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la ricetta per il pranzo della domenica

la ricetta per il pranzo della domenica

Il ragù lucano è una ricetta tipica della tradizione culinaria della Basilicata e si prepara con carne di maiale, pancetta, pomodori maturi, cannella e prezzemolo

Gli strozzapreti al ragù lucano sono una ricetta della cucina tradizionale della Basilicata dal sapore ricco e deciso
Si parte da un sugo importante che prevede un ingrediente insolito come la cannella.
A fare compagnia al ragù lucano, secondo la tradizione, ci sono poi gli strozzapreti: un antico formato di pasta corta simile ai fusilli, ma molto più grossi e meno arrotolati. Si chiamano così per prendere in giro i preti di un tempo – notoriamente golosi – che avrebbero avuto difficoltà a mangiarli viste le loro dimensioni particolarmente ingombranti.

strozzapreti pasta fresca lucana

In dialetto potentino questo piatto si chiama ndruppeche, o strozzapreti con ragù all’intoppo e si prepara nel periodo di Carnevale, a conferma di come si tratti di una ricetta estremamente gustosa e indicata per il martedì grasso, ma anche per tutti i pranzi della domenica che affollano le tavole del sud Italia.

Ragù lucano: la ricetta

Ingredienti

Per preparare il ragù lucano tradizionale vi serviranno: 600 g di carne di maiale (preferibilmente la polpa), 150 g di pancetta a fette, 350 g di pomodori maturi, 100 g di pecorino, cannella in polvere, 3 spicchi di aglio, vino rosso, sale, pepe, prezzemolo e olio extravergine di oliva.

Procedimento

La prima cosa da fare per preparare il ragù lucano è appiattire con un matterello la carne di maiale e condirla con l’aglio tritato, il prezzemolo e il pecorino grattugiato. Va poi aggiunta la pancetta tagliata finemente e una spolverata di cannella. La carne va quindi arrotolata e legata con del filo da cucina prima di metterla a cuocere in padella con dell’olio e dell’aglio. La polpa di maiale deve rosolare per circa cinque minuti, poi va aggiunto mezzo bicchiere di buon vino rosso e bisogna lasciar cuocere per ulteriori 10 minuti.

Solo a questo punto si devono aggiungere i pomodori nella pentola. Il ragù lucano deve cuocere a fuoco lento per circa 45 minuti, aggiustando sale e pepe all’occorrenza.

Il consiglio è quello di servirlo ben caldo sugli strozzapreti per permettergli di legare alla perfezione nel piatto.

Come preparare invece gli strozzapreti?

Chi volesse cimentarsi nella preparazione degli strozzapreti in casa deve sapere che questo tipo di pasta fresca – come tante preparazioni dei primi piatti del sud Italia – non necessita delle uova.

Ingredienti

500 g di farina 00, 250 ml di acqua tiepida, sale.

Procedimento

Per preparare la pasta fresca che accompagnerà il ragù lucano si inizia spianando la farina su un ripiano con un buco al centro, si versa poi piano piano l’acqua tiepida e si procede ad impastare con le mani, come vuole la tradizione. Quando il composto è omogeneo e senza grumi gli va data la forma di una palla e va coperto con un panno per farlo riposare per circa 30 minuti.

A questo punto, la pasta va stesa con uno spessore di circa 2,5 mm e vanno ritagliate delle strisce larghe 2 cm. Le strisce vanno poi arrotolate su loro stesse e, strofinandole tra le mani, formati dei pezzi di circa 5 centimetri. Disponete gli strozzapreti su una teglia con la farina e cuoceteli in bollente acqua salata. Una volta a galla la pasta sarà pronta al “matrimonio” con il ragù.

Ricerche frequenti:

la versione vesuviana della pasta

la versione vesuviana della pasta

Un piatto tradizionale che riunisce in sé il profumo dei pomodori e la delicatezza della mozzarella, per un viaggio immaginario alle falde del Vesuvio

Un filo di pasta attorcigliato a un ferro: era questo il modo più comune che le donne utilizzavano per preparare i fusilli, un formato tra i più apprezzati in tutta la Penisola, da nord a sud. La loro forma affusolata consente di catturare perfettamente il condimento, sia a base di verdure, sia di carne, e forse è proprio questa caratteristica che li ha fatti amare da sempre così tanto. E ai piedi del Vesuvio, il vulcano che domina la Costiera Sorrentina, vengono serviti con due eccellenze di questo magnifico territorio: la mozzarella e il pomodoro, e diventano i fusilli alla vesuviana. 

Come nasce un fusillo

Impastati con semola di grano duro e acqua, i fusilli prendevano forma grazie alle abili mani delle donne di casa che attorcigliavano piccoli pezzi di impasto attorno a un ferretto a base quadrata, simile al fuso delle filatrici. Tutto questo prima che due emigranti italiani a New York idearono nei primi anni del Novecento la macchina per produrli, del tutto identici a quelli che conosciamo. La trafilatura al bronzo dona poi una consistenza ruvida e spessa a questa pasta, e la rende ancora più adatta per intrappolare il sugo.

Pomodoro e mozzarella, due eccellenze del napoletano

Una pasta lunga e filante, profumata di latte e nata quasi per caso. È questa la magia della mozzarella, il formaggio che tutto il mondo ci invidia e che ha visto la luce nel XII secolo a Capua, in un monastero, quando i monaci per poter conservare il latte crearono questa delizia, il cui nome deriva dal verbo “mozzare”, che significa tagliare in parti. Ingrediente indispensabile per moltissimi piatti tradizionali, è la regina indiscussa della pizza, insieme ai pomodori, che in questa parte d’Italia hanno un sapore e un profumo indimenticabile. Ciliegini, datterini, pizzutelli, ramati, sono tante le varietà coltivate in questa parte d’Italia, tutte adatte per la preparazione dei fusilli alla vesuviana. Il segreto per un gusto pieno e intatto? Farli cuocere pochissimo!

E ora la ricetta dei fusilli alla vesuviana

Ingredienti per 6 persone

600 g fusilli, 600 g pomodori pizzutelli, 200 g mozzarella, olio extravergine di oliva, 200 g pecorino romano grattugiato, 70 g origano, sale, pepe.

Procedimento

Mettete dell’olio in una padella, aggiungete i pomodori, lavati e tagliati a pezzetti, la mozzarella a fettine, il pecorino, sale e pepe. Coprite con un coperchio e lasciate cuocere la salsa per circa 15 minuti. Nel frattempo lessate in abbondante acqua salata i fusilli. Un minuto prima della fine della cottura scolateli e metteteli nella padella con i pomodori e la mozzarella, per farli risottare. Dopo un minuto togliete la padella dal fuoco, spolverate con un pizzico di origano e versate tutto in una teglia da forno. Infornate la pasta a 200° per 5 minuti e poi servite i fusilli alla vesuviana fumanti.

un solo nome, biscotti diversi

un solo nome, biscotti diversi

Molte regioni rivendicano la paternità di questo dolce. La versione più diffusa prevede l’utilizzo del mosto cotto per addolcirne il sapore e una forma a rombo. Ma non è ovunque così

Pochi prodotti tipici della tradizione culinaria italiana hanno avuto una diffusione così trasversale come quella dei Mostaccioli. Puglia, Sardegna, Calabria, Sicilia, Lazio, Campania, Abruzzo e Lombardia, sono davvero tante le regioni che ne rivendicano la primogenitura. Effettivamente, in ognuno di questi luoghi si possono rintracciare radici antichissime del prodotto che, a seconda della latitudine, ha avuto un’evoluzione completamente diversa rispetto alle altre versioni regionali.
La ricetta più conosciuta prende spunto dalla tradizione partenopea e prevede un dolce a forma di rombo, croccante e dal sapore intenso di mandorle. Per la preparazione di questo tipo di Mostacciolo è fondamentale il mosto cotto che contribuisce ad addolcirne l’impasto. Per questa ragione, fino a qualche decennio fa, questi biscotti venivano preparati nel mese di novembre, quando la vendemmia era finita e le prime uve cominciavano a fermentare. Di colore scuro, molto dolce e dal sapore deciso, i Mostaccioli sono tradizionalmente ricoperti da una glassa al cioccolato, ma, in molte regioni, vengono proposte varianti all’arancia, al cioccolato bianco e alla nocciola.

mostaccioli

Nome e origini

Secondo numerose tradizioni il nome deriverebbe dall’ingrediente principale: il mosto, dal latino “mustum”. Le prime testimonianze degli antenati dei Mostaccioli si hanno in epoca romana. Questi dolci, infatti, venivano offerti agli ospiti al momento della partenza. I “mustacei” fanno la loro apparizione nel “De Agricoltura” di Catone, che ne descrive accuratamente la preparazione: “intridi un moggio di farina con il mosto, aggiungici anice, cumino, due libbre di grasso, una libbra di cacio e della corteccia di alloro, quando avrai impastato e dato la giusta forma, cuoci sopra foglie di lauro”. Oggi, le versione che più si avvicina alla ricetta descritta da Catone è probabilmente quella abruzzese, nella quale gli ingredienti principali sono rimasti la farina il miele e il mosto ben cotto. La ricetta della Roma antica, però, non è l’unica ad esser stata tramandata. Secondo molti, infatti, i Mustazzoli (nome con il quale sono conosciuti soprattutto in Puglia) avrebbero origini arabe.

Mostaccioli napoletani

La versione partenopea dei Mostaccioli, conosciuti anche come come Mustaccioli o Mustacciuli, è rigorosamente preparata con il mosto e glassata con la cioccolata. Con la tradizionale forma a rombo, i Mostaccioli sono amati particolarmente dai più piccoli perché nella loro ricetta uniscono il miele al cioccolato. Insieme al Roccocò, ai Raffiuoli, ai Susamielli, e gli Struffoli, questi biscotti sono da considerarsi i dolci caratteristici del Natale napoletano.

Mustazzoli salentini

Nella tradizione pugliese e in particolare in quella salentina, i Mustazzoli sono preparati con il cotto di fichi e non con il mosto d’uva. Questa differenza è marcata anche dal nome che, secondo questa versione del dolce, non deriverebbe da “mustum”, mosto, ma da “mustace“, cioè alloro, che veniva utilizzato in antichità per aromatizzare i biscotti durante la cottura. I principali ingredienti dei Mustazzoli sono: la farina, lo zucchero,le mandorle, il limone, la cannella e il miele.

Mostaccioli Calabresi

Questa tipo di Mostaccioli sono a base di farina, miele e mosto caldo ma, rispetto alle altre versioni, hanno un tratto caratteristico: assumono le forme più disparate. Umani, animali, fiori sono molte le sembianze con cui i biscotti calabresi si presentano. Secondo la leggenda la diffusione dei Mostaccioli calabresi si deve ad un monaco. La storia racconta che l’uomo apparso all’improvviso e sparito nel nulla, li avrebbe portati in dono alla popolazione di Soriano Calabro, in provincia di Vibo Valentia, in un periodo di carestia. Storicamente, un po’ in tutta la Calabria, è usanza dei maestri mostacciolari dare ai biscotti principalmente la forma del patrono del paese.

 

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