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Pasta fredda estiva: le nostre ricette preferite

La Cucina Italiana

La pasta fredda estiva nelle giornate calde è una festa da portare a tavola. Condita, profumata, da servire in una grande terrina. Per offrirla, condividerla e divertirsi a mangiarla tutti insieme. Molto più di un primo, è un’idea di felicità da provare in punta di forchetta tra una risata e l’altra, magari in una lunga tavolata apparecchiata sul terrazzo o in giardino. Nella gallery vi aspettano paste fredde al pesto, con i gamberi, la mozzarella, i fagioli, la salsa piccante, ilpesce e molto altre ancora. Un coniglio: lasciatevi sorprendere dai formati lunghi! 

Pasta fredda estiva: le nostre 50 super ricette

Ecco allora le nostre ricette di pasta fredda ai peperoni, con gamberi al pesto rapido e menta, con crudità marinate, con mirtilli e ribes, verace, insalata fredda di pasta, con pesto di rucola, con alici, al pesto di ricotta, con pomodorini, origano, mozzarella, alla mediterranea, con salsa tonnata, con gamberi,  esotica, pasta aromatica fredda, al pesto di olive,  con verdure grigliate, piccante, al pesce, sformato con verdure, con verdure ed erbe aromatiche, insalata di pasta, chiocciole fredde ai peperoni, pasta corta con rucola e calamaretti, insalata di pasta ai tre colori, con peperoni e zucchine, mezze maniche fredde con verdure miste, pasticcio freddo di lasagne e verdure, farfalle fredde con peperoni, conchiglie con ragù freddo di fagioli, insalata di pasta e spada, “gnocchi” freddi al tonno, penne fredde alla robiola, festonelle fredde al piccante, farfalline fredde in salsa piccante, eliche fredde con prugne e tonno, sedanini freddi in salsa d’uovo, farfalle fredde e fagiolini al doppio pesto, insalata di pasta con sottaceti e rucola, insalata di pasta, mango e bresaola, insalata di pollo con pasta e uova, insalata di pasta al curry, insalata di pasta con verdure e salamelle, tagliolini saraceni in insalata, insalata di grattini e salmone, insalata di orecchiette, paccheri freddi ripieni di calamari, pipe fredde con zucchine, conchiglie fredde, spada e zucchine e insalata di ditalini, insalata di fusilli all’aragosta.

Sfogliate la gallery per le ricette complete:

pasta fredda

Pasta fredda: tante ricette da provare

Ragù, voi preferite quello bolognese o napoletano?

La Cucina Italiana

Perizia e amore sono le parole che accomunano i due grandi ragù italiani: quello alla bolognese e quello napoletano. Tutti e due esigono che gli ingredienti siano dosati con sapienza e lasciati cuocere a lungo. Poi arrivano le differenze. A cominciare dalla nascita. Una cosa è certa: la parola ragù deriva dal francese ragoût, che indicava un piatto di carne stufato in un intingolo, diventato di moda sulle tavole aristocratiche sparse lungo lo Stivale in ossequio alla cucina d’Oltralpe. Era questo il ragoût a Napoli alla corte di Ferdinando IV di Borbone nella seconda metà del Settecento; ma, negli stessi anni, per il cuoco di Luigi Chiaramonti, vescovo di Imola, e poi papa Pio VII, era invece un condimento. Ambedue comunque senza pomodoro. La prima descrizione dei «maccheroni alla Napolitana» in cui, oltre a pepe, parmigiano e sugo di carne, l’autore consiglia un’aggiunta di salsa di pomodoro è quella, alla fine del Settecento di L’Apicio Moderno di Francesco Leonardi. In buona sostanza siamo davanti a due concetti diversi di ragù: quello napoletano cucinato a fuoco bassissimo con un pezzo di carne intera cotta in una passata e in un concentrato di pomodoro, che funge, dopo aver condito la pasta, da secondo piatto; e quello alla bolognese che è un intingolo a base di carne trita, dove il concentrato è solo una punta. 

I due ragù

Due intingoli alla pari quanto a ghiottoneria, se non fosse che il ragù napoletano ha dalla sua almeno un paio di leggende. Tra cui quella riportata da Matilde Serao, che colloca la nascita del ragù nel 1220, durante il regno di Federico II di Svevia. Impossibile, naturalmente, dato che il pomodoro è arrivato in Italia a metà del Cinquecento, ma le leggende non tengono conto di queste piccolezze. Poi però la reverenza che circonda la salsa principe della tavola domenicale partenopea continua. «Il ragù non si cuoce, si consegue, non è una salsa ma la storia e il poema di una salsa», scrive tra le nebbie milanesi degli anni Quaranta Giuseppe Marotta da nostalgico della sua città natale in L’oro di Napoli. Eduardo De Filippo nella commedia Sabato, domenica e lunedì, racconta la ricetta come una fiaba: «Fin dalle primissime ore del mattino un tenero vapore si congeda dai tegami di terracotta…». Raffaele Bracale, uno dei massimi esperti contemporanei di gastronomia napoletana, annota: i ragù migliori sono quelli ricavati dalle braciole di locena, taglio di scarto del manzo, imbottite con sale, pepe, aglio, uva passa, pinoli, caciocavallo a cubetti.

Proibito l’uso del maiale se non unito al manzo. La salsa deve «peppiare» cioè produrre, sobbollendo, il rumore di una tirata di pipa. Terminata la cottura della carne nel concentrato di pomodoro la si toglie e si prosegue fino a ottenere la salsa scura e lucidissima destinata alle zite spezzate a mano. Dopo, si mangia la braciola con un contorno di friarielli, saltati in padella con aglio, olio e peperoncino. Il capolavoro esige sette ore di attenzione continua, tanto che il ragù migliore è quello detto «dei portieri», i soli che possono attendere con pari solerzia alla custodia del palazzo e a quella del sugo.

Per i bolognesi, meno lirici, ma buongustai a tutta prova, il ragù resta a lungo un intingolo bianco che trova la sua forma ufficiale nell’autorevolezza di Pellegrino Artusi che gli dedica la ricetta n. 87 di La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene. L’autore ci dice che per questa minestra i bolognesi fanno uso dei «così detti denti di cavallo di mezzana grandezza» e raccomanda, a sorpresa, che siano di sfoglia alquanto grossa, di grano duro, e lasciati al dente. La carne consigliata è la vitella, più una parte di carnesecca (cioè pancetta stagionata), burro, parmigiano, un pizzico di farina, la cipolla e gli odori, un po’ di brodo, pepe, noce moscata, e, per un sovrappiù di sapore, funghi secchi, fettine di tartufo, fegatini. Infine, «per renderli più delicati», panna. È il sugo bianco destinato in seguito a condire le tagliatelle tirate col matterello dalle mitiche «rezdore» emiliane. La ricetta successiva quanto ad autorevolezza e rigore risale alla sua certificazione, depositata nel 1982 alla Camera di Commercio dalla Delegazione di Bologna dell’Accademia Italiana della Cucina, dove è registrata per la prima volta la ricetta del «Ragù alla bolognese». 

Commissario Montalbano: a cena con le sue ricette preferite

La Cucina Italiana

Il commissario Montalbano dal 1999 è uno dei personaggi più amati della televisione italiana. Montalbano, protagonista dei romanzi polizieschi di Andrea Camilleri, nella serie televisiva che ha riscosso tanto successo è magistralmente interpretato dall’attore Luca Zingaretti.

Casi da risolvere, amori turbolenti e appassionati, storie piene di suspense e pungente ironia hanno fatto del commissario Montalbano un personaggio a tutto tondo, capace di far innamorare gli spettatori anche grazie alla sua passione – comprensibile – per la cucina.

Salvo Montalbano è siciliano doc e, in ogni puntata della fiction, traspare il suo amore viscerale per la sua terra e per le ricette regionali – conosciute ormai in tutto il mondo – che fanno della cucina siciliana una delle più apprezzate e amate.

E se doveste invitare a cena il commissario Montalbano, sareste capaci di conquistarlo con le ricette della cucina che lui ama tanto? Vi diamo un piccolo aiuto con una carrellata dei piatti più interessanti che sono apparsi in tutti questi anni, divorati con trasporto dal bravissimo Luca Zingaretti sul set e amatissimi, senza dubbio, anche dal “padre” del commissario, il siciliano doc Andrea Camilleri che ha sempre sottolineato quanto forte fosse il legame tra il suo personaggio, la Sicilia e le ricette che si raccontano nei suoi libri e nella serie tv. E, ci raccomandiamo, mentre si mangia non si parla, come suggerisce sempre Montalbano!

I piatti preferiti del commissario Montalbano

Preparare una cena gustosa per Salvo Montalbano non dovrebbe essere un problema: i piatti della tradizione siciliana si distinguono per il sapore intenso e i profumi tipici della terra che li ha inventati, ricette fusion che risentono della vicinanza geografica e culturale con il mondo arabo.

Per iniziare, arancine e…

Iniziamo dal piatto che il personaggio interpretato da Luca Zingaretti ama quasi alla follia (e come dargli torto) e per molti può essere anche un gustosissimo antipasto: le arancine siciliane . Continuiamo poi con la celebre caponata, da mangiare rigorosamente – come scrive anche Camilleri – con il pane fresco. E poi sfincione, panelle e scacce, giusto per iniziare!

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