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Gluten free, per moda o per davvero?

La Cucina Italiana

Gluten free? Sì, ma solo se viene diagnosticata da un medico la celiachia. Oggi alcuni dati scientifici dell’Associazione Italiana Celiachia (AIC), usciti in occasione della settimana dedicata alla patologia, riportano che sono 6 milioni gli italiani che si considerano affetti da tale patologia seguendo, in realtà, falsi miti e spendendo vogni anno 105 milioni di euro per l’acquisto di cibi senza glutine a loro non necessari. 

Il mercato del no-glutine è in ascesa, con una crescita di fatturato e proseliti spinti anche dalle celebrità del mondo dello spettacolo: da Gwyneth Paltrow a Victoria Beckham e Lady Gaga, sono infatti tante le star che hanno scelto il gluten-free. Non sono celiache, ma non portano in tavola nulla che contenga glutine, convinte di guadagnare così in salute e restare in forma

Celiaci in Italia: i dati

Nel nostro Paese ogni anno si spendono 320 milioni di euro per prodotti senza glutine, ma di questi solo 215 derivano dagli alimenti erogati per la terapia dei pazienti celiaci, stando ai dati Nielsen diffusi dall’Associazione Italiana Celiachia (AIC) in occasione della Settimana Nazionale (avvenuta a maggio), dedicata quest’anno alla nutrizione e all’educazione alimentare per vivere al meglio una dieta che per i celiaci non è una scelta alimentare, ma l’unica terapia possibile.

«Nessuna ricerca» – spiega Giuseppe Di Fabio, presidente AIC, «ha finora dimostrato qualsivoglia effetto benefico per i non celiaci nell’alimentarsi senza glutine, anzi. Gli studi scientifici stanno ampiamente dimostrando che in chi non è celiaco l’esclusione del glutine è inutile». Come evidenziano dati appena pubblicati dal British Medical Journal, aggiunge Marco Silano, direttore del Dipartimento Nutrizione dell’Istituto Superiore di Sanità, «uno studio che ha seguito oltre 110mila uomini e donne per 26 anni ha inoltre dimostrato che nei non celiaci l’esclusione del glutine non riduce il rischio cardiovascolare, come alcuni sostenevano».

La dieta senza glutine è invece essenziale per i pazienti celiaci: in Italia si stimano circa 600mila casi, pari all’1% della popolazione, ma i diagnosticati a oggi sono appena 190mila. Il Servizio Sanitario Nazionale eroga ai pazienti celiaci i prodotti dietetici senza glutine fino a un tetto massimo di 90 euro/mese per paziente. «I celiaci hanno faticosamente conquistato diritti e tutele che però» avverte l’Aic, «rischiano di essere messi in discussione dal diffondersi della moda del senza glutine tra i non celiaci, che banalizza la malattia». I veri celiaci, invece, hanno spesso difficoltà anche nel mangiare fuori casa. Un aiuto arriva dal progetto Alimentazione Fuori Casa di AIC: sono più di 4mila i ristoranti, pizzerie, alberghi, gelaterie e laboratori che, in tutta Italia, hanno seguito un percorso di formazione da parte di AIC sulla celiachia. L’elenco completo è consultabile sul sito www.celiachia.it.

Liguria: 10 posti dove comprare prodotti tipici

La Cucina Italiana

Se siete in Liguria a fare un giro o delle vere e proprie vacanze, oltre ai magnifici ristoranti lungo mare e nell’entroterra non può mancare una lista di produttori e botteghe tipiche dove comprare qualche prodotto tipico da consumare in loco o riportare a casa come souvenir o regalo per i vostri cari. Dal pesto, ai dolciumi, passando per la classica focaccia, concludendo con alcuni prodotti unici e di nicchia.

10 posti dove fare la spesa tra negozi e produttori

Rossi dal 1974

Rossi dal 1947 ed è rinomato a Genova, ma non solo, per il suo famosissimo pesto. Fatto da una ricetta originale, senza compromessi, per ottenere un prodotto che potesse essere portato in giro per l’Italia e nel mondo (è infatti distribuito in 15 paesi del mondo). Preparato con Basilico dop e Aglio di Vessalico (Presidio Slow Food) ha una shelf life 60 gg. senza conservanti o trattamenti termici. 

Dove > ROSSI 1947 Srl
Via Cesarea 21/r
TEL. +39 010 8601096
pestorossi.com

Romanengo dal 1780

Unica e inimitabile per storia e sapori, si tratta della più antica confetteria d’Italia. Pietro Romanengo è una “confetteria” nel significato settecentesco del termine: un’impresa costituita da un laboratorio artigianale, dove si lavorano con ricette di antica tradizione la frutta, i fiori, il cacao, lo zucchero, le spezie. Ecco che le ricette della tradizione genovese, nate in oriente e perfezionate nel corso del 1800 dai confettieri italiani e francesi, sono tramandate dalla famiglia da sette generazioni. Chi è di Genova, lo sa, il blu Romanengo lo si riconosce subito, è il marchio dell’azienda e per chi come me ha una famiglia grande, riporta a ricordi ancestrali, quelli in cui la nonna, per Natale, faceva incetta di dolciumi e li disponeva tutti insieme su una bellissima tovaglia bianca. Particolarità della bottega: oltre ai dolci storici si può trovare l’acqua di fiori d’arancio amaro (Presidio Slow Food), prodotta da un piccolo produttore nel ponente ligure.
Nelle due botteghe storiche di Via Soziglia e di Via Roma, potrete acquistare i dolciumi della tradizione genovese.

Dove > Via Soziglia, 74/76 r
Telefono: +39 010 24 74 574
Via Roma, 51r
Telefono: +39 010 58 02 57
romanengo.com

Panificio Claretta

Vagando per gli storici carruggi genovesi non può mancare un passaggio nei panifici della città per comprare l’iconico prodotto ligure: la focaccia. Uno di questi, il Panificio Claretta. In questo forno, aperto nel 1952, si trova una delle migliori focacce della città, salata in superficie, eccellenti anche grissini stirati a mano e il pandolce genovese.

Alberto Gipponi, lo chef che ricomincia da acqua e farina

La Cucina Italiana

Alberto Gipponi, classe 1980, laureato in sociologia, cambia vita quando decide di dedicarsi alla sua vera passione, la cucina. Colleziona esperienze nell’alta ristorazione lavorando con Joe Bastianich, Nadia Vincenzi, Georges Blanc e Massimo Bottura. Apre il ristorante Dina a Gussago, in Franciacorta, nel 2017, e Delia, gastronomia con enoteca, a Brescia, nel 2021. Gippo, come si fa amichevolmente chiamare, arriva nella nostra cucina sorridente e pronto a regalarci un viaggio nei labirinti del sapore, con ricette dove la pasta è protagonista essenziale ma silenziosa.

Costruire la memoria

«Il gusto ha a che fare con la memoria, perciò mi piace creare piatti che partano dai riferimenti che tutti abbiamo, ma che contengano poi anche qualcosa di profondo, oltre l’usuale». Assaggiando i piatti di questo servizio si comprende bene: la salsa di ostriche cattura con la sua acidità stimolante, le fragole aggiungono complessità aromatica al pomodoro e basilico senza deludere, le seppie abbracciano la sapidità di un umami irresistibile per confessare poi la necessità di una nota balsamica soddisfatta dalla freschezza della menta. E la pasta, naturalmente, perché niente senza di lei avrebbe senso. Rivelazioni di abbinamenti che non ti aspetti, vivacità e apertura: Alberto Gipponi ci invita a giocare, a perderci e poi ritrovarci. «A volte una comprensione non immediata ci permette di andare un po’ più in profondità, di capire che dietro a quell’ingrediente o a quella consistenza per noi familiari, ci sono molte sfumature».

Siamo acqua e farina da Bolzano a Taormina

Chiediamo allo chef perché ha proposto un menù tutto a base di pasta. «“Mettere su un piatto di pasta” è qualcosa che fa parte di noi, è un gesto di ospitalità quando ti arriva a casa qualcuno di inaspettato, è l’importanza di mangiare qualcosa di buono e di sano anche se si ha poco tempo, è il senso di sedersi a tavola e fermarsi per qualche minuto. E poi acqua e farina sono due elementi fondanti della storia culinaria di tutta l’Italia, dalle paste di grano tenero e all’uovo del Nord a quelle di grano duro e trafilate al Sud. Credo che la bellezza della cucina stia nei passaggi di sapere da una mano all’altra, da un paese all’altro, da una regione all’altra. Un movimento che visto tutto assieme chiamiamo tradizione».

Tradizione e futuro

Il tradimento è ammesso solo se consapevole, e la tradizione va rivissuta col fascino della sorpresa. «Siamo legati alla gestualità di acqua e farina, il primo piatto è quello che ci caratterizza, ma mi auguro che la cucina italiana di domani prenda questo come punto di partenza e non di arrivo. Perché anche la nostalgia è un bel sentimento, purché non ci tolga la voglia di scoprire il futuro».

Ambiente uguale casa

«Ho un’attitudine zero spreco: l’uomo fa parte della natura, il rispetto del sistema mondo ha un ruolo importante, ma è poi l’impegno ad agire in modo responsabile nella quotidianità che fa la differenza. Come diceva Blaise Pascal, ciò che misura la virtù di un uomo non sono gli sforzi, ma la normalità».

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