Tag: ricette di cucina italiana

Il risotto Sorriso del Monaco: la ricetta dello chef

Il risotto Sorriso del Monaco: la ricetta dello chef

Una ricetta speciale e facile da fare, regalo di uno chef che arriva da una magnifica terra

È nato e cresciuto a Procida, L’isola di Arturo raccontata da Elsa Morante nel suo best seller premio Strega 1957. Un romanzo di formazione che parla del “cosa farò da grande”.
E Gabriele Muro, 36 anni, una passione per il pesce azzurro e i limoni della sua terra, da grande ha fatto il cuoco. Gavetta con il “padre” della cucina vegetariana, Pietro Leemann ed esperienze oltre confine da Ramòn Freixa a Madrid e da Philippe Chevrier in Svizzera, Muro guida da pochi mesi con fantasia tutta campana il ristorante Adelaide del boutique-hotel Vilòn, nuovo 5 stelle lusso di Roma incastonato in un’ala di Palazzo Borghese, fra Campo Marzio e il Tevere.
Fiore all’occhiello, il patio esterno verdeggiante di felci e filodendri, che si prepara ad accogliere turisti e romani smaniosi di pranzare open air dopo settimane di distanziamento sociale.
Gabriele Muro definisce la sua cucina «gioiosa, colorata, sorprendente» e, nei suoi piatti, non mancano mai le materie prime e le eccellenze della Campania.

Per i lettori di “La Cucina Italiana” propone una ricetta dal nome beneaugurale: Sorriso del Monaco. Punto di partenza, il riso che con sorriso fa pure rima. Lo chef lo ha abbinato al Provolone del Monaco DOP (dalla mantella indossata dai pastori durante il tragitto che divideva i Monti Lattari da Napoli dove vendevano i loro prodotti nei mercati ed erano appunto assimilati ai monaci), ottenuto da latte vaccino crudo di razza Agerolese e a verdure di stagione come zucchine e fiori di zucca (e qui c’è l’omaggio di Muro a Roma, dove ha scelto di vivere e di lavorare). «Questo tipo di formaggio fa la differenza perché è a lunga stagionatura, minimo 6/9 mesi, ed è caratterizzato da un sapore deciso», sottolinea Muro.

La ricetta del risotto

Ingredienti per 4 persone

280 g di riso Carnaroli
300 g di zucchine romanesche
Un mazzo di fiori di zucca
200 g di Provolone del Monaco
Un cipollotto fresco
Un litro di brodo vegetale
100 g di burro
Un limone
Un mazzetto di menta
Uno spicchio di aglio
Sale e pepe q.b.

Procedimento

Sbollentare la metà delle zucchine in un infuso di acqua e menta, raffreddarle in acqua e ghiaccio e frullarle fino a ottenere una crema liscia. Tagliare a dadini piccolissimi il resto delle zucchine (in questo modo sono simili ai chicchi di riso) e saltarle rapidamente in un padellino antiaderente con olio e uno spicchio di aglio. Tostare il riso con una noce di burro, un pizzico di sale e il cipollotto tritato finemente, irrorare con il brodo vegetale caldo e continuare la cottura mantenendo il livello del brodo un dito sopra al riso, girando costantemente. A metà cottura aggiungere i fiori di zucca tagliati a julienne. Una volta al dente, lasciar riposare il riso un minuto fuori dal fuoco e mantecare con burro freddo (volendo si può aromatizzare con erbe e montare con l’aiuto di una frusta), Provolone del Monaco grattugiato, zeste di limone e pepe. Impiattare il risotto e decorare con le zucchine a dadini, la crema e i fiori di zucca.

Un brunch per la festa della mamma

Un brunch per la festa della mamma

Informale e molto intimo, il brunch è il modo più affettuoso (e divertente) per festeggiare a tavola tutte le mamme in questi giorni così particolari

Domenica 10 maggio sarà la festa della mamma e, siccome per quest’anno il pranzo nel suo ristorante preferito o la gita fuori porta proprio non si possono organizzare, perché non pensare di festeggiare questa ricorrenza organizzando un brunch a casa? A metà strada tra la colazione (breakfast) e il pranzo (lunch), è un modo per rendere questo giorno un po’ speciale e diverso, nonostante le restrizioni dovute al Coronavirus.

Come decorare la tavola del brunch per la festa della mamma

La tavola del brunch per la festa della mamma deve essere molto curata. Scegliete una tovaglia dai toni delicati, oppure optate per runner di lino, o se preferite, per tovagliette all’americana di tessuto o di paglietta. Sistemate le posate in un angolo, all’interno di un cestino, e accanto i piatti. Sull’altro lato del tavolo i bicchieri e i tovaglioli. Il resto dello spazio sarà occupato dai piatti da portata con tutti i manicaretti che avrete preparato. Ognuno si servirà da solo, scegliendo tra le varie portate. Se avete balconi fioriti con garofani o gardenie, oppure piante di rosmarino e salvia, gelsomino o meglio ancora roselline, non perdete tempo e tagliate un mazzetto aromatico da ogni piantina da unire ai fiori, che sistemerete insieme in piccoli vasetti o bicchierini, da disseminare per tutta la tavola. Daranno un tocco di colore e diffonderanno essenze per tutta la stanza, rendendo l’atmosfera ancora più intima e gioiosa.

Metà dolce, metà salato

Sulla tavola del brunch per la festa della mamma dovranno esserci i classici della tradizione, come muffin, pancake, torta di mele e crostata di fragole, insieme a toast farciti, uova e bacon, tramezzini e torte salate. Potete pensare a piccole tartine di pasta sfoglia con una mousse al tonno o al prosciutto, salmone marinato, involtini di pesce spada affumicato ripieni di zucchine in scapece, o insalate di farro, avocado e pomodori o riso venere, salmone e cetrioli. Il tutto accompagnato da un’atmosfera dolce e rilassata.

Tè, caffè, ma anche aperitivi

Per accompagnare i piatti, in tavola non possono mancare caffè, latte e tè, nero e verde, come preferite, insieme a succhi di frutta, spremute di arancia o centrifughe a base di zenzero, carota e kiwi o altre verdure di stagione. Per chi non può fare a meno dell’alcol, una bottiglia di vino bianco o cocktail a base di frutta come un Bellini, un Orange Daiquiri o un Gin Tropical. Serviti con tanto ghiaccio.

Nel tutorial qualche idea in più da portare in tavola

La biblioteca del lievito madre esiste davvero e si trova in Belgio

La biblioteca del lievito madre esiste davvero e si trova in Belgio

Sono oltre 125 gli esemplari provenienti da tutto il mondo conservati negli spazi del Center for Bread Flavour di Puratos. Ecco come visitarli anche in modo virtuale

Non soltanto cinema, scienze e arte contemporanea: anche sua maestà il lievito madre – per qualcuno sfida, per altri compagno fedele di questa lunga quarantena – può vantare un suo personalissimo museo. O meglio, una sorta di biblioteca, a tratti simile a una banca, realizzata e gestita da Puratos, azienda internazionale attiva nel settore della panificazione, della pasticceria e del cioccolato: lo spazio in questione sorge all’interno del Center for Bread Flavour di Sankt Vith, cittadina belga di 9mila abitanti sul confine con la Germania, e raccoglie oltre 125 tipologie di lieviti madre provenienti da 25 Paesi del mondo.

Foto: Puratos.

La biblioteca del lievito madre

Tutto ha inizio nel 2013, quando Puratos viene contattata da un panettiere siriano che chiede una sorta di “asilo politico” per il suo amato lievito madre: i suoi figli, eredi dell’attività familiare specializzata in biscotti di farina di ceci, hanno deciso di sostituirlo con un meno impegnativo lievito industriale, ma lui vuole comunque lasciare al mondo una traccia tangibile del suo prezioso alleato di panificazione. È qui che entra in scena Karl De Smedt, vero e proprio guru dell’argomento, che decide di avviare il progetto della Biblioteca del Lievito Madre. «Viaggiando per il mondo, Karl De Smedt aveva potuto già scoprire quanto i lieviti madre delle diverse aree geografiche fossero diversi tra loro», ci racconta Laura Cafasso, digital marketing & communication specialist di Puratos Italia. «Da qui la decisione di lanciare sul web l’iniziativa Quest for Sourdough: attraverso questo portale ogni panificatore avrebbe avuto la possibilità di candidare il proprio lievito madre per un posto stabile nell’archivio che Puratos stava costruendo in Belgio. Un qualcosa di molto simile alla Banca dei Semi delle Svalbard, in Norvegia, dove gli esemplari più preziosi di semenze vengono custoditi per essere protetti e tramandati alle generazioni future».
Le candidature avanzate attraverso la piattaforma web sono state così vagliate da De Smedt e dagli esperti dell’azienda: ogni lievito madre selezionato, perché giudicato come distintivo di una produzione degna di riconoscimento, è stato così prelevato attraverso uno speciale kit, analizzato a dovere e dunque inserito all’interno della biblioteca, con tanto di numero di riconoscimento e cerimonia di ingresso. Ad oggi, tutti i lieviti naturali presenti nel complesso di Sankt Vith sono mantenuti in condizioni ottimali in frigoriferi a 4°C, e vengono rinfrescati regolarmente con la farina originale con cui sono stati prodotti, per ricreare le condizioni originali del panificio. Senza alcuna alterazione rispetto alla loro versione originaria.

Foto: Puratos.

Le storie dentro il lievito

Il primissimo lievito madre a fare il proprio ingresso nella biblioteca belga è stato un esemplare italiano. Pugliese, per la precisione, utilizzato per la preparazione del celeberrimo pane di Altamura e alimentato con farina di grano duro. Ma le storie racchiuse nei frigoriferi di Sankt Vith sono davvero le più disparate, come racconta anche il New York Times: c’è il numero 100, giapponese, prodotto a partire dal sakè di riso; o il numero 72, messicano, costantemente alimentato con un mix a base di uova, lime e birra. Ma troviamo anche un originalissimo lievito madre canadese, il 106, in arrivo direttamente dalla fine dell’Ottocento e dalle storie di quei cercatori d’oro che giravano il continente nordamericano armati solo di speranza e di qualche provvista di sussistenza. Insomma, gli esemplari conservati nella Biblioteca del Lievito Madre di Puratos si presentano a tutti gli effetti come un album in barattoli a cavallo tra storia e tradizioni. «Il nostro spazio può ovviamente essere visitato di persona, contattando l’azienda e concordando il proprio appuntamento, ma in questo momento, a causa dell’emergenza sanitaria, è tutto rimandato», prosegue Laura Cafasso. «Per tutti gli appassionati che in queste settimane volessero approfondire le proprie conoscenze, però, è disponibile una visita virtuale molto dettagliata, con numerose testimonianze e svariati contributi video». Un modo prezioso, insomma, per ampliare le abilità apprese durante questa quarantena trascorsa tra forni e fornelli, che ci ha visti tutti quanti – almeno una volta – indossare orgogliosamente il grembiule del panificatore.

Foto: Puratos.

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