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4 Ristoranti: il miglior ristorante di Monza, qual è il più chic?

4 Ristoranti: il miglior ristorante di Monza, qual è il più chic?

Da teatro de I Promessi Sposi a sede dell’Autodromo Nazionale, eccellenza italiana dei motorsport, Monza è anche una delle aree più produttive d’Europa. È qui che 4 Ristoranti ha fatto tappa per la penultima volta. Ieri sera, il van dello chef Alessandro Borghese si è fermato nel cuore della Brianza, nella città delle mille anime, ricca di spazi verdi e di monumenti storici notevoli come il Duomo e la Reggia.

Alessandro Borghese è andato alla ricerca del miglior ristorante chic di Monza. Un’impresa non semplice, perché fra locali tradizionali che offrono risotti alla luganega, cassoeule e torte paesane, e ristoranti all’avanguardia che guardano all’innovazione, la proposta è ampia e di alto livello.

La sfida al risotto alla monzese

Quattro ristoratori hanno invitato a pranzo, ciascuno, i tre competitor e Alessandro Borghese: se lo chef si occupa anche dell’ispezione delle cucine, ognuno dei commensali (compreso lui) assegna un punteggio da 0 a 10 per la location, il menu, il servizio e il conto, e anche a un piatto particolare – che differisce in ogni puntata – tipico del territorio e proposto da tutti i locali in gara. Questa volta la sfida si giocava sul risotto alla monzese, preparato con la luganega, tipica salsiccia lombarda che viene aggiunta a pezzettini. Ci sono, però, diverse versioni della ricetta tradizionale, che ogni ristoratore custodisce gelosamente.

I locali in gara

A Monza, i quattro locali in gara erano Ristorante Mamíe di Maria Rosaria, Seta Monza di Giorgia, La cantina della monaca di Giordano e OrsoBRUNO di Matteo, che si è aggiudicato il primo posto. Nella gallery andiamo a conoscere meglio i ristoratori e le loro proposte.

Intanto, il viaggio gastronomico di Alessandro Borghese 4 Ristoranti, che ha già esplorato le proposte gastronomiche della Costa Azzurra, dell’Oltrepò Pavese, di Lisbona, del centro storico di Ravenna, dell’Ogliastra in Sardegna, di Gorizia e di Lucca, si prepara all’ultima tappa, che sarà quella di Mantova.

Lidia Bastianich ai The Taste Awards 2024: doppio successo

La Cucina Italiana

Lidia Bastianich ha appena finito di celebrare 25 anni di presenza in tv, da quando nel 1998 andava in onda con la prima puntata di Lidia’s Table, la popolarissima trasmissione tv sul canale pubblico americano PBS. Dopo sei serie televisive pubbliche, due Emmy e quattro James Beard Awards, Lidia Bastianich incassa un nuovo traguardo, la finalissima del The Taste Awards, arrivato alla 15ma edizione, per le trasmissioni Lidia’s Kitcken e Lidia Celebrates America. «Essere un professionista nella mia attività da più di cinquant’anni, è gratificante, ma ogni riconoscimento, premio che ricevo lungo il percorso, riaccende la mia passione e la mia gratitudine per una professione che amo. Quindi sono grata ed entusiasta di essere una dei finalisti ai The Taste Awards», racconta raggiunta al telefono. I Taste Awards sono considerati negli Stati Uniti come gli Oscar del cibo e degli stili di vita in generale, e da 15 anni vengono assegnati annualmente a creativi, produttori, conduttori e registi di programmi di cibo, moda, salute, viaggi e stili di vita trasmessi in televisione, nei film, nei video online, in streaming, in radio, nei podcast e anche nella fotografia.

La tavola come luogo dei sentimenti

Il nome della prima trasmissione, quella che l’ha resa famosa in tutti gli Stati Uniti, Lidia’s Table, ha un fondamento ben preciso. «Il tavolo in cucina è il posto più importante della casa. Lì ci nutriamo per vivere, ma ci nutriamo anche di sentimenti, amore, saggezza, condivisione, educazione…», aggiunge. Ed è infatti attorno al tavolo della sua cucina a Coney Island, New York, che Lidia ha insegnato a figli e nipoti a cucinare, come gli gnocchi, il piatto della memoria che conserva sempre con grande affetto. Lidia è anche testimonial del progetto I Racconti delle Radici, creato in collaborazione con il MAECI, e presentato recentemente alla Farnesina alla presenza dei Ministri Tajani e Lollobrigida durante il lancio dell’ottava edizione della SCIM – Settimana della Cucina Italiana nel Mondo 2023.

Il cibo come messaggio positivo

In una recente intervista, durante le celebrazioni del 25° anno di tv, Lidia Bastianich ha sottolineato l’importanza del cibo. «Penso che cucinare e mangiare insieme sia un potente antidoto ai disturbi culturali oltre che alimentari di oggi. Il cibo è un messaggio positivo, la sua preparazione ci unisce in un atto di cura e condivisione reciproca, che si tratti di famiglia o di amici. Anche i nemici potevano essere sconfitti cucinando e mangiando insieme. Significa capirsi a vicenda, comprendere e accettare le reciproche culture e augurarsi il benessere reciproco».

Le trasmissioni con cui Lidia è arriva in finale ai Taste Awards sono ben due: Lidia Celebrates America, dove la chef visita e cucina assieme a molte persone diverse – veterani, agricoltori, immigrati, immigrati – provando a entrare nelle loro vite e passioni in cucina. E Lidia’s Kitchen dove, invece, dispensa i suoi consigli e ricette dalla cucina di casa sua, a Long Island, nello stato di New York.

Lidia protagonista anche in Italia

Lidia è un volto noto anche in Italia. La maggioranza, forse, conosce di più il figlio Joe, per le diverse presenze in televisione come giudice di Masterchef Italia, oltre che a Pechino Express. Anche è stata giudice, con Bruno Barbieri e Alessandro Borghese, di Junior MasterChef Italia nel 2014 e 2015. Nel curriculum tv della Bastianich, tra le ultime apparizioni, anche Family Food Fight nel 2021, di cui è stata giudice insieme al figlio Joe e ad Antonino Cannavacciuolo. Si trattava del primo cooking show dove a sfidarsi ai fornelli non erano i singoli cuochi ma interi nuclei familiari, con un’età compresa tra i 16 e gli 80 anni.

Il miglior pandoro artigianale: la selezione per Natale 2023

Il miglior pandoro artigianale: la selezione per Natale 2023

Qual è il miglior pandoro artigianale del 2023? Ecco – finalmente – la nostra selezione!

Il mondo, almeno a Natale, si divide in due categorie: gli oltranzisti del panettone e i fan del pandoro. Quest’ultimo è stato per lungo tempo sottovalutato, ma oggi non è più così. Il pandoro, come lo conosciamo, ha una tradizione relativamente recente: il dolce ha un anno di nascita, il 1894, e un “padre”, il pasticciere Domenico Melegatti, che “brevettò” la ricetta di un dolce fatto di farina, lievito, uova e tanto, tantissimo burro.

Quello del pandoro artigianale era ed è tuttora un impasto ricchissimo, per nulla facile da lavorare. Per questo non tutti i pasticcieri che producono panettone si cimentano nella lavorazione del dolce tipico di Verona, e per questo è considerato una sorta di banco di prova per i migliori.

Non solo: se l’impasto, così ricco, deve essere perfettamente lavorato per crescere in altezza ad assumere la forma che tutti conosciamo, le fasi successive non sono meno impegnative – dalla lievitazione lunghissima alla cottura, che deve avvenire in un apposito stampo, fino al riposo dopo la cottura. E sono i dettagli a fare la differenza: l’influenza delle temperature, la capacità manuale dell’artigiano pasticcere, la scelta delle materie prime che devono essere di primissima qualità.

E se realizzare un buon pandoro artigianale è una faccenda complicata, anche sceglierlo non è facilissimo. Se decidiamo di uscire dagli schemi e dagli scaffali del supermercato, dobbiamo farci guidare non più dalle pubblicità, ma dalle etichette e dai nostri sensi: all’assaggio il pandoro deve essere soffice, non stopposo o elastico, e deve avere un profumo di burro che avvolge e conquista. Questo è l’ingrediente chiave, che deve essere freschissimo, e possibilmente di centrifuga. Non ci sono orpelli nel pandoro, niente canditi, uva passa o frutta secca: la sua caratteristica è la semplicità, e per questo, come tutte le cose semplici, deve essere perfetto.

Differenze tra pandoro artigianale e pandoro della grande distribuzione

Come dicevamo, le differenze tra un pandoro artigianale e uno della grande distribuzione possono riguardare diversi aspetti – a partire dagli ingredienti fino al processo di produzione, passando per qualità e tradizione. Ecco alcune differenze che solitamente si riscontrano:

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