Tag: ricette dolci bimby

» Torta di ciliegie in padella

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Innanzitutto lavate le ciliegie, asciugatele, denocciolatele, mettetele in una ciotola con i 2 cucchiai di zucchero e buccia e succo di limone e lasciatele da parte.

Nel frattempo che le ciliegie si insaporiscono, montate le uova con lo zucchero bianco e lo zucchero di canna, quindi unite prima l’olio e poi la farina setacciata con il lievito.

Imburrate una padella (io ne ho usata una da 28 cm, voi se volete un dolce più alto potete usarne una da 26 cm e allungare un pochino i tempi di cottura) e mettete un po’ di carta forno sul fondo, quindi versate il composto e distribuite le ciliegie in maniera uniforme.
Chiudete con coperchio e, a fuoco basso, cuocete per circa 25-30 minuti.

Una volta trascorso il tempo di cottura (fate la prova stecchino: il dolce dovrebbe risultare quasi completamente cotto), con un po’ di cautela girate la torta (potete aiutarvi con un piatto, un coperchio o un paio di spatole) e fate cuocere anche il secondo lato per 5-6 minuti.

La torta di ciliegie in padella è pronta: lasciatela raffreddare completamente, quindi decorate con zucchero a velo e servite.

il bar del Maxxi riparte dalla cultura

il bar del Maxxi riparte dalla cultura

Medïterraneo, il bar ristorante del museo di arte contemporanea progettato da Zaha Hadid, si candida ad essere il locale più cool dell’estate romana

Metti una sera al museo di arte contemporanea, seguita da un aperitivo e una cena all’aria aperta, magari protetti da un igloo di bambù. Tutto questo è possibile a Roma, dove la serata può spostarsi fra le sale del Maxxi, la cui struttura progettata da Zaha Hadid vale già da sola la visita, e il bar ristorante Medïterraneo, che dopo la riapertura post lockdown ha una nuova accattivante veste di spazio culturale.

Non che la visita al museo sia obbligatoria per accedere al bar, tuttavia l’intero progetto va esattamente nella direzione di unire la cultura al piacere di un drink o di una cena fusion: dall’arte all’architettura e al design, dal food & drink alla musica. Il tutto nel magnifico contesto del ristorante-giardino che guarda alla struttura avveniristica progettata da Zaha Hadid, dove lo spazio non manca per collocare i tavoli ben distanziati, oltre ai meravigliosi salottini protetti dalle curiose Homy. Si tratta di strutture di bambù a forma di cupola che ricordano gli igloo, frutto del design dell’azienda toscana Bambuseto, e fatte con bambù proveniente da un bosco della Versilia. Ogni Homy ha un diametro di 5 metri e ospita tra tavolini e sedute fino a 4/5 persone, perfettamente distanziate. Inoltre le Homy sono autonome anche per preparare dei drink fai da te. All’interno delle Homy, infatti, su ogni tavolo saranno presenti i kit con tutta la selezione da bere, così il cliente avrà tutto l’occorrente per prepararsi il drink in autonomia, senza bisogno di ordinare, eccetto il ghiaccio che viene rifornito dai runner a disposizione per il servizio del tavolo.

Un progetto capitanato dal giovane imprenditore romano Giorgio Cantagallo, che ha affiancato alle forze già ben rodate della cucina e del bar del Medïterraneo l’esperienza in campo food di Palmerie Parioli (ristorante molto apprezzato in zona Parioli), che ha portato il suo angolo sushi nel giardino di Medïterraneo; la drink list fai da te delle Homy studiata dai bartender di Spirito e il gelato del Food Truck vintage di Verde Pistacchio. Per la stagione estiva 2020 Medïterraneo ha lavorato a un menu che spazia da un capo all’altro del Mediterraneo, con piatti accattivanti, legati alla stagionalità e molto confort, oltre alle dolcezze della pastry chef Irene Tolomei, finalista della sesta edizione di Bake Off Italia. Anche il reparto drink è molto ben rappresentato: a parte i kit fai da te per le Homy, la drink list studiata dai barman del locale spazia fra i cocktail più celebri, rielaborandoli per renderli più freschi ed estivi.

Naturalmente, grande attenzione alle misure anti Covid. Agli ampi spazi di cui si diceva, che consentono un distanziamento efficace, si aggiungono tutte le misure previste dai protocolli: dalla sanificazione giornaliera alla misurazione della temperatura sia del personale che della clientela, passando per i menu digitali, scaricabili sui cellulari attraverso i QR Code che si trovano su ogni tavolo.

Agriristoro a Milano, da T’imo pranzo aromatico in cascina

Agriristoro a Milano, da T'imo pranzo aromatico in cascina

Il primo agriristoro di Milano si chiama T’imo, si trova all’interno di Cascina Sant’Ambrogio ed è perfetto per un pranzo (aromatico) in compagnia degli amici

Tra l’Ortica e Forlanini, da qualche giorno è nato T’imo. Il primo agriristoro di Milano si trova all’interno della fattoria urbana di CasciNet, nel quartiere Cavriana. I palazzi a specchio in stile anni 80 rimangono sullo sfondo insieme al gasometro, simboli del passato di una città lontana dal centro, ma altamente produttiva, sotto i quali oggi invece dominano il verde e i rumori della campagna. Perché agriristoro non un bar o un ristorante? Perché è un posto dove non si va solo per mangiare, ma anche per ristorarsi, riposarsi, rilassarsi. E perché quello che si assaggia viene in parte prodotto nella Food Forest che circonda Cascina Sant’Ambrogio, soprattutto le erbe aromatiche, le stesse che risuonano nel nome.

Agriristoro in città perfetto per un pranzo con gli amici

Man mano che si “segue il sentiero”, si ha la sensazione di essere arrivati a casa di amici o di essere capitati nel bel mezzo di una festa contadina, di quelle che forse non si trovano più così facilmente neanche in campagna. Se vi sentite persi, fatevi guidare dalla musica. Se dovete decidere come andare, scegliete la bicicletta: il piacere di sedersi all’ombra di un fico sarà maggiore. Se siete amanti dello yoga, programmate la vostra visita in concomitanza con una delle tante attività che popolano il calendario estivo. Se ricongiungervi con degli amici che non vedete da tanto tempo questo è il posto ideale per una bella tavolata.

Cos’è una Food Forest (e perché è importante saperlo)?

Se vi siete chiesti cos’è una Food Forest, la risposta è più semplice di quanto si possa immaginare: si tratta di un ecosistema di alberi, arbusti da piccoli frutti, erbe officinali, acqua, api, insetti, piccole strutture realizzate con materiali naturali. Un bosco sviluppato seguendo i principi della permacultura che i ragazzi di CasciNet hanno scelto come opzione per rigenerare uno spazio semi-abbandonato della città.

Agriristoro, per CasciNet T’imo punto d’arrivo e non di partenza

CasciNet nasce infatti come associazione senza scopo di lucro per generare un ambiente in cui cultura, comunità e agricoltura siano in sinergia. Al fianco dell’associazione è stata poi costituita anche la Società agricola di Impresa Sociale. L’agriristoro è l’esito di un percorso che non aveva come obiettivo l’inaugurazione di un locale, ma il desiderio di costruire per Milano un punto di incontro con profonde radici storiche (anche se può sembrare strano, Milano è sempre stata una città fortemente votata all’agricoltura e oggi è il secondo comune agricolo d’Italia dopo Roma). Le persone che ne fanno parte si stanno prendendo cura dell’edificio e del suo circondario da ormai diversi anni. Tra i vari progetti, oltre alla Food Forest e l’Agriristoro ci sono anche una community garden di ortisti, l’Asilo nel Bosco e un apiario condiviso.

T’imo in Cascina Sant’Ambrogio

Da monastero a cascina agricola, la Cascina Sant’Ambrogio ha una storia millenaria. Nel tempo ha ospitato monache e agricoltori, famiglie e migranti. Mai abbandonata, agli inizi del 2000 le attività agricole si erano interrotte e la cascina ha iniziato a soffrire la mancanza di energia nuova così, nel maggio 2012, dieci giovani milanesi, tra cui il nipote di uno storico abitante, hanno iniziato a ripulire ed aprire al pubblico gli spazi cascinali: l’aia, il porticato, l’ex fienile. Gli stessi dove oggi si può venire a pranzo all’ombra di alcune vele issate a mo’ di ombrelloni o delle fronde degli alberi (dalle 12.00 alle 14.30). Dalle 18 alle 22.30 è il momento dell’aperitivo, tranne il venerdì perché quello è il giorno della cena sociale (al momento, per evitare assembramenti, è sempre necessario prenotare).

Il pranzo aromatico è servito

Da T’imo il pranzo aromatico è fatto con ingredienti stagionali e valorizzati dalla selezione di odori che arrivano direttamente dall’orto: santoreggia, santolina, levistico, timo arancio, dragoncello e tante altre. A comporre i piatti sarete voi, scegliendo un carboidrato (riso Carnaroli Classico della Cascina Battivacco), due verdure di stagione, e due proteine (c’è anche l’opzione vegetariana). All’aperitivo, insieme alla birra artigianale o ai cocktail si possono ordinare dei piattini misti con assaggi dell’orto e della fattoria oppure panini farciti fatti con un pane casereccio croccante fuori ma morbido dentro, perfetto per assorbire gli umori dei suoi ingredienti. A chi partecipa alla cena sociale (un “buon” modo per sostenere le attività di CasciNet) vengono proposti piatti vegetariani con verdure dell’azienda Agricola Vitalba o dei campi di Vettabbia coltivati direttamente dai soci. Per quanto riguarda le materie prime animali, ci tengono a far sapere che provengono esclusivamente da allevamenti etici.

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