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Dolci di Carnevale: 15 golose ricette

Dolci di Carnevale: 15 golose ricette

Le maschere, i carri, i coriandoli ma soprattutto i dolci di Carnevale, sempre golosi e sempre irresistibili.

Il Carnevale rappresenta un momento di passaggio: in molte culture, fin dal tempo dei riti dionisiaci, segna il transito dall’austerità dell’inverno all’abbondanza della primavera. Noi però oggi celebriamo la vastità di dolci tipici che si possono gustare e preparare in questo gioioso periodo di festa.

Dolci di Carnevale con fantasia

I fritti dolci, tipici di questo periodo, hanno origini regionali diverse e in ogni zona d’Italia acquisiscono nomi differenti oltre che piccole varianti: le ricette classiche si sono poi trasformate nel tempo e sono state rivisitate e semplificate per la gioia di grandi e piccini. I più piccoli infatti amano pasticciare, sanno sperimentare e creare abbinamenti insoliti, dategli fiducia e vi sorprenderanno. Inoltre è molto importante per loro giocare e lavorare insieme con gli adulti, quindi lasciatevi aiutare in cucina.

Organizzate il il piano di lavoro e preparate frittelle, chiacchiere, castagnole, coriandoli, stelle filanti, maschere di frolla e tutto ciò che la fantasia vi ispira.

Chiacchiere di Carnevale

Bugie, galani, frappe, ma nella maggior parte delle regioni sono conosciute con il nome di chiacchiere, le dolci e fragranti “regine” del momento. Di questi dolcetti fritti o al forno a Carnevale ne mangiamo davvero tanti: 20 milioni di chili (per un valore di 160 milioni di euro). Nelle Marche si chiamano frappe, potete gustarle a Fano, città dalla storia golosa. A Venezia sono dette galani, e ce ne saranno montagne nei gazebo gastronomici di Rio di Cannaregio, punto di arrivo della spettacolare sfilata in costume lungo il Canal Grande. In Piemonte sono conosciute come bugie, e tra i più famosi ricordiamo il Carnevale supervitaminico di Ivrea con la tradizionale battaglia della arance.

Frittelle di Carnevale

Volendo tutto ciò che è fritto si potrebbe chiamare frittella dai krapfen, alle bignole, dalle cresciole marchigiane alle fritole veneziane: nomi diversi per il più goloso dei dolci del Carnevale. La fragranza del fritto, il profumo della pasta zuccherata, l’allegria della festa: tutto in dorate ricette mai banali.

Castagnole di Carnevale

Le castagnole, dette anche tortelli, sono dei bocconcini fritti dolci, tipici di Emilia Romagna e Marche, ma ormai famose in tutta Italia, infatti sono tra le ricette più apprezzate per il Carnevale. Devono il nome alla loro forma che ricorda quella delle castagne e il loro impasto semplice e veloce è perfetto per ogni occasione.

E poiché in questo periodo frittelle, chiacchiere e castagnole non possono certo mancare, eccole in tante inedite versioni dolci, che non fanno rimpiangere una piccola trasgressione. E che rendono tutti più felici.

Dolci di carnevale, le migliori ricette

Carnevale di Venezia: 7 ricette allegre e squisite

Carnevale di Venezia: 7 ricette allegre e squisite

Creme fritte – I Rombi del Doge

Il rombo, o losanga, è una figura araldica molto usata e ha finito per dare il nome alla crema fritta cucinata dai veneziani e ritagliata in questa forma geometrica, così squisita da diventare una leccornia degna di un principe, o appunto di un doge, la figura di maggior spicco della Serenissima. Tutti i bàcari veneziani, le tipiche osterie, servivano questi squisiti e profumati «rombi del doge», croccanti fuori e morbidi dentro, dal giorno di Sant’Antonio fino a martedì grasso, secondo la tradizione, possibilmente accompagnati da un bel bicchiere di passito.

La fritola – Un affare di Stato

Nate nel Trecento e proclamate nel Settecento «dolce nazionale della Serenissima», le fritole venivano preparate in esclusiva dai membri della rinomata corporazione dei fritoleri che si tramandavano la ricetta di padre in figlio, e vendute anche agli angoli delle strade, infilate ancora bollenti in uno spiedino di legno per non ungersi le dita e zuccherate abbondantemente con un apposito contenitore bucherellato. L’arte dei friggitori locali era tanto apprezzata che Goldoni, nella sua celebre commedia Il campiello, mette tra i protagonisti la fritolera Orsola, figura che pittori come Pietro Longhi hanno immortalato sulle loro tele, irrinunciabili protagoniste del Carnevale.

Maschere – In Bianco e Nero

Indossando la Bauta, il più celebre travestimento veneziano, il volto restava celato sotto una maschera bianca, la Larva, che copriva tre quarti del volto e alterava anche la voce, rendendo irriconoscibile chi la indossava, tanto che l’Inquisizione ebbe da ridire sull’uso indiscriminato che molti aristocratici ne facevano anche al di fuori del periodo carnevalesco per combinarne di cotte e di crude. La Moretta, detta anche «serva muta», era invece scura e di forma ovale; riservata alle donne, per portarla bisognava «mordere» un bottone posto al suo interno all’altezza della bocca, così che chi la indossava non poteva parlare. La preferivano popolane e borghesi.

Pasticcio alla napoletana – Un Piatto da Seduttore

Giacomo Casanova fu un protagonista del Carnevale veneziano. Raffinato buongustaio, nelle sue memorie cita tra i piatti preferiti il pasticcio di maccheroni «preparato da un bravo cuoco napoletano», perfetto per i giorni di festa e di allegria. A quei tempi il pomodoro non era ancora entrato come ingrediente comune nelle cucine e la pasta («maccherone» era nome comune di diversi formati, corti e lunghi) veniva condita anche con zucchero e miele. La nostra ricetta è ripresa da un repertorio napoletano della seconda metà del Settecento, Il cuoco galante di Vincenzo Corrado.

Il testo storico è stato scritto dall’esperta Marina Migliavacca.

Acqua sicura? Buona e fa anche risparmiare

La Cucina Italiana

La carenza d’acqua è una realtà in molte parti del mondo, con la capitale dell’Honduras, Tegucigalpa, che affronta sfide significative. La crescita demografica, l’industrializzazione e l’espansione dell’agricoltura stanno esaurendo le risorse idriche, mettendo a rischio l’approvvigionamento di acqua potabile per molte famiglie. La competizione tra l’agricoltura, l’alimentazione e l’approvvigionamento idrico urbano è diventata un problema serio: urgono soluzioni innovative.

La Commissione del Codex Alimentarius, un organismo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha risposto a questa sfida introducendo nuove linee guida volte a promuovere un uso più efficiente e sostenibile dell’acqua nella produzione e nella lavorazione degli alimenti.

In passato, le raccomandazioni del Codex si concentravano sull’uso di acqua potabile o pulita per garantire la sicurezza alimentare. Tuttavia, considerando le difficoltà legate all’accesso e al costo dell’acqua potabile, il Codex ha sviluppato nuove linee guida che affrontano l’approvvigionamento, l’uso e il riutilizzo sicuro dell’acqua lungo tutta la catena di produzione alimentare.

Acqua: le novità del Codex

La novità più significativa di queste linee guida è l’approccio basato sulla “idoneità allo scopo”. Riconoscendo che i requisiti di qualità dell’acqua variano a seconda del prodotto alimentare e dell’uso previsto, il Codex stabilisce che l’acqua deve essere adatta allo specifico scopo per cui viene utilizzata. Ad esempio, l’acqua utilizzata per la coltivazione di lattuga destinata al consumo crudo può differire da quella utilizzata per la pulizia di patate che saranno cotte prima del consumo.

Un punto chiave di queste linee guida è stato il riconoscimento dell’importanza di considerare diverse fonti d’acqua, come quella di recupero, riciclata, ricircolata o di scarico, valutandone la sicurezza in base all’uso previsto.

L’esempio pionieristico

L’Honduras ha svolto un ruolo pionieristico nell’applicazione pratica di queste linee guida. Nel 2022, con il supporto del Codex, ha ospitato un workshop che ha coinvolto industrie e governo di tutta l’America Latina. Durante l’evento, sono stati testati strumenti decisionali sviluppati dal Joint FAO/WHO Expert Meetings on Microbiological Risk Assessment (JEMRA) per valutare le fonti d’acqua e determinare i livelli di rischio associati.

Successivamente, nel 2023, la SENASA ha organizzato un workshop nazionale per introdurre i funzionari governativi, l’industria e il mondo accademico alle linee guida. Questo workshop ha promosso un cambio di prospettiva, sfidando l’approccio tradizionale che esclusivamente promuove l’uso di acqua potabile. Mirian Bueno, direttrice tecnica per la sicurezza alimentare presso la SENASA, ha notato un cambio di atteggiamento dopo il workshop. Le industrie, consapevoli dei costi associati all’acqua potabile, sono ora più inclini a considerare il riutilizzo dell’acqua dopo una valutazione approfondita dei rischi.

Le linee guida si estendono

Mentre le attuali linee guida del Codex si concentrano sulla produzione di frutta e verdura, è previsto che nel prossimo anno si estenderanno ai settori lattiero-caseario e della pesca. Questa iniziativa non solo promuove la sicurezza alimentare, ma si propone anche di affrontare la crescente scarsità d’acqua e le disparità globali nella sua disponibilità e qualità.

Le linee guida del Codex, sebbene volontarie, offrono uno strumento prezioso per i paesi che affrontano stress idrici crescenti. Con la necessità di gestire l’acqua in modo sostenibile, queste linee guida rappresentano un passo avanti importante nel trovare soluzioni innovative per la conservazione dell’acqua e la sicurezza alimentare globale.

Fonte FAO

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