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Ricetta Rapa rossa, salsa di mandorle, prezzemolo e aceto balsamico

Ricetta Rapa rossa, salsa di mandorle, prezzemolo e aceto balsamico
  • 1 Kg sale grosso
  • 500 g rape rosse fresche
  • 100 g mandorle pelate
  • prezzemolo
  • aceto balsamico
  • succo di limone
  • olio extravergine di oliva
  • sale fino

Mettete le rape rosse in una pentola e copritele completamente con sale grosso. Cuocetele in forno a 160 °C per 2 ore e 30 minuti. Toglietele infine dal sale, fatele raffreddare e sbucciatele.
Mettete a bagno le mandorle in abbondante acqua per circa 24 ore. Scolatele e frullatele con un frullatore elettrico, aggiungendo 50 g di acqua, finché non otterrete una salsa omogenea e liscia. Conditela con il succo di limone e un pizzico di sale.
Tagliate le rape a dadi, conditele con l’aceto balsamico, un filo di olio, sale e prezzemolo.
Servitele con la salsa di mandorle.

» Piadifrittata – Ricetta Piadifrittata di Misya

Misya.info

Mettete in una ciotola uova, formaggio, basilico spezzettato e un pizzico di sale e sbattete con una forchetta.

Imburrate leggermente una padella antiaderente grande abbastanza da contenere una piadina.
Poggiate una delle piadine sul fondo della padella, versateci sopra le uova sbattute, fate rapprendere per 1 minuto con il coperchio, quindi poggiate la seconda piadina sopra le uova, aggiungete una noce di burro e continuate la cottura a fiamma medio-bassa.
Quando la piadina sul fondo sarà ben dorata e l’uovo rappreso, rivoltate delicatamente la piadifrittata, in modo da far dorare anche il secondo lato.

La piadifrittata è pronta: servitela calda, tiepida o anche fredda, se preferite.

Le 10 cose che non possono mancare a San Silvestro

Le 10 cose che non possono mancare a San Silvestro

Questa volta non c’è scelta: gli italiani attenderanno a casa il nuovo anno, pronti a stappare milioni di bottiglie per un 2021 che si spera ben diverso. Ecco gli ultimissimi consigli per chi organizza una cena (per pochi, ovvio) e vuole fare bella figura.

Sembra impossibile, ma l’anno scorso poco meno di 10 milioni di italiani festeggiò il passaggio dal 2019 al 2020 fuori casa, in locali di ogni ordine e grado. Quest’anno – purtroppo – il dubbio se stare tra le mura domestiche e uscire non si pone. Tutti in salotto (in numero ridotto, se si rispettano le raccomandazioni) per una cena dal sapore antico. Se vogliamo sarà decisamente più semplice per i padroni di casa e per chi si vanta di doti culinarie sopra la media: quando c’erano tanti ospiti, il problema dello spazio e il rischio di figuracce erano sempre in agguato. Restano fondamentali invece gli aspetti ambientali: la mise en place, la musica (sempre trascurata, invece ha senso scegliere bene la colonna sonora per un evento anche casalingo), i tempi di servizio.

Vince la tradizione

E poi c’è il menu. Se a Natale è proibito fare deviazioni dalla rotta, a San Silvestro non si viaggia comunque con la fantasia – parliamo sempre di cenoni in casa – a meno di ospitare una compagnia di gourmet. Magari si può pensare a qualche “cosina” etnica (funzionano molto, nei finger food, dove peraltro uno sceglie), scontato pensare a una portata principale e tanti sfizi – da gustare senza posate – nel caso non ci sieda a tavola. La certezza di avere ospiti vegetariani (o vegani) non deve costringere gli altri a rinunciare alle proprie passioni, ma è anche vero che si può pensare a proposte verdi di stagione: lasagne di carciofi, i funghi in varie ricette, delle crudités. Quanto alla tradizione vince sempre e comunque, mixando italianità pura con i prodotti d’importazione (salmone, ostriche e anche foie gras, che sarà pure in calo, ma ha ancora tanti fan), non più miti come negli anni 70, ma spesso consumati dalla massa solo durante le festività.

Bere bene

Infine la cantina, dove grazie all’e-commerce oggi c’è veramente l’infinito a disposizione: da un rosso argentino a un bianco neozelandese. Per non parlare dell’enorme offerta di buoni vini italiani, spesso a prezzi sorprendenti sapendo scegliere bene. Ma una volta di più, è questione di gusti quindi fate voi. Sarà anche vero che a San Silvestro si stappano dieci bottiglie di spumante italiano (prosecco, Franciacorta, metodo classico…) contro una di champagne, però mai come in questi anni è cresciuto il consumo delle bollicine d’importazione che si aprono nel 70 per cento dei casi durante le festività.

E ora i nostri dieci consigli, prima di un brindisi e un mare di auguri.

Il ritorno delle tartine

Non se n’erano mai andate in verità: ma si assiste a un clamoroso remake della tradizione anche per l’aperitivo, che peraltro ha ritrovato nel vermouth un elemento fondamentale. Quindi via libera ai quadratini di pane rustico, integrale, ai cereali, in cassetta a sostenere cose buone, perfette come il salmone, il caprino o la feta, persino una fettina di salame.

Vai di shaker

In tempi di mixology imperante e food pairing (ma quello destinatelo ad altre situazioni), il ruolo del barman di casa è creare l’apertura giusta. Spazio ai classici, senza esagerare con l’alcol – visto che si berrà parecchio dopo – e magari l’idea di utilizzare le abbondanti bollicine per un Martini Cocktail, un Mimosa fruttato o uno Spritz raffinato con un metodo classico o lo champagne al posto del solito prosecco.

L’ostrica con il tocco in più

A parte chi ne consuma decine non appena le trova, l’italiano medio non è fissato con le ostriche, ma metterle in tavola o su un buffet a San Silvestro resta certezza di piacere. Non male gustarle con un goccio di limone e del pepe macinato, meglio ancora con lo scalogno marinato “alla francese”. Chi le ama sa che si gode molto di più accompagnandole con un Muscadet (o un Lugana) rispetto a una bollicina.

La cantina aperta al mondo

A proposito di vini, è evidente che si preparano quelli più adatti ai piatti. Quindi, seguendo la tradizione, non si deroga da una buona scorta di bianchi e bollicine. Ma non ha senso trascurare i rossi, anche se mancano portate di carne, per ragioni di ospitalità e perché ne esistono di leggeri. È l’occasione giusta per stupire anche con etichette di paesi lontani: Cile, Argentina, Australia, Nuova Zelanda…

Lo spaghetto non tradisce mai

La pasta ripiena è sempre apprezzata, però quasi tutti l’hanno mangiata a Natale. Il risotto ha un tasso intrinseco di raffinatezza, ma richiede mano esperta. L’intramontabile spaghetto unisce il Paese dalle Alpi a Lampedusa e per tradizione si abbina a pesce o crostacei. E sarebbe cosa buona e giusta, una volta tanto, fare una spesa sopra la media di “fresco” per una delle portate fondamentali.

I cibi portafortuna

A dire il vero sono così tanti – nel mondo – che c’è da dubitarne dell’efficacia. Dai legumi ai dolci (tipo il marzapane), dal maiale al peperoncino a un sacco di frutta: quella secca, la melagrana e soprattutto l’uva. Secondo la tradizione popolare, è necessario mangiarne almeno dodici acini, uno per ogni mese del nuovo anno, per garantirsi prosperità e sorte propizia. Proviamoci, mai come questa volta.

Viva la Veneziana

Vista la mania del momento, facilmente le case italiane avranno ancora una scorta di panettoni (artigianali e industriali) che faranno capolino al cenone. In realtà, la tradizione – lombarda in primis – vuole che cedano il posto alla più ricca Veneziana, dall’impasto soffice, con i canditi e ricoperta da una glassa croccante di nocciole e mandorle. Comunque, un lievitato a tavola ci deve essere sempre e comunque.

Effetto sorpresa

Seguendo le rotte della tradizione, non è facile stupire con un piatto. Però, però… a volte bisogna pensare al contorno. Ed ecco che una sfera di cioccolata (o di vari cioccolati, ancora meglio), disponibile in una gelateria artigianale, con una piccola stellina pirotecnica renderà di buon umore.

Bollicine: attenti alla temperatura

Che si scelga, per San Silvestro, uno degli innumerevoli prosecco o uno dei metodi classici che in ogni regione spuntano come funghi (i più famosi sono il Franciacorta e il TrentoDoc), mai dimenticare che vanno stappati come si deve e a una temperatura corretta: 8-10 gradi per la prima tipologia, sino a 12 gradi per la seconda, se si tratta di millesimati. Anche per lo champagne mai andare sopra i 10 gradi e mai sotto gli 8.

E dopo la mezzanotte…

È un rito goloso, che unisce all’abbondanza dell’italianissimo cotechino il significato potente del primo legume coltivato nella storia, pare già 5mila anni fa. La presenza fissa della lenticchia dopo la mezzanotte del 31 dicembre si deve invece ai Romani che la consideravano come un investimento per i mesi a venire e ne regalavano una borsa. Alternativa al cotechino: il più calorico zampone. Auguroni.

 

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