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Olio al basilico, il condimento che vi cambierà l’estate (o quasi) | La Cucina Italiana

Olio al basilico, il condimento che vi cambierà l'estate (o quasi)
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A qualcuno potrà sembrare scontato o banale, eppure per me il condimento dell’estate è l’olio al basilico. E di questa personale rivelazione devo ringraziare lo chef Alessandro Parisi – e sono sicura che lo farete anche voi. Andiamo avanti.

Sebbene un buon olio evo gioca già un ruolo di rilievo sulle nostre tavole, trovo che un olio aromatizzato sia essenziale in estate. Di idee, ricettine e ispirazioni, se ne trovano un po’ dappertutto, poi la svolta. Sono stata a cena al ristorante Filo sul lago di Como e mi sono ritrovata piacevolmente accompagnata dall’olio di basilico dall’antipasto al dolce. Non ho potuto fare a meno di chiedere allo chef Parisi la sua ricetta perché è proprio quando è semplice che si commettono errori.

Dall’antipasto al dolce, il fil rouge è color verde

Sulla veranda fronte lago del ristorante Filo, all’interno del Filario Hotel & Residence a Lezzeno (CO), ho scelto di assaggiare il menù degustazione, ovvero un percorso “a mano libera” di 5 portate a cura dello chef – molto curiosa di provare la cucina del cuoco di origine napoletana insediatosi qui dal 2017, che ha portato con sé allegra creatività, attenta scelta degli ingredienti e giocosa tradizione. Il costo è di 80 euro a persona, a cui aggiungere 50 euro per i vini in abbinamento: decisamente un ottimo rapporto qualità / prezzo, per non parlare della location mozzafiato che viene via “tutto compreso”. Con una leggera brezza a cullare i fiori e a far increspare l’acqua, la vista sul lago è un quadro che aggiunge magia alla tavola. Il servizio in sala è in mano a giovani intraprendenti, discreti e ben preparati – una nota di merito a Mary, che ha raccontato del suo progetto di diventare sommelier dandosi parecchio da fare tra famiglia, studio e lavoro. L’apertura della cena è scenografica con amuse bouche speciali dalle radici ben consolidate nella cucina italiana: gnocco fritto e prosciutto crudo, cannolo di coniglio e olive, bignè di cacio e pepe, caponata con chips di peperoni. Come entrée, un delicatissimo carpaccio di ricciola, peperoni, mela verde e nduja, che unisce i vari sapori all’unisono e conferma la capacità di chef Parisi di viaggiare al pass tra modernità e territorialità. A seguire ancora pesce, punta di diamante dell’offerta gastronomica del Filo, con una sorpresa interessante: la seppia all’amatriciana, che lascia la bocca piena e la domanda “perché non ci avevo pensato prima?”. Il piatto centrale strizza l’occhio al mac’n’cheese ed è un caleidoscopio di caldo/freddo, morbido/croccante: sono i corallini con carpaccio di scorfano marinato nel limone, salsa di pomodoro e riso soffiato. Il piacere del pesce fresco, tratto distintivo della cucina di chef Parisi, prosegue con l’ombrina cotta al barbecue accompagnata da una gentile caponata con crema di provola e pomodorini – sì, avete letto bene, hanno il barbecue in cucina al Filo. Il pre dessert è un piccolo capolavoro di consistenze: polvere di olio con sorbetto albicocca e sedano. Il dessert è morbido come una golosa nuvola: mousse di ricotta su sorbetto di basilico con crumble di noci e, naturalmente, olio di basilico. Sì, con discrezione, l’olio di basilico è quasi una costante che perfeziona la formula dell’equilibrio di sapori. Ed è per questo che ho deciso che sarebbe diventato il condimento dell’estate – mio come vostro. Grazie chef Parisi.

Olio al basilico, la ricetta di chef Alessandro Parisi

Ingredienti

  • Olio di vinaccioli 200gr
  • Basilico 300gr

Procedimento

  1. Portare l’olio di vinaccioli a 70 gradi, arrivato a temperatura aggiungere il basilico ed emulsionare con un frullatore per 10 minuti.
  2. Filtrare il composto e metterlo in un sacchetto da pasticceria. Lasciare un giorno a decantare. 
  3. Il giorno dopo il composto si sarà diviso tra acqua di vegetazione e olio. Prenderemo l’olio gettando via l’acqua
  4. Mantenere in frigo per non far ossidare.

Come cambierà la mensa della scuola dopo l’emergenza?

Come cambierà la mensa della scuola dopo l'emergenza?

Cirfood e il Comune di Reggio Emilia tenteranno di capirlo nei prossimi mesi, attivando per i bambini dei centri estivi il progetto Nutriamo la Scuola

Il mese di settembre vedrà finalmente milioni e milioni di bambini italiani tornare sui banchi di scuola. L’emergenza sanitaria, a quel punto, dovrebbe essere sufficientemente sotto controllo per consentire ai giovani studenti di riprendere la propria routine, fatta di sorrisi, di emozioni, di libertà, di momenti di crescita in compagnia di amici e insegnanti. La maggior parte delle abitudini, però, dovrà per forza essere rivista e corretta: a cominciare dall’ingresso in aula per le lezioni, per arrivare fino al momento del pranzo in mensa.

Già, perché proprio come è accaduto per i ristoranti aziendali – e come ha sottolineato lo stesso Comitato tecnico-scientifico istituito per affrontare l’epidemia di coronavirus – anche le mense scolastiche dovranno necessariamente essere ripensate. Arrivare a un protocollo comune, applicabile e sicuro, però, potrebbe essere più complicato del previsto: ed è proprio per questo che Cirfood, impresa cooperativa impegnata nella ristorazione collettiva, ha deciso di lanciare il progetto Nutriamo la Scuola, in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia e il supporto del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di scienze gastronomiche di Pollenzo. Obiettivo: sfruttare a dovere i mesi estivi per individuare le regole e le buone pratiche di una nuova normalità ancora tutta da inventare.

Foto Getty.

Dalla scuola alla comunità

La sicurezza è – e resterà – senza alcun dubbio la priorità assoluta in vista del ritorno in classe a settembre. Perché possano riaprire le proprie porte è dunque fondamentale che i bambini e le loro famiglie acquisiscano nuove abitudini sociali, nuove consapevolezze di comportamento che assicurino un rientro senza rischi. Per sei settimane, da metà giugno a fine luglio, i bambini di Reggio Emilia che parteciperanno ai centri estivi della città saranno affiancati da educatori ed esperti per apprendere un nuovo modo di studiare, mangiare, giocare e, più in generale, vivere al di fuori della mura domestiche. Il tutto in un percorso che intende toccare tematiche digitali, artistiche, alimentari, di salute, di mobilità e di senso civico.

Ma il progetto non toccherà ovviamente solo i più piccoli. Metterà alla prova tutti i protagonisti coinvolti dai necessari cambiamenti dovuti al coronavirus, dalle istituzioni alle aziende private, dai docenti alle famiglie, dai servizi complementari di mobilità a quelli, appunto, di ristorazione. Il Politecnico di Milano, con un gruppo di lavoro misto tra il Dipartimento di Ingegneria Gestionale e il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, lavorerà in questo senso su una vera e propria sperimentazione di sistema, applicando un modello che valuterà la scuola come momento abilitante per la ripartenza dell’intera collettività. Con un particolare focus sul valore del cibo e le sue implicazioni. Cirfood, dal canto suo, si occuperà di promuovere le attività di educazione alimentare, attraverso giochi e laboratori. E, al contempo, con il consulto dell’Università degli Studi di scienze gastronomiche di Pollenzo, si preoccuperà di sviluppare soluzioni innovative affinché ai bambini sia garantito un pasto sano e bilanciato, in totale sicurezza.

Foto Getty.

La nuova mensa

È abbastanza chiaro che il riavvio della ristorazione scolastica dovrà prevedere nuove norme per far sì che ogni alunno riesca a consumare il proprio pasto nel miglior modo possibile, in sicurezza, certo, ma anche con la giusta dose di spensieratezza. Perché no, contrariamente a quanto si possa pensare, la mensa non è un semplice servizio accessorio della scuola, come sottolinea la presidente di Cirfood Chiara Nasi: «Da sempre il momento del pasto ha una vera e propria funzione sociale e nutrizionale. La chiusura delle scuole, e dei servizi di ristorazione, ha quindi comportato una doppia perdita per le famiglie e i bambini. Basti pensare che per alcuni il pasto a scuola era l’unico sano della giornata e i dati Istat lo confermano. In Italia un bambino su quattro è obeso a causa di una dieta sbilanciata. Il nostro obiettivo è tornare a garantire un importante momento di convivialità, una corretta nutrizione ed educazione alimentare a tutti i 300mila studenti che serviamo ogni giorno in oltre 480 Comuni in Italia».

Sarà fondamentale, però, rivedere ogni singolo aspetto della permanenza in mensa, anche da un punto di vista strettamente pratico. Per questo sono al vaglio diverse soluzioni, che potrebbero essere sperimentate proprio nel corso dei prossimi mesi a Reggio Emilia: dalla turnazione per gli ingressi, che porterebbe così meno studenti a condividere i tavoli della mensa nello stesso momento, alla possibilità di sfruttare spazi inediti per il pranzo, come palestre, cortili e sì, volendo anche le stesse classi; fino ad arrivare alla distribuzione di lunch-box – come suggerito anche dallo stesso Ministero dell’Istruzione nelle sue linee guida per la riapertura – o a soluzioni più tecnologiche, che potrebbero per esempio consentire ai genitori di scegliere il menu giornaliero per i propri figli via app, evitando loro di doversi mettere in coda con il vassoio in mano davanti alle postazioni di primi, secondi, verdure e via dicendo.

Foto courtesy Cirfood.

Un aiuto anche per i genitori

No, la scuola non è un parcheggio per bambini, ma è indubbio che rivesta un ruolo fondamentale anche nella vita dei genitori, per consentire loro di lavorare con serenità. Ed è proprio pensando ai genitori, e più in generale al rapporto tra scuola e famiglie, che a Reggio Emilia potrebbe essere sperimentato anche un ulteriore servizio innovativo: una sorta di take-away su prenotazione, che consentirebbe a mamma e a papà di prelevare, insieme con il proprio bambino, anche la cena da riscaldare a casa. Il menu, in questo caso, sarebbe sempre studiato per garantire un pasto sano ed equilibrato, e potrebbe essere ritirato direttamente da un armadietto personale.

«L’avvio del progetto Nutriamo la Scuola a Reggio Emilia è per noi importante perché è qui che siamo nati e abbiamo la nostra sede», prosegue Chiara Nasi. «È il luogo dove sorgerà il Crifood District, il centro di innovazione dedicato ai temi della nutrizione e del futuro del cibo, e dove si trova la cosiddetta Nutrition Valley. Un terroir sul quale gravitano tradizioni, competenze e sperimentazioni per un’innovazione di valore sociale e culturale attraverso il cibo, che resta un vero e proprio patrimonio di tutta la regione Emilia-Romagna».

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