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Dolci regionali di Natale – La Cucina Italiana

Dolci regionali di Natale - La Cucina Italiana

Vi portiamo dalla Valle d’Aosta alla Sicilia per scoprire le ricette tradizionali dei dolci tipici per le Feste, dal pandolce ai cannoli. Per un Natale tutto italiano

Dolci natalizi napoletani, dolci natalizi siciliani, dolci natalizi pugliesi, e via così per tutte le regioni d’Italia passando dalla Valle d’Aosta alla Toscana passando dalle Marche fino alla Basilicata – senza dimenticare il Molise, naturalmente. Dagli struffoli ai cannoli, dal panforte al pangiallo, dal panettone al pandoro, le nostre 20 regioni ci regalano 20 ricette tradizionali davvero strepitose per la tavola delle Feste.

Sotto le Feste, ogni regione sforna la sua specialità, in un trionfo di spezie, frutta secca, miele e scintillanti canditi. Che sia la Vigilia o il pranzo di Natale, la merenda di Santo Stefano o il cenone di Capodanno, portare in tavola un dolce regionale fa sempre un certo effetto, ricordando ad ognuno degli ospiti le proprie radici, da dove veniamo. E poi certo c’è chi la ricetta la fa in modo diverso oppure ricorda il tocco speciale della nonna, e così via – ma non ha importanza, quello che conta è stare insieme e godere di un momento dolce con il cuore pieno.

20 ricette di 20 dolci regionali

Abruzzo

Parrozzo: Il parrozzo fu creato nel 1920 da un pasticciere di Pescara come versione dolce del «pane rozzo» di mais. Piacque molto a Gabriele D’Annunzio, che ne inventò il nome.

Basilicata

Calzoncelli: Sono preparati per Natale in tutta la Basilicata, specialmente nella provincia di Salerno, nel Sannio Beneventano e in Irpinia. Sono detti anche “pasticelle di Natale”.

Calabria

Petrali: I petrali, detti anche in dialetto chinuliji o chjinuli a seconda del luogo, sono dolci natalizi tipici di Reggio Calabria e provincia.

Campania

StruffoliDeliziosi dolcetti fritti di origine napoletana che si preparano in occasione delle feste di Natale, ma anche di Carnevale. Queste piccole sfere golose sono come le ciliegie, una tira l’altra!

Emilia-Romagna

Certosino di Bologna: 5 spezie cinesi, miele, mandorle, pinoli, cioccolato fondente e canditi: il certosino di Bologna è il dolce tipico sotto le Feste. Richiede anche l’ammoniaca per alimenti.

Friuli Venezia Giulia

Potiza: Si tratta di una golosa corona di pasta lievitata farcita con un ripieno molto ricco a base di cioccolato, noci, burro e pangrattato.

Lazio

Pangiallo: ll pangiallo ha origini molto antiche nella Roma imperiale, diventato un dolce tipico laziale per le Feste, che di solito si prepara il giorno del Solstizio d’Inverno come buon auspicio.

Liguria

Pandolce genoveseDeve il suo nome alle origini nella fondazione della Repubblica di Genova, il pandolce genovese è un simbolo della regione e della sua città. Preferito durante le Feste, si consuma comunque tutto l’anno.

Lombardia

Panettone artigianale: Il famoso “Pan del Toni” ha conquistato tutta l’Italia e non solo. Come da tradizione, si arricchisce con creme o farciture. Ecco un’idea per la copertura: fondete 120 g di cioccolato bianco e aggiungetevi 60 g di latte caldo; emulsionate con il mixer a immersione, aggiungendo anche 20 g di burro. Versate sul panettone.

Marche

Cavallucci di Apiro: Sono i tipici dolcetti della tradizione natalizia marchigiana al mosto d’uva, una ricetta povera di origini contadine.

Molise

Mostaccioli molisani: I mostaccioli sono dolci tipici natalizi del centro-sud, che prendono una ricetta diversa per ogni regione. In Molise, la tradizione chiede che i mostaccioli siano dolcissimi pezzetti di pasta derivati dal mustaceus, l’antica focaccia di nozze.

Piemonte

Bonet: Tra i dolci piemontesi è il più famoso e ha origini molto antiche. Il suo nome in dialetto piemontese significa “cappello”: pare che si chiamasse così proprio perché lo stampo troncoconico in cui veniva versato ricorda la forma di un berretto (anche se oggi si è sempre più diffusa l’usanza di prepararlo in stampi squadrati).

Puglia

CartellateLe cartellate, in pugliese “carteddate”, sono solitamente preparate in versione dolce, guarnite con una salsa a base di vincotto, miele e spezie. Originarie della Puglia, sono diffuse anche in Basilicata e in Calabria.

Sardegna

Papassini: Chiamati anche pabassinos o papassinos a seconda della zona, sono grossi biscotti preparati con un impasto di pasta frolla, uva passa, mandorle, noci, scorza di limone grattugiata, miele. Il loro nome viene da papassa o pabassa, ovvero l’uvetta sultanina di cui sono ricchi.

Sicilia

Cannoli: Insieme alla cassata, i cannoli sono una specialità tradizionale della pasticceria siciliana. Quelli originali sono ripieni di crema alla ricotta ma, una volta pronti, i cannoli possono essere farciti anche con mousse alla frutta o al cioccolato.

Toscana

PanforteIl grande padre della cucina italiana Pellegrino Artusi raccomanda il panforte toscano per il pranzo di Natale nella sua opera La scienza in cucina (1891)

Trentino-Alto Adige

Zelten: Frutta secca e canditi sono la base di questo dolce tipico della tradizione alto-atesina. Molto facile e veloce da preparare, è una scelta perfetta per le Feste.

Umbria

Torciglione umbro: Conosciuto anche come il “serpentone umbro” per la sua forma circolare, è il dolce tipico a base di mandorle, zucchero e albumi. Torna sulle tavole anche a Pasqua.

Valle d’Aosta

Lou mécoulen (o lou meculin): Originario di Cogne, si tratta del dolce pane valdostano da molti considerato l’antenato del panettone.

Veneto

Pandoro artigianale: Tipico dolce natalizio di Verona, ha conquistato tutta l’Italia con la sua semplice fragranza. Il nome deriva dal dialetto veneto “pan de oro” e veniva servito sulle tavole insieme al nadalin.

Guida Gambero Rosso 2022: i migliori ristoranti

Guida Gambero Rosso 2022: i migliori ristoranti

L’edizione 2022 della guida conferma il primato del Reale a Castel di Sangro tra i ristoranti italiani. Ben 41 i locali che hanno ottenuto il massimo riconoscimento, quattro sono novità. A Carlo Cracco il premio come ristoratore dell’anno

Non sarà originale, ma la premessa all’edizione 2022 della Guida Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso è «la grande ripartenza». Sia pure con qualche timore per i prossimi mesi, il volume celebra il ritorno alla normalità, nel senso che non solo si rivedono i punteggi dei locali, ferma restando la classificazione in forchette, mappamondi, bottiglie, cocotte – uno, due o tre a seconda del grado di eccellenza – ma i premi sono stati assegnati in presenza al Rome Marriott Park Hotel della Capitale. Non è poco, considerando quanto successo lo scorso anno, a partire dalla cerimonia in streaming ma anche dalle difficoltà di una valutazione accurata come nelle passate edizioni. Quest’anno è andata meglio, da fine maggio i ristoranti hanno riaperto (ed è stata una grande stagione) ma – forse anche per esorcizzare le paure – sono rimasti i simboli del delivery e del take away nelle schede dei locali che continuano a farlo.

Un podio eccezionale

L’edizione 2022 non è scevra da cambiamenti all’interno delle categorie, a partire dai Tre Forchette. Tornati i punteggi, ecco che per il Gambero Rosso si conferma – come nell’edizione 2020 – che il migliori ristorante in Italia è Reale (foto in apertura) a Castel di Sangro (AQ) con 96 centesimi davanti all’Osteria Francescana di Modena e alla Pergola dell’Hotel Rome Cavalieri, entrambi a 95 centesimi. Tradotto, vuol dire un podio composto rispettivamente da Niko Romito, Massimo Bottura e Heinz Beck. In totale, le Tre Forchette sono 41: tre in più dell’edizione 2021, ma le novità (o i ritorni) sono quattro perchè per la ristrutturazione del Park Hyatt Milano, Andrea Aprea ha lasciato il Vun per realizzare un nuovo locale sempre in città. Nell’èlite, c’è stato il ritorno di due ristoranti a Roma:  l’Idylio by Francesco Apreda – The Pantheon Iconic Rome Hotel e del collaudato Enoteca La Torre a Villa Laetitia. Poi ecco Dani Maison, a Ischia, dove opera uno dei più bravi cuochi del Sud, Nino Di Costanzo. La quarta new-entry – sicuramente la più originale del gruppo – è rappresentata da Andreina, a Loreto: Errico Recanati ha conquistato il salotto buono della critica e sta attirando gli appassionati per una cucina dove il fuoco rappresenta l’elemento fondamentale.

Re Carlo

Da notare che per la prima volta, c’è un piccolo elenco di Due Forchette Rosse con le maggiori potenzialità a entrare nell’èlite: Piccolo Lago a Verbania (VB), Casa Perbellini a Verona, Antica Osteria Cera a Campagna Lupia (VE), Arnolfo a Colle Val d’Elsa (SI) e Signum a Salina (ME). Se Niko Romito si guadagna nuovamente la copertina, la contro-copertina è sicuramente per Carlo Cracco: a lui è andato il prestigioso premio come Ristoratore dell’anno, in virtù dell’ottimo momento di Cracco in Galleria (per il Gambero Rosso è il miglior locale a Milano), delle nuove sedi (sul Naviglio e a Portofino) e anche del successo televisivo della trasmissione Dinner Club. A un altro asso della nostra ristorazione, Mauro Uliassi, il premio per il Menu dell’anno: il fantastico Lab 2021, ovviamente nel suo ristorante a Senigallia (AN). Curiosamente, il riconoscimento per la migliore sala italiana è finito a soli 7 km verso Sud, alla Madonnina del Pescatore dell’amico-rivale di sempre Moreno Cedroni.

I nuovi Tre Mappamondi

Tra le categorie più vivaci, c’è quella dei ristoranti etnici: uscito di scena Casa Ramen Super, ecco che hanno conquistato Tre Mappamondi Il Vizio e Gong Oriental Attitude a Milano. La novità dell’anno è Dalla Gioconda, a Gabicce Mare (PU), guidato da Davide Di Fabio, ex-braccio destro di Massimo Bottura, e creato dalla famiglia Bizzari. Interessanti i premi speciali. Quello per il cuoco emergente in memoria di Alessandro Narducci è andato a Luigi Salomone di Re Santi e Leoni a Nola (NA). Il sommelier numero uno lavora proprio al Reale – da sedici anni, tra l’altro – ed è il pugliese Gianni Sinesi mentre va ascritto al suo collega lucano Vincenzo Donatiello il successo di Piazza Duomo ad Alba (CN) come miglior ristorante come proposta di vini al bicchiere. E ancora il pastry chef dell’anno è Tommaso Foglia che cura i dessert del famoso Don Alfonso 1890 e del San Barbato Resort Spa & Golf di Lavello. Ci ha convinto anche il premio per l’Innovazione in cucina che è andato a Bu:r, il ristorante milanese di Eugenio Boer che è bravissimo nel farla partendo da radici saldissime, regionali e classiche. Quando la creatività non è solo tecnica ed esercizio di stile ma cultura gastronomica e rispetto del passato diventa più innovativa di qualsiasi nuova idea. Un segnale importante.

Polpette di patate alla siciliana

Polpette di patate alla siciliana

Volete preparare un piatto sfizioso e versatile dal successo assicurato? Con le polpette di patate non sbagliate di certo

Le polpette di patate siciliane sono una vera specialità, diverse da tutte le altre polpette di patate perché hanno all’interno del saporitissimo formaggio caciocavallo.
Non confondetele con le crocchette, sono tutt’altro sia per il gusto che per la forma.

Ricetta delle polpette di patate siciliane

Ingredienti

1 kg di patate
1 spicchio d’aglio
150 g di caciocavallo grattugiato
3 uova
prezzemolo qb
70 g di pangrattato
sale qb
pepe qb
olio extravergine di oliva qb

Procedimento

Lessate le patate intere con la buccia in abbondante acqua salata per circa 40 minuti.
Tritate finemente il prezzemolo e l’aglio e quando le patate saranno cotte, pelatele e schiacciatele con lo schiacciapatate.

Aggiungete un pizzico di sale, il caciocavallo grattugiato, il prezzemolo e l’aglio e unite le uova.
Aggiungete pangrattato quanto basta, circa 80 g, fino a ottenere un impasto morbido e compatto.
Lasciate riposare l’impasto per 30 minuti in frigorifero. Questo passaggio è fondamentale per evitare che si aprano in cottura.

Con le mani unte prelevate dei pezzi d’impasto e realizzate delle polpette schiacciate.
Friggetele poco alla volta in olio bollente e poi scolatele su carta assorbente.
Salate le polpette solo alla fine e servitele calde!

Varianti delle polpette di patate

Potete arricchire le vostre polpette di patate con pezzettini di provola o scamorza all’interno per un cuore filante.
Volendo, anche del prosciutto cotto a cubetti potrebbe essere un’ottima variante che piace sempre tanto ai bambini.
Ovviamente potete preparare le polpette di patate alla siciliana anche al forno cuocendole a 180° per 20 minuti in forno ventilato, per un risultato più leggero.

Le patate più adatte

Per queste polpette potete utilizzare sia le patate a pasta gialla, sia le patate a pasta bianca che sono più farinose.
L’ideale è scegliere patate un po’ vecchie, come si fa per gli gnocchi, perché contengono meno acqua.

Scorrete la gallery in alto per scoprire i segreti delle polpette di patate alla siciliana

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