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Ricetta Fugazzeta, una ricetta italoargentina

Ricetta Fugazzeta, una ricetta italoargentina

La fugazzeta fu sfornata per la prima volta a Buenos Aires nel 1900 nel quartiere popolare di La Boca dal fornaio Juan Agustín Banchero, figlio di immigrati genovesi, nella pizzeria che portava il suo nome. Come altri cibi italoargentini, la fugazzeta deriva dalla fusione di gusti e di ingredienti del Nord e del Sud Italia, avendo caratteristiche tipiche sia della pizza napoletana sia della focaccia genovese, ovvero della fugassa da cui prende il nome.

La versione classica (fugazza con queso) consiste in due dischi di pasta da pizza al cui interno viene messo abbondante formaggio, ricoperti di cipolla affettata, e infornati. Tradizionalmente il fondo della focaccia è più spesso e grande, mentre la parte superiore è più sottile e piccola, in modo che diventi croccante. 

A ribadire il processo di ibridazione delle cucine italiane settentrionali e meridionali avvenuto in Argentina, il formaggio utilizzato per il ripieno può essere sia il quartirolo sia la mozzarella, e per la copertura viene utilizzato alternativamente il provolone o il parmigiano. Un’altra versione della ricetta (fugazza con cebolla) aggiunge la salsa di pomodoro, oltre alle cipolle, all’unico disco di pasta di base.

«La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale» Patrimonio Unesco: parte la raccolta firme

La Cucina Italiana

Tra loro ora Jimmy Ghione, storico inviato di Striscia la Notizia, amato dal grande pubblico anche per l’impegno dimostrato negli anni per la tutela e la valorizzazione della cucina italiana e dei suoi prodotti. Ha raccontato l’importanza della raccolta firme per il sostegno della candidatura della cucina italiana durante la puntata dell’amato programma di Antonio Ricci andata in onda il 27 gennaio. Lo ha fatto in un modo simbolico, accompagnato dal presidente Pecoraro Scanio e Enrico Derflingher, presidente dell’associazione Euro-Toques Italia ed International, e per anni cuoco personale della regina Elisabetta II. Insieme hanno preparato un risotto con tartufo nero: un piatto che racconta la cucina del grande chef e un esempio dell’armonia dei prodotti italiani, Dop e Igp, che caratterizzano con i loro profumi e i loro sapori ciascun territorio del nostro Paese.

L’unicità della candidatura della cucina italiana

«La candidatura della cucina italiana italiana a patrimonio Unesco è anche questo: una campagna per valorizzare i prodotti e le tradizioni dei singoli territori. Perché la sua unicità sta anche in questo: nel fatto che è diversa da paese a paese, da provincia a provincia», racconta Alfonso Pecoraro Scanio, annunciando che ci saranno ancora altri esempi che racconteranno questa diversità, e biodiversità. «Sarà la pasta il prossimo filo conduttore: è la più identificativa della nostra cucina nell’immaginario comune e tra gli ingredienti che meglio si prestano a fare da trait d’union ai nostri prodotti, a rappresentarli e quindi a condividerli».

Una candidatura inclusiva

Condivisione, del resto, è la parola chiave alla base di ogni candidatura, fatta per promuovere un’arte, una tradizione, una cultura, perché venga conosciuta, apprezzata, e ancora una volta condivisa. «Le candidature Unesco sono esattamente l’opposto di una rivendicazione protezionistica. Se abbiamo candidato la pizza o il canto lirico non era per tenerceli stretti, per rivendicarne l’italianità, ma perché sono cose belle con una valore globale», spiega Alfonso Pecoraro Scanio. «Lo stesso è per la candidatura della cucina italiana, che vorremmo fosse valorizzata anche dall’Unesco per la sua sostenibiltà e biodiversità, per essere la base di una dieta – quella mediterranea – assurta a modello alimentare in tutto il mondo», dice ancora il presidente Univerde. E prosegue: «Per questo è importante firmare: questa candidatura riguarda tutti, è un percorso inclusivo, e io spero che coinvolga le persone proprio come è stato per la pizza».

Cosa succederebbe se la cucina italiana diventasse patrimonio dell’Umanità

Del resto, se effettivamente l’Unesco dovesse accettare la nostra proposta, ne guadagneremmo tutti, proprio come è già successo per la pizza. «In seguito all’ingresso dell’arte dei pizzaiolo napoletani tra i patrimoni si sono moltiplicate nel mondo le richieste di pizzaioli di scuola napoletana: non napoletani di origine, ma persone che nel mondo hanno imparato a fare la pizza seguendo le regole e le tradizioni dell’arte napoletana. Questo varrebbe anche per la cucina italiana: si tratterebbe di diffondere conoscenza, non mettere un recinto. Condividere un patrimonio». Un patrimonio di storia, storie, saperi, tradizioni, che coinvolge ciascuno di noi.
Per firmare cliccate su www.change.org.

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Prezzi delle materie prime alimentari nel 2023: l’analisi FAO

La Cucina Italiana

Nel mese di dicembre 2023, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) ha rivelato variazioni significative nei prezzi delle materie prime alimentari a livello mondiale, con alcuni settori in calo e altri in crescita. L’Indice dei prezzi alimentari della FAO ha registrato una media di 118,5 punti, mostrando una diminuzione dell’1,5% rispetto a novembre e del 10,1% rispetto a dicembre 2022.

Materie prime alimentari: l’andamento prezzi nel 2023

Cereali

L’indice dei prezzi dei cereali è aumentato dell’1,5% a causa dell’aumento dei prezzi di grano, mais, riso e orzo. Questo incremento è stato influenzato dalle interruzioni logistiche che hanno ostacolato le spedizioni dai principali Paesi esportatori. Nonostante ciò, l’indice annuale è rimasto del 15,4% al di sotto della media del 2022, indicando mercati globali ben riforniti.

Olio vegetale

L’indice dei prezzi dell’olio vegetale è diminuito dell’1,4%, principalmente a causa del calo degli acquisti di olio di palma, soia, colza e semi di girasole. Il rallentamento della domanda di olio di soia nel settore del biodiesel e il miglioramento delle condizioni climatiche in Brasile hanno contribuito a questo declino. L’indice annuale è risultato essere del 32,7% inferiore al livello dell’anno precedente.

Zucchero

L’indice dei prezzi dello zucchero ha registrato una diminuzione del 16,6% rispetto a novembre, toccando un minimo di nove mesi. Tuttavia, è ancora in crescita del 14,9% rispetto a dicembre 2022. La produzione accelerata in Brasile e la riduzione dell’uso della canna da zucchero per la produzione di etanolo in India sono stati i principali fattori di questo calo.

Carne

L’indice dei prezzi della carne ha registrato un calo dell’1,0% a dicembre, influenzato dalla debolezza della domanda di importazioni di carne suina dall’Asia. Anche gli acquisti regionali di carni bovine e di pollame hanno rallentato, nonostante le ampie forniture esportabili. Tuttavia, i prezzi della carne ovina sono aumentati in vista delle festività.

Prodotti lattiero-caseari

In contrasto con le tendenze negative, l’indice dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari è cresciuto dell’1,6% a dicembre. Sebbene rimanga inferiore del 16,1% rispetto a dicembre 2022, questo aumento mensile è stato trainato da quotazioni più elevate per burro e formaggio, supportate dalle forti vendite interne in Europa occidentale e dalla crescente domanda globale di polveri di latte intero.

Fonte Fao

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