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I pancakes di Gian Luca Forino: la ricetta

I pancakes di Gian Luca Forino: la ricetta

Una versione sia dolce che salata con #laricettadellochef (che in questo caso è pasticciere), con i consigli per un brunch all’aperto tutto a base di pancakes

Voglia di brunch in giardino o in terrazza? Si può fare tranquillamente un ottimo menu a tutto pancake con i consigli di Gian Luca Forino, pasticciere romano diventato famoso con il talent show Il più grande pasticciere, a cui partecipò quando era alla Portineria. Un bar pasticceria divenuto famoso fra le altre cose anche grazie all’appuntamento del brunch, che con i suoi squisiti pancakes attirava persone da tutta la città. «La ricetta è stata bilanciata per essere adatta sia a condimenti dolci che salati, tanto che uno dei nostri più grandi successi alla Portineria è stata la Pancakes week, in cui in menu si trovavano appunto solo pancakes in tutte le salse».

Forino ha qualche consiglio, a cominciare dalla cottura: «Tutti mi chiedono qual è il momento giusto per girarli e la risposta è semplice, appena iniziano a fare le bolle. È il momento di massima espansione del pancake». Poi il servizio, da mangiare caldi o freddi? «Nessuno dei due, la temperatura di servizio ideale è appena tiepida, specie se va in accompagnamento a panna o crema, dal momento che se il pancake fosse eccessivamente caldo finirebbe per sciogliere le creme». E in merito a uno degli accompagnamenti più adatti ai pancakes, lo sciroppo d’acero, Forino consiglia di fare molta attenzione all’etichetta: «Nonostante sia un prodotto comunque molto caro, spesso viene venduto per sciroppo d’acero quello che di fatto è un succedaneo al sapore di sciroppo d’acero, mentre naturalmente il migliore è quello fatto con vera linfa». Per fare un litro di sciroppo d’acero ci vogliono ben 40 litri di linfa di acero, che dà quel colore ambrato perfetto allo sciroppo. Il vero sciroppo d’acero, aggiunge Forino, fa anche bene alla salute: è un dolcificante naturale ricco di proprietà e sostanze benefiche per il nostro organismo.

Infine qualche idea di condimento per i pancakes: «Uno dei più richiesti della Portineria era quello salato con uova strapazzate, bacon e sciroppo d’acero; fra i salati era una combinazione riuscitissima anche quella con formaggio fresco spalmabile, erba cipollina e salmone affumicato». Sul versante dolce, invece, Forino consiglia di provare con crema pasticcera e panna (la ricetta di seguito, con aggiunta di frutta fresca per guarnire e rinfrescare il palato). Per chi ama i frutti di bosco un abbinamento top è anche con panna montata, confettura di mirtilli e mirtilli freschi.

Ricetta: Pancake con crema pasticciera, panna montata, frutta fresca e sciroppo d’acero

Ingredienti

200 g farina
180 g uova (3pz)
2 g sale
7 g lievito in polvere
240 g latte
30 g olio di semi
4 g bicarbonato
30 g zucchero

Mettere in una ciotola farina, lievito, bicarbonato e sale, miscelare con una frusta aggiungendo latte, tuorlo d’uovo e olio. A parte montare gli albumi, da aggiungere all’ultimo quando il precedente composto è già perfettamente amalgamato.

Cuocere su una padella antiaderente, leggermente unta, un mestolino di impasto. Quando inizia a fare le bolle sulla superficie e la parte si è cotta lo giriamo e cuociamo brevemente anche dall’altro lato.

Crema pasticcera

250 g latte
150 g zucchero
150 g tuorlo
150 g panna
10g amido di riso
10 g amido di mais
1/2 bacca di vaniglia

Bollire insieme latte, panna e bacca di vaniglia, a parte creare un pastello con tuorlo, zucchero, amidi e i semi della bacca. Versare i liquidi sul pastello e riportare sul fuoco. Cuocere fino all’addensamento degli amidi (86°).

Il servizio perfetto

Intervallare gli strati di di pancake con la crema pasticciera e la frutta fresca. In cima guarnire con panna montata, frutta fresca di stagione e inondare di sciroppo d’acero.

» Frittata di quinoa – Ricetta Frittata di quinoa di Misya

Misya.info

Sciacquate la quinoa sotto abbondante acqua fredda, quindi mettetela in un pentolino con il doppio del peso di acqua leggermente salata, portate a bollore e fate quindi cuocere circa 12-15 minuti dal bollore.

Sbattete le uova in una ciotolina con sale e pepe.
Quando la quinoa sarà cotta, scolatela, fatela intiepidire e unitela alle uova, mescolando bene.
Foderiamo la teglia per la pizza

Rivestite lo stampo con carta forno e versateci dentro il composto, quindi cuocete per circa 30 minuti in forno ventilato preriscaldato a 180°C.
Nel frattempo pulite le verdure e tagliate zucchina e carota alla julienne e condite con un pizzico di sale e un goccino di olio.

Tirate fuori la frittata e conditela con le verdure, aggiungendo anche i pomodorini.

La frittata di quinoa è pronta, potete servirla calda, tiepida o anche fredda.

Mangiare macrobiotico, o meglio macrobioticamente

Mangiare macrobiotico, o meglio macrobioticamente

La macrobiotica non è fatta di tabù e divieti alimentari. È piuttosto una filosofia antica, molto più simile alla dieta mediterranea di quanto possiamo immaginare

Di regimi alimentari ce ne sono ormai in abbondanza. Da vegetariani e vegani, a fruttariani e crudisti e così via. La macrobiotica, invece, non è affatto così: non si tratta, infatti, né di una tribù alimentare con tabù e divieti, né tanto meno di una moda, quanto piuttosto di una filosofia antica, molto più simile alla dieta mediterranea di quanto si potrebbe pensare. Infatti, a differenza di ciò che molti erroneamente credono, nella macrobiotica non ci sono regole rigide come cibi consigliati o vietati (se non prodotti industriali come le merendine), quanto idee secolari che vedono l’uomo come parte di un sistema olistico, molto più ampio e globale (infatti macrobiotica vuol dire grande vita). Per questo si può mangiare tutto, poiché è il modo che rende un cibo macrobiotico o meno (da cui mangiare macrobioticamente). L’importante è farlo con un equilibrio tra quelle due forze primordiali e complementari che sono lo Yin e lo Yang. Quindi, vediamo realmente di che cosa si tratta al di là di falsi miti, errate credenze e infondati pregiudizi. Non vi preoccupate se vi restano dubbi sul tema: è nella natura stessa della macrobiotica essere aperta a innumerevoli interpretazioni, avere confini labili, senza divisioni troppo rigide o nette. Dunque, iniziamo a capire come e grazie a chi la macrobiotica si è diffusa in Italia.

Origine e diffusione della macrobiotica

Immaginatevi l’Italia del Dopoguerra e l’avvento della modernità, dove anche in cucina si voleva abbandonare e superare la tradizione, in vista dell’arrivo di novità come fast food, surgelati o alimenti confezionati. Quell’Italia dove si iniziava ad abbandonare il biologico ancora prima che questa parola esistesse e dove il cibo di qualità non era di certo, come oggi, una priorità. È in questo contesto che si affacciano le idee di Georges Ohsawa, già noto scrittore giapponese di filosofia, politica ed economia. Ammalatosi di tubercolosi, alla ricerca di cure diverse da quelle farmacologiche, approfondì il modello filosofico orientale ispirandosi alla religione Shinto, al Buddismo, ma soprattutto al Taoismo cinese. Scoprì così una verità molto semplice: «L’’alimentazione connette l’uomo all’universo perché i cibi stessi contengono le forze complementari del cambiamento, lo Yin e lo Yang, che si ridistribuiscono nel corpo umano, lo curano, e se in equilibrio, lo mantengono in salute. La salute quindi non può essere solo fisica o biologica, ma anche mentale e spirituale, perché lo spirito e la materia sono due aspetti della stessa realtà». Il desiderio di condividere con gli altri le sue scoperte, lo portò a divenire il primo grande divulgatore in Italia e in Europa delle teorie cinesi incentrate sulla salute e il benessere dell’uomo, in particolare della macrobiotica e della visione del cibo non solo come fonte di sostentamento, ma anche come medicina del corpo e dell’anima. La macrobiotica, dunque, ha origini orientali nella misura in cui il suo scopritore e portavoce è stato un giapponese, ma in realtà i suoi principi di base si intrecciano fortemente con qualcosa che, più o meno consapevolmente, esisteva già nella nostra tradizione: la dieta mediterranea, intesa come stile di vita, fatto di stagionalità, convivialità, frugalità ed equilibrio. Insomma, di tutto quello che ruota intorno al cibo in sé.

La filosofia di base

Secondo la macrobiotica non esiste una dieta che vada bene per tutti: gli alimenti vanno equilibrati sulla base di ogni singola persona, a seconda di vari fattori, come ad esempio dove vive, quanti anni ha, quanto movimento fisico fa, e così via. Non ci sono quindi prodotti vietati o consigliati in assoluto o, ancor peggio, una lista di alimenti “sì e no”, poiché è il modo con cui vengono prodotti, cucinati e combinati che rende un alimento macrobiotico o meno. Per questo è preferibile parlare di «mangiare macrobioticamente». Nella macrobiotica, infatti, si può mangiare tutto, proprio come previsto dalla piramide alimentare della dieta mediterranea: l’importante è farlo con un equilibrio tra le due forze yin e yang, presenti sia all’interno dei vari ingredienti, che nel modo in cui li prepariamo. Lo yin e lo yang sono due forze energetiche antagoniste, all’origine di molte filosofie orientali, che si attraggono e si completano, interconnesse e interdipendenti: una è di espansione (yin), l’altra di contrazione (yang). In realtà, però, non vanno pensate in modo troppo dicotomico come due categorie nette, rigide e divise, perché con la macrobiotica sarebbe solo fuorviante, visto che non esistono cibi che sono solo e sempre yin o yang. Tutto dipende da una serie di fattori, anche se la mente occidentale spesso di blocca nella comprensione di questa labilità.

Lo yin e yang

Tendenzialmente è yang tutto ciò che ha un energia contrattiva e discendente, come ad esempio il sale, il caglio dei formaggi, le uova o, tra le verdure, carote e daikon, che crescono sotto terra; la carne è yang, così come il pesce, anche se un po’ meno in quanto vive nell’acqua che invece è yin. È yin, infatti, tutto ciò che è espansione, che cresce verso l’esterno come pomodori, frutta, verdure a foglie verdi, zucchero (meglio se di canna) e olio, così come (quasi) tutti i liquidi. I cereali, invece, sono tra gli alimenti più equilibrati che ci sia, poiché sono contratti (quindi yang), ma con le spighe che crescono verso l’esterno (quindi yin). A questo proposito c’è da dire che, all’inizio della diffusione della macrobiotica, uno degli errori principali è stato quello di aver seguito una dieta quasi esclusivamente a base di cereali e legumi, riducendo o azzerando tutti gli altri alimenti. Questa interpretazione troppo rigida e assoluta (e quindi errata come tutte le estremizzazioni), ha creato molti danni, poiché il nostro corpo ha bisogno di mangiare un po’ di tutto. In realtà, è più semplice e spontaneo di quel che può sembrare: d’estate, infatti, non abbiamo forse naturalmente più voglia di qualcosa di yin, come cibi crudi o con cotture leggere, quali insalate o pomodori? E d’inverno, quando più freddo, non si è orientati verso prodotti con energia più yang, con cotture più lunghe come il brasato? Insomma, per tutti questi motivi è impossibile consigliare un menu macrobiotico o parlare di dieta macrobiotica, semplicemente perché non esiste. Esiste un mangiare macrobioticamente per cui possiamo mangiare di tutto in modo consapevole, cercando equilibrio nel modo di preparare e combinare il cibo con altri ingredienti. Infine, ma non per importanza, è fondamentale anche la masticazione che, come scrive Ohsawa, è la prima forma di digestione, che ci consente di assimilare meglio il cibo, e quindi una forma di autocontrollo e consapevolezza.

Non vi preoccupate se vi sembra di aver capito poco: si tratta di temi complessi, che vanno “assimilati”. Ma dopo poco scoprirete che mangiare equilibrato è molto più naturale di quel che si crede, sicuramente molto di più che vietarsi completamente degli alimenti o mettersi dei tabù. Infatti, se vi state chiedendo perché fare tutto questo, la risposta è semplice: perché la macrobiotica, se non portata agli estremi (come purtroppo è stato fatto), ha dei sorprendenti effetti benefici sulla salute. Provare per credere!

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