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Addio a Eugenio Medagliani, l’uomo dietro le pentole dei grandi chef

Addio a Eugenio Medagliani, l'uomo dietro le pentole dei grandi chef

Salutiamo il “calderaio umanista”, titolare dell’Alberghiera Medagliani, creatore delle pentole su misura dei grandi chef – primo fra tutti l’amico Gualtiero Marchesi

Ci lascia il grande Eugenio Medagliani, il “calderaio umanista”, titolare dell’Alberghiera Medagliani, creatore delle pentole su misura dei grandi chef – primo fra tutti l’amico Gualtiero Marchesi. Si è spento all’età di 90 anni appena compiuti lo scorso 7 aprile, la notizia è stata resa pubblica solo oggi nonostante la triste scomparsa fosse avvenuta giovedì scorso. Se ne è andato con la stessa elegante discrezione che lo ha sempre distinto, che abbiamo saputo apprezzare anche quando è stato parte del nostro Comitato di Degustazione per il 90esimo anniversario de La Cucina Italiana.

Eugenio Medagliani, parte del nostro Comitato

In occasione dei novant’anni della nostra testata, abbiamo istituito un nuovo Comitato di Degustazione per condividere con i protagonisti di oggi la nostra idea di «Cucina Italiana Felice» e lavorare insieme per la sua diffusione. In questo quadro, non poteva mancare la figura essenziale di Eugenio Medagliani, che oggi ricordiamo con le parole che ci aveva dedicato allora:

La ricetta del cuore“Buttiamoci sul risotto alla milanese, abbondante, nelle fondine e da prendersi a cucchiaiate, e non da servirsi a velo sul piatto…”

Un pensiero sul futuro: “La cucina è lo specchio del momento storico in cui si vive. L’importante è ricercarvi sempre un vero divertimento, sano ed elegante.”

Chi è Eugenio Medagliani?

Impossibile raccontare la vita piena di cultura e passione per il food di Eugenio Medagliani. Tutto parte dall’azienda di famiglia, l’Alberghiera Medagliani, una delle più antiche aziende milanesi come fornitore di oggetti, utensili e macchinari di altissima qualità per ristoranti, hotel, catering & gourmet. Il magazzino nel quartiere di Lambrate a Milano è di oltre 900 m² e offre circa 7000 articoli.  Fondata nel 1860 dal bisnonno Pasquale, Eugenio Medagliani continua l’attività di famiglia, oltre a essere stato direttore responsabile per 42 anni di “Il Cuoco”, la rivista ufficiale della Federazione Italiana Cuochi. Nel 2017 è stato nominato presidente onorario della Fic. Il suo nome è un importante punto di riferimento per i ristoratori di tutta Italia, e anche all’estero, fornendo non solo pentole e attrezzi particolari, ma dispensando utili consigli. Eugenio Medagliani ha poi creato Bibliotheca Culinaria, la prima società italiana di vendite di libri di cucina per corrispondenza. Nel febbraio scorso, l’Alberghiera Medagliani era stata venduta a Eurocoltellerie, azienda dell’hinterland milanese.

Foto di copertina via Alberghiera Medagliani FB

Addio a Bauli e Pernigotti, due lutti nella dolciaria italiana

A Verona, a 79 anni, è morto il «re del pandoro», e a Milano, a 98, il nipote del fondatore della famosa azienda di cioccolato

Due lutti, a distanza di poche ore, nell’imprenditoria dolciaria italiana: a Verona è morto Alberto Bauli, 79 anni, «re del pandoro», e a Milano il cavalier Stefano Pernigotti, 98, nipote del fondatore dell’azienda del cioccolato.

Alberto Bauli
Bauli, per più di 25 anni, è stato il presidente del gruppo dolciario fondato nel 1922 dal padre Ruggero, che ora ha sede a Castel d’Azzano, in provincia di Verona. Con l’ingegnere Alberto Bauli, l’azienda di famiglia è diventata leader in Italia ed Europa nei dolci natalizi e pasquali, come pandoro, panettone e colombe, ma sempre più presente anche nel settore dei dolci continuativi (biscotti, merendine, brioches e cracker): nel 2006 la Bauli ha acquisito il biscottificio Doria, e nel 2009 ha rilevato da Nestlè i prodotti dei marchi Motta e Alemagna (spesso scherzava dicendo: «Il presidente del colosso svizzero pensava fossi andato a trovarlo per vendergli la nostra azienda»). Negli ultimi anni aveva avviato un ambizioso piano di crescita oltre frontiera, dove il gruppo genera ormai il 15% del suo giro d’affari. Nell’ultimo bilancio, il fatturato è arrivato vicino ai 500 milioni, con un conto economico in attivo per 11 milioni.

Stefano Pernigotti
Era stato il nonno a fondare l’azienda dolciaria di Novi Ligure, ma fu Stefano Pernigotti a trasformarla in uno dei marchi più importanti dell’industria dolciaria e del cioccolato, in un’azienda illuminata che metteva gli interessi della comunità e dei lavoratori davanti alla logica del profitto. Era appassionato di caccia e di sport, soprattutto di calcio: ai due figli Paolo e Lorenzo, che morirono prematuramente in un incidente stradale in Uruguay, nel 1980, aveva intitolato un torneo giovanile di calcio che, per tanti anni, è stato disputato a Novi Ligure. Nel 1995, Pernigotti cedette la proprietà dell’azienda ai siciliani Averna. Ma rimase sempre affezionato all’industria della sua famiglia e seguì il passaggio ai fratelli turchi Toksoz e tutte le vicissitudini e i problemi della Pernigotti. Viveva a Milano, ma sarà seppellito a Novi Ligure nella tomba di famiglia.

Addio a Mario, il barista delle canzoni di Ligabue

Addio a Mario, il barista delle canzoni di Ligabue

È morto a 80 anni: era il gestore dello storico Bar Mario di San Martino in Rio, dove il cantautore emiliano si ritrovava con la sua band agli inizi della carriera

Ligabue lo aveva cantato in diversi suoi successi: Bar Mario del 1988 («Mario dà un colpo di straccio al banco del bar… Mario sputa e tira fuori i conti del bar… Mario manda tutti a nanna e poi chiude il bar»), e Certe notti («Ci vediamo da Mario, prima o poi») del 1995. Ma anche in Walter il mago e I duri hanno due cuori. Mario Zanni era il gestore dello storico Bar Mario di San Martino in Rio, vicino a Correggio, in provincia di Reggio Emilia.

È morto a 80 anni e il cantautore emiliano lo ha voluto ricordare sui suoi social con parole di affetto: “Ciao Marietto. Grazie. Ora riposati», e con un video in cui Mario Zanni, mostrando la carta d’identità, dice: «Io sono Mario, questo è il mio bar, ed è una balla che Ligabue diceva che il bar Mario non esiste, che erano tutte fantasie, è 10 anni che sono qui e il signor Ligabue veniva qui quando si metteva con quei ragazzi a fare ‘sto complesso».

Anche il fan club ufficiale di Ligabue – che si chiama barMario, appunto – prende il nome dallo storico locale, che ancora oggi, nonostante la gestione non fosse più affidata a Mario Zanni, rimane una tappa fissa dei supporter del rocker emiliano. Sì, perché, come racconta “Il Resto del Carlino”, agli inizi della carriera il Bar Mario era il punto di ritrovo della band di Ligabue, gli Orazero, dopo le prove in una vicina ex stalla, a Lemizzone. Allora, il cantante faceva ancora il ragioniere in una ditta e il suo gruppo, che sognava di diventare famoso, tirava tardi nel bar.

Lo raccontava Mario stesso: «Luciano? Non beveva alcolici, solo Coca Cola. Veniva a fine prove con la fidanzata dell’epoca. C’era anche Claudio Maioli, che sarebbe diventato il suo manager. Siamo molto simili noi due: carattere semplice, buono, disponibile. Per questo andiamo d’accordo». E ancora: «Luciano e gli altri suonavano in una stalla vicina. Così non disturbavano. Quando finivano di provare, verso mezzanotte, venivano al bar. Io preparavo gnocchi fritti e tenevo le bevande in fresco. Si tirava fino alle due. Poi davo l’ormai celebre colpo di straccio al banco e mandavo tutti a letto».

Il personaggio di Mario compare anche nel primo film di Ligabue, Radiofreccia, uscito nel 1998: il barista, che nella pellicola si chiamava Adolfo, era interpretato da Francesco Guccini.

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