Tag: ricette pasticceria

Pavlova al cappuccino – Ricetta di Misya

Pavlova al cappuccino

Mettete zucchero e caffè solubile in un mixer e frullate fino ad ottenere una polvere omogenea.

Montate gli albumi fino ad ottenere una meringa molto soda.

Incorporate delicatamente (mescolando lentamente con un movimento dal basso verso l’alto) prima il mix di zucchero e caffè e poi anche la maizena setacciata e l’aceto.

Disegnate il contorno d un piatto piano su di un foglio di carta forno, quindi girate il foglio (in modo che il disegno sia rivolto verso il basso) e disponetelo sulla teglia: il disegno dovrebbe essere ancora visibile dal lato superiore.
Aiutandovi con una spatola, trasferite la meringa al caffè sulla carta forno, al centro del cerchio, poi livellatela per creare un disco che rimanga entro i confini del cerchio e sia piatto in superficie.
Cuocete per circa 1 ora in forno ventilato preriscaldato a 150°C, quindi spegnete il forno e lasciate raffreddare completamente, con lo sportello chiuso.

Quando la base sarà ormai fredda, trasferitela su di un piatto da portata.
Poco prima di servirla montate la panna ben fredda di frigo insieme con lo zucchero a velo.

Distribuite la panna al centro della meringa, lasciando i bordi liberi, quindi decorate con il cacao e i riccioli di cioccolato.

La pavlova al cappuccino è pronta, servitela subito.

“Amarcord”: chef Davide Palluda e la cucina italiana

"Amarcord": chef Davide Palluda e la cucina italiana

Davide Palluda non cerca mai la copertina, ma se la meriterebbe per le qualità umane e per la sua cucina: una delle migliori del Piemonte, con una capacità di ‘riscrittura’ della tradizione che vede pochi alla sua altezza. Vuole realmente bene al suo Roero, lo conosce benissimo, è un maestro del tartufo bianco. Ma si è preso – fortunatamente – il diritto di smontare e rimontare i fondamentali con tecnica moderna e gusto innato. Che fosse bravo lo aveva intuito un grande gourmet e scopritore di talenti quale Toni Cuman. «Mi ricordo che avevo aperto il ristorante da tre mesi e si era seduto a tavola con due critici, giovani come me. Poi mi arrivò la telefonata da Milano per invitarmi a preparare un piatto per La Cucina Italiana: era ottobre 1995, ma non chiedetemi il piatto: mi ricordo l’emozione, ma non cosa ho cucinato…» ricorda lo chef-patron di Canale. Poco male, i nostri Lettori ritrovano l’articolo originale apparso sul numero di ottobre 1995 qui sotto in gallery.

Davide Palluda & la cucina italiana

«L’uscita mensile de La Cucina Italiana era l’occasione per vedere cosa succedeva in giro e soprattutto verificare il lavoro dei cuochi più importanti. La mia è una generazione che ha iniziato a girare per l’Italia e il mondo solo quando ha potuto organizzarsi la vita: io tra i 25 e i 30 anni dovevo pensare al locale con mia sorella Ivana e stop. Nè Internet aveva la stessa importanza di oggi per i cuochi: oggi i ragazzi, al di là che viaggiano molto di più, hanno la possibilità di vedere cosa combina ogni cuoco sul pianeta e ispirarsi ai suoi piatti. Nel mio caso, frequentavo solo i ristoranti della famiglia Alciati, il Pinocchio a Borgomanero e il Sorriso a Soriso dove il grande Angelo Valazza mi affascinava oltre che per la stessa immensa fede juventina quale la mia per la conoscenza della materia prima e la determinazione per fare sempre bene. Lui sì che ha cambiato un territorio quando del tema manco se ne parlava» continua Palluda.

Ma se la ricorda la cucina italiana degli anni ‘90? «Era nettamente divisa tra i cuochi che facevano grandi cose ispirandosi chiaramente alla Francia e quelli che cercavano già di interpretare il meglio del territorio. Poi le osterie con i piatti della tradizione eseguiti come un secolo prima e i posti classici con una proposta ampia che poteva piacere un po’ a tutti. Oggi, vedo una trasversalità dei luoghi e della cucina che non sempre mi convince, secondo me c’è bisogno di una maggiore identità persino nelle regioni del Sud dove sino a pochi anni fa non ci si poneva dubbi sulla rotta da tenere».

Scroccafusi – Ricetta di Misya

Scroccafusi

Innanzitutto preparate l’impasto: unite in una ciotola farina, lievito, uova, olio, sale, zucchero, cannella e liquore e lavorate velocemente fino ad ottenere un panetto omogeneo, quindi coprite con un canovaccio pulito e lasciate riposare per 1 ora.

Tagliate il panetto a listarelle spesse 2-3 cm e ricavatene dei tocchetti lunghi 4-5 cm.

Portate a ebollizione dell’acqua in una pentola ampia, calate i pezzetti di impasto e scolateli appena tornano a galla (circa 5-7 minuti), lasciandoli asciugare su di un telo pulito per 30 minuti.

Con la lama di un coltello effettuate un taglio al centro degli scroccafusi, quindi friggeteli in olio già caldo, girandoli per farli dorare uniformemente.

Scolateli su carta da cucina, poi impiattateli e lasciateci colare su un po’ di alchermes.

Gli scroccafusi sono pronti, non vi resta che decorarli con zucchero a velo prima di gustarveli.

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