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Eolie, le caprette fanno ciao!

La Cucina Italiana

Ci avviciniamo a piedi, apriamo il grande recinto dove sono state di notte, e subito capre e pecore si fanno intorno perché sanno che cosa portiamo e perché un saluto al proprio pastore non si nega. «Le capre sono birbanti», dice Tindaro accarezzandone un paio, «ne combinano sempre una, però si affezionano e mia figlia Immacolata, che mi aiuta e che se vorrà prenderà il mio posto, le chiama per nome». 

È il momento di mungere le capre (non tutte perché alcune stanno allattando i capretti) e di tosare le pecore, perché fa caldo. Tindaro tira fuori dei grossi forbicioni piatti per fare questa operazione a mano. Immacolata afferra una pecora, la distende a terra, le lega le zampe perché non rischi, muovendosi, di farsi male, e con poche mosse delicate e rapidissime la tosa completamente. Siamo in due a osservarla con ammirazione e un poco di timore, io e l’agnello della pecora tosata, che non lascia la mamma per nessun motivo e controlla che tutto fili liscio. In un attimo la pecora è di nuovo libera e molto più leggera, a terra rimane una soffice montagna. «Una volta la lana si vendeva, venivano a prenderla dalla Sicilia, adesso non la vuole più nessuno e dobbiamo smaltirla. Mia mamma la filava», racconta Tindaro con un brillio negli occhi, «le sue calze e i suoi maglioni erano caldi come un abbraccio, in inverno ci si divertiva con quelli addosso».

Ci spostiamo verso un altro pascolo più in alto, in una bellissima pineta in una zona chiamata ’A Turricedda, per ripetere le stesse operazioni. Lì ci aspettano Manuelita, Gerardina e Nerina, che dopo aver svolto tutte le operazioni non ci lasciano andare via senza una dose di carezze. Ripartiamo ancora per altre due tappe e presto sarà ora di riprendere da capo il giro per radunare gli animali e ricoverarli nei recinti per la notte. Domani arriverà presto per ricominciare.

Marche, il formaggio di pecora più buono

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Sono i fiori e le erbe spontanee del Montefeltro a nutrire ogni giorno le oltre 1800 pecore della famiglia Cau&Spada e a dar vita ai loro formaggi: seicento ettari di terre marchigiane che furono sfondo nei quadri di Piero della Francesca, per circa 200mila litri di latte lavorato ogni anno. «Pascoli biologici, allevamento allo stato brado e lavorazione a mano. Ci tengo a dire solo questo», commenta Alessandra Spada trentatré anni, tanto impegno e passione, e alle spalle la storia bella di un’eredità familiare raccolta nel motto: «Pastori per sempre». In passato, l’amicizia degli antenati Antonino Spada e Antonio Cau, migrati con le prime pecore dalla Sardegna a Sassocorvaro negli anni Settanta a cercare fortuna. E oggi formaggi che entrano come ingredienti d’onore nei menù di ristoranti stellati e prestigiose gelaterie in tutta Italia e all’estero. Tra i primi, Il Piastrino, Andreina, Nostrano e Uliassi; tra le seconde, Galliera 49, Il Pinguino, Peace&Cream e Gelato Contadino, solo per citarne alcune. 

Prodotti che seguono il ciclo della natura. Pecorini freschi o con stagionature particolari: come il loro ricercatissimo Pecorino degli Amanti, che matura per cento giorni in una fossa rivestita con canne di fiume e paglia d’orzo biologica appena raccolta. E poi ancora ricotta, primo sale, robiola, lo Stracchino Stanco e il Magnifico, con la sua forma da una ventina di chili. Infine, ultimo arrivato, il Matico: agli esordi un formaggio «sbagliato» e problematico, e adesso perfetta crosta fiorita e pasta molle di latte ovino e vaccino. Quella di Cau&Spada è la storia di una fruttuosa immigrazione e di un investimento diretto sul territorio, nella ricchezza di boschi, prati e campi. Conclude Alessandra: «Siamo diventati i giardinieri di queste colline, terre che rimarranno ai nostri figli. Terre dove si compie quella meravigliosa alchimia che trasforma il latte in formaggio».

Testo di Sanzia Milesi

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Kefir: il latte fermentato facile da preparare

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Kefir: il nome non deve spaventarvi. A sentire pronunciare la parola kefir, infatti, si può essere indotti a pensare a un prodotto ricercatissimo, impossibile da trovare, se non in qualche lontana regione mediorientale. Ebbene, non è nulla di tutto ciò.

Il kefir altro non è che latte fermentato, ovvero una bevanda a base di latte, dalla consistenza cremosa simile allo yogurt e dal gusto leggermente acidulo. Questo prodotto del tutto naturale è di origine caucasica e la sua diffusione risale a migliaia di anni fa.

Si ottiene utilizzando il latte fresco e i fermenti o granuli di kefir, formati da un polisaccaride chiamato kefiran che ospita colonie di batteri in prevalenza mesofili e lieviti in associazione simbiotica. In pratica, la bevanda si ottiene proprio dalla fermentazione del latte.

Le proprietà del kefir

Il suo consumo è adatto a tutti e raccomandato per le sue innumerevoli proprietà benefiche. Il kefir, infatti, garantisce un ottimale apporto di fermenti (utilissimi per il buon funzionamento dell’intestino), calcio, magnesio, fosforo e zinco, vitamine del gruppo B e vitamina K. Alcuni amminoacidi come il triptofano, inoltre, agiscono sul sistema nervoso contribuendo a calmare gli stati di iperattività e di insonnia.

Il kefir aiuta la formazione di anticorpi ed è consigliato per chi vuole ripristinare la flora intestinale, ad esempio in caso di trattamento antibiotico. Può essere assunto dalle donne in gravidanza per il contenuto di acido folico. Infine, al contrario di quanto si possa pensare, il kefir è povero di lattosio. In ogni caso, gli allergici e gli intolleranti possono prepararlo sostituendo il latte vaccino con latte di soia, di riso o acqua zuccherata.

La ricetta casalinga del kefir

Il kefir può essere tranquillamente preparato in casa. La ricetta del kefir di latte richiede solo mezzo litro di latte vaccino (intero, scremato o parzialmente scremato) e 50 grammi di granuli di kefir di latte. Una volta che vi siete procurati questi ingredienti, riponete i granuli in un contenitore di vetro in cui verserete anche il latte. Coprite il barattolo e riponetelo in un luogo a temperatura ambiente, dove dovrà rimanere per 24 ore, il tempo necessario per la fermentazione dei granuli. Durante questo tempo si consiglia di mescolare almeno un paio di volte.

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