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Lidia Bastianich ai The Taste Awards 2024: doppio successo

La Cucina Italiana

Lidia Bastianich ha appena finito di celebrare 25 anni di presenza in tv, da quando nel 1998 andava in onda con la prima puntata di Lidia’s Table, la popolarissima trasmissione tv sul canale pubblico americano PBS. Dopo sei serie televisive pubbliche, due Emmy e quattro James Beard Awards, Lidia Bastianich incassa un nuovo traguardo, la finalissima del The Taste Awards, arrivato alla 15ma edizione, per le trasmissioni Lidia’s Kitcken e Lidia Celebrates America. «Essere un professionista nella mia attività da più di cinquant’anni, è gratificante, ma ogni riconoscimento, premio che ricevo lungo il percorso, riaccende la mia passione e la mia gratitudine per una professione che amo. Quindi sono grata ed entusiasta di essere una dei finalisti ai The Taste Awards», racconta raggiunta al telefono. I Taste Awards sono considerati negli Stati Uniti come gli Oscar del cibo e degli stili di vita in generale, e da 15 anni vengono assegnati annualmente a creativi, produttori, conduttori e registi di programmi di cibo, moda, salute, viaggi e stili di vita trasmessi in televisione, nei film, nei video online, in streaming, in radio, nei podcast e anche nella fotografia.

La tavola come luogo dei sentimenti

Il nome della prima trasmissione, quella che l’ha resa famosa in tutti gli Stati Uniti, Lidia’s Table, ha un fondamento ben preciso. «Il tavolo in cucina è il posto più importante della casa. Lì ci nutriamo per vivere, ma ci nutriamo anche di sentimenti, amore, saggezza, condivisione, educazione…», aggiunge. Ed è infatti attorno al tavolo della sua cucina a Coney Island, New York, che Lidia ha insegnato a figli e nipoti a cucinare, come gli gnocchi, il piatto della memoria che conserva sempre con grande affetto. Lidia è anche testimonial del progetto I Racconti delle Radici, creato in collaborazione con il MAECI, e presentato recentemente alla Farnesina alla presenza dei Ministri Tajani e Lollobrigida durante il lancio dell’ottava edizione della SCIM – Settimana della Cucina Italiana nel Mondo 2023.

Il cibo come messaggio positivo

In una recente intervista, durante le celebrazioni del 25° anno di tv, Lidia Bastianich ha sottolineato l’importanza del cibo. «Penso che cucinare e mangiare insieme sia un potente antidoto ai disturbi culturali oltre che alimentari di oggi. Il cibo è un messaggio positivo, la sua preparazione ci unisce in un atto di cura e condivisione reciproca, che si tratti di famiglia o di amici. Anche i nemici potevano essere sconfitti cucinando e mangiando insieme. Significa capirsi a vicenda, comprendere e accettare le reciproche culture e augurarsi il benessere reciproco».

Le trasmissioni con cui Lidia è arriva in finale ai Taste Awards sono ben due: Lidia Celebrates America, dove la chef visita e cucina assieme a molte persone diverse – veterani, agricoltori, immigrati, immigrati – provando a entrare nelle loro vite e passioni in cucina. E Lidia’s Kitchen dove, invece, dispensa i suoi consigli e ricette dalla cucina di casa sua, a Long Island, nello stato di New York.

Lidia protagonista anche in Italia

Lidia è un volto noto anche in Italia. La maggioranza, forse, conosce di più il figlio Joe, per le diverse presenze in televisione come giudice di Masterchef Italia, oltre che a Pechino Express. Anche è stata giudice, con Bruno Barbieri e Alessandro Borghese, di Junior MasterChef Italia nel 2014 e 2015. Nel curriculum tv della Bastianich, tra le ultime apparizioni, anche Family Food Fight nel 2021, di cui è stata giudice insieme al figlio Joe e ad Antonino Cannavacciuolo. Si trattava del primo cooking show dove a sfidarsi ai fornelli non erano i singoli cuochi ma interi nuclei familiari, con un’età compresa tra i 16 e gli 80 anni.

Casa Sanremo 2024: cosa mangeranno gli artisti al Teatro Ariston?

Casa Sanremo 2024: cosa mangeranno gli artisti al Teatro Ariston?

Casa Sanremo nasce nel 2008 ed è la “casa” dove gli artisti, i giornalisti, gli addetti ai lavori ogni anno durante passano per rifocillarsi o anche solo rilassarsi con uno spuntino prima, dopo e durante il festival della canzone italiana. «A Casa Sanremo ci siamo da cinque anni», spiega Lucio Camisa, responsabile della Food Area e direttore de Il Mulino della Signora, ristorante-resort di Sturno di proprietà di Gianfranco Testa, nel cuore dell’Irpinia, in Campania. «Ci occupiamo della parte ristorativa del roof, proponendo ogni giorno piatti della una cucina nazionale, un menù che cambia di volta in volta, in base agli ingredienti disponibili», aggiunge Camisa, che lavorerà a stretto contatto con la chef, Maria Carmela Tarantino e il sous chef Vito De Luca. «Non esiste un menù predefinito perché cambia in base agli ingredienti messi a disposizione dalle varie regioni d’Italia che sponsorizzano Casa Sanremo». Non mancherà il pane di Altamura, la pasta di Gragnano e molte altre specialità che la chef e il sous chef promuoveranno a tavola e attraverso un format  televisivo, il cooking show L’Italia in Vetrina, «con collegamenti da tutte le regioni per raccontare le eccellenze gastronomiche nazionali».

Un piatto della chef Carmela Tarantino de Il Mulino della Signora

L’Arena del gusto

Al piano inferiore c’è, invece, il “tempio della pizza”. Per il quinto anno consecutivo a dirigere l’Arena del gusto è Enzo Piedimonte, pizzaiolo napoletano trapiantato in Sicilia, a Rodia, Messina (sua la pizzeria Piedimonte 1.0). Definito l’”artista della pizza”, Enzo ci ha raccontato qualche aneddoto e quali sono le pizze create apposta per la kermesse sanremese. «Dobbiamo gestire una 50na di pizzaioli che arrivano dall’Italia e dall’estero, ma tutti italiani, e che suddividiamo in tre fasce orarie diverse». La selezione viene effettuata di anno in anno. «Ma spesso riconfermiamo i più bravi in base alla velocità, pulizia e capacità di conversazione con gli ospiti, che vi assicuro non è affatto facile».

Le pizze più richieste

In assoluto la pizza più richiesta è la Amadeus, «non poteva mancare quella dedicata al direttore artistico, con provola di bufala affumicata a cui aggiungiamo speck e chips di patate». L’anno scorso andava molto anche la Ferragni, «con crema di cacio e pepe, provola affumicata, e in uscita patate viola porchetta e mandarle, ma lei non è mai passata e quindi non l’ha assaggiata». Altro best, la Ornella Muti «con pomodoro San Marzano, fiordilatte, in uscita prosciutto cotto, burrata e basilico fritto». Insomma, pizze ricche. Ma alcuni artisti le preferiscono “light”.

Le pizze “light”

Croissant cubo: perché ne andiamo pazzi e dove assaggiarlo

La Cucina Italiana

L’ultima dolce novità è il «cube croissant»: sì, il croissant cubo. Non più a forma di cornetto, come lo pensarono gli austriaci nel 1683 per commemorare la vittoria contro l’Impero Ottomano (ricordando la forma di mezzaluna della bandiera turca), e come lo rifecero i francesi in occasione del matrimonio tra Luigi XVI e Maria Antonietta d’Austria, aggiungendo più burro e ribattezzandolo «croissant» (da «crescent», cioè crescente). Ora la brioche ha proprio la forma accattivante e stilosa di un parallelepipedo, e questo l’ha resa il dolce perfetto anche per i social. Se è così famosa è proprio perché è diventata virale: su TikTok ci sono quasi 80 milioni di video con l’hashtag #cubecroissant, tra post di assaggiatori e pasticcieri per passione che provano a cimentarsi con il nuovo tormentone.

Chi ha inventato il croissant cubo

Tutto è cominciato sui social, del resto. Nel 2018, con un post dello svedese Bedros Kabranian, campione mondiale di bakery. L’idea è stata sua, e l’ha chiamata Le crube (crasi di «croissant» e «cube»). Ci è arrivato dopo diverse prove. Dato che l’impasto di un cube croissant cresce molto meno rispetto alla forma tradizionale, Bedros Kabranian ha dovuto fare una serie di calcoli per capire quanto andasse riempito lo stampo. Dopo esserci riuscito nessuno lo ha fermato, e lo ha proposto in tante versioni diverse: vuoto, ripieno di creme, glassato, zuccherato. Perché, a parte la forma, il resto del croissant cubo è uguale all’originale.

Dove assaggiare il croissant cubo in Italia

In Italia lo conosciamo grazie alla celebre Farmacia del Cambio di Torino che, nel 2019, ha lanciato il suo Crubik, «contraddistinto da un involucro croccante e un cuore sofficissimo» (così scrive sul suo sito). Una brioche ripiena di crema pasticcera o al cioccolato che è subito diventata una mania, e lo è tuttora: non è raro, a quattro anni dall’«invenzione», imbattersi in articoli di cronaca locale che raccontano della fila di clienti in piazza Carignano per assaggiare la specialità di Matteo Baronetto e Maicol Vitellozzi. Torinesi e turisti, tutti lì. Magari anche per farsi una foto e postarla.

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