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Nuove polemiche sul menù senza prezzi

Torna sotto l’occhio del ciclone il gesto del menù senza prezzi, detto anche di cortesia, solitamente porto alle donne. Gesto galante o anacronistico?

Una nota influencer ha litigato attraverso i social con lo storico ristorante milanese Boeucc per averle dato il menù senza prezzi. Secondo lei, un’offesa. Secondo l’etichetta, galanteria. Naturalmente, non è l’unico ristorante a porgere alle signore al tavolo il menù di cortesia, è pratica elegante d’antan che si ripete ancora oggi in molti grandi ristoranti classici. Il gesto vuole essere un’attenzione verso il “gentil sesso” che si ritrova a condividere un pasto accompagnata da un uomo, il quale sarà così cavaliere da occuparsi del conto finale. Un gesto anacronistico oggi?

Menù senza prezzi alle donne: polemiche

La polemica è ricorrente, del resto è un’abitudine non solo italiana, piuttosto europea. Ad esempio, nel 2017 Jay Rayner, critico gastronomico del settimanale Observer del The Guardian, si era lamentato durante la cena al famoso ristorante parigino Le Cinq. Oggi, ne parla Beppe Severgnini sul Corriere della Sera, riprendendo la faida social dell’influencer che si è sentita offesa al ristorante Boeucc di Milano, fondato nel 1696, tanto da scagliare i suoi follower contro l’istituzione gastronomica milanese, che si è vista costretta a ritirarsi da Instagram come difesa invocando la difesa della legge. In quest’ultimo caso, forse è più da condannare la violenza sui social, inaccettabile.

Perché il menù senza prezzi alle donne?

L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, senza distinzione di sesso. L’epoca che viviamo oggi, poi, accentua ancora di più la libertà di essere – finalmente. L’attenzione di porgere il menù di cortesia alle donne al tavolo ancora oggi ha radici molto lontane, ben fondate sul concetto di potere di acquisto tutto al maschile. Del resto, le battaglie di emancipazione femminile vinte sono relativamente recenti e per fortuna si stanno facendo passi in avanti – ricordiamoci che il divorzio è diventato legge solo nel 1970 e che solo nel settembre 1981 la legge 442 cancellava dal codice penale italiano il delitto d’onore e il matrimonio riparatore.

Il menù senza prezzo non si trova in pizzeria o in trattoria, è una prerogativa dell’alta ristorazione. L’innocente interpretazione è che un pranzo o una cena in un ristorante costoso sia equivalente a un regalo di lusso: non mostrare lo scontrino, così come il conto. C’è anche da sottolineare che il menù di cortesia viene automaticamente dato in mano all’uomo, senza tenere in considerazione l’eventuale relazione tra le persone al tavolo. Oggigiorno non è certo il sesso a definire la possibilità di accollarsi il conto del raffinato ristorante. 

Ricordiamo anche che i ristoranti sono obbligati per legge a riportare i prezzi nei propri menù secondo il Decreto n.635 del 1940, oppure su un tabellone ben visibile.

Nel 2021, il mondo è per fortuna più libero e uguale, anche se la strada è ancora lunga. Anche questo gesto cortese potrebbe venir aggiornato, magari accordandosi al momento della prenotazione. E voi come vi regolate?

prezzi di alcuni alimentari al ribasso

prezzi di alcuni alimentari al ribasso

L’emergenza Coronavirus comincia a fare sentire i primi contraccolpi sul prezzo (al ribasso) dei generi alimentari

Non è solo il clima, quest’anno, a stravolgere il mercato della frutta e della verdura (le primizie sono arrivate con un mese di anticipo, dopo l’inverno anomalo, con temperature bollenti e privo di precipitazioni significative). Anche l’emergenza Coronavirus, con tutte le norme stabilite per cercare di contenere l’epidemia, comincia a far sentire i primi – e già pesanti – contraccolpi sul commercio dei generi alimentari. Ristoranti, bar e locali per la ristorazione hanno dovuto chiudere i battenti, e molti dei prodotti di stagione che venivano utilizzati in grande quantità dalla ristorazione sono rimasti invenduti e adesso vengono proposti a prezzi davvero stracciati.

I prodotti invenduti

Un esempio è il pesce: i ristoratori di Milano, i principali acquirenti sul mercato italiano, non lo stanno acquistando. Ma, allo stesso tempo, i pescivendoli non possono disdire i contratti con pescherecci, perché rischierebbero di compromettere anche i loro accordi futuri. Il pesce, quindi, in questo momento si trova in vendita a un prezzo decisamente conveniente.

Un discorso analogo è valido anche per le fragole che, normalmente, vengono acquistate dalle pasticcerie e dai ristoranti: in questi giorni si possono acquistare a circa 3 euro al chilo, contro i 5 o 6 della scorsa settimana. Anche gli asparagi, in questa stagione, fanno di solito gola ai ristoratori, che li propongono volentieri in menu: oltre la metà della produzione viene assorbita dai locali. Quest’anno non succederà: adesso che è entrata nel vivo la raccolta in Puglia e in Maremma, è disponibile un’enorme quantità di prodotto, venduta a prezzi davvero minimi.

La mancanza di manodopera

La Coldiretti segnala anche un altro problema dovuto al Coronavirus: la mancanza di manodopera per i nuovi raccolti, anticipati per effetto dell’inverno caldo. «Con i vincoli alla circolazione tra Paesi è a rischio più di un quarto del made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero, soprattutto dall’Europa dell’est, come Romania, Albania, Bulgaria e Polonia. Sono molti i “distretti agricoli” del nord dove i lavoratori immigrati rappresentano una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso della raccolta delle fragole e asparagi nel Veronese, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva, delle mele, delle pere e dei kiwi in Piemonte, dei pomodori, dei broccoli, cavoli e finocchi in Puglia».

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