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Il coraggio e la determinazione degli edicolanti per garantire l’informazione in questo momento

Il coraggio e la determinazione degli edicolanti per garantire l'informazione in questo momento

Tra le attività di utilità sociale rimaste aperte in questo momento di emergenza, ci sono le edicole. Luoghi fondamentali per una funzione di servizio pubblico tramite la vendita dei quotidiani che informano i cittadini su quanto sta accadendo. Punti di riferimento che sopravvivono nell’era social come antidoto alle fake news e che svolgono quindi un servizio essenziale per la popolazione.

In questa situazione delicata, in cui il mondo si è fermato, l’informazione continua grazie a una filiera che lavora incessantemente: gli editori, i giornalisti, le tipografie, i distributori e gli edicolanti.

Delle oltre 25.000 edicole italiane, 22.000 sono rimaste operative. Dalle città ai piccoli paesi sono infatti tantissimi gli edicolanti che tengono aperte le loro attività, con tutte le precauzioni necessarie e spesso anche con l’ingegno che li spinge verso nuove modalità di vendita perchè convinti che l’informazione sia fondamentale.

Tra le tante storie di coraggio e determinazione c’è quella del milanese Andrea Carbini, un imprenditore appassionato di giornali, che insegue il sogno di rilanciare la vendita e la lettura della carta stampata. Questa sua passione lo ha portato a inventarsi una forma innovativa di vendita: l’Ape Edicola mobile. Qualche mese fa ha allestito il primo mezzo, iniziato a reclutare il personale e a muovere i primi passi. Scoppiata l’emergenza del Coronavirus non si è perso d’animo anzi, vista l’opportunità ma a corto di personale, si è messo lui alla guida: ogni giorno si alza alle 5 del mattino, carica l’Ape di giornali e gira per Milano a venderli. All’edicola mobile ha affiancato un servizio a domicilio per le persone anziane. Tra i tanti giornali ha distribuito anche centinaia di copie del numero di Vanity Fair #IoSonoMilano.

Tantissimi gli edicolanti che con coraggio e creatività hanno organizzato consegne a domicilio e si stanno adoperando per garantire il servizio ai cittadini; queste sono solo alcune delle moltissime storie.

Gaetano Larenza, contitolare di un’edicola a Sannazzaro, ha invece ideato un servizio a domicilio sullo “stile americano”: lancia il giornale sulla porta di casa dall’auto in corsa. Questo per guadagnare tempo nelle consegne, che cominciano alle 6 del mattino, e per evitare un eventuale contagio. Sulla stessa linea Lorenzo Armerighi che nella bergamasca consegna i giornali in scooter, e il titolare del bar tabacchi di Garenzago, Valerio Alò, che con la sua bicicletta consegna giornali a casa dei clienti. Poi ci sono Alessandra e Federica, le edicolanti di Garlasco che, oltre a tenere aperta la loro attività, portano spesa, farmaci e giornali alle persone in quarantena o che non possono uscire. Anche Massimiliano Gorrini, che gestisce un’edicola a Voghera insieme alla sua socia Emma Marinella, mantiene inalterati gli orari di apertura e aggiunge un servizio a domicilio per chi non può uscire. C’è poi la storia di Cinzia Renna, edicolante di Pavia che porta avanti l’attività aperta dal nonno nel 1954. Nonostante il mercato chiuso e le bancarelle assenti lei resiste, adottando tutte le precauzioni del caso, per i suoi clienti affezionati ma anche per quelli nuovi che vanno da lei per comprare un giornale e commentare le notizie.

Nella grande filiera dell’informazione è determinante anche il ruolo dei distributori che in questo momento stanno lanciando tante iniziative di solidarietà.

Sono tantissimi i distributori locali che stanno organizzando la consegna a domicilio ove possibile coinvolgendo le edicole di prossimità e nei casi in cui non ci siano punti vendita che possano fungere da appoggio, organizzando dei servizi dedicati; anche qui tracciarle tutte è impossibile, queste sono solo un esempio delle innumerevoli iniziative.

Lo Buono, Il distributore locale di Bari, sta lanciando l’iniziativa di un “servizio porta a porta” per la consegna a domicilio di quotidiani, periodici, bustine e pubblicazioni per bambini. I giornali saranno consegnati tutti i giorni al domicilio, entro le 10:30. Nessun costo aggiuntivo verrà applicato al cliente finale e i costi del servizio, saranno totalmente a carico del distributore. L’iniziativa è in collaborazione con le edicole e sono stati resi disponibili due numeri telefonici, un indirizzo mail e WhatsApp a cui inoltrare gli ordini. Verrà realizzata anche una “vetrina online”: un portale dell’informazione e dei servizi offerti ai cittadini, che potranno avere certezza di quello che è disponibile e in uscita presso le edicole.

Allo stesso modo si sta organizzando Testa Dora il distributore di Avellino, Benevento e Potenza che sta raccogliendo e compilando in un database, le adesioni delle edicole che sono disponibili a fare la consegna a domicilio, database che sarà accessibile tramite portale web dedicato e attraverso cui si potranno ordinare le pubblicazioni con consegna a domicilio. Anche i distributori di Bologna, di Alghero e Sassari e di Isernia-Campobasso-Cerignola hanno attivato un servizio di consegna a domicilio in collaborazione con gli edicolanti.

Anche il distributore di Eboli ha attivato un servizio analogo a quello di Bari, ma rivolto solo alle zone non coperte dalle edicole. C’è poi il distributore locale di Viareggio, Lucca e Pistoia che ha attivato a sue spese un’assicurazione, per una persona su ciascuna edicola, a tutela e copertura per eventuali spese conseguenti al contagio da Coronavirus.

Tante le attività di solidarietà e di sostegno a supporto di Condé Nast per cui, come per tutte le case editrici, il ruolo dei distributori, delle edicole e il contatto con i lettori è cruciale.

Tra gli altri, Giorgio Corno, titolare dell’Agenzia di distribuzione Dif di Bergamo ha organizzato a sue spese la distribuzione gratuita di 1.000 copie di Vanity Fair ai pazienti ricoverati e al personale sanitario dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Massimo Camponovo, Amministratore Delegato di Liguria Press, ha offerto a titolo gratuito l’esposizione delle locandine del numero #IOCISONO di Vanity Fair nella propria area distributiva e ha devoluto l’intero aggio di distribuzione del numero all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Ospedale a cui Condé Nast devolverà l’intero ricavato delle vendite in edicola del numero. Il Distributore Martini Dumas di Lucca-Pistoia e Versilia, ha ugualmente deciso di devolvere l’intero aggio di distribuzione all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Anche Esselunga a sostegno del numero #IOCISONO di Vanity Fair ha offerto a titolo gratuito espositori da terra interamente dedicati in 87 punti vendita, che rappresentano il 75% della rete vendita della catena.

Chapati, il pane non lievitato che vogliamo fare adesso

Chapati, il pane non lievitato che vogliamo fare adesso

La ricetta del pane senza lievito chapati, una preparazione indiana semplicissima che vi farà venire voglia di impastare

In questi giorni molti di noi stanno riscoprendo il piacere di impastare il pane non lievitato. Per esigenza, per sfida, per combattere la noia, per ambizione. Tutte le motivazioni sono valide e la buona notizia è che impastare è anche un ottimo antistress. Che ovviamente funziona anche se si tratta di impasti senza lievito, il grande assente dagli scaffali dei supermercati.
E tra tante ricette di pane senza lievito, oggi vi proponiamo quella del chapati, il pane non lievitato, di forma rotonda e schiacciata, tipico dell’area indiana del Punjab e del Pakistan.

Chapati, un pane non lievitato che viene dall’ India

La pasta, a base di farina finissima di frumento integrale e acqua, viene stesa in dischi molto sottili, di dimensioni variabili; questi si cuociono senza grassi in una piastra metallica leggermente incavata (thava), arroventata. Molto fragrante appena fatto, accompagna piatti asciutti e curry di verdure e di carne. Se posto a contatto con le braci, il chapati si gonfia e si trasforma nel phulka. La stessa pasta, spianata con il ghee (burro chiarificato), ripiegata più volte e poi fritta, diventa una specie di sfogliatina.

La ricetta del pane indiano chapati

Pane senza lievito indiano: gli ingredienti 

500 g farina integrale di frumento, 400 g acqua, un cucchiaino di sale

Come fare il pane senza lievito chapati

In una ciotola, setacciate la farina di frumento e iniziate a impastarla con l’acqua, lavorando un impasto molto morbido. Per idratare l’impasto e far assorbire bene l’acqua, gli indiani impastano il pane a pugni chiusi: facciamo come loro!
Procedete impastando, stendendo e impastando ancora a pugni chiusi finché non avrà assorbito bene l’acqua. A questo punto, aggiungete il sale e impastate ancora bene per mescolarlo all’impasto e ottenere un risultato omogeneo. Quando l’impasto del pane senza lievito risulterà liscio e sodo, formate una pallina e lasciatela riposare una ventina di minuti, coperta con un panno in cotone. Una volta trascorso questo tempo, dividete l’impasto in palline grandi come un mandarino e stendeteli aiutandovi con un mattarello infarinato. Date loro la classica forma rotonda, procedendo come fate abitualmente con le piadine.

La cottura del pane senza lievito chapati

La tradizione vuole che questo pane indiano venga cotto in padelle di ferro caldissime, ma se non ne abbiamo una possiamo tranquillamente usare una padella antiaderente ben calda. A questo punto cuocete rapidamente sui due lati girando il chapati non appena prende colore e forma le caratteristiche bolle. In India si usa passarlo sulla fiamma per aumentare le bolle, ma sconsigliamo questa operazione a chi è al suo primo chapati. Mettete da parte e mangiate quando è ancora tiepido, non è buonissimo?

» Polpette di pastina – Ricetta Polpette di pastina di Misya

Misya.info

Se state partendo da zero, cuocete la pastina nel brodo caldo e scolatela al dente (altrimenti partite semplicemente dalla pastina che già avete).

Lasciate raffreddare, quindi versatela in una ciotola ampia e aggiungete 2 uova, formaggio e pangrattato e amalgamate fino ad ottenere un composto uniforme.

Formate la polpette con le mani umide, disponendole man mano su carta forno.
Sbattete le 2 uova restanti con sale e pepe, quindi passate le polpettine prima nelle uova e poi nel pangrattato.

Cuocetele in padella in olio di semi già caldo, rigirandole per farle cuocere in maniera uniforme.

Man mano che sono cotte, scolatele su carta assorbente.
Le polpette di pastina sono pronte, servitele subito.

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