Milano Design Week e per raccontare il suo particolare rapporto con la città.

AD Culture Club: l’happening inaugurale

Fedele al proprio spirito di ricerca, che ogni mese porta AD Italia a svelare in esclusiva per i suoi lettori luoghi abitualmente chiusi al pubblico, per una sera (quella del 9 giugno) AD Italia trasformerà una sofisticata dimora milanese privata in un salotto contemporaneo, pronto ad accogliere persone e idee.

Lo spazio da abitare e le sue evoluzioni sono il tema centrale del talk realizzato in collaborazione con Lexus, presente alla Design Week con Sparks of Tomorrow, installazione immersiva del premiato designer Germane Barnes. Un momento per riflettere su temi quali la mobilità, la tecnologia, l’arte e la sostenibilità e del rapporto del design con ciascuno di questi aspetti. AD Italia dialogherà con Laurent Bouzige, Chief Designer Strategy Mobility presso ED2, centro europeo di design del gruppo Toyota. A seguire, una cena esclusiva che inaugurerà la tre giorni di AD Culture Club.  

La serata si chiuderà con un omaggio speciale di La Mer, brand leader nel settore dei prodotti di lusso per la cura della pelle. Gli ospiti avranno l’opportunità di scoprire i benefici del mare, le proprietà rigeneranti dell’elisir di rinnovamento Miracle Broth™ proveniente dalle alghe e la texture idratante di The Moisturizing Soft Cream racchiusa nell’iconico vasetto.

Una cultura (italiana), tante culture!

Una cultura (italiana), tante culture!

Identità in movimento: la capacità di accogliere il diverso e di assimilare il nuovo è una condizione necessaria. La cultura gastronomica italiana verso il riconoscimento UNESCO

Le identità collettiveanche quelle legate al cibo – non sono inscritte nei geni di un popolo o nella storia arcaica delle sue origini, ma si costruiscono storicamente, nella dinamica quotidiana del colloquio fra uomini, esperienze, culture diverse. È in que- sto modo che le culture evolvono e si arricchiscono.

La cucina italiana, in tutte le sue varianti locali, deve molto alla cultura dei popoli che in età antica abitarono il paese (dai Fenici ai Greci, dai Celti allemolteplici genti italiche poi sottomesse alla potenza romana). Deve molto alle popolazioni germaniche che vi si insediarono nel Medioevo – una curiosità: è gotica la parola zuppa, che tuttora indica una modalità essenziale della cucina  contadina.  Deve molto agli Arabi, che nel giro di alcuni secoli diffusero spinaci e melanzane, nuove varietà di agrumi, la canna da zucchero con le tecniche per estrarlo, e il riso sconosciuto agli antichi, e la nuova abitudine di fabbricare pasta secca di formato lungo. Attestata la prima volta in Sicilia nel XII secolo, l’industria degli spaghetti trova qui la sua matrice storica, che andrà a definire un modello gastronomico tipicamente italiano. Più tardi sarà il continente americano a regalarci il mais, il pomodoro, la patata, il peperone e il peperoncino, la zucca di pasta arancione, gli zucchini (diventati italiani al punto che la nostra parola per indicarli, zucchini, appartiene oggi al lessico culinario del mondo intero).

La disponibilità ad accogliere il nuovo e il diverso appartiene a tutte le culture, ma quella italiana è stata accogliente quanto altre mai. E attenzione: ciò non significa snaturarsi. Al contrario, è la premessa di un continuo potenziale arricchimento. La polenta di mais è solo l’ultima versione, più gustosa e saporita, di una tradizione della polenta che risale al Medioevo (quando i contadini la facevano col miglio e altri grani minuti) e prima ancora all’antichità romana (quando la puls si preparava col farro).
E se i nostri gnocchi oggi sanno di patate, è per conferire maggiore dolcezza a una preparazione millenaria fatta impastando pane e farina. La storia procede per aggiustamenti progressivi, che includono le novità nella tradizione – come accadde alla polenta o agli gnocchi – e rielaborano i nuovi apporti facendone scaturire straordinarie novità. Pensiamo a un piatto icona della nostra cucina: gli spaghetti al pomodoro. L’italianità della pasta, o del pomodoro, o del peperoncino (o della pasta al sugo di pomodoro arricchito di peperoncino) è fuori discussione. Ma è anche fuori discussione che la pasta, il pomodoro, il peperoncino appartengano in origine a culture diverse. E che sia necessario scavare nel tempo e nello spazio per recuperare i frammenti di storie diverse che alla fine si incrociano per dare origine a storie e identità nuove. Sicché la ricerca delle proprie radici finisce spesso per scoprire l’altro che è in noi. Un altro che, attraverso complicati processi di osmosi e adattamento, in vari modi ha contribuito a farci diventare quello che siamo. In attesa di nuovi incontri, di altre trasformazioni.

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