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Quando la sostenibilità è “davvero” buona | La Cucina Italiana

Quando la sostenibilità è “davvero” buona
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La sostenibilità passa (anche) da un risotto. Lo sa bene Federico Zanasi, chef di Condividere, ristorante stellato di Torino che fa capo alla famiglia Lavazza. Il piatto in questione è il Risotto alle foglie di fico, zahatar ed eucalipto, una portata del menù estivo Festival servito nel locale aperto nel 2018 all’interno della Nuvola Lavazza. «Le foglie vengono fatte andare con il burro che, sciogliendosi, acquisisce sapore» spiega lo chef. «Da lì lo estraiamo e andiamo a farlo amalgamare mantecando il risotto. In chiusura» prosegue, «aggiungiamo parmigiano, succo di limone e lo zahatar (spezia con diverse componenti aromatiche) per poi concludere con una grattugiata di pigna di eucalipto che in bocca è una ventata di aria fresca». Come dire, un piatto preparato con foglie e pigne: «Se questa non è sostenibilità» aggiunge Zanasi. Del resto i gusti puliti piacciono allo chef modenese (già chef del ristorante dell’Hotel Principe delle Nevi di Cervinia e in cucina per nove anni con Moreno Cedroni a Senigallia), soprattutto nella preparazione dei risotti che ama realizzare in bianco e senza fondi, come diceva Gualtiero Marchesi. Celebri sono, nei menù passati di Condividere, la versione total white del risotto lavorato con acqua di pomodori verdi ed eucalipto e quello con foglie di fico e il formaggio molisano Manteca: in questo caso il burro è passato alla griglia con questi due elementi.

E proprio il Risotto alle foglie di fico e Manteca è stato uno degli assaggi della festa voluta da Michelin Italia per celebrare il 60° compleanno dello stabilimento di Cuneo. La scelta è ricaduta su Torino, città che nel 1906 ha visto nascere la prima sede estera del Gruppo e che ancora oggi ospita la sede legale, attività produttive e logistiche della Michelin italiana. Del resto Michelin Italia è il più grande produttore di pneumatici made in Italy e il solo stabilimento di Cuneo ne realizza 13 milioni all’anno. Sostenibilità sociale, ambientale ed economica sono punti salienti dello sviluppo del gruppo ed è partendo da questo spunto che abbiamo deciso di intervistare Federico Zanasi sulla connessione di questi temi con il mondo della ristorazione.

Intervista a chef Federico Zanasi

La vostra cucina e i ristoranti di oggi sono sostenibili?
«La sostenibilità, rispetto a una ventina di anni fa, è insita nelle cucine dove oggi si parla di educazione. Se avanzano verdure, le mettiamo alla griglia, le passiamo a pressione per fare un fondo, vengono sempre pensate per altre preparazioni. Dal gambero al piccione di Miroglio (siamo a Baldichieri di Asti, ndr) noi utilizziamo tutto, come nelle carote, non viene buttato nulla e questo si fa regolarmente. Siamo attenti a dove e a cosa compriamo: perché non usare più l’anguilla? La acquistiamo da un produttore cuneese che fa un lavoro maniacale per il suo allevamento e sono strepitose. La direzione che stiamo prendendo è quella di servirci sempre meno delle grandi aziende cercando di approvvigionarci di materie prime che siano il più vicine possibile come gamberi liguri, verdure e funghi della val di Susa. Il ricircolo oggi è interno al ristorante: sostenibile vuol dire avere attenzioni, essere educati nei confronti di questo significa essere sostenibili. Ma la nuova frontiera della sostenibilità è un’altra, intendo quella economica e lavorativa».

Banco Alimentare e “Buona Stella” insieme contro la povertà

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In Italia il 9,4% della popolazione – 5,6 milioni di persone – vive in condizione di povertà assoluta. Per questo Negroni si è schierato al fianco di Banco Alimentare per il terzo anno consecutivo con l’obiettivo di ridare valore al cibo e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di aiutare le persone più in difficoltà. Tantissimi sono gli italiani che non possono nemmeno permettersi un pasto completo al giorno dice il Report sulla povertà – anno 2021 di Istat, eppure si spreca ancora troppo cibo: più di 4 milioni di tonnellate nel 2022 nella filiera alimentare per un valore complessivo di oltre 9 miliardi di euro (Report ‘Il caso Italia 2023’ di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability).

Attraverso l’iniziativa dellaBuona Stella”, infatti, anche quest’anno, da aprile a giugno, l’azienda leader nella salumeria italiana di alta qualità contribuisce a donare 200.000 pasti a chi è in difficoltà, grazie alle oltre 7.600 strutture caritative convenzionate con Banco Alimentare che, con la sua rete di 21 organizzazioni regionali e gli oltre 1.900 volontari, è presente in tutta l’Italia.

Il progetto “Buona Stella”

«Con il progetto “Buona Stella” abbiamo contribuito a donare complessivamente 700.000 pasti in tre anni, raggiungendo un risultato importante anche in questa primaveradichiara Claudia Ferrari, responsabile Marketing Salumi Negroni –. Non a caso rinnoviamo il nostro sostegno a Banco Alimentare destinando una parte del ricavato della vendita dei Salumi Negroni 100% Italiani a favore di Banco Alimentare, impegnato quotidianamente nel recupero e distribuzione di alimenti alle fasce più vulnerabili della popolazione. Un modo concreto e simbolico per ribadire la capacità del Made in Italy di saper fare squadra anche in questo ambito».

L’impegno di Banco Alimentare

Nel 2022 Banco Alimentare ha sostenuto circa 1.700.000 persone distribuendo 116.000 tonnellate di cibo, di cui 42.500 salvate dallo spreco con un risparmio di circa 92.225 tonnellate di CO2 equivalente non emesse.

“Siamo felici e onorati di essere per il terzo anno consecutivo charity partner di Negroni per la campagna “Buona Stella”. Per noi è importante poter contare sul sostegno continuativo da parte delle aziende per la nostra opera quotidiana a favore di chi vive in difficoltà. Questa partnership ci garantisce un sostegno concreto e ci consente di promuovere il nostro lavoro con migliaia di persone rafforzando la nostra alleanza con il mondo delle aziende. Ci auguriamo che il nostro percorso con Negroni possa proseguire anche negli anni a venire”, sottolinea Giovanni Bruno, Presidente Fondazione Banco Alimentare Onlus.

Torta Aurora: la ricetta originale della torta buona sempre

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Leggera e soffice, la torta Aurora è un dolce semplice perfetto per accompagnare sia la colazione che la merenda. Buonissima da sola e adatta ai bambini può essere anche la base per torte più elaborate e dolci al cucchiaio.

Torta Aurora o pan di Spagna

La torta Aurora è molto simile al pan di Spagna e la preparazione di entrambe le torte inizia infatti con la montata delle uova con lo zucchero. Tuttavia se il pan di Spagna è fatto con soli tre ingredienti, la torta Aurora contiene anche burro e fecola di patate che permettono di ottenere una torta più compatta, meno asciutta, più friabile e più scioglievole rispetto al Pan di Spagna. La combinazione degli ingredienti e poche semplici accortezze durante il procedimento vi permetteranno di ottenere una torta versatile e ideale anche per essere farcita.

Torta Aurora: la ricetta originale

La ricetta originale della torta Aurora è molto semplice tuttavia prestate attenzione agli ingredienti e pesate le uova perché faranno la differenza ai fini del risultato.

Ingredienti per una tortiera ø 20 cm

160 g di zucchero semolato
120 g di fecola di patate
110 g di uova a temperatura ambiente
105 g di burro
95 g di farina 00
65 g di tuorli a temperatura ambiente
qualche goccia di estratto di vaniglia
zucchero a velo q.b.

Procedimento 

Fate fondere il burro quindi lasciatelo intiepidire fino alla temperatura di 40°C. In una ciotola rompete le uova, unite lo zucchero semolato e lavorate con uno sbattitore elettrico fino ad ottenere un composto bianco e mediamente spumoso. Aggiungete a filo i tuorli già leggermente sbattuti con una forchetta e l’aroma di vaniglia. Continuate a montare fino a che il composto non sarà gonfio e triplicato in volume.

Aggiungete ora la farina setacciata con la fecola e mescolate delicatamente con una spatola con movimenti dal basso verso l’alto per non smontare il tutto. Quando la farina sarà incorporata aggiungete anche il burro fuso.

Versate il composto in uno stampo a cerniera precedentemente imburrato e infarinato o rivestito con carta forno. Fate cuocere la torta Aurora per 40 minuti in forno preriscaldato in modalità statica alla temperatura di 180°C verificando infine la cottura con uno stecchino. Sfornate e lasciate raffreddare completamente la torta Aurora, quindi toglietela dallo stampo. Prima di servire spolverizzate con tanto zucchero a velo.

Come farcire la torta Aurora e le varianti

Dopo aver provato la ricetta base della torta Aurora vi consigliamo di realizzare anche la golosa variante della torta Aurora alle mele. Se invece avete realizzato la ricetta originale e volete farcirla per farla diventare un dolce al cucchiaio, dovete tagliarla a metà nel senso della larghezza e spalmare la parte inferiore con crema pasticcera, crema al cioccolato, confettura, crema al latte e frutta fresca a seconda dei gusti. Potete anche decidere di ricoprirla con glasse, ganache al caffè e panna montata o di utilizzarla al posto del pan di Spagna per fare la zuppa inglese o come base per la torta mimosa.

Sfogliate la gallery per ulteriori suggerimenti

Torta Aurora: il consiglio in più

Ricerche frequenti:

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