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» Insalata di gnocchi – Ricetta Insalata di gnocchi di Misya

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L’insalata di gnocchi è un’idea talmente tanto geniale, pure nella sua semplicità, che non so perché non ci abbia pensato prima… Voglio dire, facciamo normalmente insalate di pasta o di riso, persino di cereali… e perché non di gnocchi?? Insomma, sono qui con questa ricetta, oggi, per ovviare a questa mancanza nella mia gallery, per cui vi presento ufficialmente la mia prima insalata di gnocchi. Quella degli gnocchi all’insalata naturalmente vuole essere soprattutto un’idea, uno spunto per le vostre creazioni: quello che voglio dire, è che se anche voi non avevate mai pensato di servire degli gnocchi freddi, magari ci penserete, la prossima volta che ne avrete l’occasione, ma che non dovete condirli per forza come ho fatto io. Insomma, il principio è quello della pasta all’insalata, per cui cuocete normalmente gli gnocchi, li scolate, li fate raffreddare e li condite a piacere o in base a quello che avete in casa, tutto qui 😉

  • Tempo di preparazione preparazione: 15 min
  • Tempo di cottura cottura: 5 min
  • Tempo totale totale: 20 min
Insalata di gnocchi
Insalata di gnocchi

Procedimento

Come fare l’insalata di gnocchi

 

Innanzitutto lessate gli gnocchi in un’ampia pentola piena di acqua bollente salata, mescolate ogni tanto e scolateli quando salgono a galla, quindi passateli sotto acqua fredda (mentre sono ancora nello scolapasta) e conditeli subito con un filo d’olio.

Nel frattempo che gli gnocchi si raffreddano, preparate gli altri ingredienti: lavate sedano e pomodorini e tagliate tutto a pezzetti (pomodorini, sedano, bresaola, carciofini, grana).

Unite tutti gli ingredienti in una ciotola, mescolate e aggiustate di sale.

L’insalata di gnocchi è pronta: prima di servirla aggiungete basilico e rucola ben lavati.

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Come usare la cappa da cucina come purificatore d'aria

Non solo vicino ai fornelli: i nuovi aspiratori ci aiutano a respirare meglio tra le pareti di tutta la casa. Complici tecnologie avveniristiche e design. Un’esperta ci rivela le cose da fare (e quelle da evitare) per utilizzarli al meglio

Alberghi e strutture turistiche ormai lo mettono come plus, come il servizio in camera o il concierge: parliamo dei purificatori d’aria. Combattere l’inquinamento tra le mura di casa sembra essere un trend salutista a partire dalla cucina. In molti infatti non sanno che è tra le stanze più inquinate della casa. Ironia della sorte, è anche una delle più utilizzate. Per alleggerire l’atmosfera una soluzione c’è e si chiama cappa. In tanti le usiamo solo per eliminare gli odori molesti, magari a preparazione già eseguita (dopo una frittura o quando abbiamo bruciato inavvertitamente qualcosa). Eppure i modelli di ultima generazione vanno molto oltre. Ne abbiamo parlato con Serena Sorana, Brand and Communication manager di Faber, azienda con sede a Fabriano nella Marche (dal 2005 parte del gruppo Franke), ideatrice nel 1955 della prima cappa da cucina.

Serena Sorana

«In questo periodo storico trascorriamo in casa molto tempo» esordisce Serena Sorana «Per questo motivo, mantenere un ambiente il più possibile pulito, a livello di qualità dell’aria, è qualcosa che si ricerca sempre di più, anche perché 1 italiano su 5 ha problemi di allergie o di asma. Sono tante le insidie “invisibili”: il 70% delle persone, ad esempio, scoprono di avere della muffa in cassa e non immaginano che bastano pochi gesti per migliorare la situazione».

Quali sono?
«Intanto aerare aprendo semplicemente le finestre e accendere la cappa almeno 5 minuti prima di cucinare, e non dopo. In realtà molti usano la cappa solo per la luce e per eliminare gli odori aprono la finestra: purtroppo c’è poca consapevolezza sulla grande utilità di una buona cappa, ma anche su altri aspetti che influenzano la qualità dell’aria che respiriamo tra le mura di casa».

Perché?
«I detergenti più comuni utilizzati per pulire le superfici della zona fornelli, ad esempio, a contatto con la fiamma o il calore delle piastre, rendono volatili sostanze nocive per il nostro organismo, che noi inaliamo inavvertitamente».

Come orientarsi nella scelta di una cappa?
«Ci sono quelle filtranti e quelle aspiranti. Quelle aspiranti sono quelle collegate ad un tubo dell’aria che scarica verso l’esterno, di solito dotate di filtri che bisogna lavare frequentemente. Le filtranti sono quelle cappe che oltre ad avere un filtro anti-grasso, hanno anche un filtro a carbone: in questo caso l’aria viene ripulita e viene reimmessa all’interno dell’appartamento. Di solito vanno cambiati ogni tot, a seconda della tipologia».

Altre accortezze?
«Anche la manutenzione è importante: i filtri delle cappe tornano come nuovi semplicemente lavandoli. Faber ha anche promosso in più occasioni attività promozionali per un check up gratuito della cappa, che sono state sempre molto apprezzate dai consumatori. Oggi guidiamo le persone on-line attraverso un blog attivo sul nostro sito che consiglio a tutti. In più all’acquisto regaliamo un kit per tenerle pulite».

Che funzioni hanno le cappe di ultima generazione?
«Tantissime: intanto sono eco-sostenibili, a basso consumo e regalano performance degne di un depuratore d’aria. A fine anno metteremo in commercio un prodotto, presentato come prototipo durante il Salone del Mobile di Milano di due anni fa che si chiama K-Air. Ha una forma piatta come quella di un monitor o di un televisore e si distingue per la presenza di sensori che consentono di monitorare l’inquinamento all’interno di tutta la casa. Abbiamo utilizzato per realizzarla una tecnologia progettata per le stazioni spaziali, modulandola sulle esigenze domestiche e scalandola nelle dimensioni per renderla adatta alle nostre cucine. Segnala con grafici e colori la qualità dell’aria, quindi purifica l’ambiente automaticamente. E’ possibile utilizzarla in connessione con il piano cottura o programmarla in remoto dal cellulare, tramite un app. In futuro prevedo si andrà sempre più in direzione di linee a basso consumo energetico e verso i piani cottura con aspirazione integrata, come il nostro Galileo, dotato di soluzioni interessanti quali la tecnologia waterproof che garantisce il funzionamento e la sicurezza anche in caso di fuoriuscite di liquidi sul piano, che non vanno a interferire con la cottura e sono raccolti in un vano. Una crescente attenzione verrà rivolta anche ai materiali – il Fenix Ó ad esempio, che utilizziamo per la gamma Soft Line è anti impronta e si pulisce in un attimo – e alla rumorosità che oggi è ridotta di oltre il 60% rispetto alle cappe tradizionali».

Che metrature si possono purificare attraverso l’utilizzo della cappa?
«Teoricamente superfici di ogni dimensione: basta che la cappa sia proporzionata all’ampiezza dell’ambiente domestico e all’uso, più o meno frequente, si fa della cucina».

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