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i 10 errori più comuni

i 10 errori più comuni

Giovedì gnocchi, ma perché non anche tutti gli altri giorni della settimana? Fatti in casa sono anche più buoni

La pasta fatta in casa ha tutto un altro sapore, c’è poco da fare.
Soprattutto quando si parla di gnocchi, comprarli già pronti è un vero peccato, perché prepararli è davvero semplice.

Patate e farina e il gioco è fatto!

Certo, però, l’errore è sempre dietro l’angolo e sbagliare è umano.
Abbiamo elencato per voi i 10 errori più comuni che si commettono durante la preparazione degli gnocchi.

Qualche consiglio in più

Sapete che gli gnocchi si possono anche friggere? Diventano un finger food originale e molto goloso.

Se volete che il condimento penetri bene negli gnocchi rigateli con una forchetta

Per riciclare degli gnocchi avanzati già conditi, aggiungete un po’ di parmigiano e mozzarella e passateli in forno.

Molise: mappa enogastronomica – La Cucina Italiana

Molise: mappa enogastronomica - La Cucina Italiana

Il Molise non esiste, si dice scherzando. Ma quando ci vai ti accorgi che, per varietà di colori, di cibi e per il suo spettacolo naturale, è infinitamente grande

Un modo di dire diffuso recita «Il Molise non esiste». Sarà perché la sua superficie è quasi la metà delle province italiane più grandi, sarà perché l’intera regione ha meno abitanti di Bari o di Catania. Eppure il Molise c’è e ha anche molto da dire, specialmente dal punto di vista gastronomico. Stretto fra mare e montagna, ha una fortissima tradizione contadina e pastorale, ma fra trabucchi e spiagge dorate, non mancano i piatti di pesce. Una gastronomia che spazia dagli invitanti brodetti di pesce alle più rustiche paste con i fagioli, senza dimenticare l’infinita produzione casearia e i salumi tipici come la ventricina.

L’aperitivo in Molise, con lo Scattone

Come si comincia un pasto in Molise? Con un aperitivo tipico delle zone rurali dell’Alto Molise, lo Scattone, che come dicono i locali «apre lo stomaco»: una mestolata della pasta in cottura nella pentola, acqua compresa, un bicchiere di vino rosso e un pizzico di peperoncino. Si contendono la paternità di questa singolare entrée i paesi di Poggio Sannita, Bagnoli del Trigno e Torella del Sannio, ma è solo in quest’ultimo che ad agosto si tiene la sagra dedicata allo Scattone.

L’antipasto: sua maestà il maiale

Passiamo quindi all’antipasto, dove non può certamente mancare la carrellata di salumi e formaggi tipici del Molise. Cominciamo, allora, dai salumi, dei quali la ventricina è il più famoso: una specie di soppressata molto piccante, che proviene specialmente dalla provincia di Campobasso e che vede Montenero di Bisaccia come capofila dei paesi che ne vantano la paternità. Un salume che si prepara con le parti nobili del maiale, insaccate nel ventre dell’animale (da cui viene il nome) e profumate con finocchietto selvatico, polvere di peperone e pepe. Non mancano poi le varianti regionali della soppressata, nonché un altro salume per ricchi che si chiama Signora di Conca Casale, una specie di salamella che prende il nome da un comune di 200 abitanti sopra Venafro, caratterizzata dal fatto che nell’impasto ci va perfino il filetto. Dal ricco al povero, con il grasso di scarto, invece, si preparano i cicoli, che altrove sono noti come ciccioli, e che vanno inevitabilmente a insaporire la Pizza coi cicoli, una focaccia che non manca mai nelle campagne molisane.

Il carrello dei formaggi

La produzione casearia è probabilmente la tipicità più nota del Molise e in particolare dell’Alto Molise, terra di pastorizia e transumanza. Nella discesa verso la Puglia, non c’è passaggio per il Molise che non sia caratterizzato da una sosta tecnica per approvvigionarsi delle sue meraviglie, come il caciocavallo di Agnone, la stracciata, la manteca, le scamorze o le mozzarelle. Praticamente in montagna, fra Agnone, la città delle campane, Capracotta e Vastogirardi, si produce uno dei migliori caciocavalli del Centrosud. La piccantezza è data dal grado di stagionatura e i molisani amano mangiarlo grigliato. Ugualmente, se sentite un molisano, anche le varie scamorze e trecce (la forma rispecchia la fantasia del casaro) aspettano solo la griglia. Sempre nella stessa zona si produce la stracciata, che prende il nome proprio dall’atto di stracciare la pasta filata per dare la forma a questo formaggio, che va consumato subito, oppure dopo qualche giorno, quando diventa spalmabile. Un’altra chicca, tipica di queste zone, è l’arte di nascondere tesori nell’impasto di una scamorza: questo vale sia per la manteca che per il cacio-salame. La prima serviva per consentire ai pastori di portare il burro salato nella transumanza e utilizzarlo per cucinare all’aperto, la seconda è una tradizione più recente, nata dalla necessità degli emigranti di nascondere i salumi in un formaggio, che sarebbe passato più facilmente alla dogana.

Termoli, Molise.
Termoli, Molise.

Mare vs montagna: brodetto vs sagne ai fagioli

Come ogni cucina povera, ma ricchissima di sapori, che si rispetti nella tradizione molisana ci sono piatti che possono facilmente essere definiti piatti unici. Uno di questi è il Brodetto alla termolese, chiamato in lingua locale “U bredette”. È il piatto povero dei pescatori, che ritornati dalla pesca infilavano in un pentolone tutti i pesci meno di valore, quelli troppo piccoli o quelli meno commerciabili. Non va dimenticato che il Molise, come le confinanti regioni Abruzzo e Puglia, è terra di Trabucchi, quindi la pesca si faceva tradizionalmente non solo in mare, ma anche a terra. Minimo 2-3 chilogrammi la dose di pesce consigliata per cucinare questo piatto. Dalle Marche in giù, la tradizione del brodetto è comune a tutti i paesi affacciati sull’Adriatico, tuttavia quello molisano si distingue per l’aggiunta di un ingrediente in più: il peperone verde, che conferisce alla zuppa un sapore unico. In montagna, invece, dominano piatti più agresti, le paste fatte in casa come le sagne, che sono una specie di maltagliati che si sposano perfettamente con i fagioli e che vengono rigorosamente cotti nella pignata, cioè nella pentola di coccio. Altro piatto immancabile dell’Alto Molise è il ragù di agnello o di capretto, che va a braccetto con i fusilli fatti in casa, un formato che a quanto pare è proprio nelle montagne dell’Alto Molise che trae origine. Ad Agnone durante le feste di Natale si mangia la tradizionale Zuppa alla Santè: in una zuppiera si versa abbondante brodo di gallina, in cui si lasciano galleggiare una serie di ingredienti, che vanno dalle polpettine di carne di manzo a quelle di di formaggio, dai pezzetti di caciocavallo stagionato, al pane passato nell’uovo sbattuto e tostato, ma anche pezzettini di pizza fatta di formaggi e uovo. In occasione del martedì grasso, a Scapoli ogni anno si tiene una sagra dedicata ai Ravioli scapolesi, una prelibata pasta ripiena in cui si uniscono alcune fra le migliori produzioni della zona: la ricotta di pecora, salsicce e pancetta, le verdure invernali come la bieta. Il tutto va poi condito con un saporito sugo di capretto. Altri formati di pasta tipici sono i cavatelli, che a Montenero di Bisaccia si chiamano Cuzzutilli e si mangiano con la ventricina, ma anche i Maccheroni crioli, una specie di spaghetti alla chitarra che prendono il nome dai lacci delle scarpe dei pastori. Questi ultimi sono particolarmente adatti per esser mangiati con il tartufo molisano. Non tutti sanno infatti che questa piccola regione del Centrosud è una delle maggiori produttrici nazionali di tartufo.

Per chiudere: confetti e ostie ripiene

Le ostie ripiene sono un dolce che accomuna Molise e Puglia, tuttavia quelle di Agnone hanno un aspetto del tutto particolare, grazie al particolare ferro che si utilizza per formare le ostie e che si vende praticamente solo nel paese delle campane. Il ripieno è un gustoso caramello croccante reso più scuro da un pizzico di cacao e impreziosito dalle mandorle tostate. Anche se è più nota la produzione del vicino Abruzzo, anche il Molise è famoso per i suoi confetti. È a Isernia, infatti, che si trova Papa, una delle più rinomate aziende che producono confetti e che si è recentemente specializzata anche nella produzione delle cioccolate.

Come conservare i salumi nel modo migliore perché non si ossidino

Come conservare i salumi nel modo migliore perché non si ossidino

I suggerimenti e i consigli per conservare al meglio i salumi, sia interi sia affettati, perché non perdano gli aromi e i profumi e mantengano intatte le proprie caratteristiche organolettiche

Sempre stuzzicanti, i salumi sono una proposta facile e veloce per queste giornate ancora estive, quando, tornati dalle ferie, non si ha voglia di stare troppo ai fornelli. E quindi i piatti freddi sono perfetti e si preparano in poco tempo. Ma quando i salumi avanzano, come fare per conservarli? Spesso si finisce per buttarli via perché non si sa come mantenerli freschi e pieni di gusto. O si lasciano giorni in frigo sino a che diventano immangiabili. Qui di seguito alcuni suggerimenti per poterli gustare al meglio anche qualche giorno dopo averli acquistati.

I salumi interi

Se acquistate salumi interi, dovreste conservarli appesi in una cantina o in una parte della casa che resti fresca, lasciando la parte finale tagliata avvolta da una piccola garza, senza che appoggi su alcuna superficie, per evitare il formarsi di muffe o macchie di umidità. Ogni volta che li affettate, abbiate cura di eliminare la prima fetta, facilmente ossidata, e poi ricoprite la superficie con una nuova garza o con un tovagliolo di cotone, legato con un filo di spago alimentare. Appendeteli a testa in giù e ripetete questa procedura sino a che non avrete terminato il salume.

Conservare i prosciutti affettati

Quando acquistate dell’affettato fresco, l’ideale sarebbe prenderne il giusto quantitativo perché non avanzi. In caso contrario, lasciatelo ben avvolto nella sua confezione, sigillandola con le mani, perché la stagnola aderisca bene e l’aria non penetri, ossidandolo. Una seconda opzione potrebbe essere quella di porlo in un contenitore a chiusura ermetica. Posizionate il contenitore nella parte più alta del frigorifero, quella più fresca. Il cambiamento di colore è il segno più evidente della perdita di freschezza del salume.

conservare i salumi

I salumi che si conservano meglio

I salumi non si conservano tutti allo stesso modo. Per quelli affettati il tempo massimo è di tre giorni, per quelli sottovuoto è la data impressa sulla confezione, se integra. Oggi ci sono in commercio diverse macchine per creare il sottovuoto, facili, poco costose e sicure da utilizzare anche in ambito domestico. In generale comunque, si mantengono meglio, senza perdere aromi e gusto, i salumi più stagionati rispetto a quelli freschi. In tutti i casi, vietato congelarli, perché ne andrebbero perdute tutte le caratteristiche organolettiche.

Nel tutorial qualche consiglio per una conservare i salumi al meglio

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