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Passo a due in cucina: il nuovo spazio dei giovani

La Cucina Italiana

Passo a due in cucina? Sì, oggi è un vero e proprio bisogno di coppia. Non ci sono solo le epoche nello stile dei cuochi, dalla Cuisine Classique alla Nouvelle, alla Fusion. Ci sono unioni uniche e particolari. Ci sono anche i cambiamenti nella condivisione di quella stanza cruciale per l’armonia della vita a due che è la cucina, in contrastato regno femminile per secoli, poi luogo con regole di saper vivere che riflettono la progressiva compartecipazione nella gestione dei compiti e dello spazio.

Nel suo Dimmi, dammi, fammi, manuale giocoso sulla tematica della vita di coppia, datato 2000, lo scrittore Claudio Sabelli Fioretti segnalava «alcune delle cose che gli uomini vorrebbero che le donne facessero e dicessero, e che le donne non fanno e non dicono mai», anche in cucina. Per esempio: 1) Chiedergli di fare qualcosa che lui sa fare bene (es.: «Per favore mi tagli il prosciutto?//Mi stappi il vino?//Mi aggiusti quella presa che non funziona?»), 2) Fargli un complimento sul risotto che ha preparato (sì, è una bugia, ma non importa). Da non fare invece: 1) Sostituirsi a lui quando cerca maldestramente di rendersi utile (es.: è un errore pacchiano risistemare pentole e bicchieri nella lavapiatti che lui ha appena volenterosamente caricato, 2) Allontanarsi dalla cucina per intessere chiacchiere con le amiche al cellulare quando è il momento di buttare la pasta.

A poco più di vent’anni di distanza le cose sono molto cambiate. Oggi, insieme alla gender-balance, l’equilibrio di genere, è arrivata la parità di ruoli. Non a caso una delle attività impiegate con maggior frequenza dalle aziende che fanno team building è scegliere postazioni per far cucinare in squadra, così come nel passo a due, ovvero l’esasperazione positiva della capacità di lavorare in due. E gli under trenta, cioè i ragazzi diventati maggiorenni nel terzo millennio, che condividono l’abitazione con amici e amiche fuori dalla famiglia, in spazi spesso risicati, si alternano e si completano in cucina.

Regole per un perfetto passo a due in cucina: armonia & creatività

Il lavoro ai fornelli, acquisito un nuovo smalto, è paritario e perfettamente integrato alle capacità individuali.

La cucina non è un luogo democratico. Stabilire una gerarchia è necessario per lavorare bene divertendosi. Il più esperto distribuisce le responsabilità.

Tutti i ruoli hanno pari dignità. Anche quello di chi preferisce limitarsi a sparecchiare, caricare la lavapiatti, pulire la cucina.

Rispettare il proprio ruolo è fondamentale. Chi è addetto a tagliare le verdure non si permetta di aggiungere sale all’acqua della pasta.

In cucina gli spazi sono risicati. È importante scegliere la propria zona di lavoro evitando di invadere quella altrui. Come succede nelle cucine professionali.

Far fare alle persone solo le cose che amano. Non esigere da chi odia l’aglio di preparare il battuto per il pesto o da un vegetariano di pulire le animelle.

Concordare in anticipo i piatti da preparare, decidere la sequenza, controllare che tutto sia a portata di mano. Facile, ma fa la differenza.

Ognuno è responsabile del proprio compito dall’inizio alla fine seguendo l’aureo «usa, lava, riponi» e deve lasciare in ordine gli strumenti usati.

Ordinare piatti pronti non esclude la creatività, anzi. Si può sperimentare aggiungendo tocchi personali e arrivare a una personale cucina fusion.

Generazione Z e Millennial a confronto: cosa bevono i giovani?

La Cucina Italiana

Due generazioni di giovani e giovanissimi a confronto: i Millennial, nati tra il 1981 e il 1996, e la Generazione Z, la prima generazione nativa digitale che comprende chi è nato tra il 1997 e il 2012.
Nonostante le differenza tra queste due generazioni, una cosa è certa: amano e sono fieri della propria italianità.
Lo rivelano le ultime ricerche condotte e presentate a Milano, volte a scoprire i nuovi trend di consumo.

I giovani e il mondo del vino: cosa preferiscono?

I giovani d’oggi sono attenti al territorio, ripongono fiducia nei consigli degli esperti e preferiscono ricercare il vino di qualità.

Lo conferma la ricerca di SWG commissionata da Carrefour Italia, presentata durante la Milano Wine Week 2022. Un’indagine volta a scoprire soprattutto le scelte di acquisto e consumo del vino delle diverse generazioni di italiani, con un focus sui Millennial e la Gen Z.

Un target sempre più consapevole che vuole conoscere meglio il mondo del vino, spesso percepito come esclusivo ed elitario. 

Cosa preferiscono bere i giovani?

Questa indagine rivela anche che i giovani apprezzano particolarmente il vino, che non ha rivali per i Millennial (88%) e che, tra gli alcolici, è secondo soltanto alla birra per la Gen Z (60%).

Il vino mantiene anche tra i giovanissimi il suo prestigio, confermandosi molto più di una semplice bevanda: oltre l’80% di Millennial e Generazione Z lo reputa un’eccellenza italiana e l’87% sottolinea come racchiuda in sé storia, cultura e tradizione. Questo fa sì che, quando si parla di vino, ben il 60% della Gen Z e il 67% dei Millennial siano più interessati a un consumo con consapevolezza. 

Dove comprano il vino i giovani?

Se la maggior parte dei giovani sceglie il supermercato, il 37% della Gen Z e il 53% dei Millennial acquistano direttamente dai produttori vinicoli
Ma a stupire maggiormente è la tendenza di acquisto della Gen Z, considerato che stiamo parlando dei cosiddetti “nativi digitali”, è il dato relativo all’online: solo il 18%, infatti, acquista vino online.

Come si sceglie un buon vino?

Determinante, nelle abitudini di acquisto, è la presenza di un esperto che sappia raccontare le caratteristiche dei diversi vini e consigliare la bottiglia più adatta alle proprie esigenze. Un servizio che il 73% dei giovani cerca e non trova nei supermercati, dove viene riscontrato anche la carenza di vini prodotti da aziende artigianali e piccoli produttori (51%) e di vini tipici a km 0 (50%). 

Premio Mesa 2022: al via il bando per giovani chef e ristoratori

La Cucina Italiana

Alert a tutti i giovani chef e ristoratori emergenti tra i 20 e i 35 anni che hanno operato in Sardegna almeno a partire dalla stagione estiva 2018: Premio Mesa, il bando del concorso promosso da Cantina Mesa, è stato lanciato per il terzo anno. Occasione di alto valore culturale e sociale per il nostro territorio, focus sulla Sardegna, che vanta un eccezionale patrimonio di tradizione gastronomica capace di creare occupazione e ricchezza nel totale rispetto del territorio, della sua identità e della massima sostenibilità.

Premio Mesa, il master con Niko Romito

Forte di questa convinzione, l’iconica azienda vinicola fondata da Gavino Sanna nel Sulcis Iglesiente ha deciso di incoraggiare i giovani chef e ristoratori sardi determinati a sviluppare le proprie competenze ed il proprio impegno nel settore, attraverso un concorso che permetterà al vincitore di frequentare un Master di alta formazione con oggetto “Pane e Lievitati con Grani Antichi” presso l’Accademia Niko Romito, proposto con l’obiettivo di aumentare il patrimonio di competenze da poter restituire al territorio.

Premio Mesa, la giuria

Il Premio Mesa 2022 sarà deciso da una giuria di esperti del settore che affiancano Gavino Sanna, a partire dal nostro Direttore Maddalena Fossati (anche di Traveller Italia). Insieme a loro, tanti nomi importanti come Paolo Marchi, ideatore e curatore di Identità Golose; Pietro Pio Pitzalis, fondatore e direttore di Reporter Gourmet; Sergio Mei, per un ventennio executive chef del Four Season Hotel di Milano e oggi riconosciuto tra i massimi esponenti della cucina italiana; Alberto Piras, sommelier de Il Luogo di Aimo e Nadia, ristorante **Michelin di Milano. 

Una giuria d’elezione chiamata a proclamare il vincitore di questa terza edizione che seguirà Gavino Piu – attualmente chef del Santa Marì Catalan Bistrot di Alghero – che l’ha convinta nel 2019 con il suo “Filetto di vitello al Buio Buio, come una volta”, proposto in abbinamento al Carignano del Sulcis Riserva Buio Buio e Andrea Serusi – ora in servizio presso Frades La Terrazza di Porto Cervo – vincitore della seconda edizione con “Tottu trota”, un omaggio alla specie autoctona della trota sarda, un tempo molto comune e ora in via di estinzione, presentato in abbinamento a Rosa Grande Carignano del Sulcis DOC Rosato.

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