Tag: Drink

Dry January, un buon proposito oppure una moda?

La Cucina Italiana

Dal 2015, anno di debutto di Seedlip (la linea di distillati analcolici, distribuita da Diageo, che è in assoluto la più conosciuta e servita nei cocktail bar), a oggi il panorama si è arricchito rapidamente, così tanto che le previsioni parlano di una crescita per i prossimi anni del 400%.

La pandemia ha fatto aumentare in modo esponenziale contemporaneamente l’attenzione alla salute e la ricerca di qualcosa che desse soddisfazione e conforto (analcolico non vuol dire punitivo).
Tra i più venduti nel mondo, secondo la classifica annuale stilata da Drinks International, dopo Seedlip, ci sono i distillati australiani Lyre’s, e poi gli inglesi Everleaf, Three Spirit e Aecorn.

E in Italia? Ecco alcuni prodotti presenti sul mercato (già da un po’ di anni) da provare in questi ultimi giorni di gennaio (ma che vanno benissimo in ogni stagione).
C’è solo l’imbarazzo della scelta tra vermut, gin, amari, rum e le acque toniche, che sicuramente renderanno il nostro Dry January un po’ più effervescente: Amàrico, Sabatini Gino°, Memento,  Amaro Venti, Conviv, Sanpellegrino…

Quanto ghiaccio si mette in un drink? Risponde il bartender

La Cucina Italiana

Quanto ghiaccio si mette in un drink? Ce lo siamo domandati guardando il video su TikTok in cui l’influencer Giulia Salemi chiede al cameriere di portare via il suo cocktail e farne un altro «con più drink e meno ghiaccio». Un video virale, che ha scatenato centinaia di commenti, pro e contro, come sempre. La questione in effetti è spinosa: qual è la differenza tra un cocktail annacquato e un cocktail freddo al punto giusto? Ne abbiamo parlato con Giorgio Facchinetti, flair bartender (cioè specializzato in cocktail preparati con tecniche acrobatiche), consulente di diverse grandi aziende nel settore degli spirit e non solo, che ha anche lavorato con Giulia Salemi in tv.

Quanto ghiaccio si mette in un drink?

«Dipende: ci sono cocktail che vanno serviti caldi, altri freddi ma senza ghiaccio e altri full of ice, con un quantitativo di ghiaccio tale da riempire tutto il bicchiere. Per esempio nel Margarita il ghiaccio si usa solo nella preparazione ma non si mette nel bicchiere. Il Martini cocktail, invece, se preparato secondo la procedura classica, va servito in un bicchiere ghiacciato con gin e vodka ghiacciati. Il Negroni, per fare l’ultimo esempio, va stirrato (cioè mixato e mescolato ndr)  e poi servito in un bicchiere pieno di ghiaccio per la cosiddetta «diluizione secondaria»: in sostanza il ghiaccio assorbe il calore del cocktail e rilascia acqua in modo da raffreddarlo. Due cubetti non basterebbero: impiegherebbero troppo tempo. Perciò ne serve di più. A mio parere è anche il caso del cocktail protagonista del video in questione: senza tutto quel ghiaccio il drink non si sarebbe raffreddato e non sarebbe stato altrettanto buono. Era necessario».

Qual è la differenza tra ghiaccio in cubetti e grandi cubi messi al centro del bicchiere?

«Questi cubi si chiamano «chunk», e hanno diversi vantaggi. Anzitutto mantengono la temperatura del drink costante, perché si sciolgono più lentamente e la superficie di contatto è una sola. Oltre a questo rendono il cocktail esteticamente più invitante, anche perché si possono personalizzare con loghi e disegni. Dal punto di vista organolettico, non cambia nulla: che si usi un chunk o dei cubetti, la ricetta del drink – e quindi anche le quantità – resta la stessa»

Come si riconosce un cocktail «annacquato»?

«Basta guardare i cubetti di ghiaccio: se galleggiano è un cocktail annacquato. Vuol dire che il ghiaccio non è adatto. Quando non è uniforme, si scioglie molto velocemente, e «annacqua» appunto: così ne va della qualità del cocktail. Per questa ragione il primo segreto di un ottimo drink è avere un ottimo ghiaccio. Per noi bartender il ghiaccio è come il fuoco per uno chef».

Come si prepara il ghiaccio per i cocktail in casa?

«Il mio consiglio è farlo con acqua demineralizzata (o comunque con un residuo fisso molto basso, ndr), in forme un po’ più grandi dei cubetti standard da freezer. Quando sono piccoli si diluiscono subito, non hanno la forza di raffreddare». 

Altri articoli di La Cucina Italiana che vi potrebbero interessare

cosa mangiare, cosa bere | La Cucina Italiana

cosa mangiare, cosa bere
| La Cucina Italiana

Come un menù degustazione, ecco tanti piccoli assaggi delle novità di luglio 2023. Con l’arrivo del nuovo mese, infatti, abbiamo pensato di inaugurare anche una nuova rubrica mensile dedicata a tutto quello che c’è di nuovo da portare in tavola. Possono essere nuovi prodotti da cucinare oppure da consumare già pronti, cibi formulati in maniera originale e appena messi sul mercato, fino a bibite rinfrescanti o liquori, magari analcolici, persino cocktail già pronti.

La redazione de La Cucina Italiana riceve numerose segnalazioni di novità, da qui l’esigenza di condividerle con voi, cari Lettori, per tenervi sempre aggiornati sul mondo food & beverage – la grande passione che insieme condividiamo. Quindi, ecco la nostra selezione mensile, che andrà a crescere giorno dopo giorno, senza nessuna pretesa di classifica sia ben chiaro.

Per chi ha voglia di scoprire qualcosa di sfizioso mai assaggiato, di cucinare un piatto innovativo, di bere qualcosa di originale: ecco questa gallery è per voi. Per non parlare poi dell’utilità implicita: se dovete fare un regalo, qui trovate tante idee.

Pronti a fare scroll fino in fondo?

Proudly powered by WordPress