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150 anni di hospitality, eleganza e cucina gourmet a Bellagio

150 anni di hospitality, eleganza e cucina gourmet a Bellagio

150 anni e non sentirli: sembra solo una battuta, ma è tutto vero. Villa Serbelloni ha raggiunto l’eccezionale traguardo nel mondo dell’hospitality, da quando nel 1873 la residenza privata del Conte Frizzoni apre come Grand Hotel diventando la meta prediletta dell’aristocrazia. Da allora, il Grand Hotel Villa Serbelloni, 5 stelle Lusso, non ha smesso di migliorarsi e di ospitare con calore e professionalità una clientela anche internazionale di alto livello. Per celebrare il fantastico risultato, la famiglia Bucher ha organizzato una cena di gala memorabile grazie al menù speciale formulato dal geniale chef Ettore Bocchia, resident dal 1993, seguita da un concerto privato di Noemi e gli immancabili fuochi d’artificio sullo specchio d’acqua dell’iconico lago di Como.

Un secolo e mezzo di storia

In quel delizioso paesino di Bellagio, Grand Hotel Villa Serbelloni si accomoda sulla punta del promontorio dove il leggendario lago di Como si biforca e, dal 1873 anno dopo anno, si evolve tra investimenti e ampliamenti volti a portare il resort al livello più alto possibile – premi e riconoscimenti internazionali si accumulano, inevitabilmente. La struttura vince con grazia la gara contro il tempo: antico e moderno danzano insieme senza sbagliare un passo seguendo l’air du temps a ritmo serrato.

Il segreto di questo successo inossidabile sta tutto nel cuore, ovvero nella famiglia Bucher che da quattro generazioni porta avanti il progetto con passione. Era il 1918 quando Arturo Bucher acquista e prende la guida della prestigiosa struttura ricettiva, dando il via ad una nuova era di scintille grazie ad uno stile manageriale brillante, che passa di padre in figlio fino ad arrivare ai giorni nostri con Gianfranco Bucher. Nel 1986 subentra a Rudy Bucher, ristruttura e ammoderna il Grand Hotel nel pieno rispetto del fascino della grande villa neoclassica, manda avanti il concept di base: questo non è solo un hotel, è una casa di famiglia aperta agli ospiti. Uomo di mondo e sensibile ai trend, comprende il valore dell’alta cucina nell’hospitality e nei primi anni Duemila investe sulla proposta culinaria del ristorante gourmet Mistral attraverso il talento del visionario chef Ettore Bocchia, padre italiano della cucina molecolare. Premi e riconoscimenti, tra cui la Stella Michelin nel 2004, ne confermano l’eccellenza gastronomica. I complimenti passano anche a Jan Bucher, che prosegue la tradizione di famiglia promettendo la stessa costante dedizione e ricerca, affiancato dalla dolce consorte Chiara e supportato dall’energica madre Dusia.

Scale di marmo, lampadari di cristallo di Murano, affreschi e dipinti, tappeti persiani e stucchi dorati: ogni centimetro dell’imponente villa canta la melodia dell’elegante ricchezza in coro con l’affabile professionalità del personale rinforzato dalla presenza costante e discreta della famiglia Bucher. Una delle rare realtà ricettive non appartenenti a grandi gruppi internazionali che rischiano la spersonalizzazione, il Grand Hotel Villa Serbelloni beneficia in pieno della conduzione famigliare che abbraccia l’ospitalità con calore e rispetto. 150 anni e quattro generazioni al servizio del benessere degli ospiti, che si rivelano essere illustrissimi nomi, da Sir Winston Churchill a J.F. Kennedy, da Clark Gable a Al Pacino, solo per citarne alcuni tra artisti, star, politici e – naturalmente – potreste esserci anche voi.

La pizza esiste (almeno) da 2000 anni: ecco le prove da Pompei

La Cucina Italiana

In Campania si mangia pizza almeno da 2000 anni. A provarlo un affresco emerso in questi giorni nel Parco Archeologico di Pompei in cui è raffigurato un vassoio con sopra frutta, verdure, una zuppa e un disco di pasta che ha tutta l’aria di essere proprio l’antenato del piatto più famoso e amato del mondo. Certo, dato che Cristoforo Colombo allora non aveva ancora importato il pomodoro dalle Americhe, e che non era ancora stata inventata la mozzarella, il condimento è diverso, ma per il resto non c’è dubbio: gli antichi pompeiani già impastavano acqua e farina seguendo riti e movenze di un’arte  – quella dei pizzaioli – che nel 2017 è diventata Patrimonio dell’Umanità. 

La pizza a Pompei

Foto Facebook Parco Archeologico di Pompei

Gli archeologici del Parco Archeologico di Pompei, per la precisione, parlano di una focaccia di forma piatta che a sua volta funge da contenitori di frutti (un melograno  e forse un dattero) e condita con spezie e un tipo di pesto (i puntini color giallastro e ocra). Non è una rarità, va detto anche questo. Immagini di questo tipo sono comuni nell’iconografia pompieana: si chiamano «xenia», e raccontano di doni ospitali che venivano serviti agli ospiti, o alle divinità, secondo una tradizione greca. Quello che colpisce è però, appunto, questa «pizza». Perché è lì? Sempre secondo gli studiosi lo spiega un passo dell’Eneide in cui Virgilio parla di pani sacrificali, come «mense» raccontando che venivano usati per contenere la frutta e che poi venivano mangiati una volta finita la frutta. Ad avvalorare la tesi sulla pizza, il posto in cui è stato rinvenuto l’affresco: nell’atrio di una casa dell’Insula 10 della Regio IX in corso di scavo, a cui era annesso un panificio»

Un piatto povero e ricchissimo

Foto Facebook Parco Archeologico di Pompei

«Oltre all’identificazione precisa dei cibi rappresentati, ritroviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, elaborata poi da autori di epoca romana-imperiale come Virgilio, Marziale e Filostrato», commenta il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel. «Penso – prosegue –  al contrasto tra un pasto frugale e semplice, che rimanda a una sfera tra il bucolico e il sacro, da un lato, e il lusso dei vassoi d’argento e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie dall’altro. Come non pensare, a tal proposito, alla pizza, anch’essa nata come un piatto povero nell’Italia meridionale, che ormai ha conquistato il mondo e viene servito anche in ristoranti stellati». 

Pompei e la cultura italiana

«Pompei non finisce mai di stupire, è uno scrigno che rivela sempre nuovi tesori», dichiara il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. «Va sottolineato il valore globale di questo sito al quale stiamo dedicando le nostre cure, con la chiusura del Grande Progetto Pompei ma anche con l’avvio di nuove iniziative. La tutela e lo sviluppo del patrimonio, in ossequio all’art. 9 della Costituzione, sono una priorità assoluta».

JRE-Italia compie 30 anni e festeggia con nuovi progetti

La Cucina Italiana

Con il Congresso Nazionale, JRE-Italia festeggia i 30 anni. L’associazione Jeunes Restaurateurs brinda a un traguardo importante, cogliendo l’occasione non soltanto per ritrovarsi, ma per dialogare, condividere idee, progetti e visioni future.

“È per me un grande onore e piacere poter rappresentare come presidente questa associazione arrivata ai suoi trent’anni di vita e attività”, dice Filippo Saporito, Presidente JRE-Italia. “Trent’anni che raccontano con forza e convinzione la filosofia che da sempre rappresenta JRE, una filosofia che tutti noi soci condividiamo e della quale ci facciamo portavoce in Italia, ma anche oltre i confini nazionali. Ritrovarsi in occasione del nostro Congresso annuale significa fare il punto della situazione, tracciare una linea e superarla con progetti, iniziative e desiderio di proseguire quel processo di costruzione e crescita iniziato con la storia dell’associazione stessa. Ma non solo, vuol dire presentare i nuovi membri entrati a far parte della famiglia JRE-Italia, 4 giovani ingressi meritevoli”.

JRE-Italia: il punto della situazione e gli obiettivi

Formazione

Punto focale di JRE_Italia è la formazione dei più giovani, attraverso la collaborazione con prestigiose Scuole Alberghiere Italiane. Continuano le lezioni targate JRE presso l’Istituto Alberghiero E. Maggia di Stresa, dove prosegue anche l’ormai collaudata iniziativa “Discover Talent”, e l’Istituto Pellegrino Artusi di Recoaro.

“Insieme – JRE per San Patrignano”

Riparte il progetto che si era interrotto a causa della pandemia.JRE-Italia collabora con la Comunità di recupero in un’ottica di crescita e formazione: i ragazzi e le ragazze, terminato il percorso di studio dedicato alla ristorazione, avranno la possibilità di effettuare stage di sala e cucina all’interno dei ristoranti JRE, con prospettiva di assunzione; inoltre, gli chef metteranno a disposizione la propria arte culinaria per organizzare cene benefiche all’interno dei rispettivi locali.

Multimedialità

L’associazione collaborerà con Euroteam per dar vita a una serie di prodotti multimediali in grado di emozionare e informare, che verranno promossi e diffusi su tutte le piattaforme social e sulle varie TV in streaming, digitale e satellitare, con l’obiettivo di mostrare ed esaltare la creatività, l’esperienza e la passione dei membri JRE, nonché ispirare ed educare il pubblico sulle ultime tendenze e tecniche culinarie.

“SpazioItaliaBar” con Air Dolomiti

Anche quest’anno i piatti di alcuni chef JRE Italia salgono a bordo degli aerei Air Dolomiti per rendere l’esperienza di viaggio non solo confortevole, ma anche gustosa.

Nuovi ingressi 2023

A entrare a far parte della famiglia JRE Italia nel 2023 sono: Gian Marco Russo, Granoturco Bistrot – Castagnole Piemonte (TO); Francesco Laera, ristorante Fè – Noci (BA); Damiano Dal Farra, Locanda San Lorenzo – Puos d’Alpago (BL); Alex Haselwanter, Unterwirt – Gudon (BZ), che in Associazione prende il testimone del padre Thomas, già socio onorario JRE-Italia.

Continuano, infine, le attività dell’Associazione con i partner: Consorzio Tutela Formaggio Asiago, Electrolux, Cantina Guido Berlucchi, Marchesi Antinori, Acqua San Benedetto, Circuito – Made in Italy, Champagne P. Vallée, Steelite International, Rona Glasswork, Bord Bia – Irish Food Board, Cru Caviar.

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