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I bianchi del Collio: racconto di un territorio

I bianchi del Collio: racconto di un territorio

Una terra di confine, il Collio, fa nascere vini unici e caratteristici. Come quelli della storica famiglia Formentini, che produce vini in questa magnifica terra dal 1520

Un territorio di confine estremamente unico, con più di mille anni di storia, situato a nord est dell’Italia, a confine con la Slovenia, è oggi luogo di racconto di storie vitivinicole uniche, come quella della fondazione della Cantina Formentini, che risale al 1520 quando Vinciguerra Formentini acquistò il castello di San Floriano, nel Goriziano. La famiglia Formentini è tra le dinastie del vino più antiche d’Italia, che avvia la sua produzione nel XVI secolo. Questa famiglia, nel secondo dopoguerra, ha un ruolo di primo piano nella rinascita del Friuli, ripristinando gli antichi impianti andati distrutti.

La terra e la produzione della famiglia Formentini

Le località da cui oggi provengono le uve della Formentini sono: San Floriano, Oslavia, Giasbana, territori di maggiore qualità del Collio. Oggi i vini Formentini sono sinonimo di vini bianchi Collio Doc complessi ed eleganti, che interpretano in maniera unica il territorio e le sue sfumature. Dalla vigna alla cantina tutto il processo avviene con estrema cura: in vigna la raccolta avviene per micro-zone; in cantina i diversi lotti di uve vengono vinificati  dall’enologo Pietro Bertè e il suo team, con fermentazioni lente e affinamenti in botti di legno. Pietro è un enologo trentino che collabora con la cantina Formentini dal 2019.

enologo
Pietro Bertè.

I vini della famiglia Formentini

Fra i vini prodotti, spiccano il Friulano, la Ribolla gialla e il Pinot grigio, ma anche il Sauvignon, lo Chardonnay e il rosso Merlot. La Ribolla gialla è l’icona della storia Formentini. Alcuni documenti attestano la coltivazione di Ribolla dal 1558. La ribolla è una varietà tardiva, una parte del vino fermenta e affina in botti di rovere francese, il resto in acciaio. Ha un bouquet di fiori di acacia, agrumi e frutta esotica. In bocca si mantiene in equilibrio tra struttura e freschezza, con un’inconfondibile mineralità.
Considerato un vino simbolo di questo territorio, tra i vitigni autoctoni friulani c’è anche il Tocai friulano. Si tratta di una cultivar difficile da gestire sotto il profilo agronomico: ha una buccia sottile che raggiunge un’ottima maturazione solo in microzone specifiche. Una lenta fermentazione in vasche d’acciaio e un passaggio in botti di rovere sviluppano i sentori varietali tipici (sambuco, pesca bianca, mandorla amara) con una particolare sapidità e freschezza.
Il Pinot grigio arrivò nel Collio a metà del 1800 grazie al Conte Teodoro De La Tour e oggi è uno dei vitigni più presenti e apprezzati di tutta la regione. La fermentazione in vasche d’acciaio mantiene ricco e strutturato il vino. L’ampio profilo olfattivo spazia dalla pera matura al mallo di noce fino al melograno. Al palato il sorso è pieno e avvolgente, con un retrogusto di frutta a pasta gialla.

botti

 

Il vino della settimana: Collio Goriziano Brazan 2016 I Clivi

Il vino della settimana: Collio Goriziano Brazan 2016 I Clivi

Il vitigno friulano qui si fa interprete del terroir, regalando bottiglie emozionanti che sono capaci di sfidare il tempo

Dopo una serata trascorsa con Mario Zanusso, titolare con il padre Ferdinando di I Clivi, azienda vinicola biologica di Corno di Rosazzo, in Friuli, viene da chiedere: «Tu sei più tipo da Galea o da Brazan?».

I Clivi è nata per passione. Negli anni Sessanta, Ferdinando è spesso a Parigi per lavoro, dove scopre grandi vini molto diversi da quelli che si bevono nelle osterie di Treviso, dove è nato. Assaggia, studia, approfondisce e fa crescere la sua passione, al punto che a metà degli anni Novanta acquista una piccola vigna di due ettari sul monte Quarin, a Brazzano di Cormons, luogo di origine di sua moglie. Negli anni successivi, seguono acquisti di altre vigne e l’affiancamento del figlio Mario, con cui inizia a sperimentare la vinificazione con i lieviti indigeni e l’uso del solo acciaio.

Galea e Brazan sono i nomi dei due vini bianchi che rappresentano il top della produzione aziendale e che, pur essendo fatti entrambi con vecchie vigne di friulano, sono molti diversi, perché espressivi più del terroir di provenienza che del vitigno: il vigneto Galea è sulle colline di Corno di Rosazzo, lungo il confine sloveno, sotto la denominazione Colli Orientali del Friuli, mentre il vigneto Brazan è sul versante sudovest del monte Quarin, sotto la denominazione Collio Goriziano.

Il vino della settimana: Collio Goriziano Brazan 2016 I Clivi

Ve lo dico subito: io sono tipo da Brazan, perché nei bianchi preferisco la spinta fresca, sapida e verticale agli aromi ampi, generosi e ricchi che, invece, offre il Galea, ma il confronto si gioca sul filo, perché sono entrambe etichette eccellenti e con una grande propensione all’invecchiamento.

Il vigneto Brazan è costituito da piante di 80 anni di età, che affondano le radici nel suolo tipico della zona, una marna di origine eocenica, calcarea e argillosa. Anche se entrambe sono a 200 metri di altitudine, rispetto alla vigna Galea, Brazan è più fresca, poiché risente maggiormente delle escursioni termiche tra il giorno e la notte ed è più esposta all’aria marina, che dona sapidità al vino.

Friulano in purezza, il Brazan 2016 è un vino profondo ed elegante, verticale e marino, con profumi di pompelmo e cumino. Con gli anni (abbiamo assaggiato uno strepitoso 2002 e un ottimo 2000) acquista note di idrocarburo e anice, senza perdere in freschezza ed eleganza. L’annata 2016 è stata regolare, al contrario della 2002 (piovosa) e della 2000 (calda). Molto buono già ora, saprà regalarvi grandi emozioni se lo lasciate diventare maggiorenne.

Perché adesso: la 2016 è stata un’ottima annata, conviene farne scorta ora, per poi lasciarla affinare in cantina.

Com’è fatto: le uve friulano sono pigiate intere (senza diraspatura) a bassa pressione per ricavare solo il mosto fiore che viene fatto decantare per una notte. La fermentazione avviene in acciaio con lieviti naturali, quindi matura in acciaio sulle fecce fini per 18 mesi.

Da abbinare con: primi e secondi di pesce, carni bianche.

Servitelo a:10-12 °C.

Prezzo: 22 euro.

iclivi.wine

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