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TuttoPizza 2022: il trofeo, l’omaggio a Procida e i nuovi trend

TuttoPizza 2022: il trofeo, l'omaggio a Procida e i nuovi trend

La prima classificata al Trofeo TuttoPizza giunto alla quinta edizione è La Vita è Bella di Casal di Principe e Trentola Ducenta (nel casertano). All’annuncio la squadra, capitanata Antonio Della Volpe, non ha nascosto l’entusiasmo, tutto meritato. A TuttoPizza 2022 il secondo classificato è stato Ciro Magnetti, campione mondiale 2019 con la sua pizzeria a Melito, nel napoletano. Terzo Posto alla squadra New Pizza Tony di Campobasso, di cui ha fatto parte un oriundo molisano attualmente pizzaiolo in Svizzera: Claudio Vicanò.  La gara a squadre ha visto la partecipazione di pizzerie, associazioni e catene in franchising. Ogni squadra conta 5 partecipanti, cioè 4 pizzaioli ed 1 caposquadra presentatore, ha dovuto realizzare 2 pizze in 20-30 minuti al massimo. Tema? totale libertà. 

La pizza dedicata a Procida, Capitale della Cultura 2022

Altro momento clou della fiera appena conclusa alla Mostra d’Oltremare di Napoli, anche il ponte con Procida Capitale della Cultura 2022, un’iniziativa inserita nel contest creato dall’Associazione pizzaiuoli napoletani, “Un Pizzaiuolo per Procida”: nel corso della tre giorni è stata quindi presentata la pizza dedicata all’isola, naturalmente a base di limone, o meglio di succo emulsionato, polpa e zeste (la parte più esterna della scorza). L’evento, promosso dall’Apn (Associazione pizzaiuoli napoletani), non casuale visto che la località campana è conosciuta anche per i suoi numerosi alberi di limoni. Un vero e proprio tesoro che fa parte della tradizione isolana. L’agrume, la cui coltivazione a livello familiare è secolare, è utilizzato per la realizzazione di bevande e per aromatizzare ricette locali anche per la sua particolarità. La Pizza Procida è stato un evento “fuori concorso”, ma la ricetta sarà condivisa con i pizzaioli di tutto il mondo aderenti all’Apn. «Grazie al contest il pizzaiuolo napoletano, attraverso la sua arte già patrimonio Unesco, diventa anche portatore di cultura gastronomica procidana, e di quella flegrea, nel mondo», ha affermato Sergio Miccù, presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani. La missione vale ancora di più «se vista nell’ambito dei nuovi assetti geopolitici e nell’ottica dell’antiglobalizzazione e dell’autoproduzione che rappresentano non solo una forza identitaria ma anche economica».

I nuovi trend della pizza

Due sono le direzioni strategiche verso cui si sta orientando il mondo pizza. Secondo Raffaele Biglietto direttore della fiera TuttoPizza «le pizzerie piccole, a conduzione familiare, puntano sulla competitività del prezzo e sulla consegna a domicilio». Per loro il futuro è garantito dal delivery divenendo l’evoluzione del vecchio asporto. «Poi ci sono quelle che, grazie alla fama del loro marchio e con maggiori risorse finanziare, puntano a elevare il sistema di offerta e creano catene di pizzerie grazie all’organizzazione e all’utilizzo di metodi manageriali (attenzione al food cost, conservazione delle materie prime, formazione continua del personale)», ha aggiunto.

Il simposio PizzaUp

Tra i protagonisti in fiera anche il marchio Petra Molino Quaglia, che con la terza Anteprima napoletana di PizzaUp, il simposio tecnico sulla pizza italiana contemporanea, da oltre quindici anni analizza le tendenze del settore della ristorazione. Tra le novità individuate una maggiore varietà negli impasti, la scelta di farine diverse, la cura nella selezione degli ingredienti, la creatività nelle ricette e aumento dei prezzi al pubblico per pagare una qualità prima per lo più assente. Oggi anche nel mondo della pizza napoletana si fa strada la sua versione contemporanea, e si sono avverati i messaggi lanciati nelle due Anteprime napoletane di PizzaUp, organizzate dall’azienda di Vighizzolo d’Este (PD)  nel 2011 presso la Città del Gusto del Gambero Rosso a  Bagnoli e nel 2012 presso la Città della Scienza sempre a Bagnoli. Oggi l’obiettivo è quello di fare un ulteriore salto, facendo un passo indietro nel tempo per correggere gli errori che, prima della generazione di pizzaioli nata da PizzaUp, avevano decretato il declino di una parte importante della cucina italiana popolare.

Spaghetto Milano, l’omaggio di Andrea Ribaldone alla sua città

Spaghetto Milano, l'omaggio di Andrea Ribaldone alla sua città

Era nato cinque anni fa per celebrare l’Expo, oggi è più che mai attuale per unire la cucina italiana a quella tipica meneghina. Un piatto goloso, bello da vedere e adatto a tutte le stagioni

«Volevo creare qualcosa che rappresentasse la città, ma che fosse anche un piatto italiano riconoscibile per tutti». Parole di Andrea Ribaldone che ha creato lo Spaghetto Milano in un momento particolare, bellissimo per tutti: l’Expo 2015 quando guidò il ristorante di Identità Golose all’interno del grande spazio. Un’esperienza unica, nella sua città di origine e che rappresentò il trampolino di una brillante carriera: già l’anno seguente conquistò la sua prima Stella Michelin con il ristorante Due Buoi ad Alessandria. Dal 2015 in poi, Ribaldone ha fatto un sacco di cose. Gestisce un locale nelle Langhe – l’Osteria Arborina, Stella Michelin dal 2017 – e segue la cucina di molti progetti in Italia: Borgo Egnazia a con i suoi sei ristoranti (di cui uno stellato, affidato a Domenico Schingaro), l’emergente Lino nel centro di Pavia, il suggestivo Garage Italia a Milano. E resta il coordinatore di Identità Golose Hub, nel cuore della sua città.

Una brillante carriera

Oggi Milano vive un momento terribile, che prima o poi finirà. Ecco perché abbiamo trovato perfetto recuperare questa ricetta – golosa e per tutte stagioni – così da proporla ai nostri lettori. Ribaldone descrive così il suo piatto «È uno spaghettone cotto in acqua, con poco sale, e mantecato con un risotto alla milanese frullato per ottenere una crema di riso allo zafferano 3 Cuochi, singolare per morbidezza. E c’è anche una gremolada vista con un tocco contemporaneo. Il passaggio importante è rappresentato dalla preparazione della crema che deve essere bella liscia e omogena. Una volta frullato il riso è bene passare il composto in un colino, così da eliminare qualche eventuale anima del chicco». C’è l’Italia della pasta e c’è la città di Andrea. «È meravigliosa, Milano chiede tanto ma dà tantissimo e oggi merita ancora più amore». Ha ragione.

Ingredienti (per 4 persone)

400 g spaghetti
2 ossibuchi tagliati spessi
30 g di concentrato pomodoro
50 g di fondo bruno ossobuco
1 carota
1 cipolla
1 costa di sedano
1 foglia di alloro
120 g di riso Carnaroli
Zafferano 3 Cuochi
1 l di brodo vegetale
1 limone
burro
Grana Padano
prezzemolo
olio extra vergine

Procedimento

Per il ragù di ossobuco
Tagliate sedano, carote e cipolla in una piccola brunoise; ponete in una busta sottovuoto l’ossobuco, la foglia di alloro, sale e olio extra vergine. Cuocete per 10 ore a 71°, poi tagliate l’ossobuco per il ragù, unite le verdure, il concentrato e il fondo bruno e fate cuocere per 20 minuti.

Per la crema di riso
Fate un classico risotto alla milanese, tostando il riso, bagnate di seguito con il brodo vegetale, aggiungete Zafferano 3 Cuochi, fate cuocere per 20 minuti e mantecate con Grana Padano e burro. Poi frullate il riso fino a ottenere una crema liscia e omogenea. Se serve aggiungete del brodo, da mettere poi da parte perché servirà per mantecare gli spaghetti.

Per la gremolada
Grattugiate la buccia di limone e tritate il prezzemolo, poi mettete il tutto in un contenitore e coprite con olio extra vergine.

Per terminare il piatto
Cuocete gli spaghetti in abbondante acqua salata, scolateli e mantecateli con la crema di riso, impiattateli e adagiate sopra il ragù di ossobuco e condite con la gremolada

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