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10 indirizzi preziosi dove mangiare e bere bene | La Cucina Italiana

10 indirizzi preziosi dove mangiare e bere bene
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È l’anno dell’Umbria? «Un territorio capace di attrarre per la sua variegata offerta enogastronomica ancor di più il prossimo anno quando si svolgeranno una serie di appuntamenti volti a celebrare i 500 anni della morte del Perugino – il più importante pittore del Quattrocento – e i 50 anni di Umbria Jazz». È così che Lonely Planet – la bibbia dei viaggiatori – motiva la scelta dell’Umbria quale meta dell’anno nella categoria Sapori. Per la cronaca, è anche l’unica Best in Travel italiana per il 2023. Ora non ci voleva un genio a esaltare la regione più verde del nostro Paese, ma fa sempre piacere constatare che sia apprezzata anche (e soprattutto) fuori dai confini. Tanto più per la «variegata offerta enograstronomica». L’Umbria, bella piazzata al centro dell’Italia e priva di mare, si è distinta per una cucina di personalità. Non sempre povera o popolare, ma con frequente uso di legumi e cereali: alcuni dei quali di assoluto rilievo quali il farro di Monteleone DOP, la lenticchia di Castelluccio IGP e la Fagiolina del Trasimeno. Dove i primi piatti e quelli a base di carne giocano un ruolo da protagonisti, con l’appendice del pesce del Trasimeno.

Dai salumi al pesce d’acqua dolce

È una terra piccola, ma di eccellenze. Vedi la tradizione umbra nella norcineria (prosciutto anche IGP, salsiccia, salame, lo spettacolare capocollo) e nei formaggi con la caciotta che viene prodotta con latte per metà ovino e metà vaccino, oppure solo con quello di pecora, riprendendo il disciplinare di produzione della DOP toscana e successivamente aromatizzata in vari modi. O il celeberrimo tartufo nero di Norcia che entra in non poche ricette, alla pari dell’extravergine di oliva, prodotto nell’intero territorio regionale. Poi, come detto, c’è il pesce del Trasimeno che regge il confronto con quello dei laghi alpini. La regina del lago è la carpa, preparata in molte ricette. Ma ci sono l’anguilla, il persico reale (raro, ma buonissimo), il luccio, il latterino che è apprezzato fritto e consumato intero nel “cartoccio” di carta paglia. La specialità? Il tegamaccio: sorta di cacciucco alla livornese solo fatto sul Trasimeno, a base di pesce fresco che viene tagliato a pezzi e cotto in un grande tegame – da qui il nome – insieme a del pomodoro maturo.

La torta al testo

Siamo arrivati ai piatti tipici. La torta al testo è forse il più conosciuto fuori dai confini regionali: antichissimo pane non lievitato, cotto, accompagna al meglio i salumi e in generale è sempre presente sulle tavole umbre. Il testo per la cronaca è la piastra in ghisa su cui viene cotta. Altro gioiello di street food è l’arvortolo, spesso preparato durante le festività. Molto simile a una pizza fritta e allo gnocco fritto emiliano, viene preparato con farina, olio e sale, quindi tuffato nell’olio bollente. Si accompagna ottimamente con un bel prosciutto umbro dai sapori decisi o altri affettati. Per la variante dolce è sufficiente sostituire il sale con lo zucchero.

I piatti da assaggiare

A dare la bussola nei primi sono gli umbricelli (grossi spaghetti fatti a mano con farina di grano tenero, acqua) che a Terni diventano ciriole e gli strangozzi (fettuccine sempre senza uovo nell’impasto, diffuse a Spoleto): vanno bene con ragù di carne, funghi, tartufo e tutto quello che volete, ma in realtà sono al top con un semplice sugo di pomodoro. Sono generalmente eccellenti anche le minestre di verdura, quella di farro in primis. Poi, come detto, tanta carne: maiale, agnello, selvaggina per specialità come la porchetta, il fricco all’eugubina (sorta di spezzatino di carni bianche), la galantina di pollo, la padellaccia, la paloma alla ghiotta (piccione arrosto di Spoleto). Tipica di Perugia, ma preparata nei ristoranti e nelle cucina di casa in tutta la regione, è la parmigiana di gobbi. Il dolce tipico è la rocciata umbra, al top ad Assisi e della zona di Foligno: roccia in dialetto umbro significa “tonda” e si riferisce alla forma mentre l’involucro di pasta assomiglia a quello del classico strudel e il ripieno a base di noci, mele e frutta secca. Ora la nostra selezione di insegne, non solo tradizionali, perché l’Umbria vanta anche posti di buona creatività, di antico lignaggio o recenti. Scopriamoli.

Le belle maniere in barca: 6 consigli preziosi

Le belle maniere in barca: 6 consigli preziosi

Nel racconto di J.K. Jerome Tre uomini in barca, Harris, George e Jerome, amici di vecchia data, col cane Montmorency, decidono di risalire il Tamigi in barca. Segue una serie di esilaranti avventure non così lontane dalla realtà. Perciò:

CONOSCI TE STESSO

Da uno a dieci, qual è la vostra tolleranza al sole, al freddo, agli spruzzi, al vento, al mal di mare? Anche all’ancora in una baia protetta, il dondolio delle altre imbarcazioni può essere micidiale. Tutelatevi con antinausea. Pelle delicata? In barca oli e creme sono da limitare al massimo se non da evitare perché macchiano e sono scivolosi. Quelli spray vanno usati sottocoperta o sottovento. Se siete ospiti, l’idea più elegante è chiedere proprietari che cosa usano e adeguarsi. L’effetto-sole in mare è molto più tosto che a terra: un’ariosa camicia chiara a maniche lunghe, cappello e occhiali anti-riflesso sono necessari.

PAROLA D’ORDINE: ORDINE!

Il primo a dover osservare questo imperativo è il proprietario stesso della barca. Ogni oggetto deve avere il proprio angolo deputato e lì essere ricoverato, pena vederlo rotolare durante la navigazione. Questo vale per le scarpe, che si tolgono prima di salire sulla passerella e si raccolgono in un cestino, o che ciascuno ritira nella propria sacca; vale per maschere, pinne, asciugamani e costumi bagnati che non si lasciano qua e là. In barca si sale col costume già addosso sotto pantaloncini, per evitare laboriosi metto-tolgo.

CIVILTÀ A BORDO

Non si fuma all’interno della barca per ragioni di sicurezza; all’esterno, ci si mette sottovento. Il volume della musica (ma è proprio necessaria?) va tenuto basso. Parsimonia con l’acqua dolce! Non docciatevi a ogni tuffo. Non sdraiatevi direttamente sulla tolda, ma sulla vostra spugna. Il topless, a meno che non sia usanza della signora che ospita, va evitato. Durante le manovre, se non si è capaci o richiesti, si sta fermi e zitti. Poi ci si può offrire per piccoli servizi come pulire la tolda, arrotolare una cima o lucidare gli ottoni.

RIFIUTI: UMANI E NON

Capita e, spiace dirlo, molto spesso nei luoghi più blasonati. Mentre pisolate felici dopo il pranzo a bordo, ecco avanzare una flottiglia di schiume, piatti e bicchieri di plastica, bucce, bottiglie vuote, buttati fuori bordo dai porcelloni del mare. Voi raccogliete con cura il vostro, briciole comprese, e portate a terra. A proposito: se la barca ha i servizi igienici, guai a sgarrare l’imperativo «solo rifiuti umani nel WC marino». Tutto il resto va nell’apposito cestino.

APPETITI ALL’ONDA

Le opinioni su che cosa mangiare a bordo variano in base alla stazza della barca e se a motore o a vela. Per la gita giornaliera regolatevi come per un picnic spartano: focacce o tramezzini farciti a misura di boccone, evitando salse colanti; frittate a cubetti, verdure a bastoncino, piccoli frutti. I patiti della vela tendono a fare solo due pasti:prima colazione abbondante e cena. Sulle barche a motore i riti sono un po’ meno rigidi. In navigazione si tengono pronte cose solide, che non facciano briciole, facili da mangiare, come ciotole di riso composte tipo poke, ratatouille di
verdure, polpette.

CUCINARE IN BARCA

Non è lo stesso che cucinare tout court. Bisogna sapersi muovere in spazi risicati magari gestendo un fornello basculante e produrre piatti appetitosi in tempi brevi con un limitato numero di ingredienti tra cui molto scatolame. Un consiglio dal navigatore Giovanni Soldini: adottate la pentola a pressione, che serve per tutto e non può rovesciarsi. Altri comportamenti virtuosi: lavare le pentole con l’acqua in cui ha bollito la pasta; usare metà acqua dolce e metà acqua marina per cucinare. La tavola torna protagonista a cena. Dopo un aperitivo rinforzato, il conforto di un piatto caldo è necessario. Domina «lo spago» nelle sue infinite versioni alternato a cuscus o risotti veloci, e seguito da «paciughi» di gelati, sciroppi, frutta fresca e sotto spirito. Fritti? Soffritti? Pesce? Per favore, mangiateli al ristorante.

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