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Venice Renaissance – Celebrating Italian future, l’evento di Vanity Fair a Venezia

Venice Renaissance – Celebrating Italian future, l'evento di Vanity Fair a Venezia

Le foto del dinner organizzato da Vanity Fair e Tendercapital in occasione del Festival del Cinema di Venezia

Per celebrare il numero speciale di Vanity Fair “Lettera d’amore a Venezia”, interamente dedicato alla rinascita della città, ieri sera il settimanale di Condé Nast ha organizzato la cena “VENICE RENAISSANCE – CELEBRATING ITALIAN FUTURE”, dinner pensato per promuovere e sostenere le attività di mecenatismo in Laguna insieme a Tendercapital Productions, società di produzione cinematografica appartenente al Gruppo Tendercapital in concorso alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia con “PadreNostro”, film girato da Claudio Noce e che ha tra i protagonisti Pierfrancesco Favino, Barbara Ronchi, Mattia Garaci, Francesco Gheghi, oltre all’amichevole partecipazione di Antonio Gerardi e Francesco Colella.

Il Direttore del settimanale Simone Marchetti e il Presidente di Tendercapital Moreno Zani hanno accolto gli ospiti negli spazi degli Antichi Granai dell’Hotel Cipriani.
Ad accompagnare il loro arrivo il DJ set di Marco Ossanna con il Maestro Stefano Serafini alla tromba.

il binomio perfetto per cenare con la musica

il binomio perfetto per cenare con la musica

Riapre il Blue Note e si ritorna a cenare con la musica. E così per assaggiare la “santa trinità” della cucina cajun, a base di peperoni verdi, cipolle e sedano, non serve più volare in Louisiana. Basta prenotare a Milano

A New Orleans la chiamano la “santa trinità” della cucina: peperoni verdi, cipolle e sedano. Quasi impossibile non trovarli nei piatti della cucina cajun tipica della Lousiana, terra del jazz e di una storia fatta di grande contaminazione. Qui musica e ricette hanno lo stesso suono, la stessa storia da raccontare, lo stesso calore: speziato e inebriante. Se gli Stati Uniti però sono lontani, il Blue Note di Milano è in piena zona Isola e da anni oramai ha portato il meglio della musica jazz e blues in città. Ora anche la cucina cajun.

Jazz e cucina cajun, l’anima di New Orleans

La jazz nasce a New Orleans e dai canti di lavoro degli schiavi diventa musica itinerante suonata nelle brass band di strada, fatta per ballare, per divertirsi, per evadere, e solo alla fine finisce nei locali e poi incisa sui dischi. È la stessa storia della cucina creola, nata dall’incontro delle diverse culture, provenienze e tradizioni avvenuta in queste terre. Una cucina povera, robusta, fatta con ingredienti del luogo, resa invitante dalle spezie e dagli aromi arrivati da lontano. Cajuns erano i coloni francesi che dal Canada emigrarono nella bassa Louisiana alla fine del Settecento, portando con sé cultura, ingredienti e ricette molto particolari che ancora oggi dopo tre secoli sono riconoscibili e parte della tradizione di quelle terre. La città prende il suo nome proprio da Orléans lungo la Loira, ma è sul fiume Mississippi ed è nota per il suo quartiere francese e l’architettura ispirata alla vecchia Europa. Anche la cucina rispecchia la storia secolare: la cucina cajun è una combinazione di cucina francese e tradizione del Sud degli Stati Uniti in cui carne affumicata, salsiccia di maiale piccante e riso nota come boudin o gamberi di fiume vengono cotti in una sola pentola: la jambalaya. Ma la cultura francese non fu evidentemente l’unica ad attraversare questa zona, e forte è la cultura creola, prodotto delle discendenze europee e africane, caraibiche o ispaniche che qui costituiscono la maggior parte della popolazione. L’essenza del creolo si trova in salse ricche, erbe locali, pomodori rossi, pesce e frutti di mare.

Al Blue Note si cena a ritmo di musica

Il Blue Note celebra i suoi 17 anni di attività in cui ha portato jazz, blues, gospel e musica di ispirazione afroamericana nel cuore di Milano, aggiungendo una nuova nota: essere il primo ristorante cajun di Milano. Insieme ai piatti della cucina internazionale come gli immancabili burger, offre quindi anche piatti nati proprio tra le strade di New Orleans, Lousiana, nel profondo sud degli Stati Uniti, una delle più incredibili città del mondo: con i suoi toni caraibici e quella sua tipica mescolanza di culture che hanno lasciato il segno in quasi trecento anni di storia. Lo chef Federico Tronci del Blue Note Milano, dopo un’attenta ricerca tra le testimonianze storiche dell’epoca, ha delineato un menu ad hoc riproponendo piatti rielaborati che varieranno stagionalmente. «La cucina cajun è il risultato dell’ingegnosità di quei popoli che hanno imparato a sopravvivere in terre ignote e inospitali, fatte di paludi e acquitrini e hanno saputo mixare sapientemente tradizioni gastronomiche differenti – francese, spagnola e caraibica – con i poveri prodotti locali – riso, crostacei, molluschi», afferma Federico Tronci. «Con questo nuovo menu vogliamo ritornare alle radici storiche del jazz e puntare su una cucina semplice, con pochi ingredienti, ma tutti ben riconoscibili». Si comincia con i fritti: tenerissimo pollo marinato nelle spezie o gamberoni pastellati nella birra e serviti con salsa creola o affumicata fatte in casa. Tipico della cucina criolla, il Gumbo di gamberi, una zuppa leggermente piccanti servita con riso bianco e pane fritto o il brisket BBQ con riso bianco e fagioli rossi in salsa. Per chi vuole assaggiare solo un sandwich si può ordinare quello al brisket e senape, ma l’importante è non perdere il dessert: Banana foster, con banana caramellata e gelato alla vaniglia (che qui arriva direttamente da una delle migliori gelaterie d’Italia, Artico, a pochi passi dal locale).

La serata del reopening

Martedì 22 settembre si terrà Celebrate New Orleans per celebrare una delle più incredibili città del mondo, la culla del jazz. La serata sarà dedicata alla cultura creola a 360 gradi: sul palco il Domenico Mamone Quintet farà riassaporare al pubblico gli albori del jazz, dalle sessioni con Louis Armstrong, agli echi blues e dixieland, ripercorrendo le tappe della carriera musicale della leggenda del jazz Sidney Bechet; mentre chi godrà anche della cena, potrà assaporare i piatti della tradizione cajun.

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Pizza con il super cornicione senza glutine: la ricetta

Pizza con il super cornicione senza glutine: la ricetta

Diego Vitagliano sforna fra Napoli e Pozzuoli pizze dal cornicione pronunciato. Anche per celiaci (e sono buone). Quindi ci siamo fatti dare la sua ricetta

La pizza senza glutine la propongono oramai un po’ tutti, ma in pochi riescono davvero nell’intento di renderla all’altezza delle aspettative. Quasi impossibile se si cerca una pizza napoletana e la si vuole mangiare con il cornicione. Diego Vitagliano c’è riuscito, tanto da non farti rimpiangere quella tradizionale.
Si parte dagli scugnizzi napoletani (pasta fritta condita con pesto di basilico, rucola, scaglie di grana padano, pomodorini semi-dried), le montanarine e 11 pizze: Margherita, Marinara e poi omaggi a Nerano, alla Calabria e pizze ripiene classiche come quella con il salame o il prosciutto. L’impasto è a base di farina di riso, la preparazione avviene in un box a vista con forno e spazi dedicati, per evitare qualunque tipo di contaminazione.

Ed ecco la sua ricetta, per farla a casa.

Ingredienti per 4 pizze tonde

1 kg di farina senza glutine di riso
15 g di sale
850 g di acqua
3 g di lievito

Come topping
Pomodori pelati San Marzano
Fior di latte di Agerola
Grana padano grattugiato al momento
Basilico riccio napoletano
Olio extravergine di oliva

Procedimento

Versate la farina nella planetaria, aggiungete acqua, lievito e infine il sale. Fate lavorare per almeno 8 minuti.
Formate dei panetti da 270 g e, dopo averli incelofanati ben stretti, depositateli in frigo per 24 ore.
Passate le 24 ore, prendete e stendete ogni panetto infarinando il piano da cucina con la farina di riso. Stendete ogni pizza lasciando il bordo più spesso per un diametro di circa 30 cm.

Condimento e cottura
Condite con pomodoro San Marzano e infornate per 10 minuti in forno ben caldo alla massima potenza su una teglia di pietra refrattaria o direttamente sulla teglia del forno. Estraete la pizza e conditela con il fior di latte di Agerola tagliata a listarelle, grana padano grattugiato, le foglie di basilico riccio napoletano e un filo di olio extravergine d’oliva. Infornate per altri 10-15 minuti.

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