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Premio Mesa 2022: al via il bando per giovani chef e ristoratori

La Cucina Italiana

Alert a tutti i giovani chef e ristoratori emergenti tra i 20 e i 35 anni che hanno operato in Sardegna almeno a partire dalla stagione estiva 2018: Premio Mesa, il bando del concorso promosso da Cantina Mesa, è stato lanciato per il terzo anno. Occasione di alto valore culturale e sociale per il nostro territorio, focus sulla Sardegna, che vanta un eccezionale patrimonio di tradizione gastronomica capace di creare occupazione e ricchezza nel totale rispetto del territorio, della sua identità e della massima sostenibilità.

Premio Mesa, il master con Niko Romito

Forte di questa convinzione, l’iconica azienda vinicola fondata da Gavino Sanna nel Sulcis Iglesiente ha deciso di incoraggiare i giovani chef e ristoratori sardi determinati a sviluppare le proprie competenze ed il proprio impegno nel settore, attraverso un concorso che permetterà al vincitore di frequentare un Master di alta formazione con oggetto “Pane e Lievitati con Grani Antichi” presso l’Accademia Niko Romito, proposto con l’obiettivo di aumentare il patrimonio di competenze da poter restituire al territorio.

Premio Mesa, la giuria

Il Premio Mesa 2022 sarà deciso da una giuria di esperti del settore che affiancano Gavino Sanna, a partire dal nostro Direttore Maddalena Fossati (anche di Traveller Italia). Insieme a loro, tanti nomi importanti come Paolo Marchi, ideatore e curatore di Identità Golose; Pietro Pio Pitzalis, fondatore e direttore di Reporter Gourmet; Sergio Mei, per un ventennio executive chef del Four Season Hotel di Milano e oggi riconosciuto tra i massimi esponenti della cucina italiana; Alberto Piras, sommelier de Il Luogo di Aimo e Nadia, ristorante **Michelin di Milano. 

Una giuria d’elezione chiamata a proclamare il vincitore di questa terza edizione che seguirà Gavino Piu – attualmente chef del Santa Marì Catalan Bistrot di Alghero – che l’ha convinta nel 2019 con il suo “Filetto di vitello al Buio Buio, come una volta”, proposto in abbinamento al Carignano del Sulcis Riserva Buio Buio e Andrea Serusi – ora in servizio presso Frades La Terrazza di Porto Cervo – vincitore della seconda edizione con “Tottu trota”, un omaggio alla specie autoctona della trota sarda, un tempo molto comune e ora in via di estinzione, presentato in abbinamento a Rosa Grande Carignano del Sulcis DOC Rosato.

da venerdì 15 gennaio i ristoratori si ribellano (forse)

da venerdì 15 gennaio i ristoratori si ribellano (forse)

I numeri parlavano di 60 mila adesioni, la realtà ne conta molti meno. Le associazioni di categoria si dissociano, ma la protesta parla di un settore in difficoltà che ha bisogno di sostegno. Anche il nostro

«Sveglia! Il 15 gennaio l’Italia riapre, senza paura». La nuova protesta dei ristoratori prevista da venerdì 15 gennaio era partita con intenzioni “bellicose” di disobbedienza civile: aprire i propri locali violando le chiusure imposte dall’ultimo DPCM. Al grido dell’hashtag #ioapro diversi ristoranti avevano proclamato di voler aderire. O così pare, perché i numeri non tornano e la protesta “dal basso” finisce per rivelarsi una boutade politica. Ma con un messaggio chiaro.

I numeri (che non tornano)

I numeri autoproclamati su social network e stampa parlavano di 60mila adesioni. Sul sito web, Ioapro.org, le attività registrate all’iniziativa risultano per ora solo 21 e sulla pagina Facebook arrivano quasi a 19mila like. L’hashtag su Instagram è stato utilizzato poco più di 1000 volte e scorrendo fra i post alla ricerca di qualche nome noto si trova solo un video di Vittorio Sgarbi (che insulta il Governo e dichiara di aprire il comune di Sutri di cui è sindaco) e post neanche troppo velatamente riconducibili alla Lega di Salvini, che ha subito sostenuto l’iniziativa proposta da alcuni ristoratori.

La diretta con Salvini che ha innescato la protesta

Tutto è partito qualche giorno fa da Maurizio Stara, proprietario di un pub a Cagliari. «Non spengo più la mia insegna, io apro», aveva scritto su Facebook. Ma l’interesse nazionale lo si deve a Umberto Carriera, «imprenditore, chef e scrittore», come si definisce su Linkedin, con sei ristoranti a Pesaro. È lui ad aver rilanciato la protesta in diretta social proprio con Matteo Salvini, per finire poi intervistato da quotidiani e televisioni, dalla D’Urso e a Porta a Porta.

«Saranno coinvolte 48 città italiane: sono i cittadini a chiederci di riaprire perché vogliono sostenerci. Abbiamo messo in campo una task force di oltre 30 avvocati», aveva dichiarato Carriera. Ma nessuna idea negazionista. Sui social network si trova infatti un “DPCM Autonomo”, ossia un Decalogo Pratico Commercianti Motivati e che prevede il rispetto delle norme di sanificazione e mascherina, la chiusura alle 21.45 e l’uso di metà dei tavoli.

Le associazioni di categoria si dissociano

Le associazioni di categoria hanno risposto dissociandosi senza se e senza ma dall’iniziativa. «Condividiamo la frustrazione e il senso di spaesamento di tanti esercenti, che possono indurre a gesti radicali. Ma proprio per supportarli efficacemente, come rappresentanza del settore più grande e diffusa dell’intero Paese, esercitiamo il nostro ruolo e la nostra responsabilità. Il nostro ruolo è quello di difendere la categoria e di rappresentarne gli interessi reali, valorizzandoli per la loro capacità di contribuire al bene e al futuro del Paese», scrive la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi. «Se in seguito ad aperture forzose si dovesse casualmente registrare un nuovo picco nei contagi, l’intera categoria sarebbe ulteriormente danneggiata anche da questo punto di vista. Gli italiani hanno sempre manifestato grande attaccamento e vicinanza ai loro Pubblici Esercizi, ma sarebbe difficile solidarizzare con atti così distanti dal comportamento condiviso. Il rischio è quello di intraprendere azioni senza storia e senza futuro, che penalizzano tutti». Gli fa eco Alfredo Zini, ristoratore e presidente del Club Imprese Storiche di Confcommercio a “Il Fatto Quotidiano”. «La protesta sta dividendo la categoria dei ristoratori e questo non va assolutamente bene. Le proteste vanno fatte rispettando le regole. Su Milano oltre 3mila saranno i pubblici esercizi che alzeranno le serrande e accenderanno le luci, mentre al momento non sono più di una ventina quelli che faranno entrare i clienti, a loro rischio e pericolo», ha spiegato. «Da parte delle associazioni di categoria c’è l’invito alla massima responsabilità perché ci si può fare sentire anche in silenzio. I ristoratori non sono untori e abbiamo sempre rispettato tutti i protocolli».

Aiutiamo il settore, a casa nostra

Da Brescia a Rovigo le prefetture promettono controlli e sanzioni a tappeto. Sui social si leggono dichiarazioni di chef e ristoratori che si uniscono al coro delle lamentele per le chiusure e i mancati ristori, ma ammettono pubblicamente di non voler riaprire nell’illegalità, per il rispetto delle regole e per paura delle ripercussioni. Amministrative e di immagine: se tanti clienti sono vicini ai ristoratori come agli altri imprenditori in difficoltà, molti di più non apprezzerebbero un gesto che rischia di mettere in pericolo la salute pubblica.
I ristoranti sono aperti, per delivery e asporto, e in questa fase li si può aiutare così. A casa nostra.

Coronavirus: coprifuoco in Lombardia: la rabbia dei ristoratori

Coronavirus: coprifuoco in Lombardia: la rabbia dei ristoratori

Da giovedì 22 ottobre parte lo stop alle attività e agli spostamenti dalle 23 alle 5 a causa del covid-19: quali sono le regole del nuovo coprifuoco? Intanto i ristoratori protestano a Milano

Dopo la proposta dei sindaci e l’approvazione dal ministro della Salute Roberto Speranza, è ufficiale che da giovedì 22 ottobre la Lombardia sarà soggetta a un vero e proprio coprifuoco per cercare di ridurre i contagi da coronavirus. Si parla di un divieto per tutte le attività e gli spostamenti dalle 23 alle 5 del mattino, nell’intera Lombardia, almeno fino al 13 novembre. Inoltre, è prevista la chiusura dei centri commerciali nel weekend. Ma ci saranno eccezioni?

Coprifuoco in Lombardia: ritorna l’autocertificazione

Molto probabilmente tutti coloro che lavorano in bar e ristoranti, come camerieri e cuochi, potrebbero comunque muoversi anche oltre le ore 23:00. Resta da capire fino a che ora i ristoranti saranno realmente aperti, per garantire che i clienti tornino a casa entro le 23.

Durante il coprifuoco si potrà circolare infatti solo per motivi di lavoro o comprovata urgenza. Torna quindi l’autocertificazione, in cui si dovranno specificare le motivazioni dello spostamento e il luogo di destinazione.

La protesta dei ristoratori

Intanto, in attesa dell’ordinanza che definirà per iscritto le nuove regole da seguire, i ristoratori di Milano scendono in piazza per richiedere misure di tutela adeguate.

«Abbiamo deciso ieri sera di manifestare, dopo la notizia della richiesta di un coprifuoco notturno. I ristoratori non cercano assistenzialismo, ma almeno una riduzione delle tasse, dei tributi locali e del costo del lavoro, che ci permetta di stare in piedi».

La protesta, davanti alla sede della Regione, è rivolta al presidente Fontana, spiega all’Adnkronos Alfredo Zini, ristoratore di Milano e presidente del Club Imprese Storiche di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza.

«Ci stanno chiedendo di continuare a lavorare con gli stessi costi, anzi addirittura più di prima, in quanto abbiamo dovuto e continuiamo ad acquistare prodotti e dispositivi per contrastare la diffusione del virus, per rispettare le norme che sono uscite in questi mesi, ma ad oggi abbiamo avuto una diminuzione degli incassi nella migliore delle ipotesi pari al 60% sull’anno precedente. I bar e i ristoranti hanno aiutato Paese, Regione e Comuni ad aumentare gli introiti nelle casse delle amministrazioni. Se lo Stato non interviene immediatamente, con gli adeguati strumenti, rischiamo di perdere uno dei patrimoni economici più importante del nostro Paese».

 

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