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L’insalata russa di Natale, come si cucina a casa di Ernst e Frau Knam

La Cucina Italiana

L’insalata russa di Natale è il piatto della tradizione che non manca mai sulla tavola delle Feste di Ernst e Frau Knam. È proprio dalla consorte del pasticciere tedesco che arriva questa splendida ricetta piena di sapore, ma soprattutto di amore. Infatti, come ben sottolinea Ernst Knam, questo è il vero segreto dell’insalata russa di Natale, che è bellissimo poter cucinare con il proprio partner o famigliari. I ricordi di Frau Knam, ovvero Alessandra Mion, sono dolcemente legati alla cucina di mamma Teresa, con la quale preparava l’insalata russa con tanto affetto, e che propone per il vostro menù di Natale.

Insieme sul piccolo schermo per lo speciale Natale in cucina con Food Network in onda in questo periodo sul canale 33, i coniugi Knam hanno proposto l’antipasto per eccellenza, l’insalata russa di Natale, mostrando ogni passo della facile ricetta. Da qui abbiamo estrapolato alcuni consigli davvero utili da tenere bene a mente quando si prepara il piatto delle Feste.

I segreti dell’insalata russa di Natale secondo i coniugi Knam

  1. Preferite il sale di Maldon perché è più delicato e meno salato;
  2. Importante raffreddare bene gli ingredienti cotti come i piselli, le carote e le patate affinché non vi siano problemi di amalgama;
  3. Ritoccate con una leggera pennellata di olio di semi le decorazioni, dalle uova sode ai cetriolini, in modo da essere più brillanti;
  4. Schiacciate le patate lesse con la forchetta in modo da avere pezzi più grossi dando così un senso sfizioso di croccantezza e masticabilità;
  5. Per impiattare, utilizzate uno stampo da torta apribile unto di olio di semi in modo da poter scivolare via facilmente mantenendo la forma.

Ricerche frequenti:

Antipasti da fare il giorno prima facili ed economici: davvero! | La Cucina Italiana

Antipasti da fare il giorno prima facili ed economici: davvero!
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Antipasti da fare il giorno prima facili ed economici: ecco le preparazioni veloci, molto pratiche ed economiche che tutti sogniamo per un menù di Natale senza pensieri e tanto gusto.

Ne ho pensati 3 diversi per voi, basandomi su quello che più spesso ci richiedete. Partiamo da bocconcini di polenta croccanti, prima passati nelle farina e poi infornati ad una temperatura molto alta per garantire un esterno croccante e un interno morbido. Il tutto accompagnato da morbide cipolle aromatizzate al pepe, spadellate in padella. Proseguiamo con una delicatissima mousse di salmone servita in bicchierini monoporzione, peraltro perfetta anche per l’aperitivo, con briciole di taralli, bacche di melagrana e semi di chia. Concludiamo con dei grissini di pasta sfoglia fatti in casa. Croccanti, dorati al punto giusto e con un profumo che stimola l’appetito. Li potete offrire in combo a dei salumi o a dei formaggi sia morbidi che stagionati, come preferite.

Facili da preparare, questi antipasti da fare il giorno prima vi toglieranno i pensieri e vi faranno fare un figurone sulla tavola di Natale – ma anche della domenica, di capodanno, di quando preferite!

Food for Future Festival: il successo della prima edizione

La Cucina Italiana

Il Food For Future Festival ad Alba si è rivelato un trionfo, aprendo la strada a conversazioni nuove e a stimolanti riflessioni profonde sul futuro della gastronomia. Nella due giorni Francia e Italia si sono incontrate raccontando pezzi del proprio passato, presente e futuro. Organizzato dalla Città di Alba in collaborazione con Luciano Tona e la giornalista enogastronomica Sarah Scaparone, l’evento ha attirato una platea di addetti al settori e appassionati del mondo culinario nel Teatro Sociale di Alba. Con 40 relatori, 11 panel e 9 talk dedicati alla Francia come paese ospite, il festival è stato una celebrazione vibrante della gastronomia in tutte le sue sfaccettature. L’edizione 2024 è infatti già stata lanciata dall’assessore al Turismo della Città di Alba, Emanuele Bolla, evidenziando l’impatto positivo dell’iniziativa che si è svolta per due giorni.

Un teatro trasformato in sala ristorante, talk brevi e concisi e tematiche fresche, verso il futuro della gastronomia: sono queste le caratteristiche di questo format molto innovativo. Insomma, una ventata d’aria fresca che attira e stimola l’ascoltatore a pensare al futuro del cibo insieme ai relatori. Questo approccio dinamico e coinvolgente ha riportato la parola al centro della discussione gastronomica attraverso conversazioni informali e intime.

I temi dell’incontro e lo sguardo al futuro

La domenica del festival è stata dedicata alla scena gastronomica italiana: partendo dalla pasticceria, finendo con la carne. Ma non sono state le aree gastronomiche a essere al centro, bensì tematiche più ampie: dall’evoluzione in pasticceria alle forme e i sensi in essa; dall’importanza dei valori del territorio a quelle del design e dell’architettura in gastronomia; dal pane ai panorami alpini; dalla pasta patrimonio UNESCO alle cucine acide, finendo con il tema del selvatico, la fassona e le città. Si inizia con un dibattito sulla pasticceria in cui le giovani generazioni rappresentate da Christian Marasca (Zia*, Roma) e Maicol Vitellozzi (Torino) hanno evidenziato come sia nei laboratori che nella ristorazione ci sia un ritorno alla classicità, al valore della gestualità e uno sguardo a naturalezza e semplicità ben lontane dalle sovrastrutture che hanno contraddistinto gli ultimi anni. Concetto di gestualità che torna nei discorsi legati alla montagna alla cucina di Biafora (Hyle*, San Giovanni in Fiore-Cs) e di Cantafio (La Stua de Michil*, Corvara-Bz) che lancia il progetto di Incö, con un tavolo che risponde alla quotidianità dell’offerta gastronomica o, ancora, la gestualità testimoniata dalla lavorazione di una sfoglia come hanno raccontato la sfoglina Poletti e Beppe Rambaldi (Cucina Rambaldi, Villardora-To): sfoglia che rappresenta una tradizione in continuo divenire, basti pensare alla lasagna e alle sue interpretazioni. I temi del congresso hanno quindi toccato diverse sfere, dalla montagna alla cucina, dalle filiere alimentari alla mediterraneità, creando un ponte tra culture agricole e cucine urbane.

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