Tag: ricette cibo

» Plumcake latte e miele

Misya.info

Riscaldate latte e miele in un pentolino.
A parte, montate le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso, poi incorporate l’olio.

Unite anche il latte e farina e lievito setacciati e amalgamate.

Versate il composto nello stampo rivestito di carta forno e cuocete per circa 30 minuti in forno ventilato preriscaldato a 180°C.

Il plumcake latte e miele è pronto, lasciatelo almeno intiepidire (se ci riuscite) prima di servirlo.

Ricetta Alette ripiene con salsa piccante

Ricetta Alette ripiene con salsa piccante
  • 1

    Per la ricetta delle alette ripiene con salsa piccante, tagliate a metà le ali di pollo; eliminate l’osso più piccolo delle metà terminali, poi pulitele tutte, raschiando la polpa dall’osso, in modo da liberarlo e poterlo utilizzare come piccolo manico.

    Guarda la foto

  • 2

    Raccogliete le alette in una ciotola, versatevi 150 g di salsa yuzu,

    Guarda la foto

  • 3

    lo sciroppo di acero, aggiungete sale, pepe e timo. Mescolate e fate marinare per 1 ora.

    Guarda la foto

  • 4

    Tostate il riso Basmati in un filo di olio con uno scalogno sbucciato, i chiodi di garofano e 2 foglie di alloro. Bagnatelo con il brodo e portate a bollore, chiudete la pentola con il coperchio e cuocete il riso in forno a 180 °C per 20’.

    Guarda la foto

  • 5

    Mettete in una casseruola uno spicchio di aglio sbucciato, 50 g di salsa yuzu, il miele e un cucchiaio di concentrato di pomodoro, un peperoncino spezzettato, una foglia di alloro, un pizzico di sale e la passata di pomodoro. Cuocetela per circa 20’.

    Guarda la foto

  • 6

    Sfornate il riso e fatelo intiepidire. Togliete alloro e scalogno e mescolate il riso con il Cheddar a scagliette. Farcite le ali di pollo con il riso al formaggio:

    Guarda la foto

  • 7

    la pastella aiuterà, poi, a tenere il ripieno all’interno della polpa.

    Guarda la foto

  • 8

    Preparate la pastella mescolando con una frusta il latte, la farina, le uova, un pizzico di sale e 2 cucchiaini di paprica affumicata.

    Guarda la foto

  • 9

    Passate le ali farcite nella farina, poi nella pastella e immergetele nell’olio di arachide non troppo bollente (160 °C), in modo da poterle cuocere per circa 15’, senza bruciarle.

    Guarda la foto

  • 10

    Friggetene 6 per volta: eviterete così di abbassare troppo la temperatura dell’olio. Scolatele su carta da cucina e servitele con la salsina piccante.

    Guarda la foto

  • Amatriciana ricetta originale di Amatrice

    Amatriciana ricetta originale di Amatrice

    La ricetta originale dell’Amatriciana prevede la cipolla? Meglio spaghetti o bucatini? Chiariamo una volta per tutte i dubbi su questo primo piatto della tradizione tanto amato quanto discusso

    L’amatriciana è una di quelle ricette capaci di suscitare grandi emozioni, sia quando la si mangia che quando se ne parla. Le diatribe riguardano soprattutto gli ingredienti da usare: Amatriciana con cipolla o senza, pancetta o guanciale, pasta lunga o pasta corta? Le domande sono tante, ma la ricetta originale dell’amatriciana è una sola, depositata proprio al Comune di Amatrice.

    Amatriciana: ricetta originale depositata

    Iniziamo a sciogliere i primi dubbi: nella ricetta originale dell’amatriciana non c’è la cipolla né tantomeno meno l’aglio. Gli ingredienti principali sono esclusivamente guanciale, pomodori e formaggio pecorino grattugiato. Il formato di pasta? La ricetta di Amatrice prevede gli spaghetti e non i bucatini.

    Ingredienti
    500 g di spaghetti
    125 g di guanciale di Amatrice
    6 o 7 pomodori San Marzano o 400 g di pomodori pelati
    100 g di pecorino di Amatrice grattugiato
    un cucchiaio di olio di oliva extravergine
    un goccio di vino bianco secco
    un pezzetto di peperoncino
    sale

    Amatriciana ricetta originale di Amatrice: Procedimento
    Mettete in una padella, preferibilmente di ferro, l’olio, il peperoncino ed il guanciale tagliato a pezzetti.
    “La proporzione di un quarto, rispetto alla pasta, é tradizionale e sacra per gli esperti e, o si mette il guanciale, vale a dire la parte della ganascia del maiale, o non sono spaghetti all’amatriciana, solo con esso avranno una delicatezza e una dolcezza insuperabili”.

    Rosolate a fuoco vivo e sfumate con il vino. Togliete dalla padella i pezzetti di guanciale, sgocciolate bene e teneteli da parte, possibilmente in caldo. In questo modo si evita il rischio di farli diventare troppo secchi o salati e resteranno più morbidi e saporiti.

    Unite i pomodori tagliati a filetti e puliti dai semi (meglio prima sbollentarli, per rimuovere più facilmente la pelle). Aggiustate di sale, mescolate e cuocete per qualche minuto. Togliete il peperoncino, aggiungete nuovamente i pezzetti di guanciale e mescolate la salsa.

    Cuocete intanto gli spaghetti bene al dente, in abbondante acqua salata. Scolate la pasta e mettetela in una terrina aggiungendo il pecorino grattugiato. Attendete qualche secondo e poi versate la salsa. Mescolate e, se lo desiderate, aggiungete altro pecorino.

    Come tutte le ricette della nostra splendida cucina italiana, anche l’Amatriciana si presta a diverse interpretazioni: c’è chi preferisce non utilizzare il peperoncino, chi fa rosolare il guanciale nel suo stesso grasso senza aggiungere olio e chi non sfuma con il vino. Non vi resta che decidere se seguire la ricetta di Amatrice o la vostra creatività.

    Amatriciana: origine e curiosità

    Una volta chiariti tutti i dubbi sulla ricetta originale dell’amatriciana, possiamo passare ad alcune curiosità sulla sua origine.
    Lo sapevate che l’amatriciana è nata in bianco? Solo verso la fine del 1700, con l’arrivo del pomodoro, si tinge di rosso. Ne parla per la prima volta il cuoco Francesco Leonardi nel suo Apicio Moderno (1790), spiegando come l’amatriciana sia l’evoluzione della gricia con l’aggiunta del pomodoro.

    Fino al 1927 Amatrice faceva parte della provincia dell’Aquila, quindi l’amatriciana non è propriamente una ricetta della cucina romana. Furono i pastori, con i loro spostamenti stagionali legati alla transumanza, a portare questo piatto verso le campagne romane. Pare che la sua diffusione definitiva fu sancita dall’emigrazione degli amatriciani a Roma a causa della crisi della pastorizia e il loro conseguente impiego nella ristorazione. Il resto è tutto merito della bontà del sugo, che l’ha reso popolare a partire dall’Ottocento e trasformata in un classico intramontabile.

    Proudly powered by WordPress