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Rotolo alla crema – Ricetta di Misya

Rotolo alla crema - Ricetta di Misya

. Tuttavia, la cucina è un viaggio infinito, e c’è sempre spazio per migliorare e imparare.
Recentemente, ho finalmente deciso di cimentarmi nella preparazione di un delizioso rotolo alla crema e amarena, e il risultato è stato sorprendente. La delicatezza del pan di spagna si è armonizzata alla perfezione con la dolcezza e la cremosità della crema, mentre le amarene hanno aggiunto una nota fruttata e leggermente acidula che ha reso il tutto ancora più delizioso 🙂

Innanzitutto preparate la pasta biscotto: separate tuorli e albumi e montate questi a neve ben ferma.

A parte, montate i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso.

Unite farina, fecola e bicarbonato setacciati e la buccia di limone.

Infine incorporate gli albumi, mescolando delicatamente con una spatola con un movimento dal basso verso l’alto, in modo da non farli smontare troppo.

Versate il composto sulla teglia rivestita di carta forno, livellate la superficie e cuocete per 10-12 minuti a 180°C, in forno ventilato già caldo.

Sfornate, coprite con un secondo foglio di carta forno e arrotolatelo delicatamente, quindi lasciatelo raffreddare così.

Mettete a scaldare il latte con la buccia di limone in un pentolino.
Nel frattempo, in una ciotola, sbattete i tuorli con lo zucchero e poi incorporate la farina, cercando di non far creare grumi.

In ultimo incorporate il latte, trasferite nel pentolino, cuocete a fiamma bassa mescolando fino ad ottenere una crema densa e senza grumi, quindi spostatela nuovamente nella ciotola, coprite con pellicola a contatto e lasciate raffreddare completamente.

Aprite delicatamente il rotolo, cospargetelo con crema e amarene e arrotolatelo, quindi avvolgetelo nuovamente nella carta forno e lasciate riposare in frigo per almeno 1 ora.

Se volete rendere i bordi più regolari, tagliate via le due fettine alle estremità, quindi decorate con abbondante zucchero a velo.

Il rotolo alla crema è pronto, non vi resta che gustarvelo.

Ricetta Pasta radicchio e salsiccia, la ricetta

Ricetta Pasta radicchio e salsiccia, la ricetta

L’amaro del radicchio incontra la dolcezza della salsiccia per dare vita a uno dei primi piatti più gustosi dell’inverno. La pasta radicchio e salsiccia è velocissima da preparare e perfetta per ristorarci nelle giornate più fredde.

Nella ricetta abbiamo utilizzato una Pasta secca corta tipo celentani, la luganega, salsiccia tipica del Nord Italia, il radicchio rosso e Asiago stravecchio grattugiato per completare. Per dare ancora più sapore alla pasta, potete scegliere salsicce aromatizzate: al finocchietto o al peperoncino per esempio, per un piatto sempre diverso.

Scoprite anche queste ricette per primi piatti con il radicchio: Sedani con radicchio rosso e fonduta di Asiago, Penne di farro al radicchio, gorgonzola e pera, Ravioli al radicchio con crema di castagne, Plin di trota, robiola e radicchio, Tagliolini al radicchio rosso.

Farina bòna: tutto sull’ingrediente “difficile” di MasterChef 13

La Cucina Italiana

Che cos’è la farina bòna? Come si usa? Ieri sera, a MasterChef, i concorrenti, nella Golden Mystery Box, hanno trovato un assortimento di ingredienti di colore giallo: oltre a formaggio cheddar, finferli, senape, mela gialla, curcuma, maracuja e petit pâtisson (o zucchina patissone), c’era anche la farina bòna. Dal momento che è ancora poco conosciuta, però, gli aspiranti chef in gara non sapevano bene come poterla utilizzare.

Che cos’è la farina bòna?

In effetti, la farina bona – un prodotto tradizionale della Valle Onsernone, una delle più impervie del Canton Ticino, a pochi chilometri da Locarno – per qualche decennio è rimasta nel dimenticatoio. Fino a quando Ilario Garbani Marcantini, maestro di scuola elementare a Intragna, insieme al Museo Onsernonese, ha riscoperto e valorizzato questa preziosa farina di granoturco, che si ottiene macinando molto finemente la granella tostata.

La sua storia

Si racconta che la prima a produrla fu una mugnaia di Vergeletto di nome Annunziata Terribilini, detta Nunzia, che faceva con il mais (lo stesso che viene utilizzato per la produzione di polenta, proveniente dal Piano di Magadino) quello che, tradizionalmente, si faceva con la segale: una bella tostatura in una padella fino a fare scoppiare i chicchi, che poi macinava finemente per ottenere una farina dal gusto unico. La farina bona si caratterizza anche per il tipo di macinatura, molto fine, grazie all’impiego di macine speciali, lisce, come quelle dei mulini, ormai in rovina, di Vergeletto.

Un tempo, la farina bòna faceva parte dell’alimentazione degli onsernonesi, che la consumavano accompagnata a latte, freddo o caldo, acqua o vino, o sotto forma di minestra, la poltina. Ma il cambiamento delle abitudini alimentari del secondo Dopoguerra ha ridotto progressivamente la presenza di questo ingrediente. Alla fine degli anni ’60, anche l’ultimo mugnaio onsernonese ha lasciato il suo lavoro, e della farina bona non si è più parlato per tanto tempo. Solo nel 1991 e nel 2013 sono stati riavviati i mulini di Loco e Vergeletto, che hanno ripreso a macinarla.

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