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Agricoltura biologica alle porte di Milano

Agricoltura biologica alle porte di Milano

Cascina Fraschina Bio di Abbiategrasso: una giornata di lavoro in una giovane azienda biologica appena fuori Milano, dove tre ragazzi coltivano di tutto per favorire la biodiversità

«Diamo lavoro ai giovani». È iniziata  così la storia di Tommaso Montorfano, Claudio Vaccari e Marcello Requiliani, che con neanche novant’anni in tre si sono ritrovati a gestire la Cascina Fraschina Bio, tredici ettari ad Abbiategrasso, nel Parco del Ticino. «Non ci manca niente: abbiamo studiato, abbiamo Internet e tanta passione».

La scelta è stata chiara da subito: regime biologico con filiera chiusa, e poi non solo ortaggi tradizionali, ma anche esotici, sempre più richiesti, come okra, shiso, kang kong (spinacio d’acqua). «Coltivare più specie possibili per favorire la biodiversità: questo per noi è l’unico modo sostenibile di fare l’agricoltura, perché è anche il solo modo che abbiamo per influenzare il nostro corpo e il nostro ambiente. Eppure c’è ancora troppa disinformazione sul tema, si tende ad associare il biologico solo al prodotto finale e non a tutto quell’universo che c’è prima e dietro», continua Marcello, che oltre al lavoro in azienda è anche insegnante di Piani di produzione orticola biologica. Qui la giornata si sa quando comincia (presto), ma non quando finisce (tardi); d’estate già verso le sette del mattino, ma l’orario ovviamente cambia a seconda delle stagioni, anche se si lavora sempre almeno dieci ore. «Non abbiamo ruoli precisi, tutti facciamo tutto, e c’è sempre qualcosa da fare». Con loro lavorano alcuni ragazzi, tra stagisti e dipendenti, come Dembo, Giorgio, Suma, Tania.

Inizio con la guida di Marcello a raccogliere il famoso kale, il cavolo riccio, un concentrato di proprietà salutistiche e nutrizionali, chiamato anche «medico dei poveri»; in cucina ha mille applicazioni, dalle chips al pesto, all’estratto.
«Siamo abituati a pensare ai cavoli solo come ortaggi invernali, ma non è affatto così, è un altro di quei miti che vanno sfatati», si infervora Marcello. Il kale, come tante altre piante della cascina, cresce in serre costruite con materiali di riciclo. «Abbiamo investito tantissimo in queste strutture, prima ancora che nei macchinari». Continuiamo con la raccolta dei fiori di zucchina, poi passiamo a togliere le erbe infestanti dai campi:«Devi estirparle dalla radice, Giulia!», mi rimprovera Marcello. «Alla fine le piante sono come tutti gli altri esseri viventi, il loro scopo è sopravvivere, riprodursi e diffondersi. Per questo tutti dovrebbero  leggere Armi, acciaio e malattie (saggio dell’antropologo americano Jared Diamond uscito nel 1997 e pubblicato in Italia da Einaudi, ndr), perché è un libro che ti fa capire le cose; a me ha cambiato la vita, forse portandomi qui». Nel frattempo Claudio è in giro a consegnare quelle che hanno chiamato «Eticassette – Il gusto del rispetto» per dare un’idea dello spirito del loro lavoro.«Forniamo una parte di prodotti “obbligatori” scelti da noi e, a seconda della disponibilità, una parte “libera” che ognuno può assortire a piacere in base alla nostra lista stagionale. Quando consegniamo la nuova cassetta, ritiriamo quella vecchia. Vogliamo ridurre gli sprechi, sia dei materiali sia delle verdure». Per tutte queste ragioni, gli ortaggi bio di Cascina Fraschina Bio sono sempre più richiesti, da Abbiategrasso fino a Milano, dove sono moltissimi i privati e i ristoranti che li scelgono, come Marco Ambrosino dei 28 Posti o la Trattoria Ciciarà. Oltre alla vendita diretta, li trovate al Mercato Contadino di Cascina Linterno, a Milano.

Carote nere.

Intanto si  avvicina l’ora di pranzo e nelle serre inizia a fare veramente caldo. Siamo solo a metà giornata e c’è ancora molto lavoro da fare. «Ci sarà un motivo se l’agricoltura è chiamata il settore primario, no?». Andiamo a raccogliere ancora qualche erba aromatica, borragine e il profumato levistico, finché non sentiamo urlare: è pronto, la pasta con i fiori di zucchina appena sbocciati è in tavola!

La Terra e il Cielo, agricoltura biologica a servizio della salute

La Terra e il Cielo, agricoltura biologica a servizio della salute

Un legame con la terra profondo e duraturo. Anzi, con la terra e con il cielo, perché il ciclo dell’agricoltura non è fatto solo di terre coltivate ma anche di stagioni che si susseguono.

E proprio da questa circolarità nasce, quarant’anni fa, La Terra e il Cielo, una delle prime aziende in Italia a fare del biologico una scelta mirata e consapevole. Era il 1979 e quella del biologico fu, da parte dei cinque pionieri dell’azienda, una scelta ideologica mirata e visionaria, non una moda passeggera.

Oggi come allora, i prodotti sono parte di un ciclo produttivo ecologico e solidale, in costante ascolto della natura e dell’ambiente a 360 gradi. Con una carta dei valori che testimonia l’etica e l’impegno costanti, premiati nel tempo da progetti come quello con il premio Nobel per la pace Rigoberta Menchu.

La pasta la Terra e il Cielo è biologica per tradizione, autentica per vocazione.

La pasta 700 grani

Da questa attenzione e da questa consapevolezza, ma anche dalla costante ricerca, nasce 700 grani, la pasta prodotta con semola integrale di almeno settecento varietà diverse di grano duro. Non un seme, quindi, ma tanti provenienti da diversi appezzamenti che vengono poi mescolati per dare vita a una nuova popolazione evolutiva dei grani. L’idea è degli agronomi Salvatore Ceccarelli e Stefania Grando, ricercatori delle popolazioni evolutive e fondatori dell’associazione Rete Semi Rurali. Da anni impegnati nello studio di tecniche di agricoltura alternative, sostengono e seguono campi sperimentali per creare i miscugli evolutivi anche nella Regione Marche. L’obiettivo è quello di mettere a punto soluzioni che siano sempre più al servizio dalla salute dell’ambiente e delle persone. Come la pasta 700 grani, un prodotto nutriente, digeribile, ad alto contenuto proteico, e che raccoglie i principi nutritivi di ogni campo su cui viene coltivato, senza omologazione.

La filiera controllata

A monte, una filiera controllata e sostenibile, che parte dalla piena tracciabilità delle materie prime, passando per controlli e certificazioni che garantiscono qualità e sicurezza. Ma anche un rapporto trasparente con i consumatori e ancor prima con i piccoli produttori, con i quali si instaura un rapporto di lavoro responsabile e paritario, a partire da compensi sempre equi.

Le farine macinate al mulino

mulino la terra e il cielo

Le farine di grano tenero e quelle di farro integrali vengono ancora macinate all’antico molino ad acqua a Piticchio di Arcevia, risalente al XV secolo. È proprio qui che nascono, nel rispetto delle tradizioni, le farine de La Terra e il Cielo. La semola di grano duro per pane e pasta, la farina di grano tenero tipo 2 (con meno crusca ma con le stesse proprietà benefiche dell’integrale), la farina integrale di grano tenero (con grano tenero coltivato nelle aziende della cooperativa), la farina integrale di farro (macinata a pietra con tecniche tradizionali, grazie alle quali mantiene tutte le caratteristiche nutritive del farro intero; utilizzata da sola o con altre farine per la produzione di pane, pizza e dolci), la farina di grano tenero tipo 0 (più adatta per la pasticceria).

focaccia farina la terra e il cielo

“Seminare il futuro”, il saggio e la presentazione

“Seminare il futuro” è il titolo del saggio di Salvatore Ceccarelli e Stefania Grando che mette l’accento su quello che deve essere il cuore dell’agricoltura biologica, ovvero un mezzo per risanare l’ambiente, senza essere un privilegio di pochi ma al contrario una pratica generalizzata finalizzata alla salute di tutti. Punto di partenza è l’analisi dello stato attuale del sistema alimentare, con un miliardo di persone che soffrono la fame a fronte di quasi due miliardi di persone che mangiano troppo e male. Dietro a questo sistema alimentare c’è un’agricoltura che pur assicurando produzioni massive non è né sostenibile né resiliente, allontanandosi così sia dall’ambiente che dalle persone.

Il 16 novembre il libro verrà presentato dagli autori stessi a Senigallia alle ore 18 al punto vendita Naturasì.

Ricetta con la pasta 700 grani: strozzapreti alle verdure dello chef Dario Pierandi

Ingredienti per 4 persone 

350 g. strozzapreti 700 grani

500 g. di verdure: fagiolini, favette, carota, barbetta di finocchietto selvatico, porro, scalogno, spicchio d’aglio, olio, sale, peperoncino, 5 pomodorini camone.

Procedimento

Pulire e tagliare le verdure con taglio a cubetti delle stesse dimensioni; in una padella aggiungere un po’ di olio e iniziare a cuocere insieme a porro, aglio, scalogno.

Aggiungere i fagiolini puliti e tagliati a piccoli pezzi, regolare il sale, coprire e proseguire la cottura.

Cuocere a parte le favette sgusciate dalla pelle e aggiungere il finocchietto e il peperoncino.

Unire i due composti una volta cotti.

Cuocere la pasta, scolarla e unirla alle verdure. Mantecare con un po’ di acqua di cottura e servire.

 

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