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Frittelle di mele e baccalà su insalata di finferli e porcini

Prozioni: 4

Tempo totale: 45

Tempo cottura: 45

Descrizione ingredienti: 200 g baccalÊ dissalato – 200 g farina – 120 g finferli puliti – 120 g porcini puliti – 10 g lievito di birra – 1 mela Braeburn – 1 uovo – limone – timo – olio di arachide – zucchero – olio extravergine di oliva – sale

Ingredienti: 200 grammi baccalÊ dissalato|200 grammi farina|120 grammi finferli puliti|120 grammi porcini puliti|10 grammi lievito di birra|1 mela Braeburn|1 uovo|limone|timo|olio di arachide|zucchero|olio extravergine di oliva|sale

Preparazione: Stemperate il lievito in 80 g di acqua tiepida, unite la farina, un pizzico di sale, uno di zucchero e luovo e mescolate bene. Lasciate riposare la pastella per 15-20 sopra o vicino a un calorifero. Se la pastella risultasse troppo densa, potete allungarla aggiungendo ancora 10-15Êg di acqua. Affettate molto finemente i funghi porcini e i finferli, raccoglieteli in una ciotola e conditeli con un filo di olio extravergine, qualche goccia di succo di limone e un ciuffo di foglioline di timo. Dividete il baccalÊ in tocchetti di circa 15Êg ciascuno. Tagliate la mela in tocchetti di 15-20Êg. Accoppiate i tocchetti di mela e baccalÊ, appoggiateli sui rebbi della forchetta, immergeteli nella pastella e lasciateli sgocciolare un po per eliminare la pastella in eccesso. Friggete le coppie di tocchetti di mela e baccalÊ in abbondante olio di arachide bollente fino a completa doratura. Scolateli su carta da cucina e spolverizzateli di sale. Distribuite i funghi a fettine nei piatti, completate con le frittelle, decorate a piacere e servite subito.

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tutti i motivi per cui fa bene all’organismo

Gustosi e versatili in cucina, i suoi chicchi sono ricchi di nutrienti preziosi per la salute e per la linea. Scoprite quali sono e in che modo sfruttarli al meglio a tavola. E tante ricette per piatti squisiti

Sugli scaffali dei supermercati oltre ai chicchi bianchi classici se ne trovano oramai di diversi tipi, tra cui il riso nero, conosciuto anche come riso Venere. Originario della Cina, è coltivato da tempo anche in Italia, specialmente nella zona della Pianura Padana, in particolare in Lombardia e in Piemonte. Profumato e saporito, è una varietà di riso integrale molto pregiata ricca di tante proprietà benefiche. Viste le sue virtù, può essere considerato un vero e proprio integratore naturale. È ricco, infatti, di vitamine, minerali, antiossidanti e altri nutrienti, utili per il buon funzionamento dell’organismo. Con l’aiuto della dottoressa Valentina Schirò, biologa nutrizionista specializzata in Scienza dell’alimentazione, vediamo quali sono e perché conviene portarlo in tavola.

Cosa contiene

Il riso nero è uno scrigno di benessere. «Dopo la cottura e il suo raffreddamento fornisce “amido resistente” che si comporta in maniera simile alle fibre: aiuta a mantenere e sviluppare la flora batterica intestinale, favorendo la crescita dei batteri “buoni”. Ha, poi, il vantaggio di non contenere glutine, quindi può essere consumato tranquillamente anche da chi soffre di intolleranze», ci spiega. Inoltre, è amico del buonumore. «Grazie alla sua ricchezza di vitamine del gruppo B, di minerali come il magnesio e il potassio e di triptofano, contrasta la stanchezza e lo stress, favorendo il benessere psicofisico».

Riso Venere: 20 ricette che vi ispireranno

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Cos’ha di diverso rispetto alle altre varietà

«Rispetto a quelli bianchi e a quelli semintegrali, i suoi chicchi neri dalla forma allungata e tondeggiante, racchiudono per esempio una maggiore percentuale di antiossidanti, tra cui gli antociani e gli acidi grassi essenziali, che hanno proprietà antinfiammatorie. Rispetto ai chicchi bianchi, hanno poi meno zuccheri e più fibre, che aiutano a stabilizzare i livelli di glicemia nel sangue e a evitare i picchi di insulina, responsabili degli attacchi di fame, favorendo il mantenimento del peso forma. Inoltre, assicurano quantità superiori di ferro, un minerale prezioso per contrastare debolezza e anemia» spiega l’esperta.

Come prepararlo

Versatile in cucina, può essere mangiato sia caldo che freddo, prestandosi a tante ricette gourmet. Dai risotti alle insalate, passando per le torte salate e per quelle dolci. Per lasciare intatto il sapore e tutte le sue proprietà benefiche, l’ideale suggerisce l’esperta «è non risciacquarlo sotto l’acqua e cuocerlo al vapore. In questo modo si preservano minerali e vitamine idrosolubili come quelle del gruppo B, che in acqua si disperderebbero».

Volete saperne di più? Scoprite nella gallery gli altri benefici del riso nero

Il vino italiano è numero 1

Sono appena uscite le classifiche dei 100 migliori vini al mondo per il 2018 di due bibbie della critica di settore, le americane (e potentissime per le vendite) “Wine Spectator” e “Wine Enthusiast”.
In entrambe le liste, ad aggiudicarsi la vetta della classifica è un vino italiano. La notizia è eccezionale, segna un punto importantissimo per la nostra produzione ed è destinata a fare un gran bene a tutto il comparto vinicolo nazionale.

Wine Spectator dixit

Per “Wine Spectator”, il vino migliore al mondo, tenuto conto di qualità, reperibilità e rapporto qualità prezzo, è il Bolgheri Sassicaia 2015 di Tenuta San Guido. Un risultato, per il rosso simbolo dei marchesi Incisa della Rocchetta, che non stupisce più di tanto, essendo tra i vini italiani più famosi nel mondo. Tra l’altro l’eccellente annata 2015 si era già guadagnata un voto di 100/100 sulla Guida essenziale ai vini d’Italia 2019 di Daniele Cernilli.

Il podio di Wine Enthusiast

Per “Wine Enthusiast”, meno mainstream, il vino migliore è, invece, una Barbera, il Nizza Cipressi 2015 di Michele Chiarlo.
Ma le buone notizie non finiscono qui. Perché, scorrendo le liste, si scopre che sono costellate di altri nomi eccellenti del vino made in Italy.

Tutti gli italiani tra i the best

Wine Spectator, già al terzo posto, piazza il Chianti Classico Riserva 2015 di Castello di Volpaia. Sempre nella top ten, troviamo l’Etna San Lorenzo 2016 di Tenuta delle Terre Nere (9° posizione), che testimonia come il territorio siciliano dell’Etna sia ormai considerato tra i grandi del mondo. Seguono il Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2013 di Carpineto (11° posizione), il Barbaresco Rabajà Riserva 2013 di Produttori del Barbaresco (13°), il Brunello di Montalcino 2013 di Canalicchio di Sopra (15°), il Brunello di Montalcino 2013 di Caparzo (17°), il Chianti Classico 2016 di San Felice (19°), il Tignanello 2015 di Antinori (24°), lo Slatnik S Label 2015 di Radikon (51°), l’Undicicomuni Arnaldo Riserva 2013 di Terre di Barolo (54°), il Chianti Classico Vigna del Sorbo Gran Selezione 2015 di Fontodi (60°), il Pinot Grigio 2017 di Tiefenbrunner (67°), il Soave Classico Otto 2017 di Prà (73°), il Trebbiolo 2014 di La Stoppa (76°), il Citrone 2017 di Librandi (81°), il Barolo 2014 di Paolo Scavino (88°), il Montefalco Sagrantino Colle alle Macchie 2013 di Tabarrini (96°) e il Lambrusco di Sorbara del Fondatore 2016 di Cleto Chiarli e Figli (99°).
Dunque, un totale di 18 vini, quasi un quinto della classifica, con una netta predominanza di etichette toscane, ben sette, e una preferenza assoluta per i nostri vini rossi, con 14 menzioni.

Anche la classifica di “Wine Enthusiast” ci restituisce una fotografia esaltante del vino italiano. Dopo il Nizza Cipressi 2015 di Michele Chiarlo, all’ottavo posto, troviamo il Prosecco di Valdobbiadene Dosaggio Zero Metodo Classico 2015 di Cà dei Zago, mentre fuori dalla top ten, si piazzano l’etneo Contrada R 2016 di Passopisciaro (18°), il Lambrusco di Sorbara L’Eclisse 2017 di Paltrinieri (20°), l’Etna Rosso Outis 2016 di Biondi (23°), il Valtellina Superiore Sassella Riserva Rocce Rosse 2007 di Arpepe (26°), il Chianti Classico Gran Selezione San Lorenzo 2013 di Castello di Ama (31°), il Brunello di Montalcino 2013 di Castelgiocondo (35°), il Barolo Monvigliero 2014 di G. B. Burlotto (39°), il Friulano 2016 di Russiz Superiore (42°), il Franciacorta Dosaggio Zero Vintage Collection 2013 di Ca’ del Bosco (47°), il Passito di Pantelleria Ben Ryè 2015 di Donnafugata (68°), l’Abruzzo Pecorino Don Carlino 2016 di De Fermo (72°), la Vernaccia di San Gimignano 2016 di La Lastra (76°), il Palazzo della Torre 2016 di Allegrini (78°), il Bramaterra Cascina Cottignano 2014 di Colombera&Garella (82°) e il Morellino di Scansano 2016 di Terenzi (94°).
In questo caso, un totale di 17 vini, con una prevalenza geografica meno netta rispetto a Wine Spectator: la classifica è sempre guidata dalla Toscana, con quattro vini, ma è seguita a ruota da Sicilia e Piemonte, entrambe con tre vini menzionati.

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