Tag: ricette piatti freddi

Sandwich di zucca in 3 ingredienti, facile e buonissimo (video)

La Cucina Italiana

Il sandwich di zucca è la ricetta dedicata agli appassionati di questo ingrediente autunnale, da sperimentare con solo tre ingredienti insieme alla nostra Sara Foschini. La nostra cuoca ha sostituito il pane del sandwich con delle fette di zucca e poi le ha farcite con la provola: geniale!

Nel totale rispetto della stagionalità, questo è il momento della zucca: lunga, tonda, mantovana, di Chioggia, Butternut, lunga di Napoli… Le varietà sono talmente tante e la sua polpa è così versatile che l’avrete già provata in tutti i modi. Forse non così, però.

Potete scegliere di arricchire questo sandwich di zucca semplicissimo con altri ingredienti: prosciutto cotto oppure stracchino, mortadella oppure gorgonzola. Insomma sbizzarritevi e aggiungete i vostri ingredienti preferiti alla ricetta base.

Sara Foschini con i sandwich di zucca.

Marika Sarzi Sartori

SANDWICH DI ZUCCA CON PROVOLA

Impegno: facile
Tempo: 30 minuti

Ingredienti per 4 persone

Artisti del Panettone: quale sarà il migliore del 2023?

La Cucina Italiana

Tra i tanti concorsi dedicati al lievitato delle feste, “Artisti del panettone” resta tra i più attesi: coinvolge alcuni tra i migliori pasticcieri italiani, arriva ogni anno puntuale alla vigilia delle feste, e si tiene nel cuore di Milano, nel meraviglioso Palazzo Castiglioni, capolavoro Liberty e sede di Confcommercio. Non da ultimo, Artisti del Panettone coinvolge tutti. L’appuntamento con la finale 2023 è domenica 26 novembre: alle 12 si saprà chi sarà il nuovo campione, autore del miglior panettone tradizionale senza glassa. Lo premierà lo chef Alessandro Borghese e a sceglierlo sarà una giuria composta da 12 giornalisti esperti tra i quali ci saremo anche noi di La Cucina Italiana.

I pasticcieri di Artisti del Panettone 2023

Aspetto, alveolatura, profumo e ovviamente sapore: saranno alcuni tra i criteri in base ai quali insieme agli altri giudici dovremo giudicare i lievitati arrivati in finale. La scelta si preannuncia ardua: in lizza ci sono grandi maestri che arrivano da ogni parte d’Italia, a riprova peraltro del fatto che il panettone ha “valicato” i confini di Milano diventando un banco di prova fondamentale. La squadra quest’anno è capitanata dal campano Sal De Riso, vincitore uscente del concorso, e vede schierati Andrea Besuschio, Luigi Biasetto, Francesco Borioli, Lucca Cantarin, Roberto Cantolacqua, Diego Crosara, Sandro Ferretti, Salvatore Gabbiano, Santi Palazzolo, Giuseppe Pepe, Mattia Premoli, Giovanni Ricciardella, Roberto Rinaldini, Paolo Sacchetti, Andrea Tortora, Vincenzo Tiri, Carmen Vecchione e Andrea Zino. Il concorso coinvolgerà tutti perché durante il pomeriggio, sempre a Palazzo Castiglioni, ci saranno una serie di degustazioni che culmineranno con quella dedicata al Panettone all’Happy Hour. Per chi non potrà essere a Milano, si avrà un significativo assaggio anche in tv con il programma omonimo “Artisti del Panettone”, in onda da lunedì 18 a mercoledì 20 dicembre, alle ore 19, in prima tv, su Sky e in streaming su NOW, condotto dalla scrittrice e conduttrice Chiara Maci, e con protagonisti i pasticcieri del concorso.

Happy Natale, Happy Panettone

Scoprire il miglior lievitato dell’anno, però, è solo uno dei tanti motivi per fare un salto a Palazzo Castiglioni questo weekend: la finale sarà infatti il clou di “Happy Natale Happy Panettone”, appuntamento che ormai da cinque anni fa entrare i milanesi nel mood della festa assaggiando, imparando, divertendosi. Cominciata il 24 novembre, la manifestazione dura tutto il weekend, come sempre organizzata da Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza con il supporto di Fiera Milano e la collaborazione di MNcomm, Food Media Factory, APCI-Associazione Professionale Cuochi Italiani, e con un lungo elenco di partner che vanno da Chocolate Culture e Da Vittorio con il campione del mondo del cioccolato Davide Comaschi al Capac – Politecnico del Commercio e del Turismo.

Il programma del weekend

In programma una lunga serie di appuntamenti – gratuiti e accessibile mediante registrazione online e fino ad esaurimento posti – che vanno da masterclass dedicate alla tavola di Natale con l’esperta Alessandra Pirola Baietta, ad assaggi di menù tradizionali e non con i cuochi di APCI, fino alla merenda con il maestro del cioccolato Davide Comaschi e il presidente dei panificatori Matteo Cunsolo. Ci saranno anche momenti di riflessione: con Ludovica Iaccino e lo staff WeWorld Onlus si potranno conoscere i programmi nazionali e internazionali a sostegno dei progetti contro la malnutrizione infantile. Con Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e supervisore scientifico per Fondazione Umberto Veronesi, si parlerà come mangiare in modo consapevole e sano anche a Natale. La Fondazione Veronesi sarà inoltre presente con i suoi volontari per la vendita del “Panettone per la ricerca”, il cui ricavato supporta il lavoro dei migliori ricercatori impegnati a trovare cure e terapie innovative per bambini e adolescenti malati di tumore.

Per il programma dettagliato di Happy Natale, Happy panettone, e per iscriversi agli appuntamenti, cliccate su artistidelpanettone.it.

Guida Michelin Italia 2024: promossi, bocciati e (finte) sorprese

La Cucina Italiana

Ed eccola la Guida Michelin Italia 2024. Ma va detto, così come siamo un popolo di commissari tecnici (a meno di non odiare il calcio), allo stesso modo crediamo di essere (in questo caso parliamo di nicchia) gli ispettori della Michelin. Magari allenandoci con le recensioni di Tripadvisor. Comunque sia, non possiamo fare né le formazioni della Nazionale, né decidere sulle Stelle: per la cronaca, visto che ormai nella Serie A calcistica i giocatori italiani sono il 35% sul totale, appare ben più difficile il lavoro di Sergio Lovrinovich – direttore della Guida Michelin Italia – che quello del buon Luciano Spalletti, selezionatore degli Azzurri. Di ristoranti che vogliono entrare o tornare nel “salotto buono” della cucina ce ne sono decine e decine: nove volte su dieci restano al palo. La premessa, per ribadire che noi per primi ci divertiamo un sacco a fare pronostici sulla Rossa e, come tutti (addetti ai lavori e gourmet), ne azzecchiamo una parte, quando va bene.

Le Stelle

Lo hanno scritto mille volte, ma è giusto ripeterlo. Il fascino (non occulto) della Michelin è non seguire le mode, ma premiare la costanza. A parte che non sempre la Rossa fa seguire il dogma alla pratica, andiamo in controtendenza: talvolta è un errore perché ci sono decine di vecchi stellati fuori dal tempo non per gli arredi bensì per una cucina stanca e non di rado mal eseguita. Non è questione di creatività, né di restare fedeli al copione: si chiama restare sul pezzo, merita rispetto, ma non ha senso metterlo sullo stesso piano di chi spingendo continuamente viene fermato al confine. Vedere dei campioni della nostra cucina (i soliti, scusateci, ma è così: Cracco, Berton, Baronetto, Camanini…) messi sullo stesso piano di onesti cuochi non mi convincerà mai e non si tratta di snobismo. Per non parlare di eccellenti professionisti cui manca sempre la prima Stella o cercano di riprendersela, che sono avanti anni luce a parecchi posti “con la storia”.

Qualche facile previsione

Poi, ovviamente, ci sono anche i pronostici rispettati. La doppia stella di Andrea Aprea e Michelangelo Mammoliti rientra tra queste, partendo da presupposti diversi, ma esemplari in entrambi i casi. Oppure la conferma di Norbert Niederkofler, protagonista di un trasloco esemplare: raramente si è visto un posto e un team che in poche settimane di lavoro è stato capace di offrire esperienze di altissimo livello, in un luogo top, come Atelier Moessmer. Questa è una case history da prendere nota, unita alla capacità del guru altoatesino di aver creato un metodo che i suoi allievi (Alnerto Toé di Horto e Michele Lazzarini di Contrada Bricconi) hanno messo rapidamente a frutto, conquistando la Stella singola.

Regione per regione

Capitolo Sud. Non fa notizia nella misura in cui tanti hanno scritto. La Campania è da sempre una delle regioni più amate (giustamente, sia chiaro) dalla Michelin: evidente sia stata un’edizione memorabile con tre stelle singole in provincia di Salerno, due bistellati in quella di Napoli e il tristellato (a sorpresa) Quattro Passi di Nerano. Alla fine, la richiesta a gran voce di scendere sotto la vecchia linea tra l’Abruzzo e Roma per dare al Sud un tre Stelle ha funzionato. Bravissima la famiglia Mellino a cogliere l’attimo fuggente, bruciando vecchi leoni e giovani rampanti. Tra l’altro, quando tornerà Don Alfonso 1890 in una veste che, dicono, clamorosa, la Campania potrebbe avere un altro massimo riconoscimento.

A livello regionale, considerando che Toscana e Lombardia hanno fatto, come sempre il proprio dovere, ci pare che la maggiore soddisfazione debba risiedere nella piccola Umbria (non bagnata dal mare, quindi con un handicap in partenza) con le tre nuove stelle singole mentre a parte il previsto exploit di Mammoliti con La Rei Natura è stata una stagione triste per il Piemonte che ha perso quattro Stelle per strada. Bene anche la Sicilia, ma senza il colpo d’ala, e la Liguria, che sembra uscita dall’immobilismo di un tempo. Importante: a conferma che le accuse fatte alla Michelin di guardare molto ai giovani cuochi e poco alle cuoche sono insensate, ecco ben tre nuove stelle a locali guidate da signorine e signore. Morale: se ci sono poche donne in cucina, ce ne saranno pochissime brave e da premiare, è una questione di numeri.

Le Stelle Verdi

Invece, di Stelle Verdi, se ne troveranno sempre di più (siamo a 58 da quando è nata l’idea nel 2021) per quanto la classificazione ci appaia onnicomprensiva. Ma il Verde piace, fa sentire persino più buoni e non di rado diventa l’anticamera della Stella Rossa o la targa in più da mettere davanti all’entrata affiancando quella già guadagnata. Al contrario, continuano a mancare i “macaron” per la pizza con alti lamenti da parte degli addetti ai lavori: i maestri nonostante locali chic, comunicazione ad alto livello e un impegno clamoroso per apparire chef continuano a non essere considerati. Anche i più bravi, secondo noi, non prenderanno mai l’agognata Stella perché – non dimenticatelo mai – magari gli ispettori italici nel tempo libero vanno sempre in pizzeria, ma comandano i francesi. Fargli capire che Franco Pepe – tecnicamente e culturalmente – vale quanto (e forse più) un giovane cuoco è praticamente impossibile.

A proposito di cugini d’Oltralpe: per quanto ci sia gioia diffusa per essere sempre più vicini a loro (e in effetti, almeno sui piatti non hanno più niente da insegnarci, anzi spesso siamo noi a emigrare per dar loro energia), 395 locali stellati in Italia sono un’enormità che non ci convince. Teniamoceli, per carità, ma vent’anni fa entrare nel “salotto buono” era decisamente più complicato e il livello medio – soprattutto dei neo stellati – era superiore. Chiedere a chi viveva quell’epoca da cuoco o gourmet, se non ne siete convinti. Ma la Michelin, per quanto ami raccontarsi inamovibile, è una vecchia signora che sa adattarsi al mondo che cambia e si concede pure il piacere della (finta) tendenza. Quella che può apparire la sorpresona dell’anno, ossia la doppia stella al milanese Verso, locale minimal in tutto, nel menù e nell’arredo con un bancone in stile omakase davanti alla cucina, da un lato è un riconoscimento a due super professionisti quali i fratelli Capitaneo e dall’altro pare lanciare un messaggio che il ristorante del futuro possa uscire dai canoni della tradizione. Calma e gesso, possiamo elencare le Stelle fuori dalle rotte, rimaste tali: nella notte dei tempi il ristorante vegetariano (Joia, tuttora il solo in guida), la macelleria con cucina Damini e Affini (senza imitatori), il locale etnico Iyo (tale è rimasto). Ergo, è la sorpresa richiesta dal copione: quindi se volete che l’amata pizza colga il “macaron” non parlatene più per un paio di anni.

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