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Mac&Cheese di Massimo Bottura: la ricetta italiano-modenese

Mac&Cheese di Massimo Bottura: la ricetta italiano-modenese

Kitchen Quarantine: cosa fa un grande Chef ai tempi del lockdown? Famiglia, cucina e musica a casa Bottura. Ecco un’anteprima dal nuovo speciale numero di La Cucina Italiana

In anteprima dalla Kitchen Quarantine di Massimo Bottura, a pagina 80 del nostro numero di luglio: la ricetta della mac & cheese italiano – modenese di Bottura.

Mac&cheese italiano modenese

Ingredienti per 4-6 persone

Per la besciamella

500 g latte
80 g Parmigiano Reggiano Dop 30 mesi
50 g burro
40 g farina
sale – noce moscata

Per la pasta
300 g rimanenze di pasta mista (spaghetti, fusilli, maccheroni)
150 g mortadella a cubetti
120 g formaggio blu di capra a tocchetti
80 g ricotta
80 g caciotta affumicata per finire
60 g  pecorino di fossa grattugiato
40 g Parmigiano Reggiano Dop 30 mesi grattugiato
40 g  pecorino grattugiato
1 mozzarella (per il latte)

Procedimento

Per la besciamella
Cuocete in una casseruola la farina con il burro, quindi unite poco per volta il latte intiepidito, mescolando per non formare grumi.
Unite il parmigiano grattugiato, 1 cucchiaio per volta, quindi un pizzico di sale e noce moscata.

Per la pasta
Lessate la pasta avanzata e scolatela. Versate metà della besciamella ricoprendo il fondo di uno stampo (tortiera tonda ø 24-26 cm). Aggiungete la pasta un po’ spezzettata e mescolata. Distribuitevi sopra la ricotta a fiocchetti, irrorate con il latte di
una mozzarella (tagliate la mozzarella a metà e strizzatela sopra lo stampo). Distribuite nello stampo i dadi di mortadella e di formaggio blu. Spolverizzate con il pecorino e il pecorino di fossa grattugiati. Coprite tutto con la besciamella rimasta, spolverizzate con abbondante parmigiano grattugiato e infornate a 200 °C per 25 minuti circa.
Sfornate e rifinite con la caciotta affumicata grattugiata.

 

Ricerche frequenti:

La fiaschetteria diventata 2 stelle Michelin. Dove il fritto è d’obbligo

La fiaschetteria diventata 2 stelle Michelin. Dove il fritto è d’obbligo

L’Antica Osteria da Cera a Campagna Lupia serve solo pesce. Da più di 50 anni. Un fritto misto leggendario che non è mai uscito dal menu. Da quando per gli operai di Mestre e Marghera…

Silenzio. Serve il silenzio della campagna veneta per ascoltare i piatti di Lionello Cera, due stelle Michelin a Campagna Lupia, sulla statale Romea, quella che da Venezia porta a Chioggia. «La semplicità è il concetto più difficile da interpretare», recita una frase in apertura di menu, l’unico per un ristorante a due stelle Michelin in tutta Europa a prevedere solo pesce. La carne non entra, c’è un percorso vegetariano, ma qui vige la filosofia «dalle lische alla polpa», che suona un po’ come il concetto di nose-to-tail che ha cambiato radicalmente il modo di mangiare e di cucinare. Non si butta via nulla e non solo del maiale, ma senza inutili complicazioni. Pesci crudi o appena scottati. Pesci freddi, tiepidi e caldi. Pesci valorizzati da estrazioni, succhi, salse, fumetti e brodetti ittici. Pesce su pesce, indagando l’anima più profonda del pescato lagunare.

Dalla fiaschetteria alle stelle

La storia della Antica Osteria da Cera comincia nel 1966 quando la famiglia Cera apre una fiaschetteria nella vecchia casa dei nonni. «Stagionale, con una damigiana al centro del tavolo e qualche cicchetto a pranzo e un po’ di frittura nel pomeriggio. I primi anni rinnovando di tre mesi in tre mesi la licenza… ora abbiamo compiuto 53 anni», ride Lionello. «Cucinava mia madre Silvana, poi dieci anni dopo abbiamo fatto la prima sala che apriva solo la domenica sera: tovaglie e tovaglioli di carta e 350 persone che si davano il turno per mangiare la frittura. C’era solo quello, poi negli anni abbiamo messo le cozze, poi le canocchie bollite. Dopo 2 anni di alberghiero mi sono ritirato e sono venuto a dare una mano anche io, come poi hanno fatto i miei fratelli». Insieme hanno trasformato questo luogo da osteria a ristorante gourmet, dove però il tempo andando avanti li ha fatti tornare alle origini. «Sono figlio di pescatori, non faccio la cucina dell’esasperazione, faccio piatti e tecniche che conosco. Sono un ristorante più di materia che di tecnica». Il lavoro sulle lische? «Una constatazione. Se cucino il pesce con la lisca ho un sapore, se tolgo la lisca ne ho un altro, ma al ristorante per il pesce va servito spinato. Allora lavorando su brodi e concentrazioni ottenuti dalle lische restituiamo il gusto originario, amplificato». Nel menu si leggono preparazioni come il latte di rombo o l’acqua iodata, ovvero un fumetto a base di acqua e vongole marinate passato nel ghiaccio per ottenere un’acqua che profuma di mare da usare come base per diversi piatti.

Il menu di laguna

La laguna ha un sapore unico, né di mare né di terra, un ecosistema che 30 anni fa era ricchissimo. «Oramai si pesca poco o niente, giusto piccole orate, triglie, scorfani, go, gamberi, canocchie, mazzancolle. Era il tempo in cui le nebbie le tagliavi con il coltello; oggi ci sono solo foschie, a confronto. Il clima sta cambiando e in una decina d’anni cambierà tutto». In onore della sua laguna e dei e pesci dell’Alto Adriatico è nato un menu degustazione da 12 portate che cambia in ogni stagione e che ripesca i pesci nel mare della memoria restituendoli al presente. A primavera compaiono i Subioti con sgombro e succo di zottoi in tecia, un tipo di pasta fatta a mano preparato nei palazzi veneziani, la Scarpetta a base di triglie con le loro spine, lasciate marinare in acqua di mare per 24 ore. Si gioca con il Tramezzino coe alici o coe sarde alla brace. Di più classico i Bigoi coe sardee, il Broetto di merluzzi e puína e l’immancabile fritto, che non ha mai abbandonato il menu. Croccante, perfetto, saporito, puro e leggero; ordinato da tutti i clienti affezionati nella zona a memoria dei tempi andati.

Il nuovo bistrot, come un bar di campagna

È anche per loro che i Cera hanno aperto a pochi chilometri di distanza un nuovo bistrot. «Un bar con cucina di territorio, aperto dalla colazione alla sera. Torniamo a quello che eravamo 50 anni fa: un bar di campagna. A pranzo offriamo un buffet di vegetali e una piccola carta espressa, cose facili. E alla sera l’aperitivo, con inizio alle 16. Come faceva mia mamma che lo preparava agli operai di Mestre e di Marghera. Il tutto però con un taglio moderno, ma senza far mancare sarda in saor, baccalà mantecato, seppie al nero, fegato alla veneta».

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Aperitivo sfizioso? Vai di ciambelline al formaggio!

Aperitivo sfizioso? Vai di ciambelline al formaggio!

Al posto di focaccette, bruschette o taralli, provate a proporre per l’happy hour queste gustose ciambelline al formaggio. Da abbinare a salumi e a un buon calice di vino!

L’aperitivo è un momento irrinunciabile della giornata, soprattutto in vista del weekend, quando si chiude la settimana lavorativa. Ora che abbiamo imparato a prepararlo anche in casa, ci siamo cimentati in ricette sempre diverse per offrire ogni volta nuove golosità.Che ne dite allora di provare a preparare anche queste ciambelline al formaggio?

La ricetta viene dall’Umbria e la trovate qui di seguito. Nella nostra gallery, invece, potete leggere qualche consiglio su come abbinare le ciambelline al formaggio e su come conservarle.

La ricetta delle ciambelline al formaggio

Ingredienti

Per preparare le ciambelline al formaggio vi occorrono: 500 gr di farina 0, 25 g di lievito di birra, 250 g di formaggi misti, 1 cucchiaino di zucchero, 2 cucchiai d’olio evo, 1 tuorlo d’uovo, acqua tiepida, sale e pepe qb.

Procedimento

In una ciotola capiente, ponete 100 gr di farina. Nel mentre, sciogliete il lievito nell’acqua tiepida con lo zucchero, poi unitelo alla farina, versandolo pian piano e lavorando l’impasto con la forchetta. Dovete ottenere un composto appiccicoso ma morbido. Coprite con la pellicola la ciotola e fate riposare l’impasto per un’ora.

Poi, in un’altra ciotola capiente, versate la farina restante, aggiustate di sale e unite l’impasto lievitato. Lavorate il tutto con le mani, aggiungendo mano mano dell’acqua tiepida. Trasferite l’impasto sulla spianatoia e lavoratelo con le mani fino a che non diventa liscio e compatto. Fate la palla, adagiatela in una ciotola unta d’olio, coprite ancora con la pellicola e lasciate riposare in luogo tiepido per un’altra ora.

Nel mentre, preparate i formaggi misti: vanno bene emmental, pecorino, ma anche parmigiano. Grattugiateli, lasciando qualche pezzetto più grosso.

Ora che l’impasto è lievitato, ponetelo sulla spianatoia e lavoratela ancora pochi minuti, aggiungendo i 2 cucchiai di olio evo e poi poco alla volta i formaggi grattugiati. L’impasto alla fine deve risultare uniforme e compatto.

Ora staccate dall’impasto delle palline e con l’aiuto delle mani, lavorateli a forma di filoncino. Date loro la forma di un anello e poneteli su una teglia unta d’olio, distanziati e spennellati con il tuorlo d’uovo.

Mentre preriscaldate il forno a 200° C, lasciate riposare ancora qualche minuto le ciambelline. Poi infornatele e fatele cuocere per circa 20 minuti. Sfornatele quando sono dorate e servitele calde.

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