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Sartù di riso in bianco di mamma Margherita, bontà genuina

Sartù di riso in bianco di mamma Margherita, bontà genuina

Per le polpettine

300 g macinato
150 g pane raffermo
50 g parmigiano
1 uovo
sale q.b.
pepe q.b.
1 l di olio per friggere

Per i funghi

500 g di funghi
50 g di burro
1 spicchio di aglio
olio di oliva
prezzemolo q.b.
sale q.b.

Per i piselli

400 g di piselli
1 scalogno
olio di oliva
sale q.b.

Per il risotto

600 g di funghi
50 g di burro
1 scalogno
1 bel bicchiere di vino bianco
olio di oliva
sale

Procedimento

Per le polpettine, mettete in una ciotola il pane raffermo spugnato, in un’altra più capiente, la carne macinata, l’uovo, il pepe, il sale e un 50 g di parmigiano. Strizzate il pane e aggiungetelo al composto che mischierete. Al termine dell’operazione prendete con l’indice e il medio (come se voleste rubare la marmellata da un barattolo) piccole quantità di impasto e create le “leggendarie” polpettine. Ora prendete una padella ampia, o una pentola profonda, riempitela del litro di olio e portate a temperatura per friggere le polpettine (N.B. mia madre friggeva in poco olio, io in tanto; chissà se questo è un altro motivo del gusto diverso del piatto). Lasciatele asciugare sulla carta assorbente.

Mondate i funghi, tagliando la base dove è ancora attaccata un po’ di terra, e pulite la testa con un canovaccio (in napoletano mappina). Una volta puliti, metteteli a testa in giù e tagliateli di lungo, purché a pezzi omogenei tra di loro. In una padella abbastanza larga mettete 40/50 g di burro, due fili di olio e fate soffriggere lo spicchio di aglio schiacciato. Una volta dorato, alzate la fiamma e versate tutti funghi, saltateli. Coprite con un coperchio. Dopo qualche minuto, salate, pepate e continuate a cuocere, finché non saranno più asciutti. A questo punto spegnete il fuoco, aggiungete il prezzemolo. In una padella con l’olio extravergine d’oliva mondate e tritate lo scalogno tritato. Appena questo comincia a dorarsi aggiungete i piselli. Poi un bicchiere di acqua e lasciate cuocere a fuoco moderato fino a che l’acqua non sia del tutto evaporata. Salate.

Per il riso preparate un brodo vegetale (prezzemolo, carota, sedano, cipolla, pomodoro in acqua bollente o il classico dado vegetale). Pulite lo scalogno, tritatelo e mettetelo da parte. Mettete il riso in un colapasta e sciacquatelo sotto l’acqua corrente (N.B. questa cosa mia madre non l’ha mai fatta). In una pentola capiente mettete il burro e tre fili di olio. Accendete il fuoco e tenetelo basso. Aggiungete lo scalogno e, quando dorato, alzate la fiamma e aggiungete il riso. Giratelo e rigiratelo sino a che i chicchi non diventino trasparenti, quindi versate il bicchiere di vino bianco e lasciate sfumare. A questo punto aggiungete il brodo vegetale poco alla volta. Attendete che il riso abbia assorbito il brodo e aggiungetene dell’altro fino a cottura al dente. Spegnete il fuoco e lasciate riposare.

Villa Margherita e la (bella) Romagna lontana dal mare

Villa Margherita e la (bella) Romagna lontana dal mare

Un’oasi di gusto ed eleganza lontana dal caos della riviera. Per una esperienza della Romagna che non sia una semplice vacanza ma una immersione totale nel suo paesaggio, nella sua storia, cultura e sapore. E la materia prima di certo non manca

Rimini è a poco più di venti chilometri, ma sembra davvero un altro pianeta. Dimenticate la Romagna degli spiaggioni e delle resse in discoteca: abbarbicati qui tra le colline in provincia di Forlì-Cesena, dove il grande Marco Pantani amava pedalare prima di ogni gara, si respira tutta un’altra atmosfera.

Longiano è un borgo antico, placido. Circondato da alberi e frutteti – che in questo periodo colorano il paesaggio con un bellissimo foliage -, viene chiamato balcone di Romagna perché nelle giornate più terse l’orizzonte arriva al mare. È un borgo medievale, fatto di ciottoli, stradine scoscese e case di mattoni, e sulla sua strada principale si avvicendano botteghe di prodotti tipici e artigianali.

Rocca Malatesta

La sua attrazione principale è Rocca Malatesta, un castello appartenuto a una delle più importanti famiglie del Medioevo, che dominò sui territori di Rimini e della Romagna dal 1295 al 1500. «Cesena era “invidiosa” del potere di Rimini e per questo ciclicamente distruggeva il castello, che Rimini ricostruiva più bello di prima: ecco perché negli anni è diventato un gioiello», racconta lo storico locale Giorgio Magnani. Ma oltre che per le sue belle sale, Rocca Malatesta merita una visita anche per la Fondazione Tito Balestra, una interessante collezione di opere d’arte moderne e contemporanee, tra cui alcuni disegni di Goya, Matisse e Chagall, custodita al suo interno.

Villa Margherita

A pochi chilometri dal centro, poi, nella frazione di Montilgallo, un altro posto ambisce a diventare testimonial di questi luoghi ancora troppo poco noti: si tratta di Villa Margherita, antica dimora rurale del 1500 immersa nel verde, che il 7 novembre smette di essere una residenza privata e apre il suo cancello al pubblico. Interamente rinnovata grazie agli interventi di archicoltura dei giovani architetti e designer dello studio Laprimastanza, Villa Margherita si è trasformata in un relais con 6 camere da letto super tecnologiche, ma estremamente accoglienti (inclusa una suite con spa al suo interno), una grande piscina a sfioro, un parco agricolo e botanico con alberi centenari e il ristorante il Sambuco che, diretto da Giuseppe Ricchebuono, chef stellato al Vescovado di Noli, Liguria, promette di diventare un polo di attrazione gourmet sul territorio.

Al motto di elegante, eccellente, esclusiva, ma allo stesso tempo inclusiva, raffinata ma non lussuosala Villa punta a richiamare un turismo certamente d’élite sul territorio (quello lento e sostenibile su cui tanto si puntan nel post Covid), ma anche a dialogare direttamente con esso. Ed ecco quindi che il suo grande parco agricolo ospiterà eventi gestiti dal teatro Petrella di Longiano, esposizioni a cura della Fondazione Tito Balestra, attività ludiche per anziani e bambini.

Nonostante il periodo di incertezza, anche il ristorante sarà operativo sin da subito: coprirà regolarmente il servizio pranzo, mentre la cena sarà esclusivamente per gli ospiti della struttura, garantendo il distanziamento e il rispetto delle norme anti Covid. Del resto la stessa struttura della villa e gli ampi spazi garantiscono un naturale distanziamento, a contatto con la natura.

«È nei momenti di crisi che bisogna investire», ricorda Luca Panzavolta, l’amministratore delegato di Cia, società cooperativa che fa capo a Conad e che con questo progetto si propone di coniugare valorizzazione del territorio con alta cucina e riscoperta dei prodotti locali. Basta provare uno dei menu degustazione per rendersene conto: trota affumicata dell’Appennino, tortello di Mora Romagnola (razza suina autoctona), guancia di Vacca Romagnola e un’intera cantina di vini a disposizione (i cui locali sono rimasti intatti come nel 1500).

Un’oasi di gusto ed eleganza ideale per un weekend romantico, ma anche per cerimonie, pranzi e cene speciali, eventi aziendali. Lontani eppure allo stesso tempo vicini al mare e alla riviera. Per una esperienza della Romagna che non sia solo una semplice vacanza, ma un’immersione totale nel paesaggio, nella storia, nella cultura e nel sapore. E la materia prima, come abbiamo visto, di certo non manca.

Margherita (2)

Agitare nel mixer con molto ghiaccio tritato. Servire nel tumbler ampio il cui bordo, bagnato di succo di limone, sia stato precedentemente passato nel sale fino. Decorare con una margherita.

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