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Cena di San Valentino – La Scuola de La Cucina Italiana

Cena di San Valentino - La Scuola de La Cucina Italiana

Sei alla ricerca di una location esclusiva a Milano per la cena di San Valentino? Prenota a La Scuola de La Cucina Italiana: i nostri chef hanno pensato a un menù speciale per festeggiare!

Quest’anno per la cena di San Valentino stupisci la persona che ami: prenota a La Scuola de La Cucina Italiana per trascorre una serata nella nostra location esclusiva in centro a Milano!

Venerdì 14 febbraio verrà servita nella nostra sala eventi una cena completa, preparata direttamente dai nostri chef. Ogni coppia avrà un proprio tavolo e potrà godersi l’intimità del momento.

Il costo è di 60 euro a persona e, oltre alle preparazioni, è compreso l’accompagnamento del vino e il caffè a fine pasto. La cena inizierà alle 20:00, in Via San Nicolao 7 a Milano (Cadorna).

Menu di San Valentino a #ScuolaLCI

– Aperitivo (mozzarella panata alle olive con emulsione al prezzemolo, mini tartare di Fassona con uovo di quaglia marinato, flan di zucca butternut con fonduta al Parmigiano);
– Risotto al limone con tartare di gamberi rossi e nocciole;
– Filetto di vitello in crosta di senape con crema e chips di topinambur;
– Sfera di cioccolato con cuore di ciliegia.

La cena di San Valentino è organizzata in collaborazione con Domori.

Le prenotazioni possono essere effettuate direttamente online sul sito di La Scuola de La Cucina Italiana, cliccando qui.

Rasha porta in tavola la Palestina, raccontando la fuga dalle bombe

Rasha porta in tavola la Palestina, raccontando la fuga dalle bombe

Lunedì 10 febbraio è in programma una cena del progetto Gustamundo, per l’inserimento dei rifugiati. Si potranno assaggiare le specialità palestinesi

I sapori della cucina palestinese in tavola: lunedì 10 febbraio, nel ristorante del progetto Gustamundo (per l’inserimento professionale di rifugiati nell’ambito della ristorazione) sono tutti invitati a una cena solidale realizzata anche con la collaborazione della Comunità di Sant’Egidio. Fra i piatti che saranno serviti, la maqlubamakluba, che significa «sottosopra». È una portata che nasce dalla tradizione di donare cibo ai poveri dopo i banchetti delle feste. Ogni venerdì, nelle ricche case arabe, il cibo non consumato veniva raccolto in una casseruola e rigirato, poi, su un grande vassoio affinché fosse più facilmente raggiungibile da tutti. È uno sformato di carne, verdure e riso speziati, solitamente condito con una salsa di pomodori, cetrioli, sale e yogurt. Poi si potranno assaggiare il kubba, un supplì di riso con carne e spezie e, infine, il cruason di carne. Tra gli ingredienti che saranno utilizzati in cucina, lo za’atar, una varietà di timo selvatico che dà il suo nome a un mix con semi di sesamo, sommacco, sale.

Queste specialità saranno preparate da Rasha, che attraverso i suoi piatti condividerà una storia che parla di coraggio e rinascita. Figlia di profughi palestinesi, Rasha è nata e cresciuta a Yarmouk, un campo profughi nella periferia sud di Damasco. Era riuscita ad ottenere una certa stabilità sociale ed economica che, però, è andata in crisi con il conflitto. Rasha è sempre stata una lavoratrice instancabile: ha fatto la parrucchiera, la truccatrice. E, a casa, ha sempre cucinato per i propri figli le ricette tramandate dalla madre.

Un giorno la sua vita cambia: mentre insegue suo figlio in strada, sotto le bombe, viene colpita da alcune schegge che le tolgono quasi completamente la vista. Da quel momento inizia il viaggio che la porterà, con i figli, prima in Libano e poi, il 29 febbraio del 2016, a Roma, con il primo corridoio umanitario organizzato dalla comunità di Sant’Egidio e dalla Federazione delle Chiese Evangeliche attive a livello nazionale. A Roma, i suoi tre figli possono riprendere la scuola, mentre lei segue un corso per non vedenti che le insegna a migliorare la capacità di muoversi e riorganizzare la sua vita domestica e lavorativa. Nonostante non vedesse, Rasha non si è mai fermata.

Questa è la sua prima esperienza come cuoca in un ristorante. La cena inizierà a partire dalle 20 al ristorante in via Giacinto de Vecchi Pieralice, 38, a Roma. Costa 20 euro, inclusa una bevanda tra acqua, coca-cola, birra in bottiglia. La prenotazione è obbligatoria (366 8976779, info@gustamundo.it).

 

 

un cous cous sardo che profuma di Tunisia

Una ricetta tipica dell’isola di Carloforte con una storia affascinante. Semola, ceci e finocchietto selvatico sono gli ingredienti che non possono mancare!

Non è un semplice cous cous. Il cascà alla carlofortina è un piatto che difficilmente si assaggia fuori dalla Sardegna, o meglio dalla regione del Sulcis, nel sud ovest dell’isola, tra Carloforte e il paesino di Calasetta. Il piatto è il protagonista di una sagra a lui dedicata, quella del Cuscus Tabarchino, che si tiene ogni anno in aprile proprio a Carloforte. Ma la sua storia ha radici antiche: la popolazione di queste zone infatti era di origini liguri e, tra il 1540 e il 1738, colonizzò una zona della Tunisia, sull’isola di Tabarka. Da qui derivano le influenze arabe nella cucina carlofortina. Di questa ricetta ne esistono diverse versioni: alla semola di grano duro infatti si mescolano verdure e legumi vari (invernali o primaverili a seconda della stagione), erbe e spezie. Con il tempo è stata aggiunta anche la carne di maiale (come le puntine per esempio). Scopriamo come preparare questo piatto.

La ricetta del cascà alla carlofortina

Ingredienti per 4 persone

Per preparare il cascà alla carlofortina vi serviranno: 250 g di cous cous, mezza verza, 150 g di ceci in scatola già pronti (se li avete secchi ricordate di metterli in acqua per una notte), 3 carote medie, 1 cipolla, 1 cavolfiore piccolo, 2 carciofi (se è stagione, altrimenti potete sostituirli con zucchina o patata e aggiungere per esempio piselli e melanzane) 1 mazzetto di finocchietto selvatico, olio extravergine d’oliva qb, mix di spezie in polvere (coriandolo, cannella, anice stellato, chiodi di garofano, noce moscata), sale qb.

Procedimento

Mettete sul fuoco 250 ml di acqua con l’aggiunta di un cucchiaio di olio extravergine. Portate a ebollizione, poi togliete la pentola dal fuoco e aggiungete il cous cous. Lasciatelo riposare coperto in modo che assorba l’acqua e si gonfi. Aggiungete ancora dell’olio (circa 2 cucchiai) e mescolatelo. Una volta pronto sgranatelo con una forchetta e mettetelo da parte.

Tritate la cipolla e mettetela a rosolare in una padella insieme a due cucchiai di olio extravergine. Unite poi la verza tagliata a fettine, le carote, il cavolfiore (ed eventuali altre verdure di stagione). Aggiungete acqua poco alla volta per completare la cottura delle verdure. Non dimenticate il finocchietto selvatico.

Se i ceci sono secchi fateli lessare in acqua bollente salata per 45 minuti in pentola a pressione.

Scaldate altro olio e rosolate uno spicchio d’aglio, aggiungete i carciofi puliti e tagliati a pezzettini. Ci vorranno circa 15 minuti.

Unite tutti gli ingredienti, spolverizzando il tutto con le spezie nella quantità che desiderate, poi servite.

Sfogliate la gallery per scoprire altre curiosità sulla storia e le origini di questo piatto

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