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Divino 2022, l’enoturismo tra heritage e sostenibilità

Divino 2022, l’enoturismo tra heritage e sostenibilità

Divino 2022, buona la terza. A Castelvecchio Pascoli, in Garfagnana, provincia di Lucca, in quel mondo a parte che sorge al centro di un bosco di 6 ettari, il Renaissance Tuscany il Ciocco Resort & Spa, si è svolta la 3a edizione di Divino 2022, o meglio il Divino Wine Hospitality & Travel, l’esclusivo format dedicato ai viaggi del vino, un segmento in costante crescita, soprattutto dopo la pandemia. Un tema non certo nuovo, ma sicuramente di grande interesse, anche solo perché l’enoturismo in Italia è stata una delle tendenze vino del 2022 nel nostro Paese. Tantissimi i visitatori, italiani e stranieri, che hanno scelto e che sceglieranno, anche per le vacanze natalizie, di passare un weekend in cantina, o in un frantoio, o in luoghi in cui si producono prodotti tipici per conoscerne i segreti e vedere, passo dopo passo, il processo di trasformazione. Secondo l’ultimo rapporto Coldiretti/Ixè, questa tipologia di turismo enogastronomico piacerebbe al 58% degli italiani. E non solo. Dall’analisi “si evidenzia che il cibo rappresenta addirittura per il 17% degli italiani la principale motivazione di scelta del luogo di villeggiatura.

Heritage e sostenibilità

L’evento Divino 2022, promosso da NEBE, azienda leader italiana della promozione e comunicazione B2B per l’ospitalità, i viaggi e gli eventi di alta gamma, è stato pensato proprio per far incontrare i migliori operatori italiani e da tutto il mondo. La Cucina Italiana era presente con Maddalena Fossati, direttrice di CN Traveller e La Cucina Italiana, che ha moderato il parterre variegato dei relatori in presenza e in video conferenza, dall’alto della sua conoscenza di “joie de vivre” in fatto di turismo, cibo e vino. I lavori si sono aperti quest’anno con la tavola rotonda dal titolo “Heritage e sostenibilità. Driver per gli enoturisti di oggi – inclusi i non bevitori?”. Un tema apparentemente provocatorio, scelto dal direttore scientifico Cristina Mascanzoni Kaiser, fondatrice di WineHo- Wine Hospitality – società di consulenza e formazione di aziende vinicole nell’ambito dell’accoglienza – per portare l’attenzione sul fatto che i viaggiatori considerano il vino non come punto di partenza ma come esperienza.

Come in Toscana

Oltre il food & beverage Maximilian Tafel, ricercatore del dipartimento di pianificazione del paesaggio dell’università di Geisenheim (Germania), ha trattato l’importanza del paesaggio per la scelta di un viaggio, unito alle esperienze autentiche quali la visita alle cantine, che possono far diventare le tenute vitivinicole delle vere e proprie destinazioni. «L’Italia è molto più del food & beverage», ha commentato. «Il turista non si accontenta più di bere e mangiare ma di vivere un’esperienza a 360°. La differenza quindi la fa il luogo, dove ci si trova. Quante volte abbiamo detto o sentito: “Questo posto somiglia alla Toscana!”, ovvero è dove vorrei essere». Tre i punti cardine individuati come imprescindibili da Tafel: l’enoturismo associato alla visita della cantina o del frantoio, circondati da un luogo magnifico e sostenibile.

Divino alloro: un’erba aromatica perfetta con tutto

La Cucina Italiana

L’alloro, Laurus in latino, è una pianta sempreverde originaria del Mediterraneo, spesso usata come siepe ornamentale, ma perfetta da utilizzare in cucina, per il suo gusto deciso. Le foglie d’alloro si possono cogliere in ogni stagione, hanno un aspetto coriaceo e una forma allungata. Se utilizzate fresche hanno un aroma più forte, mentre se fatte essiccare diventano meno intense.

L’alloro, una pianta “divina”

Le origini di questa pianta sono così antiche che Ovidio ne parla nelle sue Metamorfosi. Lo stesso Bernini riuscì a interpretare con grazia e sensualità il mito di Dafne (alloro in greco) e Apollo, in una statua esposta a Villa Borghese a Roma. Nel mito, Apollo, dio della poesia e della musica, si innamora della ninfa Dafne, senza esserne ricambiato. Inseguita dal dio, la ninfa fugge e poco prima di essere raggiunta da Apollo chiede aiuto alla Madre Terra, che subito la trasforma in una pianta di alloro. Bernini riesce a fermare l’attimo in cui Dafne, cinta alla vita dalla mano di Apollo, si inarca e inizia la sua metamorfosi in albero: le gambe diventano radici e i capelli si trasformano in rami. Da quel momento, l’alloro divenne una pianta sacra ad Apollo, e con essa vennero celebrati i poeti.

Le proprietà dell’alloro

Utilizzato sin dall’antichità per le sue innumerevoli proprietà terapeutiche, l’alloro è diventata una tra le erbe aromatiche più utilizzate nelle cucine di tutto il Mediterraneo. Le sue foglie contengono un olio essenziale ricco di geraniolo, terpineolo ed eucaliptolo, elementi utili per alleviare i disturbi dello stomaco e per ridurre il fastidio di tosse e catarro. L’alloro è anche un ottimo antinfiammatorio contro l’artrite e i reumatismi. In cucina si usa fresco, essiccato o polverizzato.

L’alloro nel piatto

Il sapore deciso dell’alloro è perfetto per accompagnare diversi piatti, dalle minestre alle carni (di selvaggina soprattutto), fino ai pesci. Viene spesso utilizzato per preparare i court bouillon, per insaporire i fagioli o le lenticchie. Adatto anche a esaltare il sapore dei pesci, si usa spesso con i gamberi e i crostacei in genere. È poi indicato con le castagne bollite, i carciofini sott’olio e con le patate al forno.

Aceto all’alloro

Per profumare le vostre insalate o per dare un tocco in più a creme e salse, potete preparare un aceto aromatizzato all’alloro. Farlo è facilissimo, occorre soltanto un po’ di tempo perché l’erba aromatica rilasci tutti gli olii essenziali che la caratterizzano. Per prima cosa prendete un litro di aceto di vino bianco, fatelo scaldare qualche minuto in una pentola, senza che prenda bollore, e poi lasciateci in infusione 15 foglie fresche di alloro, lavate e asciugate. Chiudete la bottiglia con un tappo, lasciatela al sole per tre settimane e poi filtrate l’aceto in un’altra bottiglia, richiudetela ermeticamente e conservatela in un luogo fresco e asciutto.

L’infuso di alloro per favorire la digestione

Un rimedio tutto naturale per aiutare la digestione? Mettete cinque o sei foglie di alloro in infusione nell’acqua bollente e lasciatele macerare per una decina di minuti. Poi bevete, vedrete che l’effetto sarà assicurato. Se preferite qualcosa di più alcolico, preparate un rosolio all’alloro. Mescolate 800 g di zucchero con 1 litro e mezzo di acqua, pulite 50 foglie di alloro e asciugatele. Mettetele in una ciotola che si possa chiudere con 1 litro di alcol puro. Lasciatele in infusione per due settimane, poi, passato questo tempo, filtrate il liquido e unitelo allo sciroppo di zucchero freddo. Mescolate e lasciate riposare per due mesi. A questo punto filtrate nuovamente il liquore e poi imbottigliatelo.

Qualche consiglio per usare l’alloro

Divino alloro: un’erba aromatica perfetta con tutto

Bolgheri DiVino, la degustazione diffusa lunga 1 km

Bolgheri DiVino, la degustazione diffusa lunga 1 km

1 km di tavolo, 1.050 ospiti e 65 cantine, un riassunto in numeri di una delle serate più spettacolari di sempre. Questa è l’Italia nel suo massimo splendore

Cercavano in tanti il Sassicaia tra le quasi 200 etichette degustabili ieri sera prima della cena placé lungo il viale dei Cipressi tanto decantati da Giosuè Carducci a Bolgheri, nella provincia di Livorno, in Toscana. Anche se poi più scorrevano vini nei bicchieri più ci si rendeva conto di quanto fossero pazzeschi anche quelli dal nome meno celebre. Ma andiamo con ordine.

Siamo sulla celebre strada di Bolgheri, 5 km di cipressi e pura bellezza dove si è svolta la cena della prima edizione di Bolgheri DiVino, dopo un appuntamento pilota nel 2019. Le grandi famiglie del vino toscano, Antinori e Frescobaldi in testa, hanno organizzato una degustazione diffusa nel corso della giornata e a seguire la magnifica cena a cura di Guido Guidi Ricevimenti, un catering fiorentino che è riuscito a sfamare 1050 ospiti dai palati esigenti con una maestria francamente straordinaria.

Antipasto con mozzarella e zuppetta di pomodori, pasta con ragù chiaro, filetto e dolce, tutto alle giuste temperature con tempi e ritmo perfetti. Nel corso della cena i sommelier ci chiedevano di scegliere tra le tante etichette quale preferivamo degustare. E qui abbiamo scoperto tesori. Oltre alle meraviglie per cui Bolgheri è noto nel Mondo, Sassicaia, Ornellaia

Sono svettati per me il rosso Castello di Bolgheri suggerito dalla vicina di tavolo local doc e il bianco Pagus Camilla di Poggio al Tesoro. E poi certo, resta sempre un sogno bere Sassicaia.

Questa è l’Italia di oggi, questa è l’Italia del futuro.

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