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MasterChef 13: 5 errori da evitare per non essere eliminati

MasterChef 13: 5 errori da evitare per non essere eliminati

I preamboli sono finiti, e la gara di MasterChef è davvero entrata nel vivo: ieri sera, per la prima volta in questa nuova edizione del programma, due delle aspiranti chef hanno dovuto abbandonare la brigata.

Sono Chù e Fiorenza, che hanno posato il grembiule rispettivamente all’Invention Test e al Pressure Test. Alla studentessa ventiduenne originaria del Madagascar (che ora vive a Parma), entrata nella masterclass grazie a un pan di spagna con crema pasticciera al limone, crema chantilly e scorze di limone disidratate, in omaggio al papà adottivo, non è stata perdonata una testa d’aglio lasciata intera nel piatto (un pesce azzurro con asparagi bianchi su salsa di squacquerone). Fiorenza, 31enne tecnico di radiologia della provincia di Napoli, ha preparato una pasta ripiena condita di troppa «rabbia» – come lei stessa ha spiegato ai giudici Antonino Cannavacciuolo, Bruno Barbieri e Giorgio Locatelli – che le ha fatto perdere di vista l’armonia del piatto.

Ma sbagliando si impara, e questo vale anche (e forse soprattutto) in cucina. Dagli errori compiuti dai concorrenti in queste prime puntate di MasterChef, possiamo ricavare un manualetto di istruzioni su che cosa non bisogna fare se si vuole rimanere più a lungo possibile in gara.

Caffè: come evitare l’impatto ambientale da capsule

La Cucina Italiana

Caffè: se siete fra coloro che hanno abbandonato la moka in un angolo della cucina ad accumulare polvere per passare alle capsule, sappiate che la quantità di rifiuti generata dalle capsule di caffè nel mondo ammonta a circa 100mila tonnellate all’anno. E questo nonostante ci siano aziende virtuose che hanno creato capsule riciclabili e ci siano molti consumatori di buona volontà che, con tanta pazienza, aprono le capsule usate per estrarre il caffè esausto da gettare nell’umido e poi puliscono la capsula per gettarla nella plastica. 

La classifica dei caffeinomani

Nella classifica stilata dall’Organizzazione internazionale del caffè (ICO) nel 2017 sul consumo pro capite di caffè al mondo, gli italiani sono risultati “solo” al 13° posto, preceduti quasi esclusivamente da paesi nordici, luoghi dove la notte arriva prestissimo, il clima è freddo e la socialità avviene per lo più in ambienti chiusi. In questi locali ci siede a chiacchierare e a bere qualcosa di caldo: un caffè, appunto. Ma se il clima incide sulle abitudini, il maggior consumo dei paesi nordici si spiega anche con il diverso consumo: qui si beve prevalentemente caffè lungo (americano) e quindi si utilizza una maggiore quantità di caffè; in Italia si beve quasi esclusivamente espresso, piccole tazzine, quindi. Fra i paesi freddi che ci precedono, c’è anche la Svizzera, come dalla classifica qui sotto riportata.

1. Finlandia 12 kg
2. Norvegia 9,9 Kg
3. Islanda 9 kg
4. Danimarca 8,7 kg
5. Paesi Bassi 8,4 kg
6. Svezia 8,2 kg
7. Svizzera 7,9 kg
8. Belgio 6,8 kg
9. Lussemburgo 6,5 kg
10. Canada 6,2 kg
11. Bosnia Erzegovina 6,1 kg
12. Austria 5,9 kg
13. Italia 5,8 kg
14. Slovenia 5,8 kg
15. Brasile 5,5 kg
16. Germania 5,5 kg
17. Grecia 5,4 kg
18. Francia 5,1 kg
19. Croazia 4,9 kg
20. Cipro 4,8 kg

Le palline compostabili di caffè 

Non ci sorprende allora che da un paese che si trova al numero 7 della classifica, la Svizzera, arrivi un’idea green per combattere l’inquinamento da capsule di caffè, sconosciuto al tempo della moka. 
Si chiamano Coffee Ball e sono prodotte dall’azienda Migros assieme alla sua affiliata Delica, che, per dirla con un paradosso, hanno creato il primo sistema in capsule senza l’uso di capsule. Come spiegano nel loro sito web si tratta di «una sfera di caffè pressato rivestita soltanto da uno strato protettivo inodore e insapore, a base di alghe. Questo non solo conferisce alla Coffee Ball una certa stabilità, ma forma anche una barriera di ossigeno ottimale, che preserva l’aroma del caffè allo stesso modo dell’alluminio. Come il caffè stesso, anche lo strato protettivo è di origine naturale e quindi completamente compostabile in vaso o in giardino. La Coffee Ball si decompone nel giro di poche settimane in prezioso humus». 
Un bel “green” passo nell’ottica di ridurre l’impatto umano sul pianeta, no? Praticamente: rifiuti zero!
Va da sé che per avere la nostra tazzina piena di caffè fumante da queste palline, che a colpo d’occhio ricordano quelle di argilla che si mettono nei vasi) occorre una macchina specifica: la CoffeeB Globe, altamente sostenibile perché prodotta perlopiù con materiali riciclati e può essere riparata se necessario nei centri di servizio Migros. Il funzionamento è molto semplice: la pallina viene introdotta in un foro nella parte alta della macchina, poi basta attendere e la nostra tazzina verrà riempita di buon caffè.
Al momento è disponibile solo in Svizzera e Francia; dal 2023 arriverà in Germania e presto anche negli altri paesi. Sebbene l’Italia sia solo al tredicesimo posto, c’è da augurarsi che questa novità green arrivi presto anche qui. Oppure che qualche altra azienda italiana ci faccia un pensierino.

Calamarata: la ricetta classica e gli errori da evitare

La Cucina Italiana

Si chiama calamarata uno dei primi a base di pesce di orgine campana più amati e famosi nel nostro paese e nel mondo. La ricetta è talmente facile che dovrebbe essere impossibile commettere errori, eppure qualcuno ogni tanto scappa.

Questo primo prende il nome dai due ingredienti che lo compongono: i calamari e la pasta che proprio per il suo particolare formato che ricorda gli anelli di calamaro si chiama “calamarata”. Si tratta di una ricetta partenopea ormai esportata in tutta Italia e anche all’estero, perfetta in estate, ma anche per tutto il resto dell’anno.

Calamarata classica, la ricetta

Ingredienti per 4 persone

400 g pasta tipo calamarata (o mezzi paccheri) 
600g calamari 
350 g pomodorini freschi 
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro 
1/2 bicchiere di vino bianco 
1 spicchio d’aglio 
peperoncino fresco 
1 ciuffo di prezzemolo 
sale – pepe – olio evo q.b.

Procedimento

Per prima cosa bisogna pulire i calamari staccando la testa e i tentacoli e togliendo la cartillagine intera e le interiora. Con le mani poi eliminate la pelle esterna e lavate bene tutto. Se non siete capaci di pulire i calamari o non avete tempo, lasciatelo fare al vostro pescivendolo di fiducia.

Tagliate i calamari ad anelli grandi quanto la pasta e tritate al coltello la testa e i tentacoli. Intanto in una padella soffriggete uno spicchio di aglio tritato (o intero), unite anche il peperoncino fresco e poi i calamari e lasciate cuocere per qualche minuto sfumando con del vino bianco

Aggiungete poi i pomodorini tagliati a spicchi e il concentrato di pomodoro e proseguite la cottura per altri 10 minuti a fuoco lento. 

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