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Venezia: 10 osterie dove mangiare bene al Festival del Cinema

La Cucina Italiana

Il fascino del Festival del Cinema di Venezia (31 agosto-10 settembre) coinvolge anche quanti non sono cinefili e sono pronti a fare la coda alle proiezioni praticamente all’alba. E se l’anno scorso si poteva parlare del «festival della ripresa» dopo un biennio complicatissimo, ecco che l’edizione 2022 si preannuncia stellare. Arriva in un momento magico per la città dal punto di vista enogastronomico perchè l’anno scorso di fronte alla perdita di due stelle, ecco che la Guida Michelin ne ha assegnate tre nuove: Local, Wisteria e Zanze XVI. 
Poi ci sono locali ottimi e di grande impatto scenografico quali il Ristorante Quadri degli Alajmo, Venissa sull’isola di Mazzorbo dei talentosi Chiara Pavan e Francesco Brutto, Glam a Palazzo Venart guidato da Donato Ascani sotto la supervisione di Enrico Bartolini. I primi due stellati, Glam pure bistellato. 
Un macaron è posseduto anche da Oro del Cipriani, a Belmond Hotel dove in primavera è arrivato – direttamente dal Noma – il bravissimo Riccardo Canella che non giocherà certo a difesa del riconoscimento. Un ristorante che abbiamo provato per primi. Canella è solo uno dei grandi cuochi sbarcato in Laguna nel 2022: ci sono Claudio Sadler (Canova del Baglioni Hotel Luna) e Lorenzo Cogo (Dama del Cà Bonfadini). C’era già Cristiano Tomei a gestire Settimo Cielo Rooftop Restaurant, la terrazza di Hotel Bauer Palazzo. Altri arriveranno, facilmente all’interno dei grand hotel in pieno cambio generazionale. Sta di fatto che l’offerta non è mai stata così ampia e ricca, ovviamente a prezzi veneziani. Che sono tra i più alti in Italia, da sempre peraltro.

Oltre i bacari

Sin qui il top dell’alta cucina o della ristorazione classica. Ma noi abbiamo scoperto gli indirizzi alternativi, le osterie più autentiche. Per mangiare bene  senza spendere una fortuna durante il Festival del Cinema di Venezia 2022. Il mondo delle osterie – che è un gradino sopra a quello, peraltro rispettabilissimo dei bacari – è strettamente legato al territorio, al pesce soprattutto, per il vantaggio di potersi rifornire direttamente o sul mercato di Rialto, uno dei migliori in Italia. E in questi posti che si gode delle ricette eterne e tipiche: baccalà mantecato, sarde in saor, moeche fritte (questa è la stagione migliore), bigoli in salsa e risotto con il gò (ghiozzo). Quindi, con tutto il rispetto per i grandi locali e ben sapendo che difficilmente incontrerete registi e attori, facciamo rotta sulle migliori osterie della Serenissima. Che hanno un altro vantaggio: non sono a buon mercato, paragonate alla media italica, ma non richiedono un ticket salato (o salatissimo) come stellati e fine dining in hotel. Ora la nostra personalissima selezione in Laguna.

Popolare, autentica, diretta, famigliare: la Trattoria da’a Marisa, attiva dal 1965, per qualcuno è un luogo di culto. Venezianità nell’aria, nel servizio e nella cucina che sforna i piatti tipici: baccalà mantecato, sarde in saor, pesce marinato, folpeti, ma anche pasta al ragù, brasato, nervetti, trippa, verze. Si mangia stretti, allegramente, pochi tavoli e pazienza nell’attesa. Ma il conto, per Venezia, è leggero.

Si trova in uno dei campielli più belli di Venezia, con un piacevole dehors. Un piccolo tempio del pesce proveniente dal mercato di Rialto, interpretato con semplicità e buon gusto: tanti crudi, scottata di tonno ai semi di papavero con rucola e burro di nocciole; gnocchetti fatti in casa con ragù di garusoli; piovra affumicata, crema di rapa rossa al curry, stracchino e olive taggiasche disidratate.

Un suggestivo angolo con il plus di un plateatico affacciato sul Rio della Maddalena. La cucina di Serghei Hachi è in perfetto equilibrio fra le tradizioni lagunari più antiche e lampi di creatività contemporanea: capesante in crosta, topinambur e funghi; spaghetti con pesto di rucola e scampi marinati; polpo in due cotture, zabaione salato, verdure del giorno. Bella cantina di vini veneti e friulani.

La famiglia Bovo è un’istituzione della cucina lagunare, il suggestivo locale a Burano ha 55 anni di vita: vicino al vostro tavolo troverete famiglie veneziane, stranieri con le guide culinarie in mano, vip (autentici) in libera uscita. È famoso ovunque per il suo risotto ai gò, ma sono tanti i piatti di livello con il pesce protagonista. Imperdibili per esempio gli antipasti crudi e cotti, di pesce naturalmente.

Bisogna spostarsi a Marghera, ma in questo caso è un vantaggio. Perché l’osteria ha grande personalità: antica nella struttura, informale nella gestione, ma soprattutto con una cucina e una cantina di livello. Il punto di forza è una serie di cicheti curatissimi e nel solco della tradizione. Ma anche i piatti non deludono: dagli spaghetti con le beverasse alla fritturina di calamari e mazzancolle.

In Calle dell’Ospedaletto, un piccolo locale familiare con tanto legno e un ambiente accogliente, dove respirare la Venezia di una volta. La cucina offre piatti classici (eccellenti gli spaghetti alle vongole e il pesce alla griglia) e gustosi cichetti. La verdura e il pesce vengono scelti giornalmente al mercato dallo chef-patron che ha la passione del biologico. Vini naturali, godibili anche all’ora dell’aperitivo.

L’insegna, vicino all’Arsenale, rende omaggio a due idee: un luogo per gli appassionati del vino e un locale intimo, in stile parigino. La formula è a menù fisso, la prenotazione obbligatoria. Si gioca sulla tradizione, non solo locale, ma con interpretazioni piacevoli, vedi la panzanella di coniglio o il cefalo con zucca e bottarga. Come prevedibile, la cantina non delude con un’ampia offerta di vini locali, nazionali e stranieri.

È la più nota tra le osterie di Cannaregio, in stile ottocentesco: per i veneziani, le polpette di carne sono imbattibili al mondo. Sono il tocco in più della ricca (e ben eseguita) serie di cicheti, in bella vista sul bancone. Ma si può anche fare un pasto completo a base delle specialità tipiche quali i bigoli in salsa, gli spaghetti alla busara, il baccalà mantecato con polenta e le sarde in saor. Tanto vino sfuso e al calice.

In uno storico palazzo del XVI secolo, un ambiente in stile veneziano che viene arricchito da un piacevole spazio esterno. L’originalità è rappresentata da una cucina che segue la tradizione di terra (e non di pesce) con piatti golosi: carpaccio di manzo, tagliatelle con sugo d’arrosto, coniglio in tecia. Tutti preparati con ingredienti selezionati. Ricca la scelta di formaggi e lista dei vini prevalentemente locali.

Il geniale pop-up della famiglia Alajmo si trova sull’isola della Certosa – posta tra il Lido e l’Arsenale – a pochi metri dalla stazione del vaporetto. Aperta tutti i giorni dalle nove a mezzanotte, pensata per offrire di tutto: dalla colazione all’aperitivo serale, dal tramezzino del pranzo al gelato pomeridiano, fino ad arrivare alla cena o al dopocena con grandi drink. La cucina? Da osteria contemporanea, ma venezianissima, con la visione del mago Max Alajmo.

Bollette in vetrina, perché lo fanno?

La Cucina Italiana

Se, nei prossimi giorni, vi capiterà di vedere esposte le bollette in vetrina del gas e dell’energia elettrica, incorniciate e ben visibili, è perché gli esercenti, gravati da tariffe triplicate, quadruplicate, quando non quintuplicate, vogliono mostrare ai cittadini e agli avventori dei locali in quale situazione drammatica sono costretti a lavorare. 

Secondo le stime di Confesercenti, su dati Innova, Unioncamere e Agenzia Entrate, infatti, se un bar – nel 2020 e nel 2021 – spendeva in media 6700 euro per luce e gas, nei prossimi mesi, se gli aumenti rimarranno costanti, dovrà mettere in conto di sborsare ben 14740 euro, circa il 120% in più. Con un’incidenza sui ricavi aziendali che passa dal 4,9% al 10,7%. Un ristorante medio, anziché 13500 euro, dovrà spendere 29700 euro: il 120% in più. Ancora peggiore la situazione per gli alberghi: la bolletta passerà da una media di 45 mila a 108 mila euro (il 140% in più). Ma l’aumento dei costi per le utenze di energia elettrica e gas, in alcuni casi, raggiunge anche il 400% in più rispetto al 2021. Se a questi costi si aggiungono anche quelli delle materie prime alimentari, il rischio è che il 10% delle imprese (90 mila aziende) debba uscire dal mercato, per un totale di 250 mila posti di lavoro.

Le bollette in vetrina

È per questo motivo che Fipe – Confcommercio ha lanciato l’iniziativa «Bollette in vetrina», un’«operazione di trasparenza» per denunciare il fatto che le bollette siano quasi triplicate rispetto a un anno, per l’impennata dei prezzi del gas, da quando è cominciata la guerra in Ucraina. «Una situazione che sta costringendo gli esercenti a dover scegliere tra gli aumenti dei listini, finora assai modesti, e la sospensione dell’attività in attesa di un intervento risolutivo da parte del governo. Questa iniziativa», spiega Aldo Cursano, vicepresidente di Fipe-Confcommercio, «ha l’obiettivo di rendere trasparente cosa sta succedendo oggi a chi gestisce un bar o un ristorante anche nel tentativo di spiegare ai clienti perché stanno pagando il caffè un po’ di più con il rischio nei prossimi mesi di ulteriori aumenti. Con aumenti dei costi dell’energia del 300% si lavora una pistola puntata alla tempia. Se il Governo non interviene o si agisce sui listini o si sospende l’attività. Contiamo sulla sensibilità dei cittadini e dei clienti perché fare lo scaricabarile dei costi è proprio quello che non vorremmo fare». Secondo un’analisi dell’Ufficio Studi Fipe, a luglio i prezzi dei servizi della ristorazione sono aumentati del 4,9% rispetto allo stesso periodo del 2021, a fronte di una crescita media nei Paesi dell’Unione europea del 7,8%, con incrementi del 9,2% in Austria, dell’8% in Olanda e del 7,7% in Germania.

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